mercoledì 15 ottobre 2025

Martina Falchetti oro a squadre ai mondiali di Trail ‘Uphill’ 2025

 Era un sogno poter partecipare a questo mondiale 
Dott. Matteo Simone 
 

Dal 25 al 28 settembre 2025, si sono svolti i Campionati Mondiali di Corsa in Montagna e Trail a Canfranc, nei Pireni in Spagna. 

Per quanto riguarda la gara ‘Uphill’ (25 settembre, 6,4 km, 990 m d+), la squadra italiana femminile ha vinto l’oro con 31 punti, precedendo Francia (36), Canada (41), Germania (46), grazie alle ottime prestazioni di Francesca Ghelfi (5^) 47’13”, Lucia Arnoldo (7^) 47’32”, Benedetta Broggi (19^) 49’30” Martina Falchetti (24^) 50’33”. 
La vincitrice è stata Nina Engelhard (Germania) 45’33”, precedendo Susanna Saapunki (Finlandia) 45’59”, Anna Gibson (Stati Uniti) 46’07”, Martha Chemutai (Uganda) 46’44”. 
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Martina Falchetti (Sportclub Merano) attraverso risposte ad alcune mie domande. 
Come ti definisci atleticamente? Nell’atleticacome nella vitasono una persona molto serena e felice. La corsa non è una cosa che faccio, è molto piùla mia essenza. Mi definirei molto ambiziosa, testarda, competitiva, resiliente. 

La definizione di Martina rispecchia il titolo del libro “Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti” di Matteo Simone. Editore: Prospettiva Editrice. 
Collana: Sport & Benessere. Data di Pubblicazione: 2018.
Cosa pensano familiari, amici e colleghi della tua attività sportiva? I miei genitori mi hanno sempre supportato in tutte le mie decisioni di vita, che fossero spontanee o ben riflettute (anche perché sono molto testarda hahah). E in più sono stati in grado di appassionarsi a questo sport. Ai miei amici storici ci è voluto un po’ di più a prendere misure con questa nuova me, visto che nel corso del tempo ho ricategorizzato le mie priorità, ma adesso sono i miei fun numero uno. Con le amicizie fatte dopo c’è voluto un po’ di tempo a capire cosa effettivamente facessi, ma adoro il loro impegno e la loro passione nel seguirmi. Ho un bel gruppo di supporto insomma.  
Cosa e chi contribuisce alla tua prestazione? Penso tutte le persone con cui condivido la vita. Quindi i miei genitori che mi seguono alle gare e mi sostengono da sempre. I miei amici con cui condivido i miei pensieri, così come le mie gioie ma anche i momenti bui.  I miei amici di allenamento, con cui basta poco per capirsi e mi alleggeriscono un sacco le fatiche e mi ispirano sempre. Il mio allenatore che si impegna a esprimere e fare crescere la migliore forma di me. E tutte le persone, che forse meno presenti, ogni tanto incrocio e mi danno una botta di felicità e sicurezza in più. 
Quali sono gli ingredienti del successo? Non ci sono ingredienti segreti. Serve sudare e fare tanta fatica. E per poterlo fare, secondo me, bisogna avere ambizioni, allegria, serenità e tanta passione. Questo è per riassumere il grosso. Ma sicuramente dietro a tutto ci stanno anche le persone di supporto che ti aiutano a realizzarti nel modo che più desideri, come la famiglia, gli amici, gli allenatori. 

Dietro l’atleta c’è un mondo di persone a iniziare dai familiari che si preoccupano, a volte sono apprensivisostengono, tifano e così anche alcuni amici, ma anche professionisti che ce la mettono tutti per portare l’atleta all’eccellenza come bravi, competenti, esperti allenatori. 
Quali competenze, risorse e caratteristiche possiedi nel tuo sport? Le mie caratteristiche sono che essendo piccolina riesco ad arrampicarmi bene su per le montagne. Sotto risorse intendo gli sponsor, che con il loro materiale che mi mandano riesco a svolgere gli allenamenti soprattutto con le scarpe adatte. 

