Matteo SIMONE
Massimo Guidobaldi, ultrarunner nonché organizzatore di gare, naturalistici gli obiettivi da raggiungere e i sogni realizzati, ecco cosa risponde alla domanda:
Quali
sono i tuoi prossimi obiettivi a breve, medio e lungo termine e quali i sogni
realizzati e da realizzare: “Ultra fiord, gara ultratrail in Patagonia Cilena, mi
piacerebbe ridiscendere il fiume Tevere con una lunga galoppata dal monte
fumaiolo a Roma. I sogni realizzati, sono tutte le gare a cui ho preso
parte e anche organizzate. Da realizzare, un bel progetto per una città
Smart, con un percorso ciclo pedonale che possa collegare in un unico
corridoio biologico il Parco Regionale dell'Appia antica e i parchi di
Tor Fiscale e Acquedotti.”
Di seguito ci
parla di se.
Ti
sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Non mi sono mai sentito un campione, ma ti rispondo con una frase
fatta...aver qualcuno che ti pensa, ti fa pensare di essere qualcuno.”
Come hai scelto il tuo sport? “Non potendo praticare altro sport, per causa di una pregressa flebotrombosi
ascellare - succlavia, ho iniziato a correre.”
Nel
tuo sport quali sono le difficoltà ed i rischi? Quali abilità bisogna allenare? “Correre fuori strada
(trail running) i rischi sono legati alle caratteristiche dei terreni. Va
allenato il core- stability.”
Cosa
mangi prima, durante e dopo una gara? “Immediatamente prima non
mangio nulla, ma durante e dopo sia proteine che carboidrati.”
Quali condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare
una prestazione non ottimale? “Sicuramente quando le
condizioni meteorologiche sono avverse. Se le condizioni fisiche non sono
buone, non parto.”
Cosa
ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? “Mollare mai, corro per scaricare le tensioni accumulate.”
Quali
persone hanno contribuito al tuo benessere nello sport o alla tua performance?
“Nessuna in particolare, riesco a correre anche in solitudine.”
La gara della tua vita, dove hai
sperimentato le emozioni più belle? “Tutte! In particolare la
UTMB, la MdS e Il Grand Raid Du Verdon.”
Un’esperienza che ti da la convinzione che ce la puoi fare nello sport o nella vita? “Nessuna esperienza in particolare, ma credo che per
raggiungere obiettivi nella vita e nello sport, la salute sia
determinante.”
Familiari e amici cosa dicono circa il tuo
sport? “I famigliari sono preoccupati, mentre gli amici
alcuni sono increduli, altri, come gli amici corridori, sono incoraggianti e non
hanno dubbi sulla riuscita.”
Un episodio curioso o
divertente della tua attività sportiva? “Ti narro quello
accadutomi proprio nell’ultima gara, cioè la Tuscany Crossing 103 km, durante
il briefing, il giorno prima della partenza, pensando a che scarpe
mettere, che le avevo dimenticate a casa a Roma. Cado in una
profonda disperazione, in quanto è un errore grave per un esperto. Per non
incorrere in questi tipi di errore è sempre meglio partire con le scarpe con cui
si vuol correre, ai piedi! Sul posto c'era una azienda che faceva testare le
scarpe e nella sfortuna, ho trovato le scarpe del mio numero! Nonostante
fossero nuove e non proprio adatte alle mie caratteristiche di stazza e tipo di
corsa, sono riuscito a portare a termine la gara!”
Hai
sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Direi di si, sia con le corse a
tappe che con le ultra.”
Quali
sensazioni sperimenti nello sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara)? “Cerco di allenarmi su percorsi
e ambienti che in qualche modo simulano quelli della gara in programma.”
Quali
sono i tuoi pensieri? “Di non incorrere in infortuni che possano impedire di arrivare fino in
fondo alla gara.”
La tua gara più
difficile? “La
Diagonale dei pazzi sull' Isola de La Reunion.”
Hai dovuto scegliere di lasciare uno sport? “No, ma dopo qualche anno di kayak ho dovuto cambiare sport per via della
flebotrombosi ascellare. Ma anche quando dal calcio passai al kayak poiché mi
ritenevo vecchio e stanco ed ho voluto cercare nuovi stimoli.”
Hai rischiato di incorrere nel
doping? Un messaggio per sconsigliare il doping? “Mai! Che è tanto bello mangiare
e assumere le giuste sostanze con una regolare e normale alimentazione!".
Come hai gestito eventuali crisi,
sconfitte, infortuni? “Con santa pazienza, caparbietà e costanza.”
Hai mai rischiato per infortuni o
altro di smettere di essere atleta? Hai mai pensato di smettere? “Non ho mai pensato di
smettere, ma ho rischiato quando ho appreso della flebotrombosi.”
Pensi che potrebbe essere utile
lo psicologo dello sport? “Penso che per alcuni elementi sia proprio fondamentale, soprattutto
per chi vuole misurarsi nelle lunghe distanze.”
Quale messaggio vuoi rivolgere ai
ragazzi per farli avvicinare a questo sport? “Se intendi il trail running, è la specialità
della corsa che genera vere sensazioni, emozioni legate all'ambiente, l'evoluzione
della corsa su strada.”
Quali meccanismi psicologici ritieni ti aiutano nello sport? “La mia autostima cresce e aumenta dopo ogni
gara portata a termine e comunque i km percorsi fino ad oggi mi danno certezza e
garanzia per ‘vivere di rendita’.”
Esperienza comune degli
ultrarunner l’aumento dell’autoefficacia e lo sviluppare la resilienza,
partecipare a gare impegnative dove la vittoria consiste nel terminare la gara
ti fa sentire più sicuro, ed in gare impegnative e lunghissime con terreni
difficili, c’è sempre un previsto, un problema, una crisi da superare, e quando
si arriva dopo aver superato gli imprevisti ti senti felice e consideri che
qualsiasi problema può essere affrontato e c’è sempre una soluzione se si è
fiduciosi e pazienti.
Un’intervista a Massimo è riportata nel mio libro
“Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una
sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
Gestalt ed EMDR
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