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In genere si dice che dalle avversità nascono delle
opportunità, si parla di crescita post traumatica, si dice che dalle sconfitte
si traggono insegnamenti, insomma tutte parole di resilienza che soprattutto in
questo lungo periodo di pandemia, confusione, incertezza, destabilizzazione
aiutano a restare in piedi con la voglia di andare avanti mettendo un po’ da
parte mete, obiettivi e sogni.
Una mano ce la danno le nostre amiche podiste cricete che si
sono ritrovate per passioni comuni e affinità diventando un riferimento per
tanti e tante che sembrano abbiano bisogno di sostengo e motivazione per non
mollare.
“L'idea
del criceteam nasce durante la pandemia. Cricete perché́ ci siamo
disperatamente legate a quel raggio di spostamento consentito: in quei 200
metri abbiamo corso inventandoci gare esclusive come la Maratona della Ruota.
Ci siamo sostenute a distanza, senza arrenderci. Ci siamo galvanizzate a
vicenda perché́ L'ALLEGRIA È CONTAGIOSA. Arriviamo con questo progetto che non
sappiamo dove ci porterà̀, ma intanto partiamo insieme. L'allegra brigata di
matte, lottatrici e sognatrici parte: chi corre con noi?”
https://www.facebook.com/criceteam
Qual è stato il tuo percorso nello sport?
Sabri:
“Come ogni bambina ho iniziato con la
danza classica, proseguendo con la pallavolo e approdando consapevolmente al
karatè in adolescenza.Un infortunio ha interrotto la mia ascesa verso la
cintura nera (mi sono fermata alla marrone) e poco dopo, universitaria, ho
iniziato a correre. Da lì, un po’ di tira e molla, il podismo non mi ha più
abbandonata”.
Monica: “Ho
fatto vari corsi da bambina, poi ho sempre fatto qualcosa, sci, un periodo
calcetto, danza jazz, aerobica, e alcuni anni danza afro e latino americana. Ho
sempre usato la bici anche e da alcuni anni pratico MTB e spinning. Mi sono
avvicinata alla corsa 3/4 anni fa e mi sta appassionando moltissimo”.
Veronica: “Da
piccola mi è sempre piaciuto e me la cavavo in diverse discipline. Il mio amore
era la pallavolo, ma i miei genitori all'epoca non potevano permettersi di
pagare l'iscrizione ad una scuola. Mi è sempre mancato questo. Finita la
scuola, finito lo sport. Dovevo lavorare, creare la mia nuova vita con quello
che sarebbe diventato mio marito. Non c'era tempo per cose ‘futili’. Solo dopo
diversi anni ho capito che non mi piaceva del tutto la piega che stava
prendendo la mia vita. Stress, sedentarietà, aspetto fisico... Dovevo fare
qualcosa: ho iniziato a correre”.
Un messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport?
Sabri:
“Mi sono pentita di avere scoperto questa
mia versione ‘tardi’. Pensando ai tanti anni senza marito, figli e troppe
responsabilità. Il divertimento non è solo discoteca e serate interminabili. Ci
sono tante amicizie e dinamiche diverse che si innestano grazie allo sport.
Provare per credere”.
Monica: “Non
saprei. Ho due figli, uno vive di sport, l'altra non è interessata. Direi che
ognuno segue la sua strada”.
Veronica: “Provate!
Troverete lo sport che vi fa sentire vivi! Vi fa stare bene!”.
Non c’è un’età per iniziare
a correre e non c’è un’età per smettere. Prima o poi la corsa arriva nella vita
di un a persona, si fa sempre i tempo a iniziare a correre per sperimentare soprattutto
benessere da soli o in compagnia.
Cosa o chi contribuisce al tuo benessere e/o performance?
Sabri:
“La mia cocciutaggine e costanza. Poi mio
marito e mia mamma mi permettono di allenarmi tenendo la mia bimba 3enne”.
Monica: “Il
mio stato fisico. Purtroppo ho un ginocchio operato 2 volte di legamenti e
menisco e il suo stato mi crea scompensi posturali che sfociano in contratture,
dolori e stop forzati…mi curo e poi riparto. Spero di riuscire a correre ancora
a lungo. Al mio benessere anche il mio gruppo di corsa e il mio compagno che mi
sostiene”.
