giovedì 25 febbraio 2021

Il percorso per diventare ultramaratoneta

Matteo Simone 

“La distanza mi ha chiamato” qualcuno dice, a volte è una chiamata che ti porta nel fantastico mondo delle ultramaratone. 

Qualcuno inizia per scommessa, per dimagrire, per caso e poi non si ferma più. Marco Zanchi, per esempio, ha iniziato per dimagrire e ha indossato diverse volte la maglia azzurra.

Altri provengono da altri sport e si trasformano, con una forte passione, in ultramartoneti determinati e convinti con tanta sicurezza ed autoefficacia elevata. Le potenzialità dell’essere umano sono inimmaginabili, si scopre per caso di essere portati per qualcosa per la quale siamo disposti a investire in tempo, fatica o danaro.

Ho chiesto a diversi atleti intervistati: Qual è stato il percorso per diventare un ultramaratoneta? Molti hanno iniziato per dimagrire, per caso, per esempio è interessante il racconto di Angelo Fiorini:

Il mio percorso per diventare ultramaratoneta, è stato molto graduale. Ho iniziato oltre 15 anni fa, spronato da un amico, a corricchiare nel parco per passare il tempo mentre i nostri figli si allenavano alla scuola calcio. La corsa non mi diceva gran che, ma giorno dopo giorno, km dopo km, la cosa cominciava ad intrigarmi soprattutto perché le gambe rispondevano bene alla fatica e il fiato c’era! Così mi sono iscritto ad una Società sportiva e ho iniziato ad allenarmi per fare qualche gara, prima da 10 km, poi la prima mezza maratona, la seconda, la terza e finalmente la voglia di provare la vera maratona: quella di Roma! È stato un successo personale, una grande soddisfazione per un traguardo che fino ad un anno prima neanche mi sarei sognato! E cosi con la consapevolezza di avere una capacità in tale disciplina, ho continuato e di maratone ne ho fatte in varie parti d’Italia. La svolta ci è stata quando ho cambiato società sportiva, iscrivendomi alla Società Villa de Sanctis, dove ho trovato un gruppo di veri ‘matti’ per la corsa, tanto da convincermi a fare la prima ultramaratona da 50 Km, la Pistoia Abetone, poi la 100km degli Etruschi poi la ventiquattr’ore, dove ho percorso 185 km, poi le Tre Cime Di Lavaredo sulle Dolomiti da 50 km circa e la Nove Colli di oltre 202 km tra i colli dell’Emilia Romagna! Nel giro di tre anni abbiamo partecipato a tante ultramaratone tanto da vincere per tre anni di seguito il campionato Iuta che è la formula uno degli ultramaratoneti tra società di tutta Italia”.

 
Alcuni hanno iniziato a fare atletica da piccoli come l’ex atleta della Nazionale Italiana Monica Casiraghi:
Ho iniziato a correre da bambina, prima gare veloci poi mezze maratone e maratone cercando sempre di migliorare, poi sono passata alle ultra, perché sentivo che quella era la mia strada; alla fine di ogni maratona potevo continuare ancora per km, e perché il mondo dell’ultramaratona è affascinante! La mia prima ultra è stato un mondiale di 100km, una sfida con me stessa!”.
 

Alcuni hanno iniziato a correre da ragazzi e poi dopo tanto tempo hanno riscoperto la corsa da adulti, un esempio è Laura Ravani:

Dopo un breve periodo di atletica durante la prima adolescenza, dovetti smettere a causa di infortunio, ma rimase sempre dentro di me la voglia di correre. Quando più tardi cominciai a fare snowboard e a trovarmi più volte a percorrere la strada che porta all’Abetone, stavo tutto il tempo appiccicata al finestrino, affascinata dal pensiero che tanti la percorrevano a corsa… mi è sempre sembrato più ‘etico’ raggiungere i luoghi a piedi anzi che in auto, comunque. Tanti anni dopo ancora, per l’esattezza 4 anni fa, ripresi a correre con l’obbiettivo, che allora mi sembrava quasi impossibile, di fare la Pistoia Abetone… poi in realtà è stato tutto veloce e naturale. All’arrivo della mia prima maratona, Firenze 2011, la sensazione fu: ‘già finita?’ Quindi il passo fu corto verso la Pistoia Abetone, poi le 6 h, infine le 24 h, le 100 km ecc.”
 

Altri atleti da ragazzi già volevano fare il passo più lungo della gamba, da minorenni volevano partecipare a gare impegnative, per esempio Enrico Vedilei:

La mia prima gara, a 12 anni, fu di 21km perché in quei tempi (1976) non sapevo che bisognava farne di meno per essere competitivi. Poi l’ho capito e ho cominciato a correre le gare corte e idonee per la mia età. Dopo aver raggiunto i limiti, ho voluto provare a correre la maratona e dopo 5 anni mi sono spinto più in là con l’ultramaratona.” 


Alcuni iniziano per dimagrire e poi scoprono la passione per la corsa esagerata come
l’atleta della Nazionale Italiana Marco Zanchi:

Corro da oramai 15 anni, tutto cominciato per dimagrire, dopo pochi anni ho intrapreso la strada delle gare, un vizio che avevo già quando correvo in moto di trasformare la passione in competizione. Ho cominciato a correre anche in montagna skyrace e skymarathon, poi con il passare degli anni ho aumentato le distanze quando nel 2010 ho affrontato la mia prima Ultratrail la Lavaredo di 90km dove ho concluso al 2° posto e da allora ho intrapreso questa strada delle ultra distanze che in Italia non avevano ancora successo.”
 
