I miei risultati come
frutto del duro lavoro, dell’impegno e della determinazione
Matteo Simone
Elena Vallortigara (C.S. Carabinieri), allenata da Stefano Giardi, è campionessa italiana assoluta indoor in carica (2020) e seconda italiana di sempre con il salto di 2,02 al meeting di Londra nel 2018.
Nelle graduatorie assolute
Elena ha superato Sara Simeoni che è stata la prima azzurra della storia a
superare 2 metri ed è dietro ad Antonietta Di Martino che ha saltato 2,04 il 9
febbraio 2011.
Elena
è stata 3 volte campionessa assoluta indoor (2017, 2019 e 2020), campionessa
promesse indoor (2011), 2 volte campionessa juniores nel salto in alto (2009,
2010), campionessa allieve indoor (2008), campionessa allieve (2007). Elena è stata anche campionessa
juniores indoor di pentathlon (2010).
Il
29 Novembre 2018, insieme alla
campionessa paralimpica Martina Caironi (due ori paralimpici e primatista
mondiale dei 100 metri), ha ricevuto il Premio “Candido Cannavò”, prestigioso riconoscimento
intitolato allo storico direttore de “La Gazzetta dello Sport”.
Quando ti sei sentita campionessa
nello sport? “Con
la consapevolezza di ora direi già con le prime medaglie giovanili, il primo
bronzo ai mondiali nel 2007. A quel tempo però non riuscivo a integrare bene il
mio lato personale con quello professionale, che tendevo piuttosto a
nascondere, pur essendo consapevole del mio valore e dell’importanza dei miei
risultati. Credo di essermi sentita veramente campionessa quando sono riuscita
a integrare queste due parti ma soprattutto a percepire i miei risultati come
frutto del duro lavoro, dell’impegno e della determinazione. I primi anni tutto
è arrivato in modo molto facile, quasi esclusivamente frutto del talento e
dell’amore per la sfida. Poi quando si sono presentate difficoltà una dietro
l’altra ho dovuto capire, imparare, diventare più consapevole di ciò che facevo
e perché. Probabilmente con i risultati del 2018 ho iniziato a sentirmi del
tutto ‘campionessa’”.
Elena ha vinto il suo primo titolo italiano
nel 2006 ai Campionati italiani cadetti e il 28 settembre 2006 ha vinto i
Giochi sportivi studenteschi nazionali a Lignano Sabbiadoro, stabilendo
l'attuale record italiano cadette di 1,85 m. Il 13 luglio 2007 conquista la
medaglia di bronzo nel salto in alto ai Mondiali allievi di Ostrava nella
Repubblica Ceca.
Agli
assoluti outdoor di Pescara (9 settembre 2018) conquista l’oro con 1,91 m. Il
22 luglio, all'undicesima tappa della Diamond League a Londra, si classifica al
secondo posto ottenendo il nuovo primato personale di 2,02 m (seconda
prestazione mondiale dell’anno). Agli assoluti italiani indoor di Ancona del
2019 (15 febbraio) vince la medaglia d’oro superando 1,92 m. Si conferma
campionessa italiana indoor nel 2020 (23 febbraio ad Ancona), con 1,96 m.
Quando
c’è talento e passione tutto è facile, tutto scorre, si può sperimentare il
flow dove tutto scorre, come stare in trance, si fanno cose straordinarie, poi
diventa difficile confermare la propria prestazione, si arriva a un punto dove
bisogna essere consapevoli di quello che si sta facendo e come, bisogna fare il
punto della situazione e comprendere dove ci si trova, come ci si sente, da
dove si è partiti, che direzione si vuole prendere con diversi scenari futuri,
con le risorse a disposizione e si arriva a comprendere che se si vuole
ottenere ancora risultati notevoli e prestigiosi bisogna mettersi sotto e
faticare con impegno e duro lavoro, facendosi seguire possibilmente da persone
esperte, professioniste e competenti e possibilmente far parte di un gruppo o
squadra che sostiene, supporta, aiuta.
Qual è stato il tuo percorso nello
sport? “Ho
iniziato a fare atletica a 8 anni, prima avevo praticato nuoto e ginnastica
artistica e durante le medie ho giocato un anno a pallavolo. Alla luce di
queste esperienze posso dire di essere sicuramente un’atleta da sport
all’aperto e individuale, elementi che si adattano meglio al mio carattere. Ho
iniziato provando varie specialità, ma il salto in alto mi è piaciuto subito
più di tutte: il gesto tecnico mi risultava intuitivo e le gare andavano
(quasi) sempre bene. Per questi motivi i primi anni sono stati ‘facili’, nel
senso che ho sfruttato le mie caratteristiche senza pormi grandi domande sul
come ottenevo i risultati, che però sono sempre stati frutto di impegno (mai
vissuto come sacrificio). A 15 anni ho saltato 1.85, migliore prestazione
italiana cadette e tra le prime (o la prima?) al mondo per quell’anno nella mia
categoria.
