C'è da augurarsi che il 2021 possa
essere un rifiorire di ripresa gare
Matteo SIMONE
Non c’è un’età per iniziare a fare sport e non c’è un’età per smettere di fare sport.
Lo sport può far sperimentare sia benessere che performance, c’è sempre
tempo per eccellere nello sport.
Di
seguito Rolando racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Cosa ti spinge a fare
sport anche dopo i 60 anni? “Fondamentalmente il passare degli anni non han mutato la mia spinta a
fare sport, sono cambiati i riscontri in termine di prestazioni ma la voglia di
mettermi in gioco con traguardi calibrati all'età è la stessa di quando avevo
20 anni”.
Tra
le motivazioni che spinge le persone a fare sport è mettersi in gioco
sviluppando resilienza. Praticando sport ci si accorge di poter fare qualcosa
di importante, di raggiungere mete e obiettivi sfidanti, superare crisi e
difficoltà.
Cosa stai raccogliendo
nello sport? “Lo
sport è quello che molti atleti definiscono una palestra di vita. Ora raccolgo
i benefici e gli insegnamenti che mi ha dato nel tempo, un bel rapporto che
credo sia destinato a durare ancora molto”.
Lo
sport è una vera palestra di vita per sperimentarsi e apprendere
dall’esperienza incontrando persone, amici o avversari, incontrando situazioni
da affrontare, gestire, risolvere e facendo sempre meglio la prossima volta.
Sperimenti più
benessere o performance? In che modo? “Correndo tutto l'anno, secondo cicli ormai consolidati nel tempo,
sperimento entrambe. Quando non ho gare in programma o stacco per altri
impegni, sperimento più il benessere che mi dà il correre, quando ho un
traguardo da raggiungere e mi impegno con allenamenti mirati, sperimento la
performance sia nel raggiungere il completamento della sessione di training sia
nella gara che sarà la sintesi delle performance di allenamento”.
Lo
sport a volta diventa compagno di vita, aiuta a star bene a provare sensazioni
uniche non solo di fatica ma anche di soddisfazione raggiungendo traguardi
importanti e sentendosi in forma nel corso degli anni.
Superati i 60 anni ce
la puoi fare ancora ad eccellere nelle ultra? “Nel senso più ampio direi di sì, abbiamo
esempi di sessantenni che performano in gare di ultramaratona alla pari di
atleti molto più giovani raggiungendo anche vittorie o podi. A mio avviso credo
che i 60 anni non siano un limite per eccellere, in senso stretto il problema
si può porre nella forza di volontà di fare allenamenti mirati e trovare la
motivazione per non cedere, in questo caso serve più allenare la mente che le
gambe”.
Concordo
con Roldano, con il passare degli anni bisogna allenare più la mente per
organizzarsi con le dovute attenzioni e precauzioni a considerare le proprie
risorse fisiche mentali nell’affrontare situazioni e gare senza pretese e senza
pensare troppo al passato rispetto a quanto si era forti.
Familiari e amici sono
preoccupati o ti incitano a continuare? “Conoscendo la mia storia atletica si stupirebbero e preoccuperebbero se
non corressi più, sanno quanto è importante per me correre e mi sono vicini”.
Una
vita dove lo sport ha avuto una parte importante per Roldano in condivisione
con la sua compagna Sonia ultrarunner come lui ed ex atleta della nazionale
italiana ultramaratone. Si sa che Roldano è un super atleta che va oltre ogni
normalità e quotidianità per andare incontro ad avventure e momenti per
accrescere sempre più consapevolezze selle sue risorse, capacità
caratteristiche fisiche e mentali.
Un episodio divertente,
curioso, triste, bizzarro nel tuo sport? “Divertente è un terzo tempo a fine gara ad esempio: mangiare falafel
con Pablo Barnes e Virginia Oliveri (due immensi campioni e belle persone
dentro) ad Atene. Curioso è stato vedere una volpe che durante la notte, più e
più volte, si aggirava in cerca di cibo sul percorso gara della 6giorni di
corsa non stop in Ungheria. Triste: essere stati derubati in strada con
stratagemmi fantasiosi a Barcellona prima di una gara 24 ore in pista Bizzarro:
il tintinnio di campanelle che in corsa un atleta porta con sé pensando di allietare
la fatica ma che in verità disturba la maggior parte dei concorrenti”.
L'evento sportivo dove
hai sperimentato le emozioni più belle? “Correndo il rischio di essere smentito da altre mie affermazioni,
ritengo che non esiste l'evento più emozionante ma tanti eventi che mi han dato
vere emozioni, anche in competizioni dove non ho raggiunto il risultato sperato
ho provato emozioni... emozioni diverse da quella euforiche per un buon
risultato ma sempre di emozioni”.
