sabato 11 ottobre 2025

Richard Whitehead MBE: Sono emozionato all'idea di correre una maratona

 I’m excited to run a marathon 
Dott. Matteo Simone 
 
Richard Whitehead (19 luglio 1976) è un atleta britannico che corre con protesi alle gambe, poiché ha una doppia amputazione congenita del ginocchio. Ha stabilito record mondiali per atleti con doppia amputazione, sia nella maratona che nella mezza maratona.
 
Whitehead è stato nominato Membro dell'Ordine dell'Impero Britannico (MBE) nel corso degli Onori di Capodanno del 2013 per i servizi resi all'atletica. 
Di seguito l’esperienza di Richard Whitehead (https://richardwhiteheadmbe.com/)  attraverso risposte ad alcune mie domande. 
Quali competenze, risorse e caratteristiche possiedi nel tuo sport? Per le maratone, 26,2 miglia sono come montagne russe di emozioni! Si inizia forse con apprensione e nervosismo, per me è eccitazione. Sono emozionato all'idea di correre una maratona, quindi devo trovare subito il ritmo giusto e capire che gli elementi e l'ambiente possono cambiare, il che significa che devo essere dinamico e modificare la mia strategia lungo il percorso. 
Cerco di fare del mio meglio per prepararmi il più possibile prima di ogni maratona, ma non sempre va come previsto. Mi alleno comunque il più duramente possibile per arrivare alla linea di partenza e correre la mia gara migliore, ottenendo il risultato che desidero, che potrebbe non essere il tempo, ma piuttosto le sensazioni e le emozioni che voglio provare in quella gara. 

La maratona risulta essere sempre una grande sfida da dover preparare molto bene e interpretare nel miglior modo possibile non per forza alla ricerca del miglior crono ma anche delle migliori sensazioni. 
In quale evento sportivo hai vissuto le emozioni più belle? Direi sicuramente vincere la medaglia d'oro paralimpica a Londra 2012, nella categoria 200 metri. Gareggiare nel mio Paese d'origine, con uno stadio pieno di rumore, felicità e un supporto incredibile, è stata un'emozione incredibile. Sento davvero che il mio caro amico Simon, purtroppo scomparso nel 2004 a causa di un aggressivo tumore alle ossa, è stato al mio fianco per tutta la vita e la carriera, e mentre tagliavo quel traguardo ho alzato lo sguardo al cielo e ho dedicato la mia vittoria a Simon. Sento davvero che Simon illumina la mia vita come persona e come atleta e mi tiene sempre responsabile di tutto ciò che faccio. Penso che sia davvero il mio angelo custode che mi dà forza, e lo è da oltre 20 anni. 

Whitehead non ha potuto competere nella maratona di Londra 2012 poiché non esisteva una categoria per gli amputati delle gambe e quindi ha dovuto dedicarsi allo sprint per competere alle Paralimpiadi del 
2012, dove ha vinto la medaglia d'oro nei 200 metri T42 di atletica con un tempo record mondiale di 24,38 secondi.
 
Gareggiare a una paraolimpiade è davvero un grande onore, gareggiare nel proprio paese è davvero molto entusiasmante, vince l’oro à davvero un grande sogno che si realizza dopo periodi di allenamento, davvero un grande sogno trasformato in realtà, grazie al duro lavoro, all’impegno costante, alla fiducia in se stessi. 
Molto toccante la testimonianza di Richard che continua a correre per l’amico che non c’è più dal 2004 ma che sente al suo fianco in ogni momento e quando giunge al traguardo il pensiero di ogni gara è rivolto a lui, bellissima testimonianza di uno sport che premia l’altruismo, la voglia di mettersi in gioco per ricordare un amico non più tra noi. 
Qual è stata la tua situazione sportiva più difficile? Quando mi sono iscritto per la prima volta alla Maratona di New York e ho iniziato ad allenarmi, non avevo protesi per le gambe e correvo sulle ginocchia usando delle protesi. Era estremamente estenuante e doloroso, soprattutto quando mi allenavo e correvo per molti chilometri. Per fortuna, solo 13 giorni prima della Maratona di New York, Ossur ha sentito parlare della mia storia e mi ha fornito il mio primo set di lame, così ho completato con successo la mia prima maratona. Da allora, Ossur mi ha accompagnato in tutto il mio percorso e rimane uno dei miei stimati sponsor. 

