La
vita della persona è determinata da una serie di scelte sin dalla nascita, tali
scelte possono essere volontarie o involontarie, proprie o fatte da altri.
Educhiamo
i nostri figli a fare il loro corso della vita seguendo determinate
griglie/binari riconosciuti, approvati dalla cultura/società.
Capita di
avere delle potenzialità, degli stati di consapevolezza che teniamo ben
nascosti, spesso anche a noi stessi, perché ci potrebbero causare problemi
esistenziali a causa dell’incomprensione da parte degli altri.
Come ha
scritto B. N. Banstola: “Dentro ognuno di
noi c’e una parte sciamanica che aspetta di essere risvegliata, un ‘bambino
sciamano’ pronto a muovere i primi passi in una realtà non ordinaria. Con un
lavoro di sinergia tra corpo e mente possiamo trascendere i soffocanti limiti
della realtà ordinaria e recuperare le conoscenze sciamaniche.
Attraverso l’espansione
della consapevolezza oltre a quello che viene vista come ‘ordinaria’ realtà
individuale, possiamo scoprire che ciò che occorre per affrontare le sfide
della vita è dentro di noi. Ristabilendo una consapevole connessione con il nostro
vero essere scopriremo la nostra natura multidimensionale e saremo in grado di
capire il senso e lo scopo della nostra vita e sapremo coltivarla nella sua
unicità.
Praticare lo sciamanesimo
vuol dire scoprire il senso trascendentale della vita, affrancarci dalla
schiavitù di schemi mentali rigidi che intrappolano in spazi ristretti,
diventare alchimisti delle nostre energie, pellegrini dentro una foresta di
emozioni, stati d’animo, traumi e trovare la strada che porta alla luce, al
divino”. (1)
Fatta questa
premessa, quello che mi viene da suggerire è di godersi i figli semplicemente e
con attenzione soprattutto quando sono piccoli, quando esplorano e sperimentano
il mondo creativamente.
E’ importante per il genitore essere vicino, presente,
sporcarsi con il bambino e giocare, giocare, giocare, approfittare a tornare
bambino in quel momento, sperimentare il divertimento.
In questo
modo, il bambino riconosce i propri genitori, riconosce la loro presenza
sperimentando un attaccamento sicuro. E’ importante saper attendere il normale
e creativo sviluppo del bambino senza fretta, senza pretese che cammini al più
presto, che parli bene e subito, che apprenda subito inglese ed informatica. Il
tempo del bambino va custodito, va protetto, quando si gioca si gioca, poi c’è
tempo per studiare, imparare, lavorare ed avere successo.
I figli sceglieranno se seguire le orme del padre serenamente perché
hanno frequentato ambienti, contesti e colleghi, staff di lavoro senza ansia di
essere all’altezza del proprio genitore o di superarlo nella sua bravura.
Devono sentirsi liberi di poter scegliere eventualmente di fare altro. Non
devono sentire la competizione con il proprio genitore. Succede a volte che il
loro nome li agevoli in qualche modo, li spiana la strada per il successo, a
certi può far comodo, possono rilassarsi, si adagiano per il fatto di essere
riconosciuti come “figli di”.
Ad altri può dar fastidio perché per certi è importante avere un
riconoscimento a prescindere dal loro nome, molti vogliono che sia premiata la
propria capacità, il proprio talento, la propria bravura. Dipende dalla
personalità individuale. E’ normale che in qualche modo il padre influenzi il
proprio figlio, stando a contatto con lui trasmette il suo modo di fare, lo
introduce negli ambienti che frequenta che comprende colleghi, contesti
lavorativi. Il rischio è che il padre voglia che il figlio lo riscatti in
qualche modo, voglia che si parli del “figlio di”, voglia che il figlio non
deve deludere il proprio nome e questo potrebbe costituire uno stress per il
proprio figlio, potrebbe scatenare un’ansia da prestazione. Quindi sarebbe
meglio stare accanto senza guidare, permettere ai figli di guidare la propria
vettura di vita, lasciare che vadano dove è meglio per loro e non a tutti costi
la stessa strada.
I “Figli di” potrebbero sentirsi costretti a far bene rispetto ad altri
amici, coetanei e quindi potrebbero sentire il peso di quest’etichetta, perché
da loro ci si aspetta che facciano bene.
Sarebbe meglio svestirsi da subito da queste vesti e gareggiare nel mondo
del lavoro al pari degli altri, per sperimentare l’ansia, le difficoltà comuni
che sperimentano tutti.
Coloro che non dovessero riuscire a seguire le orme del padre dovrebbero
sentirsi persone sane, adeguate ed in grado di sperimentare proprie
potenzialità uniche individuali che li permetterebbe di trovare quello che è
bene per loro a prescindere dalla carriera genitoriale.
(1)
Banstola B N., Lo sciamanesimo: l’evoluzione verso una
nuova conoscenza, www.nepalese.it ,
25.07.2008.
380-4337230 - 21163@tiscali.it
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