Pietro Camporesi (Società Aeronautica Militare) nel 2003, a 16 anni, ottiene la prima convocazione per gli Europei Junior.
Dal 2007 gareggia nella Canoa Canadese biposto con Niccoló Ferrari.
Nel 2012 conquista la Medaglia d'Oro ai Campionati Italiani Valstagna (VI) 2012 C2-Slalom e partecipa alle Olimpiadi di Londra, in equipaggio con Niccolò Ferrari.
Nel 2014 ottiene la Medaglia d'Oro ai Campionati Italiani a Mezzana (TN) C2-Slalom.
Nel 2015 si classifica al 6° posto ai Campionati Europei di Markleeberg (GER) C2-Slalom e Medaglia d'Oro ai Campionati Italiani Valstagna (VI) C2-Slalom.
Nel 2016 ottiene Medaglia d'Oro ai Campionati Italiani Valstagna (VI) C2-Slalom, Medaglia d'Argento agli Australian Open Penrith (AUS) C2-Slalom. Dal 2017 gareggia sul C1 Slalom. È Istruttore e Allenatore di Canoa Kayak e laureato in Scienze Motorie.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Pietro attraverso risposte ad alcune mie domande di qualche anno fa.
Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Si certo, tutte le volte che ho ottenuto quello che volevo”.
In che modo lo sport ha contribuito al tuo benessere? “Ha contribuito in modo essenziale la fatica fatta che poi appaga sempre, soprattutto a livello mentale”.
Questa è un’interessante testimonianza di un campione di sport, la fatica bisogna che ci sia altrimenti non si ottiene niente senza, dopo la fatica avvengono le soddisfazioni, i premi, i riconoscimenti, le nuove consapevolezze.
Come hai scelto il tuo sport? “L'ho scelto per il bel gruppo di amici all'interno della società sportiva, e per il fatto che fosse uno sport all'aria aperta a contatto con la natura”.
Nel tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? Quali abilità bisogna allenare? “Chi pratica la canoa fluviale come me, deve sempre tenere conto che ci si sta allenando in un fiume (naturale o artificiale che sia) con i rischi e pericoli che hanno grosse masse d'acqua in movimento. Le abilità da allenare sono: destrezza, forza, potenza, mobilità ed equilibrio”.
C’è sempre qualcosa da allenare, da potenziare, per ottenere i migliori risultati e per continuare a praticare sport sperimentando anche benessere fisico e mentale.
Cosa mangi prima, durante e dopo una gara? “La gara è solitamente la mattina, quindi faccio una colazione leggera (generalmente yogurt con muesli e the), poco prima un frutto e un integratore di creatina. Durante la gara non prendo niente perché si tratta di competere in massimo due minuti. Dopo la gara reintegro principalmente i carboidrati con una pasta o riso, e ca.150/200 gr. di carne preferibilmente bianca”.
Quali condizioni ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “In condizioni di spossatezza generalizzata, oppure per le troppe aspettative”.
La partecipazione a gare prevede una sana alimentazione e integrazione alimentare soprattutto prima e dopo la gara se la durata è breve e, inoltre, bisogna avere le condizioni giuste per presentarsi alla partenza con serenità e attivazione ottimale per affrontare una gara per potersi mettere in gioco nelle migliori condizioni.
Cosa ti fa continuare a fare sport? “La voglia di affrontare la competizione ed abbattere i propri limiti crescendo prima di tutto come persona”.
Cosa e chi hanno contribuito al tuo benessere nello sport o alla tua performance? “La voglia di vincere e di voler ottenere contribuiscono molto, le persone alle mie spalle poi sono fondamentali: Centro Sportivo A.M., allenatore, mental coach, osteopata e fisioterapista”.
Lo sport permette di conoscere sé stessi nell’evoluzione della propria disciplina sportiva apprezzando tutto ciò di cui si beneficia comprese le persone che sono dietro l’atleta che supportano, sostengono, curano, coccolano.
La gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Nella gara di qualificazione olimpica del 2012, attorniato da famiglia e amici”. Un’esperienza che ti può dare la convinzione che ce la puoi fare? “Tutte le volte che ci si ‘rialza dopo una caduta’, e la consapevolezza di quello che valgo come persona e come atleta”.
Lo sport aiuta a considerare che bisogna affrontare anche situazioni spiacevoli, difficili e che bisogna avere la volontà e la forza di andare comunque avanti apprendendo da qualsiasi esperienza.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano nello sport? “Il voler vincere e primeggiare e ad arrivare tra i più forti, gestione delle tensioni”.
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo sport? “Sport difficile e di sacrificio, non sempre ti da ciò che meriti”.