C’è chi viene da altri sport e per caso ha scoperto la corsa e se ne è innamorato sperimentando di riuscire, come Ricardo Borgialli:
Io arrivo dal calcio, dai 6 ai 21 anni ho vissuto 15 anni di calcio in cui ho raccolto anche delle belle soddisfazioni, non ero scarso, anzi! Poi però finite le scuole superiori mi sono trasferito a Pavia per frequentare l’università, tornando a casa tra le montagne solo nel weekend, lì ho cominciato a staccarmi sempre più dal mondo del calcio e complice un mio grande amico che da un annetto si era dato alla corsa in montagna, ho deciso di provarci. Ho iniziato con una gara da 8km, senza allenamento particolare, e sono andato molto bene. Un mese dopo scalpitavo già per il mio primo mini-trail (17km in Valle Antigorio), era nata la passione, meno di un mese dopo infatti ero già passato ad una gara da 20 km. Dopodiché ho continuato, anno per anno, ad aumentare le distanze cercando di trovare quella più adatta a me, da un anno mi trovo molto bene e ottengo buoni risultati a correre le gare da 50-55km (con dislivelli in media di 3000-4000m).

 

Tanti pensano che per fare ultramaratone bisogna massacrarsi di chilometri, qualcuno pensa che per fare una 100km bisogna prima provarla in allenamento, ognuno ha le sue teorie e i suoi timori, interessante la testimonianza di Marco Dori:

Non ho una grandissima costanza negli allenamenti e la prima 100 km è nata per caso. Per prepararmi a questa ho corso due maratone (Roma e Padova) a distanza di un mese l’una dall’altra, poi ho fatto un allenamento di 30 km e per finire uno di 65 km. Dopo la prima 100 km ho mantenuto un allenamento costante (ma in ogni caso non corro più di due volte alla settimana, spesso solo una volta).

 

Molti provengono dal ciclismo come Alina Losurdo:
Ho sorriso un po’ a leggere questa domanda a dire il vero, sono molto autoironica e se penso a quanta strada ho fatto negli ultimi 4 anni ne sono molto fiera. In realtà il mio fisico è più portato per stare su una bici in un velodromo e cercare l’adrenalina che la velocità può dare, ma da una scommessa con me stessa ho iniziato ad appassionarmi alle Ultra. Ho avuto un passato da giovane ciclista. Io sono stata operata 2 volte al ginocchio dx di riallineamento rotuleo e entrambe le volte ho avuto un lunghissimo periodo di riabilitazione (8/12 mesi), la seconda volta (2008) l’ortopedico mi aveva dato poche possibilità di tornare a far sport ma solo camminare e star bene ma durante il periodo riabilitativo ho messo tutto il mio impegno per rafforzare la zona del quadricipite e tornare a far sport, ho iniziato con una stagione leggera di triathlon senza pretendere lunghe distanze, a novembre 2009 senza nessuna preparazione decido d’affrontare la prima maratona contro il parere dell’ortopedico e mi porto a casa un tempo che adesso faccio da ‘pacer’ delle volte 4h45. Ricordo ancora l’emozione, poi un paio di maratone nel 2010 e dal 2011 ho iniziato le Ultra anche qui con allenamenti fai da me e scarsi risultati e alla fine nel 2013 mi sono affidata a mani esperte e raccolgo i frutti del suo sapere e di una buona intesa.”
 

Alcuni riprendono dopo un infortunio e scoprono le lunghe distanze come una terapia, per esempio Andrea Accorsi:

Dal punto di vista atletico ho accelerato i tempi. Da ragazzino correvo con scarsi risultati i 100 e 200 mt. Dopo anni di totale inattività, a seguito di un piccolo aneurisma cerebrale ho ripreso a ‘muovermi’ come terapia riabilitativa. Da lì non mi sono più fermato e forse sono rinato, passando dalla maratona ai 100 km nel giro di 1 anno. Avevo 33 anni e una deriva psicofisica preoccupante. Oggi, dopo 15 anni trovo ancora la voglia e l’emozione di fare certe distanze come se fossero per me del tutto inesplorate.”
 
Interessante è la testimonianza di Marco Albertini:
Ho iniziato a partecipare a delle maratone facendomi spingere da un gruppo conosciuto tramite amici, nel giro di 3 anni, da questo si è creata un’importante associazione a Prato. Successivamente, siccome io volevo partecipare a gare di diverso tipo rispetto a quelle che organizzavano loro per le persone disabili, appunto le ultramaratone, sono uscito dall’associazione e ho continuato per conto mio con un amico che mi spinge.” 


A volte su invito di amici, parenti o medici ci dedichiamo ad attività per noi sconosciute o che non abbiamo mai avuto modo o occasione di praticare o di interessarci e come per magia gradualmente ci accorgiamo di diventare quasi dipendenti, ci accorgiamo che tali attività, tali interessi per qualche motivo ci procurano benessere, ci fanno sperimentare situazioni piacevoli.

Matteo SIMONE  
380-4337230 - 21163@tiscali.it   
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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