domenica 15 dicembre 2024

Federica Moroni 8^ (1^W50) ai Campionai Mondiali di 100km 2024

Dedico questa vittoria a mio babbo Luciano 
Dott. Matteo Simone 
Psicologo, Psicoterapeuta 
 

Sabato 7 dicembre 2024 si sono svolti i Campionai Mondiali di 100km a Bengaluru in India e la vincitrice è stata la francese Floriane Hot in 7h08’43”, precedendo la connazionale Marie-Ange Brumelot 7h12’22” e la britannica Sarah Webster 7h19’18”. 

La squadra femminile francese vince anche il titolo mondiale a squadra grazie al 16° posto di Louise-Marie Thevenin Lebran 08h05’43”, a seguire Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone, Italia. 
Il vincitore assoluto è stato il giapponese Jumpei Yamaguchi in 6h12’17”, precedendo lo spagnolo Antonio Jesus Aguilar Conejo 6h25’54” e l’altro giapponese Haruki Okayama 6h37’54”. A seguire ancora un giapponese Toru Somiya 6h39’58”, pertanto il Giappone vince il titolo mondiale sia individuale che a squadra, precedendo Spagna e Gran Bretagna. 
La miglior prestazione italiana femminile è stata l’8° posto di Federica Moroni 7h45’38”, a seguire 17^ Silvia Luna 8h06’56” e 27^ Ilaria Bergaglio 8h37’. 
Per quanto riguarda il Campionato Mondiale Master, Federica si è classificata 2^ donna assoluta (14^ in classifica generale), preceduta solamente dalla britannica Sarah Webster 7h19’18” (W45) e ha vinto il titolo mondiale di categoria W50 precedendo la giapponese Mai Fujisawa 8h13’40” e la croata Katarina Bekavac 9h24’40”.  
La miglior prestazione italiana maschile è stata il 10° posto di Alessio Milani 6h5129”, a seguire 35° Massimo Giacopuzzi 7h3325”. 
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Federica Moroni (ASD Dinamo Running) attraverso risposte ad alcune mie domande. 
Congratulazioni per essere 8^ al mondo della 100km 2024, sei soddisfatta? Di rientro da una gara in situazioni al limite (30 gradi e tasso di umidità del 99 per cento, percorso mosso) non posso non ritenermi soddisfatta. Soddisfatta non tanto per il crono (superiore alle aspettative) quanto per la bella avventura vissuta. Sono stata eletta Capitano insieme a Massimo Giacopuzzi ed è stata una bella dimostrazione di fiducia. 

Una gara
d’ultramaratona di 100km è già considerata estrema; inoltre, fuori dai confini nazionali in un paese con elevato calore e umidità, risulta essere una grandissima sfida.
 
Rappresentare la propria nazione in competizioni internazionali è un grande orgoglio e anche una grande responsabilità, soprattutto quando si ha anche l’incarico di Capitano. 
Come ti sei preparata per affrontare il caldo dell’India? Non sono una persona meticolosa che cura particolarmente la preparazione. Per il caldo non ho fatto nulla e non ho rispettato accorgimenti alimentari. In tutta onestà non faccio ginnastica e nemmeno stretching. Mi sono sentita fuori luogo spesso per questo, specialmente stavolta in mezzo alle mie colleghe atlete che invece sembrano riuscire a essere attente a tutto. Tra l’altro a fine novembre ho avuto un concorso scolastico che per fortuna ho superato e quindi ho studiato tanto, lavorato ancora di più e corso meno del previsto. 

Gli ultramaratoneti
non sono atleti professionisti ma praticano sport per passione e hobby, pertanto devono ritagliare spazi e tempi durante la giornata trovando un equilibrio con altre faccende quali lavoro, famiglia, amicizia, relazioni e a volte ci sono altre priorità che non permettono di curare ogni aspetto importante della pratica sportiva competitiva.
 