Questo sicuramente mi ha proiettata in una dimensione diversa, sia
internamente che esternamente. O forse soprattutto le condizioni esterne
(attenzioni, richieste) hanno condizionato molto la mia percezione interna. La
prima crisi è avvenuta proprio in quel periodo, quando non accettavo il fatto
di essere identificata come ‘quella che salta in alto’ e non prima (o solo)
come Elena. Ho continuato la mia carriera vincendo tre medaglie internazionali:
un bronzo mondiale ed un oro agli EYOF con la mia prima allenatrice, un bronzo
mondiale con la seconda, oltre al record italiano junior con 1.91 (poi
migliorato da Alessia Trost). La mia seconda allenatrice è stata
importantissima per me perché mi ha fatto ritrovare la voglia di allenarmi e
saltare passando attraverso le prove multiple.
Molto
interessante e utile la testimonianza di Elena per far capire che lo sport si
sceglie provando e sperimentando con la consapevolezza che se si è portati
all’inizio tutto è facile ma poi comunque bisogna coltivare la passione
impegnandosi e affidandosi a persone esperte che sanno intravedere risorse e
opportunità di crescita personale e sportiva sapendo anche gestire momenti di
demotivazione, crisi, infortuni. A tutto ci può essere una soluzione, una
modalità diversa di intervenire, un’opportunità per scoprire.
La
cosa più difficile è mantenere la motivazione, continuare a impegnarsi e
crederci, inseguire sogni e mete difficili e sfidanti. A volte è importante
distrarsi per ritornare più motivati e con più entusiasmo.
Nello sport chi contribuisce al tuo benessere e/o
performance? “Pur sentendomi principale
responsabile del mio benessere e dei miei risultati, attraverso i miei
pensieri, le mie scelte, i miei atteggiamenti, sicuramente le persone più
influenti in questo sono il mio allenatore, il mio team (osteopata,
fisioterapista, agopuntrice, psicologa, nutrizionista), i miei genitori e la
mia famiglia in generale e il mio fidanzato, soprattutto come base sicura, un
aggancio nel mondo ‘normale’ e fonte di sicurezza e fiducia comunque vada”.
Ritieni utile lo psicologo nel tuo sport? Per quali aspetti
e fasi? “Lo ritengo utile soprattutto per atleti
poco introspettivi, che possono potenziare le loro abilità mentali e quindi le
loro performances ma più in generale per tutti, come confronto e risorsa per
superare problemi che inevitabilmente si presentano. Ritengo che l’aspetto
mentale sia una ‘fetta della torta’ che rappresenta la prestazione, così come
lo è la preparazione fisica, il benessere fisico (alimentazione, fisioterapia…)
a cui deve essere posta la giusta attenzione, né più né meno degli altri
elementi che la determinano. Credo che il supporto di uno psicologo possa
essere utile a ogni atleta per qualsiasi aspetto e in ogni fase di
preparazione/gara”.
Molto
interessante la base sicura che in genere è sempre la famiglia a cui bisogna
far riferimento e tornare per sentirsi in pace e al sicuro. Certo dietro
l’atleta c’è un mondo di persone che aiutano, sostengono, insegnano,
coinvolgono, curano, riabilitano l’atleta ma l’artefice principale delle
proprie intenzioni, passioni, prestazioni è sempre l’atleta stesso da cui parte
la voglia di mettersi in gioco, di raggiungere mete e obiettivi, trasformare
sogni in realtà con la consapevolezza che tutto passa, tutto cambia, tutto
evolve ed è importante non perdere di vista se stessi e i propri affetti.
Una frase che ti aiuta a crederci e
impegnarti?
“’Quanto lo vuoi veramente?’”
Un'esperienza che ti da la convinzione che ce la puoi fare? “La consapevolezza di aver lavorato
bene e di conseguenza avere buone sensazioni in allenamento. Riuscire a
concentrarmi su ciò che faccio senza distrazioni. Questi due elementi in
particolare mi danno molta fiducia e forza”.
E’
importante essere consapevoli del proprio impegno e che si cerca di fare sempre
del proprio meglio e poi bisogna centrarsi e focalizzarsi nel compito e nel
momento importante in cui si gareggia, tutto il resto si può mettere da parte.
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? “I miei amici ‘non atleti’ mi ammirano per quello che faccio
e per riuscire a fare molte cose (allenarmi, gareggiare, studiare, coltivare
hobbies…), anche se io preciso sempre che non mi sembra di fare niente di
eccezionale e che è solo questione di organizzazione e priorità. La mia
famiglia è orgogliosa di me e dei miei risultati. Direi che c’è equilibrio tra
l’orgoglio per i miei risultati e quello per me come persona. I miei genitori,
soprattutto mia mamma, si concentrano soprattutto su di me come persona”.
