Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
Una gara che attraversa l'Italia, una storia per l'Italia. La più difficile in Europa, 266 km non stop!
Marina di Ravena - La Spezia!Approfondire gli aspetti psicologici che incidono sul benessere e la performance della persona, permette di conoscere gente sorprendente e straordinaria, ho avuto modo di conoscere Bogdan Chiorean che ha fatto dello sport la cura alla sua malattia, l’essenza della vita, la scommessa di arrivare a destinazione, la sfida da superare, la gara estrema più di tutte da organizzare, di seguito ci racconta la sua iniziazione allo sport e la sua gara da Ravenna a La Spezia nata per caso guardando il mare a Est d'Italia e partendo all’avventura segnandosi su un braccio le città da attraversare per arrivare ad ovest di Italia, precisamente a La Spezia.
Molto
disponibile a parlare di se stesso e molto umile e modesto nel raccontare della
sua gara estrema che per ora non riesce a decollare. Di seguito le mie domande
e le sue risposte.
A 15 anni hai fatto
una ultramaratona ma dove? quanti km? “Quando avevo 15 anni ero molto malato,
appena uscito dall’ospedale mi hanno detto 'No' allo sport. Nel giorno un cui sono uscito dall’ospedale sono uscito fuori di casa e ho cominciato a correre. E’ stato il giorno in cui non mi sono fermato
per più di 64 km e ho capito che è così che voglio vivere. Mi sentivo bene, era
tutto diverso quando correvo per tante ore, una carica mentale di cui avevo
bisogno.”
Come hai deciso di
organizzare la prima gara? “Guardavo la
televisione, ero seduto in poltrona. Su MTV Italia c’era un documentario sulla Marathon des Sables (MdS) dove Patrik Bauer raccontava la sua storia della MdS.
Mi sono alzato dalla poltrona prima di finire il documentario, ho preparato il
mio ultra bag, sono partito da casa alle 22 di sera da solo, alla stazione di
SMN Firenze sono salito in un treno senza sapere dove va, mi sono trovato alle
5 di mattino a Ravenna. Alle 6 di mattina ero sulla spiaggia davanti a Terme
Beach Resort (Start della Ultra Marathon Trans Italia), mi sono messo seduto su
un sasso vicino al mare e avevo in mente una sola cosa, di creare la mia propria
ultra maratona. Ho disegnato con un pezzo di legno sulla sabbia la mappa d’Italia,
ho messo un sasso ad Est (Ravenna) ho messo il legno diritto attraversando
tutta Italia e ho messo un sasso sul lato ovest. Ho tirato una striscia sulla
sabbia e sono arrivato con la striscia a La Spezia.
In quel momento è nata l’Ultra
Marathon Trans Italia. Le emozioni erano così grandi che mi veniva da vomitare,
mi sono alzato sono andato a un tabacchi mi sono comprato una mappa e in 41 ore
e 30 minuti sonno arrivato in La Spezia, una avventura pazzesca, non sapevo
nemmeno quanti kilometri fossero perché la maratona era nata qualche minuto prima,
mi sono fatto sul braccio sinistro un disegno con le città che dovevo trovare e
ho perso tempo, ho cominciato a correre.”
Bogdan racconta la
nascita della sua ultramaratona per caso e l’edizione 0 fatta da lui avventurandosi
ed attraversando trasversalmente tutta l’Italia, ci sono gli elementi per
scrivere un romanzo su un runner estremo e perfino sarebbe possibile girare un
film sul folle poeta e romantico ultramaratoneta.
Quale strategie
utilizzi per invogliare gli atleti a partecipare alle tue gare? “Non utilizzo
strategie, ho fatto una pagina sui social e ho scritto la verità, la difficoltà
della gara, è una gara con livelli massimi di difficoltà superiori alla
Spartathlon e tante altre gare 'Top'. E’ il motivo per cui i partecipanti sono
ogni anno in numero molto piccolo, inferiore a 10 persone.”
E’ una vera scommessa
partecipare, un viaggio nel vuoto, un’esperienza limite, ma tanti cercano
questo tipo di esperienza per fare viaggi introspettivi, per mettersi alla
prova, un ultramaratoneta mi raccontava che il figlio gli disse: “papà
partecipi a tante gare e non vinci mai, perché non trovi una gara dove non arriva
nessuno, arrivi solo tu?” E questa persona ha trovato questa gara estrema in
condizioni climatiche estreme -50 gradi e quando lui ha partecipato ad un certo
punto era sesto ma poi sii è dovuto ritirare e ne arrivarono in quattro.
Nelle gare prevedi
la partecipazione di ragazzi, disabili o persone che non si sentono ancora
atleti? “Guarda, io non sono un bravo organizzatore perché se fossi
un bravo organizzatore la mia gara avrebbe già un grande successo, non voglio discriminare nessuno, sono disposto
a fare entrare qualsiasi persona nella gara basta che la persona stia bene in
massima salute e che quella persona sia bene informata che per il suo bene e
per la sua salute lo posso far ritirare in qualsiasi momento della gara come già è successo nel 2016, ho fatto ritirare un ragazzo perché era già incoerente nel
parlare, troppo stanco, non dobbiamo dimenticare che le leggi sono per proteggere
gli atleti, le persone in gara, e l’organizzatore lo buttano in galera se succede
qualcosa a qualcuno. Una persona conosce se stesso meglio di tutti, se legge la
difficoltà della gara, il regolamento e il percorso, io sono d’accordo a farlo
entrare nella mia gara senza problemi.”
