Matteo SIMONE
“Nella vita ciò
che conta è la capacità di ricominciare dopo essere caduti” José Mujica
(Presidente della Repubblica dell’Uruguay)
L’atleta vincente riesce a trovare la determinazione, la calma, lo spirito di sacrificio per ricominciare dopo ogni stop prolungato, dopo ogni sconfitta. Importanti sono la meditazione, la visualizzazione, il lavorare sull’autoefficacia, esercizi di rilassamento.
Attraverso la meditazione la persona riesce
ad aspettare i tempi occorrenti per il recupero, riesce a comprendere che
tutto passa, tutto sorge e tutto muore, riesce a non reagire agli eventi
spiacevoli, riesce a partire dal qui e ora e a programmare una formulazione del
goal setting, un piano degli obiettivi graduali con una giusta scansione
temporale.
L’atleta può sentirsi soggetto attivo nel
processo di riabilitazione, definire un piano di ripresa, di ripartenza,
sviluppare un piano per un’azione futura efficace può individuare le risorse
occorrenti da potenziare, sia personali che esterne, allenatore,
fisioterapista, psicologo, medico.
Sviluppare risorse interne allo scopo di aiutare a
stabilire un senso di efficacia e di possibilità per il Futuro, creare un suo
Consigliere Interiore o un “Allenatore Interiore”, creare una “Squadra
Interiore” di aiutanti o di sostenitori, ognuno in grado di apportare
un’influenza positiva.
Ho visto Maria correre serena, con il sorriso, in buona compagnia e queste sono sensazioni che anche lei vorrebbe sperimentare il più a lungo possibile.
Ho dedicato a Maria Moramarco, in un momento particolare della sua vita, il mio libro "Ultramaratoneti e gare estreme, Prospettiva editrice, Civitavecchia, 2016.
L’atleta può fissare obiettivi minimi di
ripresa rispettando i tempi e le modalità occorrenti, senza fretta di
riscattarsi o di dimostrare a qualcuno. Fissare obiettivi limitati,
raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per
aumentare l’autoefficacia dell’atleta.
Persuasione
verbale da parte di altri, dei quali si hanno fiducia e stima attraverso gli
incoraggiamenti verbali che tendono a sottolineare gli elementi positivi di un
gesto o una azione.
La persona che
avrà sviluppato un forte senso d’autoefficacia sceglie obiettivi più elevati, è
più motivata, usa le proprie capacità con maggiore efficienza, è meno ansiosa,
gestisce meglio i fallimenti, è più tenace e ottiene risultati più
soddisfacenti di chi invece ha una percezione negativa delle proprie
possibilità.
Rilassamento progressivo neuromuscolare:
consiste in un esercizio di contrazione e decontrazione muscolare. Si ottiene
una consapevolezza delle proprie sensazioni della tensione psicologica e della
sua scomparsa quando i muscoli si rilassano. L’intento è di educare l’atleta
alla riduzione volontaria del tono muscolare. Gli esercizi devono essere svolti giornalmente e
progressivamente devono essere coinvolti la maggior parte dei muscoli del
corpo.
Quando si è tesi, si è ansiosi
prima di fare qualcosa di importante nella vita, nello sport, nel lavoro, è
importante pensare qualcosa di positivo, di bellissimo, in psicologia dell’emergenza
si parla di posto sicuro, si invita a ricordare, pensare, immaginare,
visualizzare un posto dove si è sperimentato pace, serenità, tranquillità,
questo aiuta a rilassarsi.
Anche in psicologia dello sport
si usa fare un lavoro sull’autoefficacia attraverso il ricordo di un’esperienza
positiva dove si è sperimentato successo o comunque di riuscita, di averci saputo fare.
Dedico questo articolo a Mary
Moor.
Cosa hai scoperto del tuo
carattere nel diventare ultramaratoneta? “Ho scoperto di avere tanta pazienza e
determinazione. Correre è un po' come fare terapia, scopri te stesso e riconosci debolezze, pregi e difetti, hai
una visione di vita diversa da quella che hai vissuto prima.”
Hai un sogno nel cassetto?
“Restare il più a lungo possibile un’ultramaratoneta!”
Ho visto Maria correre serena,
con il sorriso, in buona compagnia e queste sono sensazioni che anche lei
vorrebbe sperimentare il più a lungo possibile.
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta? “Quel senso di libertà, di protagonismo, anche se è
solo a livello personale, non esternato. Mi fa molto piacere soprattutto
dimostrare a tante donne che restano dietro la finestra per paura di essere
viste e giudicate che cambiare si può. Vorrei far capire loro che le mie non sono
imprese, ma semplice passione di correre, che mi fa stare bene, sia sola che con
gli altri.”
Sperimentare l’ultramaratona per
Maria è sentirsi libera di fare quello che gli pare che può essere considerato
difficile, impegnativo, usurante, ma è una sua scelta che le soddisfa e dove
sperimenta sensazioni importanti ed uniche fatte di fatiche e di soddisfazioni
nell’essere protagonista.
Ho dedicato a Maria Moramarco, in un momento particolare della sua vita, il mio libro "Ultramaratoneti e gare estreme, Prospettiva editrice, Civitavecchia, 2016.
Nel libro "Lo sport delle donne” riporto un’intervista a Maria Moramarco.
Maria è menzionata nei libri:
"L'ultramaratoneta di Corato. Esperienze, sensazioni, emozioni e aspetti psicologici di un atleta di corsa delle lunghe distanze", Arduino Sacco Editore, Roma, 2017
"Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida", Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare (CH), giugno 2019.
La 100km del passatore. Una gara fra coraggio e resilienza.
Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza?
Matteo Simone 3804337230- 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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