E’
sempre una questione di priorità e di organizzazione per comprendere propri
bisogni ed esigenze e mobilitare le energie per soddisfarli in sintonia con le
proprie sensazioni corporee e non perdendo di vista altro oltre la propria
passione o lavoro.
Un episodio curioso, divertente, triste, bizzarro della tua
attività sportiva? “Quando nel 2018 ho scioccamente
dimenticato di mettere le chiodate nello zaino per gareggiare in Olanda e, non
essendo arrivato il bagaglio a destinazione, ho dovuto trovare una soluzione
per gareggiare al meeting. L’organizzazione è stata magnifica: mi hanno
regalato dei vestiti e un paio di scarpe e hanno trovato un ragazzo col mio
stesso numero disponibile a prestarmi le sue chiodate per gareggiare. Peccato
fossero veramente vecchie (avevano almeno una decina d’anni) e quindi era come
avere cartone sotto ai piedi. Stavo veramente bene e l’unica cosa che volevo
fare era gareggiare ed ero pronta, oltre che immensamente riconoscente: con
1.91 riesco ad arrivare quarta, super felice!”.
Bisogna
accettare ciò che succede e riorganizzarsi per fare sempre del proprio meglio
apprendendo sempre dall’esperienza per le prossime volte.
Quali capacità, risorse, caratteristiche possiedi nel tuo
sport? “Adattamento, determinazione,
coraggio, fiducia da un punto di vista più generale. Fisicamente flessibilità,
reattività e rapido apprendimento motorio”.
Sono
tanti gli ingredienti per il successo e ognuno ha i suoi ingredienti essenziali
e fondamentali, in effetti l’adattamento sembra essere un elemento essenziali
per tutti, si tratta di essere resilienti adattandosi alle vari situazioni e
circostanze per non mollare, andare avanti, rialzarsi sempre, soprattutto in
questo periodo di pandemia l’adattamento aiuta ad avere una motivazione sempre
alta per continuare ad allenarsi e inseguire propri sogni.
L'evento sportivo dove hai sperimentato le emozioni più
belle? “Le nazionali giovanili per lo
spirito di squadra. La Diamond League di Londra 2018 per la gioia del 2.02”.
Che significa per te praticare attività fisica? “È un momento solo mio, quando metto piede al campo non
esiste altro, il tempo sembra fermarsi. Amo ascoltare il mio corpo, sentire la
fatica, la forza, la leggerezza, la pesantezza. Sono una privilegiata per la
possibilità di lavorare con il mio corpo e la mia mente avendo un contatto così
profondo e costante”.
Questa
è un’interessante e importante testimonianza per far capire e trasmettere la
bellezza dello sport che non è solo sfida, competizione, fatica ma anche
contatto con proprio corpo, con se stessi, ascoltare se stessi e conoscersi
attraverso sensazioni corporee, momenti intensi.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport e in quali
circostanze? “Durante la preparazione le
sensazioni variano molto in base alla fase di allenamento: fatica e pesantezza
all’inizio diventano velocità, reattività, leggerezza più ci si avvicina alle
gare. In gara c’è tensione, concentrazione, ma possono esserci anche sentimenti
più negativi come debolezza e distrazione. Il dolore e il fastidio sono
pressoché una costante, è difficile svegliarsi il mattino senza avere nessun
fastidio!”.
A cosa devi prestare attenzione nella pratica del tuo sport?
“Al
recupero, soprattutto col passare degli anni diventa sempre più fondamentale.
Un buon equilibrio da questo punto di vista mi permette di essere pronta ed
efficiente fisicamente e mentalmente”.
E’ importante conoscersi bene, sapere a cosa
si può andare incontro nelle varie fasi di allenamento e gara senza
preoccuparsi tanto ma con la consapevolezza che si può ancora fare e c’è ancora
motivazione nel cercare un’ottima prestazione che compensa fatiche e dolori e
cercando anche di compensare con recuperi e coccole meritate.
Quali sono le difficoltà e i rischi? “È una specialità molto tecnica e ricca di dettagli, per
questo non è semplice far quadrare tutto. Una variazione nella rincorsa o nella
preparazione fisica può mettere in crisi l’intero sistema. I rischi sono la
facilità di incorrere in infortuni”.
Far
quadrare tutto per non mettere in crisi l’intero sistema, mi piace questa
affermazione che vale in tanti contesti sia sportivi ma anche familiari e
lavorativi, infatti non bisogna perdere di vista ogni dettaglio, ogni aspetto
che possono essere fondamentali e permettere la "peak performance".
Quali condizioni ti ostacolano nella pratica dello sport? “Nessuna in particolare, forse con l’avanzare degli anni solo
il conciliare gli impegni di vita privata e professionale, ma solo per un fatto
personale, non perché mi vengano posti dei limiti da altri”.