La mia domanda è un
po' provocatorio ma mai dire mai c’è da aspettarsi di tutto da chiunque,
importante è comunque essere consapevoli di cosa si va incontro ma anche in
gara è importante essere disposti a fermarsi se qualcosa non va dal punto di
vista della propria salute e sicurezza.
Le fasi
più importanti e quelle più delicate delle gare che organizzi o
partecipi? “Le fasi più importanti quando organizzo sono quelle di accontentare
tutti ma ho capito che è una cosa impossibile! Io ho una grande esperienza
nelle gare, conosco bene di cosa ha bisogno un atleta durante la gara, ho lasciato
la mia anima su questa gara ma una persona su 5 quando arriva a casa parla male
della gara e questo mi fa stare molto male perché organizzo da 5 anni rimettendoci
dalle mie tasche, ho messo tutta la mia passione e tutte le mie conoscenze per
organizzare la gara che alla fine è semplice, corri 266 km e ogni 5 km trovi la
macchina che ti da acqua, sali minerali e assistenza medica se hai bisogno, facile
… è una gara con punto di ristoro mobile, puoi tornare indietro, puoi fare
tutto.
La fase più importante quando sono partecipante è il fair-play, paghi l’iscrizione,
ti presenti e al punto di ristoro 5 sei fuori perché non hai fatto in tempo,
rispetti il regolamento che hai già firmato e studiato molto bene, stringi la
mano e vai a casa a goderti l’esperienza, gli amici che ti sei fatto, ti devi
godere il momento, secondo me chi corre per un pezzo di ottone e se viene squalificato
per vari motivi si arrabbia va messo su una blacklist e mai lasciato entrare in
altre gare perché come le persone hanno restrizione in certi locali possono averla
anche alle gare.”
Molto chiaro e
giusto Bogdan, la sua gara la fa facile, ogni 5km puoi bere o ti puoi ritirare
e comunque è importante rispettare le regole se ci sono tempi da rispettare e
non fai in tempo, i cosiddetti cancelli orari bisogna fermarsi e godersi l’esperienza
vissuta fino a quel momento, a tanti succede, anche io ho rischiato in un
Ironman di essere fermato dopo la frazione di bici ini quanto sono arrivato
alle 17.20 ed il cancello era alle 17.30 così come alla nove colli running ho
dovuto rispettare il cancello dei 101km in quanto passai dopo 14h40’ mentre il
cancello era 14h15’. Gli organizzatori hanno le loro ragioni e bisogna
rispettare il loro grande lavoro a volte di un anno per organizzare la gara
dell’anno successivo.
Quali
caratteristiche hai dovuto sviluppare per essere un buon organizzatore di gara?
“Non mi considero un buon organizzatore, ho sviluppato però tante caratteristiche,
non pensavo mai che sarei stato al telefono con una Sig.ra più di due ore per
una richiesta, non pensavo mai che avrei fatto una fila 4 volte alla agenzia delle
entrate, e non pensavo mai che avrei messo tutte le mie economie di 15 anni in
una gara che va sempre in perdita dal punto di vista economico e quindi molto
frustrante però il mio sogno mi fa ancora restare in piedi cercando di fare meglio
il 2017.”
Bogdan ci spiega
cosa c’è dietro un’organizzazione di una gara, a volte noi ci lamentiamo per il
costo, per la medaglia, la t-shirt e poi ognuno ha le sue richieste e pretese,
io per esempio sono vegano e prediligo ristori vegani, ma sono consapevole che
non sii può accontentare tutti.
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere, alla performance, alla riuscita della
gara? “La prima persona che ha contribuito alla mia vita sportiva è stato il
mio nonno che era un allenatore di calcio, non volevo sentire parlare di calcio
nemmeno non lo volevo guardare e così mi ha insegnato a correre correttamente,
nuotare ai livelli ottimi, andare in bici più che forte. Dopo la sua morte mi
solo allenato con un ex militare ‘Ciortea Cosmin’ mi ricordo che mi legava
dalla machina con una corda e mi portva 20-30 km senza fermare la macchina, di
inverno a meno 20°C mi portava a fare
sauna secca poi mi metteva in acqua fuori, spaccavo il ghiaccio e entravo in
lago congelato per recupero di muscolatura e sviluppo di cellule rosse. Per
tanti anni mi portava in manica corta e t-shirt a correre nella neve di 40.cm è
stato molto bello perché i risultati sono qua…io sono molto sano, non mi raffreddo
mai, posso mangiare anche chiodi, posso correre il giro del mondo (però non ho
soldi per farlo.”
Ci si sente in grado di poter far
tutto, superate situazioni difficili, di difficoltà estrema, poi si riesce ad
affrontare la quotidianità con coraggio e più sicurezza.