Veronica: “
Sicuramente il nostro gruppo è gran parte della mia forza.
Senza di loro non sarei così costante. Poi anche mio marito che mi sostiene e a
volte esce con me a correre mi sprona ad andare più forte”.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività̀ sportiva?
Sabri:
“In famiglia, dopo tempo, ho trovato
appoggio. All’inizio non era così. Quando ho imparato a camminare con le mie
gambe, da parte di mio marito è cambiato tutto. Mi appoggia in qualsiasi
impresa. Sugli amici invece ho più difficoltà. I divanari faticano a
comprendere e condividere, il segreto è farsi nuovi amici”.
Monica: “I
miei familiari e amici più stretti mi sostengono, alcuni degli altri pensano
che io sia un po' fissata, ma bonariamente”.
Veronica: “Mio
marito e mia figlia mi appoggiano, i miei genitori invece no. Non capiscono
l'importanza che ha per me. Per evitare di sentirli brontolare, spesso non lo
avviso neanche che partecipo a gare a meno che non siano lontane e debba stare
fuori una notte”.
C’è sempre bisogno di qualcuno che
sostiene e supporta per continuare a correre soprattutto se c’è qualcosa che
rema contro come gli eventuali infortuni o i tanti impegni della vita familiare
e lavorativa.
Quale esperienza ti dà la convinzione che ce la puoi fare?
Sabri:
“Ho dovuto affrontare molte cose brutte
nella mia vita. Parlo di malattie, che mi hanno sottratto persone care e che a
tratti minacciano di sottrarmele. Ma si può vincere”.
Monica: “Essere
riuscita a correre la mia prima mezza maratona a febbraio (la mia prima gara) e
averne fatta un'altra a novembre...per me una grandissima soddisfazione”.
Veronica: “Sono donna, ho partorito, cos'altro mi può fermare?”.
Un episodio curioso o divertente nella tua pratica sportiva?
Monica: “In
MTB il mio gruppo CAI l'anno scorso mi ha portato in cima al Monte Cusna, una
montagna alta 2121 m, è stato un giro molto divertente e insolito”.
Veronica: “Gli
accidenti tirati quando sbagli l'impostazione dell'allenamento sul Garmin”.
A cosa devi prestare attenzione nella pratica del tuo sport?
Sabri:
“In un mondo sicuro solo agli infortuni.
In questo mondo anche alla gente. Correndo all’alba, ogni tanto, capita di
incontrare soggetti poco raccomandabili”.
Monica: “A
come appoggio il piede e alla postura per non farmi male, e cerco di
controllare bene la frequenza cardiaca perché se accumulo lattato nei muscoli
non vado più”.
Veronica: “A
non esagerare. L'ego a volte vi fa fare cose di cui potremmo pentirci portando
a infortuni”.
Hai rischiato di mollare?
Sabri:
“Quando mio marito non mi appoggiava sì”.
Monica: “Dopo
i primi mesi si, e poi ogni tanto quando mi faccio male mi avvilisco un pochino”
Veronica: “Ogni
volta prima di uscire per correre”.
Come hai superato crisi, sconfitte, infortuni?
Sabri:
“Pensando al futuro. SEMPRE”.
Monica: “Tenendo
duro, seguendo i consigli della fisioterapista e della coach, facendo
provvisoriamente sport di sostegno e parlandone con il mio gruppo di corsa
Criceteam”.
Veronica: “Per
fortuna al momento non ho avuto crisi importanti o infortuni, ma so che posso
contare sulle mie Criceteam”.
Non è facile allontanarsi da
tavole, brande e divani, ma si può fare con fiducia in sé e soprattutto se si
ha amici o un gruppo di riferimento che invogliano e coinvolgono.
Ritieni utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e
fasi?
Sabri:
“Si. A livello amatoriale per riuscire a
tenere la costanza e la motivazione per affrontare sfide da professionista.
Vorrei correre una maratona. Penso di averla già nelle gambe ma è la testa che
non deve mollare”.