Gli atleti che fanno sport per lavoro vogliono e devono essere performanti e per far ciò devono sviluppare tanta consapevolezza delle proprie caratteristiche e capacità e saper gestire ogni situazione dove si può anche sperimentare pressione, tensione, ansia.
Un episodio curioso della tua attività sportiva? “Il mio sport è a contatto con la natura, tanto che nel raduno collegiale invernale con la federazione di quest'anno tenutosi in Australia, un giorno hanno dovuto evacuare l'intero campo gara per la comparsa di uno dei serpenti più velenosi al mondo che stava nuotando tranquillo nel tratto del canale artificiale d'allenamento”.
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? “Che sono tenace e pieno di volontà di sacrificio”.
In ogni disciplina sportiva così come nella vita in generale bisogna avere sempre gli occhi aperti e fare tantissima attenzione alle proprie sensazioni corporee ma anche a ciò che ci circonda, un’osservazione interna ed esterna alla ricerca di segnali di benessere e/o di pericolo e aver sempre una forte passione che fa continuare nonostante i sacrifici.
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Si, soprattutto a livello mentale”.
Quali sensazioni sperimenti nello sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara? “In allenamento sopportazione dei carichi e della fatica, pre-gara e gara gestione della tensione e delle emozioni, in post-gara soddisfazione ed euforia oppure sconforto”.
Nella pratica dello sport si assaporano e sperimentano molte sensazioni ed emozioni che possono far star bene o male ma l’importante è conoscerle e saperle accettare e gestirle.
Quali sono i tuoi pensieri al traguardo e negli allenamenti? “Penso a tutte le fatiche e sacrifici fatti, in termini di energie ed economici”.
La tua gara più difficile? “Le gare di qualifica olimpica”.
Nella vita tutto ha un prezzo da pagare, soprattutto nello sport ad alto livello dove i sacrifici e la fatica è enorme ma le soddisfazioni possono essere grandissime soprattutto se si riesce a partecipare a una olimpiade. Hai dovuto scegliere di lasciare uno sport a causa di studi o carriera lavorativa? “Fino ad ora ho sempre impostato la mia vita in base allo sport, e ne sono orgoglioso di averne fatto il mio lavoro. Nonostante l'impegno intenso sono riuscito a laurearmi in Scienze Motorie”.
Hai rischiato di incorrere nel doping? Un messaggio per sconsigliare il doping? “No mai, consiglierei di lasciarne perdere qualsiasi forma, perché prima di tutto si imbroglierebbe sé stessi (che per quanto mi riguarda è la cosa peggiore) sapendo di non essere riusciti a raggiungere i propri obiettivi con le proprie forze”.
È importante riuscire a stare sulla retta via rispettando le regole ma soprattutto se stessi e gli altri e cercare di ottenere i migliori risultati con propri meriti per poterne gioire liberamente e serenamente.
Riesci a immaginare una vita senza sport? “No, e credo che anche quando interromperò la carriera d'atleta continuerò a praticare attività sportive”.
Come hai gestito eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “La vicinanza della famiglia e degli amici stretti è stata fondamentale”.
A volte lo sport diventa come un grande orto da coltivare, una grande passione che può diventare anche un lavoro redditizio e quando qualcosa on va nel verso giusto c’è bisogno di persone di riferimento per parlarne e confrontarsi in odo da poter superare qualsiasi criticità o avversità lungo il percorso sportivo.
Hai mai rischiato per infortuni o altro di smettere di essere atleta? “Avevo rischiato di smettere nel 2010, per certe soddisfazioni che non arrivavano”.
Potrebbe essere utile lo psicologo dello sport? In che modo e in quali fasi? “Credo sia fondamentale, nell'alto livello del mio sport fa la differenza. Una o due volte al mese per mantenere e costruire sicurezze, nei giorni prima e nel giorno della gara”.
In effetti lo psicologo potrebbe essere utile quando qualcosa non va come preventivato, quando la motivazione scende, insomma può essere preso in considerazione per gestire momenti e situazioni critiche e delicate.
Quale messaggio vuoi rivolgere ai ragazzi per farli avvicinare a questo sport? “È uno sport divertente e mai monotono, a contatto con la natura e che fa viaggiare molto”.
Sogni realizzati e da realizzare? “Ho realizzato il sogno di partecipare a un'olimpiade e fare l'atleta come lavoro, da realizzare è ritornare ai giochi olimpici ed ottenere una medaglia”.
Un’intervista a Pietro è riportata nel libro Sogni Olimpici.
Psicologo clinico e dello sport, Psicoterapeuta
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