Indescrivibile quello che
ho provato durante la gara e quando sono arrivata alla fine
Matteo Simone
Gare di corsa di lunghe distanze, come una 100km, diventano lunghi viaggi di fatica ma anche di soddisfazione per averla portata a termine dopo aver attraversato un mondo di sensazioni, pensieri, emozioni, dubbi.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Sveva attraverso risposte ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso per diventare
atleta? “Ho sempre fatto sport fin da quando ero bambina. Un anno di
danza classica a 5 anni, poi quasi 15 anni di basket che ho lasciato all'università. Ho fatto vari corsi in palestra (step, danza africana, vari
corsi di tonificazione) e mi sono allenata in sala pesi. Da 6 anni ho scoperto
la corsa e, a parte una breve parentesi di triathlon, ora mi sto dedicando solo
a quella.”
Nella vita si attraversano fasi e cicli,
si incontrano persone e sport e si decide momento per momento cosa è meglio per
noi, cosa ci entusiasma, cosa ci attira.
Nello sport chi e cosa hanno
contribuito al tuo benessere o performance? “Posso dire che nessuno ha
contribuito alle mie performance né tanto meno al mio benessere, mi sono sempre
allenata ed arrangiata da sola senza guida alcuna se non qualche libro
specifico.”
Come sei cambiata attraverso lo sport? “Lo sport mi
ha insegnato ad andare sempre più in là, a capire che il mio corpo segue sempre
la testa. Lo sport di squadra mi ha permesso di creare legami che sono durati
negli anni.”
E questi sono i vantaggi dello sport,
conoscersi prima di tutto, il proprio corpo e la propria mente, cercare di
spingersi più in là in sicurezza sperimentando e apprendendo e in squadra
confrontandosi con amici, aiutandosi, condividendo gioie e fatiche.
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Senza
dubbio la gara più bella fatta fino a ora è stata il Passatore fatto nel
2019. Indescrivibile quello che ho provato durante la gara e quando sono
arrivata alla fine. Lì ho davvero capito che il corpo segue la testa e anche
quando pensi di non averne più, basta focalizzarsi su qualcosa di positivo per
andare avanti e non mollare.”
È interessante la testimonianza di Sveva
che spiega il valore e l’importanza della fatica e delle crisi che a volte
insegnano a cavarsela, ad uscire da situazioni difficili, a continuare non solo
nello sport ma anche nella vita apprendendo dalla scuola dello sport,
soprattutto dallo sport di endurance che fortifica, sviluppa consapevolezza,
autoefficacia e resilienza.
Cosa pensano familiari e amici della tua
attività sportiva? “Non credo che i miei genitori siano davvero consapevoli
di tutti i km che faccio e dei sacrifici, loro vedono sui social le mie foto, raramente
ne parliamo. Il mio compagno mi sostiene sempre sia psicologicamente che dal
punto di vista logistico.”
Cosa hai scoperto di te stessa praticando
sport? “Di me ho scoperto che posso sopportare la fatica a lungo, che
perdendomi nei km mi sento felice in maniera diversa, che posso ogni giorno
migliorare un po’ e spostare i limiti.”
Lo sport di lunga durata permette di stare
a contatto con la fatica per lungo tempo, adattandosi, facendosela amica,
riuscendo a sopportare sforzi prolungati ma al tempo stesso sperimentando
benessere.
Hai sperimentato l'esperienza del limite nelle tue gare? “A oggi non ho avuto esperienza del limite. Ricordo solo una maratona in cui sono
andata in crisi al 32° km. Pioveva a dirotto e avevo la febbre, arrivata a 10
km dalla fine volevo solo piangere e lasciare stare tutto. Ovviamente poi ho
continuato.”
A volte si prova a non mollare davanti a
una crisi, imprevisto, difficoltà e ci si accorge che le situazioni cambiano
momento per momento, e che quando credi che non ce la fai più è possibile
pazientare, aspettare, notare cosa succede cercando risorse interne residue e
riorganizzandosi per provare ad andare avanti.
Quali sensazioni sperimenti
facendo sport (allenamento, pre-gara, gara, post gara)? “Diciamo che sono
sempre molto tranquilla. Durante gli allenamenti godo della fatica (soprattutto
quelli brevi e veloci) e della compagnia che ho ogni tanto (spesso in ciclabile
dove mi alleno si incontrano altri runners che ti accompagnano anche solo per
un pezzo della tua strada). Ho quasi sempre un po’ di paura nel pre-gara (dovuta
al fatto di non riuscire a fare ciò che mi sono prefissata). Appena muovo i
primi passi però passa tutto e vado nella modalità ‘da adesso fino alla fine
concentrata’. Nel post gara di solito sto bene a prescindere dal risultato
(anche perché non sono assolutamente una professionista), mi godo il resto
della giornata con ancora l’euforia addosso.”
È importante fare i compiti a casa,
allenandosi e preparandosi a gara sfidanti da portare a termine e poi quello
focalizzarsi il giorno della gara verso il traguardo, metro dopo metro, senza
distrazioni e senza pensieri negativi o sabotatori, senza pretese, senza
pressioni, senza giudizi.
Quali sono i tuoi pensieri in allenamento e in
gara? “Negli allenamenti brevi (ripetute) non penso. Sono troppo
concentrata in quello che faccio. Durante i lunghi invece (così come le gare
lunghe) mi perdo nei miei film mentali. Di solito sono storie a lieto fine che
vedono me come protagonista, immagino persone e cose della mia vita in una
prospettiva tutta di fantasia. Invento sfide con persone con cui non vado
particolarmente d’accordo e corro come se li avessi ‘alle calcagna’. Guardo le
persone che incontro e invento storie.”
