sabato 12 dicembre 2020

Cosa c'è dietro una maratona? Un gran bel lavoro mentale

Matteo Simone


Il primo avversario da battere è se stessi, a volte ci si sente insicuri, non si crede sufficientemente in  stessi, si pensa che l’obiettivo sia irraggiungibile, ed allora il primo lavoro da fare è mentale, vedersi vincitore, sconfiggere le credenze negative, e poi la strada diventa più percorribile. 

Di seguito la testimonianza di Elena Casaro in risposta ad alcune mie domande:  Ti sei sentita campionessa nello sport almeno un giorno della tua vita? “Il giorno che ricordo come il più bello (fino ad ora…) della mia vita sportiva: nel 2013, quando sono arrivata 3.a assoluta alla maratona di Torino, facendo il personale di più di 4'. È stato un obiettivo sognato per 4 mesi e mezzo e voluto con tutta me stessa, e quel giorno è stato tutto perfetto, tutto ha girato come doveva girare e viverlo è stato pura magia oltre che sorpresa”. 

Cosa c'è dietro una maratona? "Dietro una maratona c'è tanto, tantissimo da imparare; di noi stessi, degli altri, persino dell'universo. Oltre alla preparazione fisica, è un viaggio, un bellissimo viaggio che facciamo dentro di noi. Ci sono le paure (di non farcela), le gioie (quando tutto viene bene e facile), le battaglie interiori per andare avanti quando sembra tutta salita. E poi, all'improvviso, tutto torna, come quando un cerchio si chiude e la consapevolezza di aver dato tutto, per tanto tempo, trova conferma in un risultato che, spesso, è già scritto dentro il cuore, ha preso forma nei tuoi sogni, e si materializza nei tuoi pensieri”. 


Lo sport fa faticare, fa impegnare giornalmente con costanza e determinazione per migliorare nei risultati e raggiungere risultati sfidanti ed è gratificante ottenere risultati come un podio a una maratona importante o un miglioramento del proprio personale. 

Interessante e utile la testimonianza, prima della maratona di Valencia 2020, di Valeria Straneo (Laguna Running), dal 2018 allenata da Stefano Baldini, nel 2012 stabilisce le migliori prestazioni italiane in mezza maratona e maratona: il 26 febbraio chiude la Roma-Ostia in 1h07'46", valida anche come Campionato Italiano assoluto e il 15 aprile chiude maratona di Rotterdam in 2h23'44". 

Ora quali sono i tuoi obiettivi? “I miei obiettivi adesso al breve sono la maratona di Valencia il 6 dicembre che è un po' particolare in quanto è solo per atleti élite, non c’è la ‘mass race’, per cui anche il percorso sarà leggermente diverso dal solito cercherò di correr sotto le 2h30’ perché vorrei fare il minimo per le olimpiadi di Tokyo, quindi appunto un obiettivo in grande in tutti i sensi è far la mia 3^ olimpiade il prossimo anno”.  

Quali sono i tuoi allenamenti più importanti e decisivi? I miei allenamenti più importanti e decisivi sono i lunghi. Sono maratoneta per cui è assolutamente fondamentale che io faccia i lunghissimi dai 30 ai 40km, ovviamente si parte sempre con un po' meno di chilometri, per esempio se devo iniziare la preparazione parto da 25km poi 32, 35 e arrivo fino a 40km. Anche i medi o le ripetute lunghe, quindi 3.000, 4.000 e 5.000, che patisco tantissimo però ti danno il ritmo gara e quindi assolutamente fondamentali”. 
Quali sensazioni sperimenti in maratona?
 “Le sensazioni sono diverse: concentrazione massima, perché io sono molto distratta ma quando sono in gara penso solo a quello e sono molto focalizzata sulle sensazioni, su quello che il mio corpo mi dice sto molto attenta a prendere i ristori a stare dentro la gara al 100%, sensazioni anche di fatica estrema. 42km sono lunghi non sempre va tutto liscio, so sempre di dover far fronte poi appunto a periodi bui dove davvero mi ci vuole tantissima concentrazione, questa è una consapevolezza assoluta che ho, e quindi a volte le sensazioni appunto non sono belle, la sensazione invece bellissima di tagliare traguardo se la gara è andata bene come ti aspettavi la gioia è immensa se è andata bene, comunque una gioia essere arrivata in fondo e quindi sono davvero diverse le sensazioni sia positive che negative”.  
Quali sono le tue consapevolezze ora? Ho consapevolezza riguardo allo sport di essere alla fine della mia carriera e quindi voglio cercare di dare il massimo in questi ultimi appuntamenti che mi trovo a poter fare quindi la maratona di Valentia sperando di fare poi le olimpiadi anche la consapevolezza che è tutto molto campato per aria, puoi programmare quanto vuoi ma la natura ha il sopravvento e bisogna cambiare i piani”. 


