mercoledì 11 febbraio 2015

Dentro ognuno di noi c’e una parte sciamanica che aspetta di essere risvegliata

La vita della persona è determinata da una serie di scelte sin dalla nascita, tali scelte possono essere volontarie o involontarie, proprie o fatte da altri.
Educhiamo i nostri figli a fare il loro corso della vita seguendo determinate griglie/binari riconosciuti, approvati dalla cultura/società.
Capita di avere delle potenzialità, degli stati di consapevolezza che teniamo ben nascosti, spesso anche a noi stessi, perché ci potrebbero causare problemi esistenziali a causa dell’incomprensione da parte degli altri.
Come ha scritto B. N. Banstola: “Dentro ognuno di noi c’e una parte sciamanica che aspetta di essere risvegliata, un ‘bambino sciamano’ pronto a muovere i primi passi in una realtà non ordinaria. Con un lavoro di sinergia tra corpo e mente possiamo trascendere i soffocanti limiti della realtà ordinaria e recuperare le conoscenze sciamaniche.
Attraverso l’espansione della consapevolezza oltre a quello che viene vista come ‘ordinaria’ realtà individuale, possiamo scoprire che ciò che occorre per affrontare le sfide della vita è dentro di noi. Ristabilendo una consapevole connessione con il nostro vero essere scopriremo la nostra natura multidimensionale e saremo in grado di capire il senso e lo scopo della nostra vita e sapremo coltivarla nella sua unicità.
Praticare lo sciamanesimo vuol dire scoprire il senso trascendentale della vita, affrancarci dalla schiavitù di schemi mentali rigidi che intrappolano in spazi ristretti, diventare alchimisti delle nostre energie, pellegrini dentro una foresta di emozioni, stati d’animo, traumi e trovare la strada che porta alla luce, al divino”. (1)

Fatta questa premessa, quello che mi viene da suggerire è di godersi i figli semplicemente e con attenzione soprattutto quando sono piccoli, quando esplorano e sperimentano il mondo creativamente.
E’ importante per il genitore essere vicino, presente, sporcarsi con il bambino e giocare, giocare, giocare, approfittare a tornare bambino in quel momento, sperimentare il divertimento.
In questo modo, il bambino riconosce i propri genitori, riconosce la loro presenza sperimentando un attaccamento sicuro. E’ importante saper attendere il normale e creativo sviluppo del bambino senza fretta, senza pretese che cammini al più presto, che parli bene e subito, che apprenda subito inglese ed informatica. Il tempo del bambino va custodito, va protetto, quando si gioca si gioca, poi c’è tempo per studiare, imparare, lavorare ed avere successo.
I figli sceglieranno se seguire le orme del padre serenamente perché hanno frequentato ambienti, contesti e colleghi, staff di lavoro senza ansia di essere all’altezza del proprio genitore o di superarlo nella sua bravura. Devono sentirsi liberi di poter scegliere eventualmente di fare altro. Non devono sentire la competizione con il proprio genitore. Succede a volte che il loro nome li agevoli in qualche modo, li spiana la strada per il successo, a certi può far comodo, possono rilassarsi, si adagiano per il fatto di essere riconosciuti come “figli di”.
Ad altri può dar fastidio perché per certi è importante avere un riconoscimento a prescindere dal loro nome, molti vogliono che sia premiata la propria capacità, il proprio talento, la propria bravura. Dipende dalla personalità individuale. E’ normale che in qualche modo il padre influenzi il proprio figlio, stando a contatto con lui trasmette il suo modo di fare, lo introduce negli ambienti che frequenta che comprende colleghi, contesti lavorativi. Il rischio è che il padre voglia che il figlio lo riscatti in qualche modo, voglia che si parli del “figlio di”, voglia che il figlio non deve deludere il proprio nome e questo potrebbe costituire uno stress per il proprio figlio, potrebbe scatenare un’ansia da prestazione. Quindi sarebbe meglio stare accanto senza guidare, permettere ai figli di guidare la propria vettura di vita, lasciare che vadano dove è meglio per loro e non a tutti costi la stessa strada.
I “Figli di” potrebbero sentirsi costretti a far bene rispetto ad altri amici, coetanei e quindi potrebbero sentire il peso di quest’etichetta, perché da loro ci si aspetta che facciano bene.
Sarebbe meglio svestirsi da subito da queste vesti e gareggiare nel mondo del lavoro al pari degli altri, per sperimentare l’ansia, le difficoltà comuni che sperimentano tutti.
Coloro che non dovessero riuscire a seguire le orme del padre dovrebbero sentirsi persone sane, adeguate ed in grado di sperimentare proprie potenzialità uniche individuali che li permetterebbe di trovare quello che è bene per loro a prescindere dalla carriera genitoriale.

(1)      Banstola B N., Lo sciamanesimo: l’evoluzione verso una nuova conoscenza, www.nepalese.it , 25.07.2008.

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