Monica: “Si.
Per migliorare la prestazione e tenere duro, e per aiutare nelle fasi down”.
Veronica: “Non
ci ho mai pensato ma credo di sì. Forse per aiutare il raggiungimento di
obiettivi molto importanti o per stop e infortuni”.
La tua situazione sportiva più̀ difficile?
Sabri:
“Il post parto. Per ripartire serve tanta
fatica, forza e determinazione”.
Monica: “Quando
non vedo miglioramenti, ma anzi a volte ho momenti di peggioramento della
prestazione”.
Veronica: “Questo
periodo di lockdown senza l'adrenalina delle gare. Non perché io abbia dei
tempi da vittoria, ma per la privazione di tutte le emozioni che la gara
comporta”.
A volte per raggiungere obiettivi
sfidanti c’è bisogno di crederci, di avere un’alta motivazione, di saper
affrontare, gestire e superare allenamenti duri, avversità, infortuni, crisi.
Un grande lavoro fisico e mentale.
L'evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più̀
belle?
Sabri:
“La mezza delle terre Verdiane. L’ho
dedicata a mio padre e a tutti quelli che non possono più correre”.
Monica: “Io
mi emoziono ogni volta che raggiungo un obiettivo nuovo. Tante scalate in MTB e
le gare di running; in particolare nella gara del giro del Lago di Resia di 15
km ho sofferto le salite e il freddo, ma l'emozione all'arrivo è stata forte”.
Veronica: “La
mia prima mezza maratona: Verdi marathon a febbraio. Raggiunto obiettivo e
figlia e marito al traguardo”.
Cosa hai scoperto di te stessa nello sport?
Sabri:
“La tenacia. Correre una distanza prefissata
mi dimostra ogni volta che posso fare qualcosa anche di grande nella vita”.
Monica: “Mi
rilassa, allenta le mie tensioni e mi dà la carica anche in momenti no. È un
piccolo rifugio. Ho scoperto (ma già lo sapevo) che non mollo quasi mai”.
Veronica: “Che
spesso mi sottovaluto. Sono più forte e volenterosa di quanto penso”.
Ti ispiri a qualcuno?
Sabri:
“Nessuno in particolare. Seguo molti
atleti italiani. Baldini, Valeria Straneo, Sara Dossena”.
Veronica: “No.
Ma spesso mi capita di pensare a Ramon Arroyo Prieto atleta affetto da sclerosi
multipla che ha addirittura completato un iron man!”.
Il mondo dello sport fa scoprire di avere capacità e caratteristiche insospettabili.
Una parola o una frase che ti aiuta a crederci e impegnarti?
Sabri:
“Non arrenderti mai”.
Monica: “Muoviti”.
Veronica: “Piccoli
passi, grandi obiettivi”.
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare?
Sabri:
“Maratona. Doveva essere quella di Reggio
che, annullamento a parte non avrei potuto fare perché ho contratto il COVID”.
Monica: “Migliorare
i tempi ma senza soffrire, correndo con naturalezza”.
Veronica: “La
mezza maratona di Ravenna possibilmente migliorando i tempi”.
Nella mente dei podisti ci
sono sempre allenamenti e gare da disputare incrementando chilometri o
velocità.
Come ti vedi a 60 anni?
Sabri:
“Prossima alla pensione (forse) e runner
libera”.
Monica: “Mi
vedo esattamente così, anche perché non sono poi molto lontani”.
Veronica: “Una
nonna con le scarpe da corsa”.
Come hai scelto la tua squadra?
Sabri:
Ci siamo scelte insieme. Ed è stata una
delle cose più belle che mi sia mai capitata”.
Monica: “Ci
siamo trovate insieme... Dapprima quasi per caso, ma poi il legame è diventato
sempre più importante. Siamo il gruppo che vogliamo essere”.
Veronica: “Non
saprei. Forse il destino ha scelto per noi. È capitato quasi per caso e noi
l'abbiamo coltivato”.
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
380-4337230 - 21163@tiscali.it
www.psicologiadellosport.net/eventi.htm
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html
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