Psicologo,
Psicoterapeuta
Il Cus Pro patria Milano ha piazzato 4 atleti tra i primi 7 atleti arrivati di cui René Cunéaz, che vince la mezza maratona di Trecate in 1h05'31", precedendo il compagno di squadra Andrea Astolfi 1h06'40", gli altri due compagni di squadra Valerio Patanè e Michael Zagato si piazzano rispettivamente al al 6° posto in 1h09'49" e al 7° posto in 1h10'10".
Completano il podio maschile Michele Sarzilla 1h06'57", CUS
Insubria Varese Como.
Sara Brogiato, C.S. Aeronautica
Militare, vince la gara femminile in 1h12'44" stabilendo la sua miglior
prestazione precedendo Martina Tognin, DK Runners Milano 1h22'32" e
Claudia Gelsomino, P.B.M. Bovisio Masciago 1h23'22".
Di seguito approfondiamo la conoscenza
di René attraverso risposte ad alcune mie domande di qualche anno fa.
Che significa per te partecipare a una gara? “Al momento,
per me, lo sport vale molto. Però, per come lo sto vivendo, le gare sono
l’aspetto fondamentale. Nel senso che per come mi sto allenando ho bisogno di
gareggiare e confrontarmi con gli altri. Altrimenti non avrebbe senso e potrei
continuare a fare sport per stare bene, facendo molteplici attività con gli
amici o solo (corsa senza lo stress delle ripetute, bici, nuoto, tennis, sci,
ecc.).”
Ti
sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita?
“A mio parere i campioni sono quelli
che partecipano a manifestazioni importanti (Olimpiadi, mondiali, ecc.) o che
comunque corrono forte (per capirci, correre una maratona sotto le 2h10). Io mi
sento un dilettante abbastanza forte.”
Nel frattempo René ha dimostrato di
essere campione conquistando il titolo italiano di maratona 2019 a Ravenna.
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue
gare? “Io ho una sensibilità incredibile del mio limite. Sento se sto correndo
più piano o più forte della mia soglia. In maratona è un pregio. Quando provo
ad andare oltre faccio talmente tanta fatica che rischio di pagare lo sforzo
calando notevolmente il ritmo. Per questo molte volte, in gare anche più corte,
mi stacco dal gruppo e continuo col mio passo. Molti atleti, solitamente, li
riprendo nel finale di gara.”
Importante essere presenti a
se stessi, esercitare tanta attenzione nei confronti di se stessi, approfondire
la conoscenza personale, tutto questo lo sport permette di essere e fare, di
conoscersi per conoscere proprie risorse, caratteristiche e qualità ma anche
per conoscere i propri limiti.
La
gara della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle?
“Di gare belle ce ne sono state
tante ma quelle che in assoluto mi hanno dato più soddisfazione sono state le
due maratone da 2h15. La prima a Firenze 2015 perché non mi aspettavo di
correre così forte alla mia terza maratona; la seconda a Francoforte 2016 perché
ho corso con una facilità paragonabile a Firenze ma con una chiusura nel finale
più forte e con un margine nella parte centrale di gara che mi dà la
consapevolezza, sempre che la preparazione vada per il verso giusto senza
infortuni e con la giusta motivazione, di poter scendere sotto le 2h15 nei
prossimi anni.”
Lo sport è una vera palestra di vita,
insegna a conoscersi, sia il proprio corpo, le sensazioni che sperimentano
nelle varie fasi dello sport dagli allenamenti alle competizioni che comprendono
il pre-gara, la gara e il post-gara; lo sport insegna a provare a far meglio, a
osare, a cercare di alzare gradualmente l’asticella attraverso strumenti fisici
e mentali, fidandosi e affidandosi a se stessi e a qualcuno più esperto.
Cosa ti fa continuare
a fare sport? “Quello
che non mi fa mollare è la determinazione nel voler ottenere un risultato
prefissato ed il calore e la fiducia della gente nei miei confronti e dalla mia
famiglia.”
Lo sport aiuta a conoscersi, a far parte
di un gruppo a rispettare regole ma anche a diventare competitivi, ad ottenere
il successo, a migliorare tanti aspetti tecnici e mentali per affrontare al
meglio la competizione che comporta non solo forza e resistenza ma anche
capacità di concentrazione, focalizzazione e tanto altro.
Nel
tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa
devi fare attenzione? “I
rischi maggiori nell’atletica sono gli infortuni. Bisogna ascoltarsi e non
forzare quando si hanno dei sintomi strani.”
