venerdì 1 luglio 2016

Manuel Pozzerle, snowboard: se non ci sei con la testa non vai da nessuna parte




 

 

Manuel Pozzerle diventa campione nazionale di snowboard nel 2014, si classifica terzo in Coppa del Mondo di Snowboard nella stagione 2014-15, vince il suo primo titolo mondiale a La Molina, in Spagna ai Campionati del Mondo 2015.

Molto disponibile Manuel nel rispondere ad un mio questionario di psicologia e sport per il benessere e la performance per conoscere gli aspetti che incidono sul benessere e quali sulla performance. Di seguito si presenta e racconta la sua esperienza.

Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Per fortuna si, quando ho vinto la Coppa Europa in Olanda circa 3 anni fa, la prima volta non si scorda mai.”

Qual è stato il tuo percorso per diventare un Atleta? “Una serie di coincidenze, non ci pensavo affatto. E’ stata un amica a propormi la cosa, io mi divertivo a fare snowboard a nient’altro. Poi ho provato a fare una gara e l’adrenalina che ho sentito quella volta è diventata una droga. Da lì mi sono buttato a capofitto e non ho ancora mollato.”

Hai dovuto abbandonare uno sport a causa di una carriera scolastica o lavorativa? “Fortunatamente no. La cosa difficile è far coincidere gli allenamenti e gare con il lavoro e la famiglia.”

Quali sono i fattori che hanno contribuito al tuo benessere o alla tua performance? “Sicuramente il lavoro fisico aiuta, molto allenamento sulle piste è d’obbligo ma serve anche lavorare sull’aspetto psicologico: se non ci sei con la testa non vai da nessuna parte.”

Incontrare lo sport è benefico, si sperimentano sensazioni piacevoli e poi si può scoprire di essere un talento, di saper far bene ed allora bisogna incastrare lavoro, famiglia ed allenamenti e curare gli aspetti importanti che ti portano alla performance, non solo allenamenti impegnativi con costanza e determinazione ma anche curare l’aspetto mentale che sorregga il fisico nel percorso verso l’eccellenza.

Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? Usi farmaci, integratori? “Principalmente carboidrati 3-4 ore prima della gara, cioccolato durante e cibi per esser felici poi, quelli che mi piacciono. Nessun farmaco ma qualche integratore se mi sento stanco.”

Anche il nutrimento non solo per il fisico ma anche per la mente, quindi benzina per i muscoli ma anche per sperimentare piacere.

Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere o alla tua performance? “Tutto il team della squadra, ognuno nel suo settore: dallo psicologo al fisioterapista al coach. Includo pure gli atleti perché serve un buon clima per stare bene e dare il massimo.”

Le componenti del benessere e della perfomance nello sport sono diverse bisogna solo saperne approfittare e non farsi mancare niente.

Qual è stata la gara della tua vita, dove hai dato il meglio di te o dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Penso sia contro l’americano Mike Minnor in Francia, che è anche la più recente. Ci siamo scambiati le posizioni più volte, ogni curva era una botta di adrenalina. Nel rettilineo finale lo stavo prendendo perché ero più veloce ma ho saltato troppo alto nell’ultimo salto e mi sono mangiato la finale. Ma non importa, è stata tra le run più belle che abbia mai fatto.”

La descrizione di Manuel ci fa immaginare le sensazioni che si possono sperimentare in una gara di snowboard, la bellezza della competitività sana, il cercare di superare l’altro con tutte le risorse e strategie possibili e disponibili, e se non si riesce va bene uguale, l’esperienza è quella che conta, se l’altro è più forte pazienza per ora ma diventa uno stimolo per far meglio per capire come si può migliorare e cercare la prossima volta di batterlo, di sorprenderlo.

Qual è una tua esperienza che ti possa dare la convinzione che ce la puoi fare? “Gli allenamenti. Sto crescendo e lo sento, apprendo nuove tecniche e riesco a sfruttarle quando mi servono. Non posso definire un’esperienza unica, sarebbe troppo restrittivo e insignificante.”

Non si finisce mai di imparare dagli allenamenti, dalle gare, dagli avversari, dagli allenatori, dalla propria immaginazione che supera sempre la realtà ma è vicino e si può osare un pochetto per cercare di far meglio.

Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua attività sportiva? “I miei famigliari ne sono orgogliosi, dei miei amici invece mi chiedono consigli su tavole o gesti tecnici.”

Si riesce nello sport, si diventa esperti, si iniziano ad avere i primi fan tra i famigliari e gli amici, iniziano a prenderti come riferimento a chiederti consigli e questo fa star bene, diventa importante essere riconosciuti non solo da se stessi ma anche dagli altri.

Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare sport? “Che sono testardo, quando non mi riesce una cosa mi impunto finchè non riesco a farla nel modo corretto.”