Gli atleti scelgono la loro disciplina sportiva solitamente in base alle loro capacità e caratteristiche scoperte da soli o da altri che osservano e consigliano e c’è bisogno di essere anche nelle migliori condizioni di potersi allenare con abbigliamento tecnico adeguato e mirato agli allenamenti e alle gare. 
Quali sono le difficoltà e i rischi nella pratica del tuo sport? La difficoltà così come il rischio è quello di infortunarsi. Infatti, è molto difficile capire qual è il massimo che il proprio corpo riesce a sopportare. Mentalmente invece trovo difficile, ogni tanto, trovare lo sprono di voler fare sempre tanta fatica, a volte è più facile, a volte serve un aiutino in più. 

Correre per sentieri di montagna ripidi, quasi arrampicandosi è davvero molto sfidante e coraggioso, bisogna fare lavori specifici di fatica, forza, potenza, resistenza e a volte la mente può rifiutarsi o sabotare l’atleta che ha bisogno di forti motivazioni per non mollare, da soli o con l’aiuto di persone più esperte e competenti o specialisti della mente. 
Per quali aspetti e fasi ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Secondo me l’aspetto mentale è tutto. Uno psicologo può riuscire a gestire le fasi pre-gara, in modo da rimanere sempre tranquilli e sereni. Così come il modo di gestire la gara stessa automotivandosi pensando alle cose giuste. Un altro aspetto è quello di imparare a non aver paura di fare fatica e sentire dolore, perché ciò è temporaneo, la soddisfazione rimane. 

Prima di una gara bisogna avere la giusta attivazione per lo sforzo e la fatica da perpetrare per un certo periodo con la consapevolezza che si sono fatti allenamenti specifici per questo e che può essere una grande opportunità far bene in certe gare prestigiose, soprattutto nazionali, internazionali e mondiali dove ci si gioca un podio, una vittoria, il futuro, uno sponsor. 
L’evento sportivo in cui hai vissuto le emozioni più belle? Senza dubbio questi Campionati del Mondo a Canfranc. Non mi sono mai sentita di essere così tanto nel posto giusto giusto come quei 10 giorni lì. Scambiarsi parole con persone magnifiche che condividono la mia stessa passione e che in più sono tutte lì presenti a dare il massimo nella propria gara. Era un sogno poter partecipare a questo mondiale. 
Sogni realizzati e da realizzare?
 Un sogno realizzato quest’anno è sicuramente quello di aver vestito la maglia azzurra, vista sfuggirmi già nel 2021. E un sogno ancora più grande sicuramente era quello di partecipare ai mondiali, ma infatti sono ancora in fase di realizzazione. Se parliamo del futuro mi impegnerò a qualificarmi per gli europei in Slovenia dell’anno prossimo, dove spero, anche con la squadra, di riuscire pian pianino a dire anche la mia. 

A volte i sogni diventano realtà, bisogna crederci e impegnarsi. Partecipare a una gara mondiale è davvero entusiasmante e arricchente dal punto di vista sportivo ma anche di crescita personale, relazionarsi con atleti italiani di eccellenza e anche atleti di livello mondiale, per apprendere sempre di più. 
La tua situazione sportiva più difficile? Sicuramente il 2024 dove mi sono beccata una microfrattura all’osso sacro da sovraccarico di allenamento. Sono stata ferma per ben 7 mesi perché il dolore non passava. 
E anche se tutti dicono che è bene avere altri impegni nella vita al di fuori della corsa (come per me l’università), non riuscivo più a portare avanti niente. Non ero più bilanciata, sfogata. È stato molto difficile superare quel periodo e il ritorno all’allenamento era tutt’altro che liscio, ma passo dopo passo siamo tornati. 

Tutto passa, tutto torna ma è difficile accettare momenti e periodi di criticità, avversità, dove ci si sente destabilizzanti e si perde la possibilità di pratica una passione molto forte che da tanto piacere anche se è faticosa. 
Come hai affrontato, gestito e superato eventuali crisi, sconfitte o infortuni? Parlando di sconfitte è giusto poter prendere il tempo di essere dispiaciuti così da poterlo elaborare. Ma la parte più importante, che sia una sconfitta o un infortunio è il fatto di rendersi conto che non si è soli. La mia famiglia, i miei amici, la mia squadra e il mio allenatore mi sono sempre stati vicini e hanno dimostrato molta comprensione. In più è importante non perdere di vista gli obiettivi futuri. 