Per diventare un forte maratoneta ed eccellere a livello nazionale e internazionale bisogna simulare il più possibile la gara, bisogna adattarsi gradualmente alla fatica, e i migliori allenamenti sono quelli di lunga durata, quasi quanto la maratona, per capire fino a che punto ci si può spingere, cosa si incontra dopo un certo chilometraggio, come affrontare le crisi che arrivano ma sappiamo che bisogna aspettarle, accettarle e saperle gestire. Inoltre le ripetute lunghe è un altro lungo e duro allenamento che ottiene i risultati in gara, si tratta di ripetute di più chilometri a ritmi sostenuti per abituare la gamba a faticare e persistere nella fatica, nello sforzo a una certa velocità. 
Valeria è consapevole di dove e come è partita nella sua carriera di maratoneta e ora ancora si esprime ad altissimi livelli, è un riferimento per tanti altri atleti ed è ancora in grado di poter indossare una maglia azzurra per cercare di rappresentare l’Italia al meglio come ha sempre fatto. Ora tutto è mirato nelle sue prossime gare importanti imminenti e nei prossimi giochi olimpici, grandi momenti per Valeria. 
L’atleta attraversa tanti periodi e fasi, di allenamenti e gare, attraversa sensazioni ed emozioni varie e difficili ma bisogna sapersi organizzare e presentarsi pronti, efficienti, efficaci, sicuri al momento della gara importante che quando si tratta una maratona può riservare brutti scherzi, quindi coraggio con la consapevolezza che non è la prima volta, si è saputo gestire tante situazioni, tante volte e questa volta si farà bene come le atre volte con aspettative positive e fidandosi delle proprie risorse, capacità, qualità, caratteristiche già messe in campo altre volte in modo efficiente. 

Interessante la testimonianza di Caterina Luccisano, di seguito alcune risposte a mie domande.
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? “La gara della mia vita è stata la maratona di Valencia. Un viaggio lungo 42,195 che tutti nella vita almeno una volta dovrebbero fare”. 
Sogni realizzati? Prossimi obiettivi? “Ho sognato di finire la maratona sorridendo e così è stato. Il mio prossimo obbiettivo sarà sempre la maratona ma spingendo di più”. 

È un buon approccio questo di Caterina, prima sognare e poi trasformare i sogni in realtà. Un gran bel lavoro mentale alla base della performance e del benessere cercando di spingere sempre di più, alzando l’asticella delle difficoltà, osando senza strafare, con attenzione e dedizione. 
Concordo con Caterina, lo sport non regala nulla, per ottenere risultati bisogna essere motivati, avere grande passione, impegnarsi continuativamente per raccogliere frutti preziosi, sudare e faticare seguendo piani e programmi che portano a raggiungere un grande risultato come portare a termine una maratona. Portando a termine una maratona si può capire la ciclicità della vita fatta di piani e programmi, allenamenti duri e faticosi, ma alla fine tanta soddisfazioni, tante emozioni. 