Quali sono le tue capacità, risorse, caratteristiche, qualità che hai dimostrato di possedere? “Sono calmo, non mi agito più di tanto prima delle gare, so aspettare il momento giusto per superare l’avversario decidendolo prima mentre studio la pista.”

Manuel si definisce testardo ma allo stesso tempo calmo, quindi se vuole una cosa, la studia bene, sa aspettare, attua la tecnica dell’agguato, al momento opportuno quando meno te l’aspetti, è capace di sorprenderti, di superarti, di andare sul gradito più altro del podio, è da studiare da parte di avversari ed allenatori per comprendere le chiavi che portano al successo.

Che significa per te partecipare ad una gara sportiva? “E’ l’apice di tutti gli sforzi che ho fatto per essere lì, il mettermi alla prova, dare il meglio di me per superare tutti. Sentire anche il pericolo, la paura e schivarli, superarli.”

Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Del ‘non riuscire’ molte volte, ‘del limite’ pochissime. Ma non sono così bravo da potermi analizzare nelle prestazioni, bisognerebbe chiedere al coach!”

Molto modesto Manuel e sa riconoscere i meriti degli altri che fanno parte del suo team, questo è importante, l’alteta non è solo.

Quali sono o sono state le sensazioni che sperimenti facendo sport: pregara, in gara, post gara? “Eccitazione nel pre-gara ad esempio ma bisogna vedere com’è andata la gara il giorno prima se no si è sempre un po’ mogi. Se si imbrocca la prima discesa poi è tutto più facile, si può passare all’attacco. In gara cerco di eliminare tutte le emozioni, tengo solo la rabbia, quella buona intendo.

Per il post-gara ovviamente va da se di come è andata la giornata.”

Importante è un’elevata autoconsapevolezza, sapere come si funziona, sapere quali sono le sensazioni che si sperimentano e non preoccuparsi, perché si è in grado di gestirle con l’esperienza, ognuno sa riconoscere la sua IZOF la miglior zona di confort. Hanin propone una teoria della relazione fra ansia e prestazione denominata IZOF (Individual Zone of Optimal Functioning) ogni atleta ha la sua zona ottimale di ‘ansia’ e attivazione emotiva in cui riesce a realizzare prestazioni ottimali.

Quale è stata la gara più estrema o più difficile? “Non ce né una in particolare, diciamo che se non mi piace il tracciato è tutta una sfida, in particolare quelle tecniche dove io sono abbastanza carente.”

Quali sono le difficoltà, i rischi, a cosa devi fare attenzione nel tuo sport? “Le difficoltà sono il freddo, la scarsa visibilità e il dimenticarsi cosa c’è dietro ad un salto o farlo male. Il rischio è ovunque, anche nel tuo avversario che ti segue ad un metro ai 70 km /h tra curve e dislivelli vari. Devo fare attenzione a non perdere la concentrazione tra una run e l’altra, le attese fanno più danni che non le gare in se. “

Quali sono le condizioni fisiche o ambientali che più spesso ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Fisicamente non ho avuto molte limitazioni, tranne che per alcuni casi ma riguardanti di più l’aspetto psicologico. Mi fa più paura la scarsa visibilità.”

Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? “Indistintamente dal viaggiare e vedere un mondo diverso da quello a cui sono abituato, continuo a farlo perché mi piace. Nè per le medaglie, nè per i soldi, nè per la fama ma solo perché mi piace.”

Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Parlando di crisi e sconfitte, solo con il tempo e cercando di capire dove ho sbagliato e cosa si poteva fare. Si cresce molto e si capisce dove si deve lavorare maggiormente.”

E’ successo che ti abbiano consigliato di ridurre l’attività sportiva? “No mai, al contrario mi stimolano a fare di più.”

Quale può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Fare sport vuol dire conoscere i propri limiti e superarli, aiuta a diventare autonomi, a conoscere la sconfitta e la vittoria. In più fa bene al fisico come alla mente.”

C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? “Mai, voglio arrivarci con le mie forze, perché non avrei vinto io ma le droghe usate.”

Quale può essere un messaggio per sconsigliare l’uso del doping? “Se usi il doping stai barando per poter vincere. Vince il baro, non l’atleta.”

Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport? Per quali aspetti ed in quali fasi dell’attività sportiva? “Assolutamente sì. All’inizio perché ti dà coraggio su cose nuove che si devono imparare, ti toglie dallo sconforto. Nel poi perché salgono le competizioni e quindi anche l’ansia da prestazione.”

Se potessi tornare indietro cosa faresti? O non faresti? “Tutto come adesso solo che inizierei prima a fare gare.”

Quali sono i sogni che hai realizzato e quali quelli da realizzare? “Il primo che mi ha fatto arrivare dove sono adesso, che era indossare la giacca azzurra dell’Italia, prossimo obiettivo è ripetermi nei mondiali e salire ancora sul gradino più alto. Guardando un po’ più in là punto alle para-olimpiadi del 2018.”

Grazie Manuel, a presto.

 

Matteo SIMONE

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