Quando si stabilisce un obiettivo difficile, sfidante, stimolante, bisogna poi pianificare degli allenamenti adeguati e mirati in modo da poter arrivare a conseguire l’obiettivo prefissato. 
Un grande obiettivo per Richard, da prepararsi e allenarsi con costanza e fiducia per arrivare pronto sulla linea di partenza il giorno della maratona. 
Nel 2004 Richard ha completato la Maratona di New York, sua prima maratona, in 5h18 indossando la sua prima protesi Össur (Flex-Run). 
Come hai superato crisi, sconfitte e infortuni? Una gara molto impegnativa a cui ho partecipato è stata la Comrades, una gara estenuante di 90 chilometri in condizioni di caldo estremo, e devi avere la capacità di superare le sfide che incontri, quando la situazione si fa critica e il tuo corpo non riesce a muoversi, devi davvero impegnarti a fondo e mettere un piede davanti all'altro. Non si tratta di correre il più velocemente possibile, ma di farlo con costanza, e penso che questa sia la pepita d'oro del successo, la costanza. 

Il 17 giugno 2007 Richard ha portato termine la “Comrades Marathon - Down Run (RSA)” in 9h5419”. 
Trattasi di una gara di ultramaratona e quindi già molto provante per l’atleta, per di più con un clima avversa che davvero ha messo a dura prova gli atleti, ma Richard ha dimostrato di avere soprattutto una grande forza mentale e di non arrendersi nei momenti critici ma di avanzare verso il suo obiettivo di terminare la gara anche se trattasi di ultramaratona, anche con un clima avverso ma focalizzato fino alla fine della gara. 
Cosa hai scoperto di te stesso correndo? Penso che sia importante avere un atteggiamento mentale positivo. Sono orgoglioso di avere un atteggiamento positivo e di avere energia in tutto ciò che faccio, ma ho anche dovuto affrontare diverse sfide nella mia vita... e le mie 20 maratone in un anno sono sicuramente un'altra! Non mi concentro sulla sfida, ma su ciò che so di essere in grado di raggiungere e sull'incredibile supporto che ricevo. 
So quanto può essere potente vedere qualcuno come me raggiungere non una, ma 100 maratone, e questo mi motiva, sapendo quanto posso fare la differenza per gli altri. Mi piace vedere culture diverse in diversi eventi podistici, incontrare così tante persone diverse ed entrare in contatto con le comunità. E sapere l'impatto che posso avere, sensibilizzando sulla disabilità, su cosa significhi vera inclusione e sulla differenza che questo può fare, è un'enorme motivazione per me. 

Richard è davvero un grandissimo esempio di coraggio e resilienza per tante persone, sportive e non, normodotati e disabili, raggiungere obiettivi sfidanti, difficili, stimolanti è sempre possibile in ogni condizione se cè una mentalità positiva, se uno ci crede davvero e questo Richard lo sta dimostrando da 20 anni correndo in giro per il mondo. 
Nel 2021 Richard ha fondato ed è presidente della Richard Whitehead Foundation (https://www.whitehead.foundation/), un'organizzazione benefica che si propone di realizzare le ambizioni delle persone con disabilità attraverso il potere dello sport e dell'attività fisica in tutto il Regno Unito. Sono anche il sostenitore di altre organizzazioni benefiche, tra cui Footprints Conductive Education Centre, Ann Craft Trust (entrambe a Nottingham) e Sarcoma UK. Sostengo quanti più progetti di beneficenza e progetti comunitari possibile con raccolte fondi, apparizioni pubbliche e contenuti social. 
Sogni realizzati, da realizzare e irrealizzati? Vincere le mie medaglie paralimpiche e rappresentare il mio Paese è stato sicuramente un sogno realizzato! Completare 40 maratone in 40 giorni in tutto il Regno Unito e raccogliere fondi per beneficenza è un altro sogno che ho pianificato, per cui mi sono allenato e che ho realizzato. Nell'aprile 2024, alla Maratona di Londra, ho stabilito il record mondiale di maratona per atleti con amputazioni bilaterali del ginocchio e, dopo essermi allenato e lavorato duramente per il resto dell'anno, alla Maratona di Chicago nell'ottobre 2024, ho battuto il mio record mondiale, completandolo in 2h41’36”. Questa è stata la mia 80^ maratona ed è stato un risultato incredibile, a 20 anni dalla mia prima maratona. 
Entro la fine dell'anno, nel 2025 avrò completato 20 maratone in tutto il mondo e, in definitiva, 100 maratone in carriera. Questa non è la fine, però, e sento di avere molti sogni irrealizzati e molto altro ancora da realizzare! In definitiva, tutto ciò che faccio è ispirare la prossima generazione, aiutare a dimostrare alle persone che tutto è possibile, rendere il mondo più accessibile e consentire una vera inclusione in tutti gli ambiti della vita.
 