Utili e interessanti anche le testimonianze dell’atleta della nazionale italiana Elisa Stefani rispondendo ad alcune mie domande a seguito della Maratona di Praga in 2h33’33”: 
Che significato ha per te? “Per me significa un grande riscatto e la ricompensa di grandi sacrifici di un anno e mezzo.” 
Come è stato il pre-gara, la condotta di gara, il finale, il post-gara? " Pre-gara liscio stavolta, senza troppi intoppi; la condotta di gara è stata coscienziosa e senza strafare nella prima metà anche grazie all’aiuto di un amico e compagno di allenamenti che è venuto a farmi da pacer per 24km; il finale è stato una stupenda progressione in ‘negativ split’ conclusosi con una volata finale per una posizione; il post gara è stato “una corsa al rientro a casa”, pizza pera e zola (gorgonzola), domani mattina lavoro.” 
Cosa hai imparato? “Ho imparato a non mollare mai e crederci fino all’ultimo.”  
Cosa porti a casa? “Porto a casa un risultato importante, una dimostrazione che il lavoro e i sacrifici pagano e che anche chi lavora in silenzio può farlo bene.” 
Cosa o chi ti ha aiutato?
 “Mi ha aiutato un grande amico, Emanuele Massoni e tutta la forza trasmessa sempre dalle persone che mi circondano oltre l’esperienza del mio allenatore Maurizio Di Pietro.” 
Cosa hai raccontato a casa, al lavoro, agli amici dopo la gara di maratona? “Dopo la gara ho chiamato i miei genitori, il mio allenatore, la mia vecchia allenatrice Silvana Cucchietti che mi ha fatto innamorare della maratona, ho parlato delle emozioni e basta, tutto il resto è qualcosa che domani sarà passato mentre quelle restano.” 

Un gran miglioramento nelle prestazioni di Elisa che la rendono atleta da poter ben figurare in competizioni internazionali. La preparazione per affrontare il lungo viaggio di 42,195 km prevede un impegno notevole per allenarsi, per fare i cosiddetti “lunghi” e “lunghissimi” cioè allenamenti dai 25 i 35 chilometri circa e a ciò si aggiunge il riscaldamento, il defaticamento, gli allunghi, lo stretching per potersi presentare alla partenza della gara nella miglior condizione possibile. 
Elisa sembra essere sempre più fiduciosa di sé stessa ma attenta a e meticolosa nella condotta di gara, è difficile interpretare bene una maratona, ma l’esperienza insegna a gestire forze ed energie fino alla fine della gara. Un’ottima prestazione per Elisa che con questa prestazione fa davvero un grande salto entrando a far parte nel gruppo delle poche atlete italiane che corrono attorno alle 2 ore e mezza circa, un cambio di status che la fa diventare di vero interesse nazionale e degna di considerazione.
 Dietro grandi atleti ci sono grandi persone ed è importante per l’atleta cercare le persone giuste e farsi voler bene sapendo trarre forze e energie per far del proprio meglio e arrivare carica non solo alla partenza ma anche nel finale di gara. 
Tutto passa, tutto finisce, tutto cambia ma restano davvero le sensazioni ed emozioni che bisogna memorizzare nel proprio cuore e che aiutano ad andare avanti con carica, entusiasmo ed energie rinnovate con la voglia di far sempre meglio finché si può. Una bella storia di una donna che lavora, si impegna, fatica. 

Anche Liberato Pellecchia che ha corso la Maratona di Berlino in 2h14'28", racconta la sua emozionante esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Cosa mangi prima, durante e dopo una gara? “Corro la maratona. Alimentarsi bene e sano è importantissimo. Prima mangio fette biscottate con marmellata e bevo un thè. Durante la gara assumo maltodestrine. Subito dopo lo sforzo mangio una banana prima di un pasto completo ben bilanciato tra carboidrati, proteine e grassi.” 

La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? “La maratona di Berlino dove ho corso il mio PB di 2h14'28". Esperienza fantastica. Mi emoziono tuttora. 
Quali sensazioni sperimenti nello sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara)? “Spesso negli allenamenti o nei momenti che mi prendo per me stesso visualizzo o immagino spesso le gare che preparo con l'idea: ‘se lo sogni lo puoi fare”. 
La tua gara più difficile? “Fare la lepre alla Maratona di Roma dopo solo 9 giorni dalla scomparsa di mio papà, anche lui podista. Avrebbe dovuto fare anche lui quella gara.” 
Potrebbe essere utile lo psicologo dello sport? In che modo e in quali fasi? “Lo psicologo può avere un effetto importante sull'atleta. Subiamo carichi di lavoro enormi e spesso viviamo momenti difficili. Può farci vedere sempre la luce in fondo al tunnel e darci messaggi positivi.” 
Obiettivi a breve, medio e lungo termine? Sogni realizzati e da realizzare? “Voglio migliorare il mio PB in maratona. Ho realizzato il sogno di indossare la maglia azzurra assoluta...L'appetito vien mangiando...Voglio farlo ancora.” 