Esperienze
uniche e immense riesce a fare Roldano attraverso lo sport prolungato nel
tempo, da solo o in compagnia apprezzando sia momenti insieme che da solo a
contatto con deliri visivi e uditivi ma anche incontri preziosi con esseri
viventi speciali in posti naturali. Lui che è anche molto sensibile e attento
conducendo uno stile di vita pacifico e anche vegano come alcuni altri
ultrarunner da lui citati e cioè la fortissima coppia Italo Argentina Pablo e
Virginia che ho avuto l’onore di conoscere, entrambi di valore e diverse volte
hanno indossando la maglia della Nazionale.
Ora quali sono le tue
consapevolezze? “Consapevole
di essere alla fine di un percorso sportivo e di crescita interiore dettato dal
fare sport con impegno e passione. Consapevole di essere riuscito a fare quello
che volevo ma sempre con umiltà. Consapevole di essermi lasciato blandire da i
social-media ma mai esserne schiavo. Consapevole che ci sono tanti modi per
realizzare se stessi e che intendo esplorarli se mi sarà concesso tempo”.
Lo
sport conduce a ottenere benessere ma anche risultati e per alcuni è una
continua ricerca interiore per approfondire sempre più la conoscenza profonda e
a volte nascosta di se stessi e avere sempre nove consapevolezze per scegliere
strade stimolanti ed entusiasmanti.
A cosa devi prestare
attenzione soprattutto ora? “Devo prestare attenzione a volermi bene, rispettare il mio corpo e
soprattutto cercare la felicità non nei beni materiali ma dentro di te”.
Mi
piace questa affermazione di Roldano, al contrario di quello che pensano tanti
che gli ultramaratoneti sono masochisti, c’è tanta voglia di prendersi cura di
sé, di cercare altre vie di essere al mondo alla ricerca del benessere.
Hai rischiato di
vincere un prosciutto o altro non vegan? “Certamente sì, alla Pistoia-Abetone un coscia di prosciutto crudo.
Manca ancora, per esempio all'atto dell'iscrizione, l'informazione sulla scelta
di non avere prodotti di origine animale o derivati né con ‘pacco gara’ né con
premiazione podio o classifica age group: chiaramente offrendo una alternativa”.
Comprendo
Roldano essendo anch’io vegano, a volte nei ristori si ha fame e c’è poca
scelta per i vegani soprattutto in gare di lunga durata dove c’è bisogno di
diversificare il cibo, e non si può saltare un rifornimento.
Ritieni utile lo
psicologo nel tuo sport superati i 60 anni? Per quali aspetti e in quali fasi? “Si dovrebbe avere già un bagaglio di
conoscenze, esperienze, risposte per potere dire che non serve ma di fatto non
è così , anche se parlare dello psicologo che segue sessantenni arrembanti non
lo vedo ancora attuabile in questo momento ma più in là ci può essere terreno
per futuri sviluppi. Paradossalmente spostandosi sempre più in là l'età
avanzata gli aspetti potrebbero essere gli stessi che si incontrano in altre
fasce di età”.
Conosco
abbastanza bene Roldano e mi permetto di fare domande scherzose, ma in effetti
uno sportello di ascolto per atleti di una certa età potrebbe servire a gestire
una performance più scadente rispetto agli anni precedenti o un rallentamento
dei ritmi di allenamento continuando a essere figure di riferimento per i più
giovani. In effetti, uno stile di vita sano che comprende alimentazione
adeguata e corretta e altre modalità di prendersi cura di sé rendono alcuni
ultrasessantenni molto validi e competitivi.
La tua situazione
sportiva più difficile? “Non riuscire a gestire una gara come la Spartathlon, la competizione
internazionale che non mi ha mai regalato la gioia di essere finisher, ma ci
riproverò”.
Come ti rapporti alle
crisi, sconfitte, infortuni, covid? “Le crisi fanno parte della gara, arrivano sempre, come non farsi
travolgere ogni volta è esercizio a volte complicato da altre variabili: certe
le superi, altre ti pregiudicano il risultato sperato, alcune ti inducono al
ritiro. Accettarle fa parte del proprio percorso di crescita. Analizzarle per
evitare che accadano dovrebbe sempre essere affrontato con introspezione
psicologica. Le sconfitte insegnano più dei successi personali: imparare dalle
proprie sconfitte è un imperativo categorico. Infortuni dovuti allo sport sono
stati veramente pochi e circoscritti a brevi periodi, ritengo che avere sempre
fatto sport mi abbia un po’ fortificato e abituato il fisico ad adeguarsi agli
allenamenti. Causa Covid il 2020 è stato quasi cancellato dal punto di vista
sportivo. C'è da augurarsi che il 2021 possa essere un rifiorire di ripresa
gare e soprattutto di vita sociale. Detto ciò non dimentico come il virus stia
ancora condizionando la vita di tutti noi. Stiamo vivendo questo triste momento
storico come mai ci saremmo immaginati, ciò dimostra quanto fragile sia
l'equilibrio della nostra vita su questo pianeta e quante responsabilità
abbiamo nel preservarlo”.
