Filippo Poponesi, della “Lunatici Ellera Corciano Asd”, questa volta è pronto a sfidare il freddo percorrendo tantissimi chilometri in autosufficienza con slitta a seguito.
Di seguito approfondiamo la
sua conoscenza attraverso risposte ad alcune mie domande: Cos'hai in mente? “Ciao
Matteo. Questa volta sfidiamo il freddo. Arrowhead 135, cioè 217 km in nord
Minnesota, in totale autosufficienza, con slitta da trainare sulla neve per
trasportare tutta l'attrezzatura, gli alimenti e l'abbigliamento di scorta. Le
temperature in questo periodo sono mediamente intorno a -20/-25 gradi, con
picchi di -35/-40.”
Qualcuno direbbe: ma chi te lo fa fare? Ma lo sport estremo di endurance mette alla prova gli atleti ma li arricchisce
anche di insegnamenti validi e duraturi fortificandosi portando a termine tali
imprese non con l’improvvisazione ma con una minuziosa preparazione e
accortezza.
Quanto ci hai lavorato? “La parte organizzativa e di reperimento
materiale/ abbigliamento è stata massacrante, soprattutto in virtù
dell'inesperienza in gare di questo genere. Mi sono dovuto affidare a mani
esperte di amici scalatori e guide alpine che mi hanno portato in negozi
specializzati. L'abbigliamento tecnico è molto costoso, così come tutto il
resto se si vuol andare a correre una gara così lontani da casa, e fortunatamente
ho avuto il supporto di alcuni sponsor che mi hanno aiutato a coprire
parzialmente le spese. Insieme agli allenamenti, tutto ciò mi ha impegnato per
circa 4 mesi, con sedute da oltre 8 ore di camminata fino a tappe da oltre 115
km di corsa e camminata in salita, per concludere con l'allenamento più lungo
in occasione dell'ottavo Popof Day di dicembre on cui ho percorso circa 140 km.
Non ho fatto allenamenti specifici sulla neve o trainando copertoni o slitte.”
Gli atleti ultrarunner, per tanti considerati folli, per tanti considerati
uomini coraggiosi, decidono il loro obiettivo a tavolino e si organizzano per
portarlo a termine studiando tutto ciò che occorre in termini di allenamenti e attrezzature, passando giorni e giorni a faticare e sperimentarsi in diverse
condizioni estreme per simulare le difficoltà del giorno della gara, in modo da
non essere colti impreparati e da poter avanzare superando ogni ostacolo e/o
imprevisto con fiducia e resilienza grazie all'esperienza maturata attraverso le tante altre gare
estreme portate a termine che hanno fruttato tanti insegnamenti.
Dietro grandi
imprese vi sogno anche tante persone che aiutano, consigliano, suggeriscono,
coccolano, sostengono.
Ti senti pronto e
preparato? “Mentalmente mi sento
assolutamente pronto e lo capisco dall'impazienza di trovarmi al nastro di
partenza. La certezza di essere preparato non posso averla, proprio in virtù
dell'inesperienza in questo genere di gare. Ho comunque fatto tanti allenamenti
in salita che nel mio immaginario e un po' come trainare il peso di una slitta
carica.”
Certe gare estreme si preparano
fisicamente e mentalmente, con allenamenti e lavori faticosi ma anche
visualizzando i momenti più intensi della lunga traversata cercando di capire
quali potrebbero essere le capacità e quali le proprie risorse e capacità che
contribuiscono al buon esito della sfida.
Rischi
qualcosa? “Come detto anche in
occasione della conferenza stampa tenutasi il 23 gennaio al palazzo della
regione Umbria, non voglio assolutamente correre alcun rischio e il fatto di
avere un sistema di sicurezza che permetta agli atleti di segnalare qualunque
difficoltà mi fa stare tranquillo, anche perché sono certo che se dovessi
averne bisogno lo userei.
Non voglio
fare l'eroe, anche perché alla base di ogni mia avventura podistica c'è il
divertimento. Dopodiché, non conoscendo il percorso e con l'incognita delle
condizioni climatiche estreme, qualche rischio può anche esserci, ma
l'attrezzatura che ho con me mi dà tranquillità.”
Filippo sembra essere molto consapevole di
ciò a cui va incontro e il suo spirito di partecipazione teso anche al divertimento
l’aiuta a essere positivo e fiducioso, grazie anche alla tantissima esperienza
accumulata negli anni nella partecipazione di tantissime gare di endurance.
Hai un team a seguito? Preparati per aiutarti? “La gara è in totale autosufficienza, pertanto
gli atleti non possono avere crew al seguito. Simone Leo ha un bel team al
seguito che mi ha aiutato molto nella logistica (voli, hotel, noleggi, etc.) e
nel reperimento di parte dell'attrezzatura. Siamo un bel gruppo, ma come già
detto, nel corso della gara gli atleti non possono essere né seguiti né
assistiti, neanche ai check point, novità di quest'anno.”
Un’impresa da condurre tutta da solo dallo
start fino alla fine, godendo il team solamente nella fase di preparazione e
avvicinamento al momento della partenza.
A
casa si preoccupano per le tue imprese? “Sicuramente
a casa c'è sempre un certo timore e agitazione quando mi accingo ad affrontare
gare di questo tipo che i non addetti ai lavori definiscono ‘estreme’. Per
chi, come me e altri ultramaratoneti, ha già corso gare sopra i 200 km, non
sono gare estreme ma certamente non facili, che però è ben diverso dall'essere
estreme. Quando hai la possibilità di essere soccorso in tempi rapidi e hai la
giusta attrezzatura, non puoi correre rischi estremi a meno che non sia tu a
volerlo e io proprio non ci tengo. Questo è ciò che dico sempre a familiari e amici quando affronto nuove sfide come questa. Capisco che per chi sta a casa e
non vive di persona la gara, possa esserci molta preoccupazione, soprattutto a
queste temperature.”
Sembra esser tutto sotto controllo per Filippo che ha fatto i compiti a casa per affrontare questa grande impresa.
Un’intervista a Filippo Poponesi è
riportata nel libro “Maratoneti e ultrarunner”, Edizioni Psiconline.
Editore: Prospettiva Editrice. Collana: Sport & Benessere. Data di Pubblicazione: 15 novembre 2017.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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