C
orrere la maratona significa diventare manager di se stessi, bisogna avere una grande consapevolezza delle proprie risorse e dei propri limiti, bisogna conoscersi bene, sapere qual è il miglior carburante per i propri muscoli sia alla partenza della gara, sia gli ultimi chilometri e bisogna sperimentare anche in allenamento l’integrazione in gara per capire cosa e come assumere determinati alimenti per continuare lo sforzo prolungato nel tempo e terminare la gara senza incontrare il cosiddetto muro. 
Se sei circondato da familiari, amici, professionisti, che sostengono, supportano, continuano a credere in te anche nei momenti difficili, allora sei in una botte di ferro, senti protezione e sicurezza ed è più facile riemergere e ritornare a eccellere con più determinazione, grinta e voglia di fare bene.  

Quando riesci a fare la gara della tua vita le sensazioni e le emozioni ti rimangono attaccate sulla pelle a vita e servono poi nei momenti più bui per ricordarti che sei stato in grado di fare qualcosa di importante, di sperimentare la performance e tutto ciò aiuta ad andare avanti serenamente e fiduciosamente.  
Importante essere focalizzati sul qui e ora, sul momento presente, sul proprio passo che va avanti, metro per metro, chilometro per chilometro. Nella pratica sportiva, da una parte ti devi testare e capire cosa puoi fare, ma a volte è importante anche crederci e osare, a volte arrivano risultati insperati. È importante avere un’elevata fiducia in sé stessi, non troppa. 
Le visualizzazioni fanno parte di un mio modello di intervento per il raggiungimento degli obiettivi e la peak performance, modello O.R.A., obiettivi, risorse, autoefficacia, che è anche il titolo di un mio libro. 
Lo psicologo dello sport a volte diventa una figura di riferimento per il singolo atleta, per l’intera squadra, per lo staff, tecnici, dirigenti. Lo sport non è tutto rose e fiori, si fatica tanto, possono capitare infortuni, sconfitte, risultati che non vengono, incomprensioni con altri atleti della stessa squadra, con l’allenatore, con i dirigenti. Lo psicologo dello sport può lavorare non solo sulle criticità ma anche sulle risorse, sull’autoefficacia, sulla resilienza. Lo stato di forma va e viene; con l’impegno, la passione e la determinazione si riesce a stare in forma il più a lungo possibile cercando di durare fino all’obiettivo ambito, così come anche le crisi vanno e vengono e si può cercare di essere pazienti, fiduciosi, rimodulare lievemente gli obiettivi per rifarsi in momenti migliori. 
Nel libro “Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida (Edizioni Psiconline) scrivo a proposito della maratona: 
La maratona, oltre a essere una prestazione sportiva agonistica, è un’esperienza. Percorrere una maratona non significa solamente cercare di vincere, cercare di fare la performance della vita, cercare di fare il record personale. Percorrere una maratona significa anche fare un’esperienza e cioè organizzarsi per partire, per andare in un posto, mettersi d’accordo con i compagni di viaggio, con gli eventuali amici da incontrare nel luogo della maratona.
L’esperienza maratona significa sperimentare l’alimentazione 
pre-gara, preoccuparsi del tempo atmosferico, pensare all’abbigliamento adatto. L’esperienza maratona comprende la possibile partecipazione agli eventi collaterali, il presentarsi alla partenza, osservare e prestare attenzione al territorio che si attraversa, ai colori, alle abitazioni, ai corsi d’acqua, alla gente lungo il percorso, soprattutto ai bambini che applaudono e che aspettano che gli batti il ‘cinque’ con il palmo della mano.” 

Matteo SIMONE 

380-4337230 - 21163@tiscali.it 

Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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