Cosa ti fa continuare a fare attività fisica? Hai rischiato
di mollare? “Ho rischiato di mollare perché gli
infortuni frequenti e tutte le difficoltà mi avevano fatto gradualmente
dimenticare sensazioni, motivazioni e quindi perdere la voglia percependo la
mia attività, per la prima volta, come un sacrificio. Mi fa continuare la
possibilità di vivere emozioni fortissime, uniche nel loro genere, e l’avere
sempre obiettivi da raggiungere”.
E’
importante non perdere di vista se stessi, capire sempre come ci si sente, da
dove si è partiti, quale percorso prendere per andare dove si vuole e poi
impegnarsi con consapevolezza, consapevolezza, determinazione.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Ascoltando e fidandomi dei miei desideri più profondi”.
Quale è stata la tua situazione sportiva più difficile? “Gli anni dal 2011 al 2018 per aver dovuto contare solo su me
stessa e pochissime altre persone per riuscire a rivedere la luce in fondo ad
un tunnel che sembrava senza uscita”.
A
volte bisogna essere pazienti, fiduciosi e resilienti per uscire bene fuori dal
tunnel, impegnarsi, crederci, faticare e rialzarsi sempre per rincorrere propri
sogni da soli o in compagnia con la consapevolezza che più dura è la lotta e
più glorioso è il trionfo.
Come ti vedi a 50 anni?
“Mi
piacerebbe avere una bella famiglia con due o tre bimbi, vivere sostenibile in
mezzo alla natura, essere ancora nel mondo dello sport mettendo a disposizione
la mia esperienza come supporto, soprattutto per gli allenatori e i ragazzi.
Dopo quest’ultimo anno così statico, mi auguro di avere sempre una vita piena e
in movimento, perché ho definitivamente capito che è ciò che mi fa sentire più
viva”.
Un messaggio per avvicinare i ragazzi allo sport? “Lo sport dà la possibilità in modo molto semplice di trovare
il proprio spazio, di sentirsi allo stesso tempo parte di un gruppo, di
esprimersi liberamente per ciò che si è, di vivere emozioni uniche ed
insostituibili. Indipendentemente dallo sport e dal livello praticato, è una
scuola di vita. Lo sport è ‘qui e ora’ ma è anche lungimirante. A me piace
definirlo come una ‘vita accelerata’, sono e sarò per sempre grata per tutto
ciò che continua ad insegnarmi e permette di vivere. Lo sport rende persone
migliori”.
Bella
testimonianza, mi piace “lo sport è qui e ora”, in effetti lo sport ricorda che
si ha un corpo, che si respira, che se c’è movimento c’è vita, le sensazioni
sono tante, intense e accelerate, e il gruppo è davvero importante, utile ,
misterioso.
Cosa hai scoperto di te stessa nel praticare attività
fisica? “Che
il limite è solo nella nostra mente ma anche che il nostro corpo sa sempre qual
è la cosa migliore da fare, basta saperlo ascoltare”.
Bello
non porsi limiti e superare i 2 metri saltando in alto fidandosi prima di tutto
del proprio corpo ma soprattutto di se stessi, del lavoro fatto, della mente
che guida il corpo ma soprattutto si fida del corpo, un bel sistema che
funziona.
Quanto credi in te stessa?
“Dipende
dai periodi: quando mi sento bene molto, quando mi sento più in difficoltà mi
accorgo di fare più riferimento al mio allenatore e al mio fidanzato.
Purtroppo, mi faccio ancora condizionare troppo dalle circostanze esterne”.
Hai un riferimento? Ti ispiri a qualcuno? “Mi ispiro a chiunque mi dia motivo di farlo, dal bambino,
all’operaio, al campione… osservo molto e mi ispiro a qualsiasi cosa senta
utile per me. Non ho un riferimento, ma ammiro tutti coloro che riescono ad
alzarsi dopo una o più sconfitte (in qualsiasi campo). Ammiro anche la costanza
nell’alto livello”.
E’
importante sempre in ogni campo essere osservatori di se stessi, degli altri,
dell’ambiente, apprendere, capire e carpire, copiare e imitare e poi prendere
la propria strada, utilizzare propri mezzi, tecniche e fidarsi sempre del
proprio intuito.
Prossimi obiettivi e sogni realizzati e da realizzare? “Obiettivi record italiano. Sogno realizzato saltare più di due metri e vivere l’atletica
internazionale. Grazie, è stato un bel momento di riflessione”.
Elena Vallortigara - salto in alto indoor 2019 - (foto Andrea Bruschettini) è sulla copertina del mio libro “Sogni olimpici”, Aracne, Roma 2022 e nel libro vi è anche una mia intervista a Elena.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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