Come hai vissuto il pre-gara? Hai riscontrato problemi o difficoltà? Mi sono presentata alla partenza con un paio di kg in più e un po’ di bronchite: niente di nuovo! Ero comunque tranquilla, come dicevo, sono una podista anomala. Le lunghe distanze non generarono mai preoccupazione eccessiva in quanto possono essere gestite con tranquillità e concentrazione. Il pre-gara è stato connotato da tempi strettissimi che non mi hanno concesso tempo per pensare. Durante la settimana in India mi sono goduta la compagnia delle ragazze.  
È
stata l’occasione per conoscerne meglio qualcuna e scoprirne
qualità mai intravviste. Ho verificato il fatto che le persone vanno vissute e poi semmai valutate. Abbiamo trascorso il tempo tra viaggi assurdi nel traffico indiano, a bordo di veicoli rudimentali guidati da persone scalze (e piedi anneriti). Abbiamo potuto constatare la diversità di culture e abitudini, facendo prevalere l’apertura e la leggerezza rispetto alla critica, anche se per attraversare la strada abbiamo rischiato la vita e nei parchi abbiamo schivato topi morti. Sono andata a dormire con la bocca impastata dalle spezie e risvegliata con l’alito di Grisù ma per chi come me ama mangiare e sperimentare, non è stato poi così male. 

Una gara fuori dai confini nazionali con un gruppo di atleti selezionati con cui condividere momenti insieme: viaggio, spostamenti, pasti e conoscendosi meglio in luoghi da scoprire per cultura, usi e costumi, senza perdere di vista l'obiettivo campionato mondiale e focalizzandosi a sufficienza per la miglior prestazione individuale e di squadra. 
Cosa e chi ti ha aiutato? Gli aiuti sono venuti dai tecnici che hanno vissuto passo a passo l’esperienza con noi e dal fisioterapista Andrea, un vero e proprio professionista. Con lui ho un legame stretto fatto di stima, simpatia e affetto. Andrea mi ha seguito in modo impeccabile durante la gara, consigliandomi di rallentare quando avrei dovuto. Purtroppo l’ho fatto troppo tardi compromettendo il crono della prestazione. Sono partita troppo forte, forse perché alle 6 mi sembrava di non sentire il caldo afoso.

Dietro grandissimi atleti ed eccellenti prestazioni c’è un grande Team composto da professionisti esperti e appassionati che consigliano, seguono, tifano. Da qualche anno Monica
Casiraghi e Paolo Bravi, ex atleti della nazionale di ultramaratona, hanno preso a cuore il movimento degli ultramaratoneti italiani, seguendoli, creando situazioni, raduni e gare per farli amalgamare e metterli in modo che possano esprimersi al meglio in gare sempre più sfidanti ott3enendo successi e record sia in Italia e in altre nazioni.
 
Com’è stato il clima di squadra? Clima di squadra perfetto: si è respirata solidarietà e voglia di fare squadra, almeno tra le donne. 
Cosa hai scoperto di te stessa e degli altri atleti? Di me stessa ho riscoperto la forza mentale e la possibilità di riuscire senza stressarsi con troppe accortezze e preparazioni. Ho pure ritrovato il piacere di superare piccoli dissapori al fine di garantire la serenità del gruppo. Infine ho scoperto che i limiti non sono solo miei: ho ravvisato nei miei compagni delle fragilità che non pensavo avessero. Talvolta riscoprirsi umani fa bene e aiuta a non sentirsi diversi o sbagliati. 

Trattasi di gare davvero impegnative dove bisogna mettersi in gioco non solo dal punto di visata fisico e competitivo ma anche da punto di vista relazionale, trascorrendo ore e giornate insieme, progettando, studiando, raccontandosi, chiarendosi per agevolare serenità e leggerezza prima dell
a partenza di un grande campionato mondiale atteso da tanti mesi.
 
Utilizzi l’allenamento mentale? Il mio allenamento mentale è il lavoro e l’allenamento… sono sufficienti. Quando la giornata è piena, lo stress si tiene lontano. Mai utilizzato un allenamento mentale: durante la gara sono brava a gestirmi perché ho imparato ad allenare la pazienza. 

Nello sport e nella vita è importante avere una progettualità e capire come soddisfare propri bisogni, esigenze, mete e sogni. Così facendo si può seguire, un percorso, una strada, una direzione che porta a star bene, ad avere soddisfazioni, a sentirsi bene fisicamente e mentalmente. Fare chiarezza con se stessi e con gli altri. 
A chi dedichi questa prestazione? Dedico questa vittoria a mio babbo Luciano: l’unico uomo che può resistere al mio fianco 🤣.  