L’ultramaratoneta
è abituato ad affrontare tanti tipi di percorsi, tante crisi e difficoltà e sa
che bisogna aver pazienza, bisogna saper accettare tutto da una parte ma
comunque organizzarsi per riprendere, per insistere e persistere, cercando di
arrivare dove si vuole ma vivi e vegeti. Oggi davvero siamo molto fermi a causa
del COVID inaspettato e impensabile ma che ci fa riflettere su quanto siamo
ancora molto piccoli e non possiamo considerarci padroni del mondo e fare come
ci pare considerandoci superiori a tutto e a tutti.
Un messaggio per
avvicinare gli adulti allo sport? “Non è mai troppo tardi per fare sport, ci sono tanti motivi per farlo:
sta a te scegliere una vita dove subisci gli eventi dell'avanzare dell'età o
sei tu l'artefice del tuo benessere fisico, fare sport aggiunge anni alla tua
vita!”
Concordo,
c’è sempre tempo e si fa sempre in tempo a fare sport, per star bene
fisicamente e mentalmente e sentirsi sempre giovani dentro.
Cosa hai scoperto di
chi ti circonda nello sport? “Le persone che non frequentano il mondo dell'ultramaratona mi guardano
come un alieno fuori dagli schemi precostituiti, se poi parlo della mia scelta
di vivere in camper (ci vivo ormai da tre anni) mi pongono mille domande ma
comunque non sento ostilità per le mie scelte sia in ambito sportivo sia in
ambito di vita”.
La
vita è bella perché è unica e preziosa e ognuno la vive al modo suo per il
massimo piacere e un sano equilibrio. Si sperimenta sempre per conoscersi e
apprendere.
Ti senti un riferimento
per i più giovani e/o meno esperti? “Non ho l'ardire di ergermi a sapiente in materia ma se qualcuno mi
chiede un parere o un consiglio mi fa sempre piacere discutere e parlare di
ultramaratona. Sento che c'è stima intorno a me.
Una parola o una frase
che ti aiuta a non esagerare? “Per imparare ad andare forte bisogna prima imparare ad andare piano. In
questo semplice pensiero per me c'è tanta verità”.
La
saggezza dell’ultramaratoneta, è vero che bisogna giocare di anticipo,
riservarsi le energie per la parte finali, non serve scalpitare da subito in
gare che durano decine di ore o diversi giorni, ma avanzare piano verso il
traguardo con il passare dei chilometri e del tempo accorgendosi di quello che
è passato e lasciamo dietro e vivendo il momento presente come qualcosa che ci
piace, ci attrae, ci entusiasma.
Prossimi obiettivi?
“Sportivamente parlando credo che non
mancheranno. Oltre a qualche classico appuntamento ho intenzione di correre
gare a tappe di più giorni tipo la trans-Europe 41 giorni, 2497 km
attraversando l'Europa, partenza da Brema e arrivo a San Marino”.
Questa
mi è nuova e credo sia una grande opportunità per meditare stando tanti giorni
con se stessi ed elaborando pensieri e situazioni.
Sogni realizzati?
“Vivere full timer in camper: free as
bird. Da un po’ di anni la mia casa è su quattro ruote, ho abbandonato le
classiche certezze, vivo in camper furgonato girando Italia ed Europa correndo.
Tanto spazio alla meditazione, cercando la felicità nelle piccole cose”.
Tanta
stima, tanto coraggio, esperienze ricche e comprensibili da parte mia.
Come ti vedi a 70 anni?
“Se non di corsa in cammino verso nuovi
luoghi da esplorare sempre curioso, mai fermo”.
Come hai scelto la tua
squadra? “La scelta di
essere parte del team Vegan runner riflette le mie scelte in materia di
alimentazione, rispetto ed empatia per il mondo animale. Farne parte e
diffondere queste mie convinzioni anche nel mondo della corsa endurance per me
è importante”.
Complimenti
a Roldano per lo stile e la sua ricerca interiore nonché il suo diffondere la
cultura del benessere per se stessi e per gli altri.
Un'intervista a Roldano è riportata nel libro “Maratoneti
e Ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, Edizioni Psiconline.
Roldano
è menzionato nel libro “Sport, Benessere e Performance. Aspetti psicologici che influiscono sul benessere e performance dell’atleta" (15 novembre 2017) di Matteo Simone (Autore) edito da Prospettiva Editrice.
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Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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