Un
episodio curioso o divertente della tua attività sportiva e di una gara che
organizzi? “Dopo 40 ore di corsa, non stop, ho sentito un gabbiano…è stato un
momento veramente emozionante sentire un gabbiano … mi sono fermato in una fermata
di autobus, l’unica cosa che riuscivo a vedere era la bussola, la visibilità era
talmente ridotta dalla stanchezza, mi fermo e chiedo alle persone in che città di
Italia siamo, prima persona non la sento chiedo di nuovo e una signora mi dice
a voce più alta (La Spezia) momento in cui sono caduto in ginocchio e le
lacrime non hanno smesso di fermarsi, ancora 11 km fino al porto fatti camminando,
ogni passo era un grosso dolore che non si fermava in piedi, andava in su per
la schiena sentivo dolori dappertutto però ero molto felicissimo, avevo realizzato
il mio sogno.”
Commovente l’aneddoto
di Bogdan, immagino le sue sensazioni, la sua gioia, il suo dolore, la sua
soddisfazione, l’estrema fatica felice.
La
tua gara più difficile come organizzatore o atleta? “La gara più difficile
è stata l’Ultra Marathon Trans Italia, non perché è la mia gara ma perché ha 266
km non stop, senza tappe, è una corsa di orientamento, una gara dove il fisico
ti abbandona, devi correre con la psiche! Sto organizzando una sola gara.”
Ritieni utile lo psicologo dello sport nell’organizzazione? In quali fasi? “Si, lo vedo molto utile, ti spiego tutto. Innanzi tutto lo psicologo
sportivo deve essere presente anche durante la gara, non solo prima, però
cominciamo da prima. Lo psicologo deve spiegare agli atleti in dettaglio cosa
succede con la loro mente durante lo sforzo psichico, ma ti rendi conto che l’80%
degli atleti non conoscono il significato di sforzo psichico? Quando un muscolo
fa fatica a lavorare, gli impulsi nervosi lo portano ad alti livelli, portano più
ossigeno al muscolo con problema ecc., invece quando si stanca la psiche, la maggior
parte degli atleti non sa cosa fare, come procedere, come riprendersi, dove
fermarsi ecc., ho incontrato un sacco di gente alle gare che era seduta e piangeva e doveva essere aiutata, se loro avessero saputo
dallo start come procedere, come non perdere le emozioni ecc., ciò non
sarebbe successa, non diamo sempre la colpa all’organizzatore.”
Quale messaggio
vuoi rivolgere ai ragazzi per farli avvicinare allo sport e alla tua gara? “Lo
sport ti cambia di mentalità, ti cambia la vita, sto parlando di sport di endurance,
ultramarathon e marathon mountain. Lo sport è un’autodisciplina, ti scarichi
tutta l’energia nello sport e nella vita privata sei molto più tranquillo, sereno,
ragioni meglio, non ti arrabbi mai, guidi la macchina più tranquillo, insomma ti
cambia la vita. Poco tempo fa mi sono reso conto che la mia gara è dedicata ad
un gruppo stretto di atleti, sono meno di 2% sulla terra che possano finirla
quindi sono molto più tranquillo. ‘Ragazzi, se volete fare parte dal 2% della
terra che possano fare una gara di 266 km senza tappe attraversando tutta Italia,
92 città una catena di montagna e unire i due mari io vi aspetto allo start,
non esiste tasse di partecipazione, troverete il kit di partecipazione e le
medaglie.”
Bogdan è disposto a
continuare a rimetterci per permettere che la sua gara decolli come numero di
partecipanti.
Come sono i
rapporti con le federazioni sportive, istituzioni, associazioni, società
sponsor? “Solo per capire, nessuno mi ha aiutato, al telefono e con le parole
dovevo avere tutto, invece allo start mi sono trovato da solo nemmeno un
fotoreporter per dire (dove andate… perché…. siete bravi oppure siete dei grulli
però almeno qualcuno doveva venire. Gli unici che ci hanno aiutato con fatti e
non con parole sono stati i direttori del gruppo Resort (Terme Beach Resort )
ancora non sono state inventate le parole per ringraziare a quelle persone per
il loro aiuto considerando che 5 anni fa la UMTI è nata di fronte al gruppo Resort. Sono andato a chiedere aiuto, non
ho mai chiesto soldi, nessuno, nulla in 4 anni perché già 1 anno che nemmeno voglio
sentire degli sponsor, mi hanno fatto troppo male con le promesse che ora non
li voglio sentire più.”
Ringrazio Bogdan
per la sua testimonianza e per l’accurata descrizione della sua estrema gara e
degli allenamenti che faceva per essere diventare un atleta di extrem
endurance.
Un’intervista a Bogdan è riportata nel libro Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida, Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare (CH), giugno 2019.
La Resilienza e l’Autoefficacia sono concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo.
Gli atleti sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di sentirsi leader, in sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità insospettate: l’ultracorsa diventa una palestra di vita.
Si impara a valutare che per ogni problema c’è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al traguardo finale, ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le sofferenze.
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
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