Bellissima e utilissima la testimonianza di Richard, in giro per il mondo per fare record, prendere medaglie paralimpiche ma soprattutto dimostrare che tutto è possibile. Un grande esempio per tutti che si può fare in ogni caso, in ogni situazione, impegnandosi duramente e credendoci fin dall’inizio e fino alla fine. 
Richard è stato selezionato per la squadra ParalympicsGB come giocatore di hockey su slittino ai Giochi Paralimpici invernali del 2006 a Torino.   
A Londra 2012, ha vinto l’oro nella categoria T42 dei 200 metri con la squadra ParalympicsGBHa confermato la medaglia d'oro a Rio 2016, vincendo anche l'argento nei 100 metri T42. Ha anche vinto quattro titoli mondiali nei 200 metri.     
Nel 2019 ha capitanato la squadra ai Campionati mondiali di atletica leggera di Dubai e ha ottenuto l'argento ai Giochi Paralimpici del 2021 a Tokyo, nella categoria T61 200 m. 
Nel 2013, Richard Whitehead ha completato una sfida di 40 maratone in 40 giorni, correndo l'intera lunghezza della Gran Bretagna da John O'Groats a Lands End raccogliendo fondi per Sarcoma UK e Scope, entrambi enti di beneficenza. 
Quali sono gli ingredienti del successo? Il significato del successo è molto personale, dipende dalla tua situazione e dalle tue capacità, e per me è essenziale avere un'attenta pianificazione, una mentalità positiva e il giusto supporto intorno a te. 
Quali sono i tuoi allenamenti più importanti? Mi alleno e pianifico con molta attenzione tutte le mie sfide, e questo è stato fondamentale per le mie 20 maratone nel 2025. Questo include non solo l'allenamento fisico, ma anche il sonno, l'alimentazione, l'idratazione e la garanzia di avere la giusta mentalità. 
Cosa c'è dietro un podio, una vittoria, un record, una sconfitta? Una forte convinzione che, con il giusto supporto e le persone giuste al tuo fianco, tutto sia possibile. Spero che, correndo 100 maratone dal 2004, come persona con una disabilità fisica e molto visibile, possa aiutare le persone a credere in questo, a promuovere un cambiamento sociale e a ispirare la prossima generazione. 

Molto interessante e utile la testimonianza di Richard. In effetti, per ottenere il successo prima di tutto bisogna avere chiari gli obiettivi e pianificare gli allenamenti opportuni e adeguati a raggiungere tali obiettivi anche se sono considerati difficili e sfidanti. Inoltre, è importante capire le nostre risorse a disposizione, quali capacitàcaratteristiche possiamo mettere in campo e chi può aiutarci in tale percorso, poi essere sempre fiduciosi e positivi che si possa riuscire nonostante eventuali criticità lungo il percorso. 
Il valore aggiunto degli obiettivi che si prefigge Richard è un obiettivo collettivo e comunitario, dimostrare che si può fare tutto nonostante qualsiasi disabilità, lo possiamo fare tutti se ci impegniamo e ci crediamo e per lo più se abbiamo visto farlo ad altri che diventa un nostro riferimento, idolo, guida, mito. 
Chi ti ispira?
 Ci sono così tante persone che mi hanno ispirato nel corso della mia carriera, ma direi Terry Fox, un atleta canadese a cui è stata amputata una gamba a causa del cancro. Dopo questo, ha intrapreso un'epica corsa attraverso il Canada per raccogliere fondi e sensibilizzare sulla ricerca sul cancro e da giovanecon una doppia amputazione, è stato uno dei primi a ispirarmi a iniziare a correre e diventare un atleta. 