Essere atleti significa sapersi gestire,
diventare manager di se stessi, capire come allenarsi ma anche come nutrirsi,
bisogna sapersi documentare e avvalersi di professionisti che possano
consigliare i migliori accorgimenti tesi al benessere prima di tutto e poi alla
performance.
Quali
condizioni fisiche o ambientali ti hanno indotto a fare una prestazione non
ottimale? “Le prestazioni peggiori
le ho effettuate in condizioni climatiche estreme come a Zurigo o quando si
presentava la fitta al fianco destro (detto comunemente fitta al fegato) ma
curato con l’alimentazione togliendo latticini e lieviti.”
Nello sport cosa e chi ha contribuito al tuo benessere o performance? “Con la testa che ho, per cercare di
migliorare, in questi anni ho speso parecchio tempo in tanti piccoli dettagli.
Dai video durante la corsa per migliorare l’efficienza tecnica
all’alimentazione per eliminare i dolori alla pancia ed al fegato durante le
corse prolungate. Questi sono i fattori che ho curato maggiormente. Nei miei
miglioramenti parte del merito è dato al mio allenatore Giorgio Rondelli che mi
segue dal primo allenamento di atletica. Un’altra parte importante la ricoprono
i miei genitori perché mi aiutano in ogni cosa perché ci tengono a vedermi
felice dopo i risultati ottenuti.”
Dietro l’atleta c’è un mondo di persone
che coccolano, sostengono, supportano, consigliano, fanno il tifo.
Familiari
e amici cosa dicono circa il tuo sport? “I miei familiari mi assecondano, mi
aiutano e mi spronano quando le cose non vanno bene. Gli amici della corsa mi
aiutano alcune volte negli allenamenti e gli amici che non fanno parte
dell’ambito sportivo, visti anche i risultati che sto ottenendo, sono contenti
di quello che sto facendo.”
Per raggiungere l’eccellenza è opportuno non trascurare nessun aspetto che potrebbe
contribuire alla performance e al benessere dell’atleta. E’ opportuno affidarsi a esperti
dell’allenamento e avvalersi anche del supporto di famiglia
e amici.
Ritieni utile lo
psicologo dello sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “Quando facevo ancora sci di fondo,
avevo dovuto chiedere aiuto ad uno psicologo dello sport per tranquillizzarmi
nei giorni precedenti alla gara. Dormivo male negli ultimi giorni ed arrivavo
alla gara senza energie. Quindi per me può essere un ottimo aiuto a sconfiggere
l’insicurezza pre-gara che migliorerà le sensazioni in gara.”
Uno strumento in più per il benessere e la performance nello sport oltre
all’allenatore, al massaggiatore, al nutrizionista, al medico dello sport.
Cosa hai scoperto del
tuo carattere nel praticare sport? “Sono sempre stato molto introverso
e lo sport mi ha e mi aiuta ancora oggi ad essere meno chiuso. Quando corro le
mie insicurezze svaniscono.”
Lo sport aiuta ad essere più sicuri di se stessi, ad avere più fiducia, a
essere consapevoli di essere speciali in qualcosa, di avere delle doti
particolari. Lo
sport trasforma le persone, le rende più consapevoli delle proprie capacità,
possibilità e limiti; più fiduciosi in sé; più autonomi, responsabili; più
resilienti nel superare periodi di infortuni.
La
tua gara più difficile? “La
gara più difficile è stata la Maratona di Zurigo ad Aprile 2016. Dopo una buona
preparazione le cose non sono andate come speravo. Alla partenza mi sono
trovato con grandine, pioggia e freddo. In gara ha iniziato a scendere una neve
bagnata e cosi, al km 10 ero già bagnato. Col freddo che vi era ed essendo in
pantaloncini e canottiera ho dovuto fermarmi a metà gara. Ci siamo fermati in
tanti dei top runner e siamo finiti all’ospedale per principio di ipotermia. Da
dimenticare.”
Si apprende sempre dall’esperienza comprendendo cosa e
come fare in casi analoghi.
Quale
messaggio vuoi rivolgere ai ragazzi per farli avvicinare a questo sport?
“Quello che dico ai giovani è di
andare avanti fin quando c’è il divertimento. Lo sport non deve essere un peso
e bisogna comunque conciliare tutto nel modo migliore (vita, lavoro, studio,
divertimento e sport). Poi i sacrifici devono esserci per ottenere qualcosa ma
mai abbattersi quando le cose non vanno perché dopo il temporale esce sempre il
sole.”