È interessante questo approccio alla
fatica con l’ausilio della fantasia che si rivela un’ottima alleata per andare
avanti con leggerezza.
La tua gara più estrema o più difficile? “La
corsa più difficile che abbia fatto è stata la Diagonale. L’Italia di corsa a
staffetta attraverso tutte le regioni. La difficoltà nella corsa era dovuta
agli orari improponibili in cui si correva e ai quali il corpo non era abituato
(io ho corso quasi sempre di notte o all'alba... è sicuramente magnifico ma
difficile abituarsi in poco tempo) ma soprattutto alla mancanza di riposo
adeguato. Essendo una squadra poco numerosa su due camper, si doveva gestire
anche tutto il pre e post corsa, guida compresa. Esperienza faticosa ma
indimenticabile.”
In ogni gara a cui si partecipa si fa
tanta esperienza e si porta a casa tanta roba, soprattutto se si tratta di gare
di squadra dove si condividono situazioni, sensazioni ed emozioni intense.
La ‘Diagonale Challenge’ è una staffetta a scopo benefico di nove staffettisti (Armando Cosentino, Ermes Capovilla, Alberto Molinari, Sveva Assembri, Caterina Nizzetto, Gianfranco Adami, Antonio Materazzi, Marco Baldassarre, Martina Gallinotti) che hanno corso giorno e notte per 3.000 km non stop attraversando tutte le regioni Italia con partenza all'alba del 18 agosto 2019 da Marsala e arrivo a Genova il 31 agosto, passandosi il testimone per tutti i 14 giorni, alternandosi per 92 tappe di circa 30 km. Il gruppo era assistito da due camper.
Cosa
ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? “Non ho mai
smesso di fare sport, mi piace la sensazione di benessere che mi dà, le persone
che conosco, i posti che visito correndo (amo fare gare anche lontano da casa).”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Per fortuna
non ho mai avuto grosse crisi, sono rimasta ferma per tre mesi dalla corsa a
causa di una infiammazione al tibiale ma durante quel periodo ho fatto altro.
Nuotato (non so se vale). Comunque ho una vita piena anche di altri interessi
che posso coltivare.”
Lo sport non è solo allenamenti e gare,
fatica, forza, resistenza ma anche tanta conoscenza di sé stessi, altre
persone, altri luoghi e comunque non è l’unico orto da coltivare.
Un tuo
messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Ai ragazzi dico
di provare, di lanciarsi in quello che gli piace, ma anche in quello che fa
loro paura perché finché non si prova non si può sapere. Di non lasciarsi
abbattere se nessuno li sostiene nello sport, perché ce la fanno anche da soli
(io da bambina andavo a basket da sola ed anche alle partite, i miei reputavano
fosse una perdita di tempo).”
Concordo con Sveva, lo sport si può fare
con diverse modalità, in tanti luoghi, in tempi diversi, bisogna appassionarsi
in qualche modo e coltivare questa passione che diventa un insegnamento alla
vita molto pratico da affiancare a quello teorico scolastico.
Ritieni utile
lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “Ritengo
che uno psicologo sia sempre utile, soprattutto in un campo in cui spesso ci si
trova confrontarsi con altre persone. Una sconfitta può tirare fuori vecchie
ferite da curare, l’avere a che fare con persone diverse ci aiuta a superare il
nostro ego facendoci crescere sempre un po’. È molto utile, a mio parere, per
evitare di cadere in una ossessione da sport (del tipo che se non mi alleno mi
sento in colpa e quindi non recupero mai).”
A volte si perde il controllo, si diventa
troppo dipendenti da qualcosa, a volte lo sport comporta tanta pressione e
giudizi e può capitare che l’atleta non riesca a gestire situazioni e momenti
difficili dove sarebbe importante una guida, una riflessione, un’elaborazione
di un vissuto per rimettersi in gareggiata.
Sogni realizzati e da realizzare? Prossimi obiettivi? “Il mio primo sogno era
correre una maratona e l’ho fatto. Poi c’è stato il Passatore con la sua
faticosa preparazione (perché la soddisfazione sta nel fatto che ho poco tempo
libero e riesco comunque ad allenarmi) e anche questo l’ho fatto. Ora aspetto
New York il prossimo anno e nel frattempo preparo una mezza, una maratona e un
50km per i prossimi mesi. Mi piacerebbe rifare il Passatore.”
Per Sveva sembra essere tutto sotto
controllo, tutto chiaro, tutto organizzato, si tratta solo di continuare ad
allenarsi con motivazione, passione, interesse e poi puntare meta per meta, per
raggiungerla e ripartendo, sempre con entusiasmo, per la prossima.
Il 6 novembre 2022, Sveva ha corso la maratona di New York in 3h28'51".
Un
messaggio alle donne del mondo? “A tutte le donne direi di sorridere e
fare quello che ci piace. Che siamo una forza e possiamo arrivare dove vogliamo
se la motivazione è forte.”
Una frase o parola che ti aiuta nelle
difficoltà? “Nelle difficoltà recito Nam Myo Ho Renge Kyo (Sutra del
Loto). Durante lo sport ma sempre nella vita quotidiana, oramai da tanti anni.”
Si può fare tutto credendoci e
impegnandosi cercando di trasformare sogni in realtà da soli o in compagnia.
Come
ti vedi a 50 anni? “A 50 anni mi vedo come ora, con la stessa energia e
voglia di fare. Mi vedo in viaggio, mi vedo continuare a correre e fare ciò che
mi fa stare bene. Mi vedo (spero) lavorare un po’ meno e godere di quello che
ho fatto fino a ora.”
Un’intervista a Sveva è riportata nel libro “La 100 km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza", 27 ottobre 2021 di Matteo Simone (Autore)
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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