Una bella dedica molto emozionante, il babbo è sempre il babbo, ci sta accanto da quanto iniziamo a parlare e a camminare e ci sostiene fino a quando può facendoci sempre il tifo. 
Cosa pensano familiari, amici e alunni del tuo sport? I miei amici mi chiamano WonderFede. La mia migliore amica spera che prima o poi torni a godere della vita e della compagnia degli uomini 🤪. E spera che io non cambi mai le mie abitudini: mangiare, bere il giusto in compagnia, non stressarmi, prendere tutto con leggerezza. Credo che rimarrà soddisfatta: ho 52 anni e non mi immagino diversa. I miei alunni mi adorano e fanno un gran tifo. Lo stesso fanno i genitori e soprattutto un super nonno (della mia alunna Adele). Lui mi ha pure fatto arrivare una medaglia di sua creazione.  

La vita è davvero bella, meravigliosa, straordinaria, fatta di amicizie, amori, lavoro, fatica, gioie e dolori. Si fa quel che si può. Si prendono e si lasciano treni, importante è sentirsi bene con se stessi, essere circondati da persone care e amorevoli e fare ciò che più appaga. 
Lo sport davvero procura benessere fisico, mentale, emotivo e relazionale, soprattutto se si riescono a fare prestazioni eccellenti, andando a podio, vincendo, facendo record e soprattutto quando non si è più giovanissimi, pertanto Federica è un grandissimo esempio per tanti, uomini e soprattutto donne, che si può fare, sempre si può fare, non sottovalutarsi, provarci sempre, impegnarsi ed essere fiduciosi sempre. 
Quali abilità e caratteristiche possiedi? Abilità e caratteristiche che credo di possedere? Un talento, che ho scoperto in ritardo, per la corsa e che so di non sfruttare a pieno. Ma almeno posso godermelo fino in fondo. Sono molto maldestra e imbranata ma terribilmente sincera e onesta.

Meglio tardi che mai, non sappiamo mai quali potenziali nascosti abbiamo, e una volta scoperti cerchiamo di farli fruttare al massimo, trovando sempre stimoli e con tanto entusiasmo e voglia di fare sempre meglio. 
Pensi che uno psicologo sia utile nel tuo sport? Ritengo che uno psicologo sia sempre comodo, purché empatico e capace di entrare in contatto sincero e profondo con l’interessato, altrimenti sono più utili gli amici, anche solo con l’ascolto e il confronto. 
Qual è stata la situazione sportiva più difficile? La situazione sportiva più dura in assoluto è stata quella della squalifica per una pomata cortisonica avvenuta appena ho iniziato a correre. La gente mi ha ricoperto di insulti senza nemmeno sapere cosa fosse accaduto. Ma al mio rientro ho ricominciato alla grande vincendo i Campionati Italiani, superando tutti i controlli e non smettendo mai di credere nella verità. Però è stata davvero durissima. 

Purtroppo da diversi anni, il doping è una grande piaga sociale, non solo nell’ambito sportivo, un vero cancro dello sport e la gente è molto risentita per quelli che barano e a volte non si ha la pazienza di ascoltare e documentarsi per conoscere la realtà dei fatti e si offendono persone che non si conoscono ma si è avuta una notizia di positività. 
Bisogna sviluppare tanta consapevolezza, essere pazienti e fiduciosi e soprattutto resilienti cavalcando l’onda del cambiamento in attesa di ripartire con più stimoli, entusiasmo e tenacia, riprendendo l’inseguimento dei propri sogni mete, sfide difficili ma non impossibili, seguendo piani e programmi. 
Come sei cambiata grazie allo sport? Grazie allo sport ho imparato a ridimensionare i problemi, a godermi i momenti liberi, a gioire delle piccole cose e a credere in me stessa. Dopo la fatica tutto è più bello è vero. 

Bellissima, chiarissima e utilissima testimonianza di Federica, lo sport insegna ad aver
pazienza, a saper aspettare, a gestire ogni situazione momento dopo momento, crisi dopo crisi, a essere fiduciosi, ad accogliere e non evitare la fatica che ripaga sempre.
 