Terrance Stanley Fox, detto Terry divenne famoso per la "Maratona della speranza", una corsa effettuata nel 1980 da una costa oceanica all'altra del Canada con una protesi alla gamba destra, che aveva l'obiettivo di raccogliere fondi per la ricerca contro il cancro. 
A tre anni dall'amputazione, il 12 aprile 1980 partì dalla costa atlantica del Canada per raggiungere a piedi quella dell'oceano Pacifico, con l'obiettivo di raccogliere un dollaro per ogni cittadino canadese da devolvere alla lotta contro il cancro. 
Corse ogni giorno per 42 chilometri, attraversando Terranova, la Nuova Scozia, l'Isola del Principe Edoardo, il Nuovo Brunswick, il Québec e l'Ontario. L'impresa fu nominata "Maratona della speranza" e purtroppo non si completò mai perché, dopo 143 giorni e 5373 chilometri, il primo settembre 1980, presso Thunder Bay, dovette interrompere la sua impresa perché gli furono diagnosticate varie metastasi a entrambi i polmoni.  
Dopo la sua morte fu istituita la "Terry Fox 
Run", una corsa non competitiva che nel settembre di ogni anno si svolge in varie località con lo scopo di tenere viva la memoria di Terry Fox raccogliendo fondi per la ricerca oncologica.  
 
Cosa c'è oltre lo sport? Le persone. Sono le persone che praticano sport, e non solo i partecipanti, ma anche i sostenitori e i volontari, le loro storie, le loro emozioni, le ragioni per cui praticano e l'impatto che lo sport può avere sul benessere e sulla salute fisica di una persona.  
Cosa e chi ti aiuta a migliorare il tuo benessere e le tue prestazioni? Sicuramente la mia famiglia e i miei amici, che mi hanno supportato in modo straordinario durante tutta la mia carriera, ma anche tutti coloro con cui riesco a entrare in contatto in tutto il mondo attraverso piattaforme online come i social media. Poter condividere il mio percorso con la comunità è fondamentale: voglio che le persone seguano il mio percorso e traggano ispirazione da me, così come dagli altri. 

In effetti, Richard è stato gentilissimo a raccontare la sua storia e i suoi propositi rispondendo ad alcune mie domande, dimostrando di essere davvero un riferimento per tanti, dando forza e coraggio di poter essere sempre più resilienti, coraggiosi, e fiduciosi attraverso lo sport. 

Dott. Matteo Simone 
 
Richard Whitehead MBE: I’m excited to run a marathon 
Sono emozionato all'idea di correre una maratona 
 Dott. Matteo Simone 
 
What skills, resources, and characteristics do you possess in your sport? For marathons, 26.2 miles is an emotional rollercoaster! You start with maybe apprehension and nerves, for me it’s excitement. I’m excited to run a marathon so I have to really lock into pace quickly and understand the elements and environment can change, which means I have to be dynamic and alter my strategy along the way. I try my best to prepare as much as I can before each marathon, but it doesn’t always go to plan, but I train as hard as I can to hopefully get to the start line and run my best race, and achieve the result I want, which might not be the time, it might be the feelings and emotions I want from that race.  
In which sporting event have you experienced the most beautiful emotions? I would say definitely winning a Paralympic Gold Medal at London 2012, in 200m category. To race in my home country, with a stadium filled with noise, happiness and amazing support was the most incredible feeling. 
I really feel my good friend Simon, who sadly died from an aggressive type of bone cancer in 2004, is with me throughout my life and career, and as I crossed that finish line I looked up to the sky and dedicated my win to Simon. 
I really feel that Simon shines a light over me as a person and athlete and always holds me accountable for everything I do. I think he really is my guardian angel who empowers me, and he has been for over 20 years. 
  