Bisogna avere sempre la lucidità di rimodulare ogni obiettivo, ogni sfida, ogni sogno con la consapevolezza che possiamo andare a prenderci quello che vogliamo con pazienza e fiducia senza fretta. 
Cosa hai scoperto di te stessa praticando sport? Ho scoperto che riesco a sopportare più fatica di quanto mai mi sarei aspettata. Ho imparato a essere molto disciplinata e ancora più testarda di prima. Ho anche imparato che se mi metto in testa qualcosa, che sia sportivamente o nella vita al di fuori dello sport, l'impegno viene sempre ripagato. 

Per ogni cosa, che sia nello sport o nella vita quotidiana, bisogna prima capire cosa si vuole raggiungere; quindi, una grande lavoro sul vero obiettivo da voler raggiungere e poi una grande organizzazione pianificata del percorso da fare con la consapevolezza che non sarà senza ostacoli e senza fatica ma si potrà fare malgrado tutto ciò che è transitorio mentre la gloria è per sempre. 
Quale allenamento mentale utilizzi? In gara ho imparato a ripetermi che anche gli altri stanno facendo fatica e nessuno è venuto alla gara per pascolare. E in più tendo a dirmi che anch’io se sono lì con loro, è perché merito di esserci. 
Che effetto ti ha fatto vincere il titolo mondiale a squadra? Era una cosa fuori da ogni mia immaginazione. Sono molto fiera delle altre che sono in squadra con me per aver reso questo sogno possibile. 
Te l’aspettavi? Criticità? Sicuramente non ce l’aspettavamo. Sapevo che le altre erano ragazze che potevano dire la loro ma un oro poteva solo voler dire follia. Individualmente invece mai mi sarei aspettata di arrivare in una top 25. 

Davvero un grandissimo obiettivo di squadra, ognuno con i propri dubbi, aspettative, timori, convinzioni e alla fine un successo meritato per il valore di ognuna di loro. 
Come ti sei preparata? Non è il risultato di allenamenti ravvicinati idealizzati per questa gara. Ma è l’insieme di un percorso soprattutto intrapreso da un anno a questa parte. Io direi che mi sono preparata grazie alla mia costanza negli allenamenti. 

Si arriva a ottenere grandi cose grazie a un lungo percorso fatto di impegno e fatica, sconfitte e vittorie, voglia di andare avanti e non mollare nonostante criticità ed eventuali avversità. 
Prossimi obiettivi? La settimana prossima spero di andare bene al Chiavenna-Lagunc, che è da un po’ di anni che mi sarebbe piaciuto farlo.  

Questa intervista risale al 2 ottobre 2025, successivamente, l’11 ottobre Martina ha corso il “Kilometro Verticale Chiavenna-Lagunc" classificandosi 6^ donna in 42’51”, la vincitrice è stata la britannica Kirsty Dickson 38’36” precedendo la svizzera Paola Stampanoni 40’06” e l’italiana Vivien Bonzi 40’43”. Il vincitore assoluto è stato l’italiano Henri Aymonod 3116”, precedendo Andrea Rostan 32’00” e il keniano Richard Atuya 3213”. 
Come sei cambiata grazie allo sport? Da quando corro ho finalmente capito il mio spazio nel mondo. Ho sempre avuto la sensazione che qualcosa mancasse e ora invece mi sento realizzata. Avere uno scopo nella vita è l’energia che mi sveglia tutti i giorni e che mi regala un sorriso. 

È importante essere in contatto con i propri bisogni ed esigenze in modo da poter mobilitare le energie per soddisfarli e goderne al massimo, ogni giorno, tutti i giorni. 
Cosa c’è oltre lo sport? Io studio medicina ad Innsbruck, ho appena iniziato il quinto anno, e quindi si, ho un po’ di roba da fare oltre alla corsa hahahah. Passo un sacco di tempo con i miei amici a cazzeggiare, dato che adoro stare in compagnia. 
Chi ti ispira? Diciamo che non ho idoli, ma tante persone da cui prendo spunto. Sicuramente gli atleti della nazionale che ormai si direbbero veterani, che se vogliamo fare esempi mi vengono in mente Francesco Puppi e Alice Gaggi, ma ce ne sono molti altri. Mi ispirano tanto a crederci, ma la parte più bella è che, dopo tutti i loro successi, rimangono sempre persone serene, disponibili, semplici e davvero molto umili. 

Importante è restare sempre con i piedi per terra, guardarsi intorno e apprezzare non solo i successi ma ciò che ci circonda che vale sempre la pena notare e considerare. 

Dott. Matteo Simone 
380-4337230 - 21163@tiscali.it  
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

 

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