Prossimi obiettivi? Sogni realizzati e da realizzare? Prossimi obiettivi: godermi ogni tipo di gara che possa regalarmi emozioni, possibilmente con il mio gruppo Joma e il presidente Mirko Annibale, persona meravigliosa. Sogni realizzati? Aver superato il concorso per avere la cattedra alle medie / superiori (prof. di lettere). Aver vinto il Passatore anche se ancora infortunata. Aver realizzato il record italiano a 52 anni sulla distanza del cuore: 100 km. Aver scoperto i miei talenti e poterli vivere a 360 gradi: l’insegnamento e la corsa, prima ero titolare alla primaria e precaria negli altri ordini di scuola. Adoro scrivere e un giorno vorrei provare a ultimare il mio libro e magari cimentarmi nel giornalismo. Ora non ho proprio tempo. 
Cosa c’è dietro un record? Quali sono gli ingredienti del successo? Dietro un record ci sono io, con le mie mille pecche e la mia determinazione… oltre alle forti gambe di cui ha voluto dotarmi il buon Dio. 

Davvero tanta roba, un vero coronamento di un paio di sogni comparsi in tarda età, una professione che soddisfa e che è una grande passione e la pratica di uno sport di fatica che procura benessere ed elevatissima performance. 
Il 25 maggio 2024 Federica ha vinto la 100 km del Passatore, Firenze-Faenza in 7h5302”, precedendo Serena Natolini 7h54’58” e Silvia Luna 8h01’07”. 
Il 17 febbraio 2024 Federica ottiene il record italiano 7h27’50” alla 100km del Conero - 3° Memorial Mimmo Strazzullo, corsa su strada, vincendo la gara femminile e precedendo Eva Grisoni 7h52’23” e Ilaria Bergaglio 8h07’43”. Il vincitore assoluto fu Pascal Rüeger 6h4132”, precedendo Marco Menegardi 6h4903” e Massimo Giacopuzzi 6h5057”. 
A chi ti ispiri? Non mi ispiro a nessuno. 
Un messaggio per invogliare familiari, amici, alunni a fare sport? Invito tutti a provare l’attività fisica, soprattutto la corsa. Io sono la dimostrazione vivente che non esiste età per iniziare a correre e vincere qualcosa. Ho iniziato a 42 e ora ne ho 52…. Sono andata sempre migliorando. La passione è cresciuta, mi spinge sempre a mettermi alla prova e a guardare alla vita con molto più entusiasmo. I momenti di svago si apprezzano molto di più dopo la fatica e le ansie si lasciano alla porta. 

In effetti non c’è un’età limite per iniziare a praticare sport, si può fare da soli o in compagnia, si può provare mettendosi in gioco e sperimentando e decidere di continuare senza stress ma seguendo passioni ed eventuali amici, condividendo fatiche e gioie e notando piccoli progressi e piccoli miglioramenti che fanno star bene. 
Un consiglio per chi vuole preparare una 100km? A chi vuole correre una 100 consiglio di partire come se si intraprendesse un viaggio incredibile che richiede la fatica di gestire le proprie energie. Occorre partire molto più piano di quanto il nostro corpo vorrebbe, fare un lavoro di pazienza … Arrivare a metà gara ancora in forma per poi dare ciò che rimane nella seconda parte. La prima volta è bene vivere la gara come qualcosa di positivo, senza l’ausilio del crono.
Auguro a tutti che sia un viaggio piacevole, per quanto faticoso; un’occasione per mettersi alla prova e conoscersi meglio. Auspico a tutti di arrivare in fondo stanchi il giusto, con le lacrime agli occhi e la voglia di riprovarci subito dopo. Per me è stato così…. E ancora, finita una gara, non vedo l’ora di ricominciare. 

Ottimi consigli non solo per i neofiti ma anche per i più esperti: partire piano, non farsi condizionare dal crono, prima parte tranquilli, godersi il viaggio, sentire il piacere anche se c’è fatica, provarci e riprovarci sempre, apprendere dall’esperienza. 

Matteo SIMONE  
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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