What was your most difficult sporting situation? When I first signed up for the New York Marathon and started training, I didn’t have any prosthetic running legs and was running on my knees using sports cups. This was extremely gruelling and painful, especially when training for and running a large number of miles. Thankfully only 13 days before the New York Marathon, Ossur heard about my story and fitted me with my first set of blades and I successfully completed my first marathon. They have been with me throughout my journey since and remain one of my valued sponsors.   
How did you overcome crisesdefeats, and injuriesA very challenge race I took part in was Comrades, which is a gruelling 56 mile race in incredibly hot conditions, and you have to have the ability to be able to push through some of challenges you encounter, when the chips are down and your body can’t move, you really have to dig deep and it’s about putting one foot in front of another. It’s not about doing it as fast as you can, it’s about doing it consistently, and I think that’s the golden nugget of success, consistency. 
What have you discovered about yourself through running? 
I think how important it is to have a positive mental attitude. I pride myself on having a positive attitude and energy in everything I do, but I have also had a number of challenges in my life…and my 20 marathons in one year is certainly another one! I focus not on the challenge, but what I know I’m capable of achieving and the incredible support which I receive. I know the power of seeing someone like me achieve not just one, but 100 marathons can have, and this motivates me, knowing the difference I can make to someone. I thrive on seeing different cultures at different running events, meeting so many different people and connecting with the communities. And knowing the impact I can haveraising awareness of disabilities, and what true inclusion means and the difference this can make, is a huge motivator for me.   
Dreams fulfilled, to be fulfilled, and unfulfilled? Winning my Paralympic medals and representing my country was definitely a dream fulfilled! Completing 40 marathons in 40 days across the UK and raising money for charity is another dream which I planned and trained for and completed. In April 2024 at the London Marathon, I achieved the Marathon World Record for athletes with bilateral knee amputations, and after training and working hard throughout the rest of the year, at the Chicago Marathon in October 2024, I beat my own world record, completing it in 2h41’36”. 
This was my 80th marathon and was an incredible achievement, 20 years on from competing in my very first marathon. And by the end of the year, I will have completed 20 marathons in 2025 across the world, and 
ultimately 100 marathons in my career. This isn’t the end though, and I feel I have lots of dreams unfulfilled and so much more to come! Ultimately everything I do is to inspire the next generation, help show people that anything is possible, and to make the world more accessible and enable true inclusion in all areas of life.  
 
What are the ingredients of success? What success means is very personal to you, your own situation and abilities, and for me it’s essential to have careful planning, a positive mindset and the right support around you. 
What's behind a podium, a victory, a record, a defeat? A strong belief that with the right support and people behind youthat anything is possible. I hope that by running 100 marathons since 2004, as a person with a physical and very visible disabilitythat I can help people believe thisbring about social change and inspire the next generation. 
What are your most important workouts? I train and plan very carefully for all of my challenges, and this has been so important for my 20 marathons throughout 2025. This includes not only physical workouts, but also my sleep, nutrition, hydration and also ensuring I have the right mindset. 
Who inspires you? 
There are so many people who have inspired me throughout my career, but I would have to say Terry Fox, who was a Canadian athlete and had one of his legs amputated due to cancer. After this, he embarked on an epic cross Canada run to raise money and awareness for cancer research, and as a young person with a double amputation, he was one of the first people to inspire me to start running and become an athlete.     
What lies beyond sport? The people. It’s the people which do sport and not only the participants, but also the supporters and volunteers too, their stories, their emotions, the reasons for taking part and the impact that sport can have on a person’s wellbeing and physical health.   
What and who helps you with your well-being and performance? Definitely my family and friends, who have all been so supportive throughout my career, but also everyone I can connect with throughout the world through online platforms like social media. Being able to share my journey with the community is so important, I want people to follow my journey and be inspired by me, as well as be inspired by others.   

Dott. Matteo Simone 

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