Lo sport diventa un ottimo insegnamento alla vita e
un’ottima educazione che si affiancano ai sistemi famigliari e scolastici. Importante intravedere
sempre una luce al di là del tunnel.
A volte da subito si comprende quali
possono essere le nostre capacità, intenzioni, possibilità, passioni e tutto
diventa facile, possibile, raggiungibile; si riescono a fare cose straordinari
e con facilità e considerate strane e bizzarre dai non addetti ai lavori.
Un
episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Un episodio simpatico è successo
alla maratona di Milano al mio esordio sulla distanza. Dal km 13 mi si è
affiancato il mio allenatore Rondelli in bicicletta spronandomi ed incitandomi
verso il traguardo. Continuava a dirmi di puntare quelli davanti a me e quando
io li passavo lui iniziava con quello davanti. Quando si è accorto che davanti
c’era il buco e non potevamo più prendere nessuno dei fuggitivi, mi ha urlato
di puntare la Madonna e di non mollare.”
Se hai qualcuno che crede in te, riesci a fare l’impossibile, ad andare più
forte di quanto immagini, ti affidi alle parole del tuo allenatore che ti
conosce meglio di te grazie alla tanta esperienza con il lavoro di tanti
atleti.
Quali
sensazioni sperimenti nello sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara)? “Nel
pre-gara, solitamente sono teso e nervoso ma poi lo scarico in gara. Durante la
competizione sono concentrato sul ritmo e sulle sensazione. Nel post gara
escono le emozioni sia positive sia negative in base al risultato.”
La mente degli atleti è affollata di
pensieri, dubbi, certezze, sensazioni ed emozioni. Importante è saper
riconoscere e gestire il tutto senza panico e stress ma con la consapevolezza
che tutto ha un senso, tutto cambia si tratta di sapersi controllare e
lasciarsi andare all’esperienza.
Hai
rischiato di incorrere nel doping? Un messaggio per sconsigliare il doping?
“Sinceramente non saprei neanche da
che parte iniziare per doparmi. Ho letto alcuni libri di ciclisti e sono
rimasto sconvolto. I dopati dovrebbero radiarli a vita alla prima furbata senza
dare altre possibilità. Chi entra nel giro del doping avrà sempre un debole.
Poi, però, visti i numerosi casi di coperture di atleti da parte delle proprie
federazioni mi si rivolta lo stomaco. C’è sempre qualcuno che paga per tutti e
questo non va bene nel sistema. Per me lo sport è vita, il doping è morte. Non
saprei cosa dire. Le controindicazioni le conoscono tutti e nonostante ciò
molti atleti non ci pensano. Un po’ come chi fuma e compra i pacchetti con le
scritte che il Fumo Uccide ma ci ridono sopra. Evidentemente per questa gente è
meglio vivere da leoni un giorno…. Nel ciclismo, a differenza, lo fanno perché
rischiano di rimanere senza il loro lavoro e devono trovare una soluzione.”
Lo sport è vita, sensazioni, fatica, emozioni. Il doping è falsità, droga,
malattia, vergogna, morte, anche no al doping. A volte per alcuni
diventa un percorso obbligato per sentirsi disperati se non guadagnano o
vincono attraverso lo sport, per alcuni lo sport è vita a tutti i costi, non
hanno un piano B.
Nella
vita si fanno delle scelte importanti ogni giorno, c’è da trovare un giusto
equilibrio tra i vari orti da coltivare: lavorativo, familiare e individuale.
Come
hai gestito e superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?
“Le sconfitte le ho sempre superate
grazie alla passione che ho per lo sport. Dopo una pessima prestazione la
voglia di correre è maggiore al risultato non ottimale. Poi nell’arco della
stagione ci sono anche le buone prestazioni che mi fanno dimenticare le
sconfitte.”
E’ importante focalizzarsi
sul bicchiere mezzo pieno, non fissarsi sulle sconfitte o crisi ma pensare a
quello di buono che si è fatto.
Prossimi
obiettivi? Sogni da realizzare? “I
miei sogni sono ancora tutti nel cassetto. Non sono molti ma spero tra qualche
anno di poterli realizzare. La vita non si sa mai cosa ci può riservare ma
bisogna sempre crederci fino in fondo. Chissà che questi sogni non escano da
questo piccolo cassetto.”
Un’intervista a René è
riportata nel mio ultimo libro “Maratoneti e Ultrarunner. Aspetti psicologici
di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
Psicologo,
Psicoterapeuta
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html
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