Record italiano ed europeo 50km in 3h24’23”
Il 28 febbraio 2021 Stefano ha stabilito il record del mondo su tapis roulant sulla distanza di 50 miglia in 5h44’ e record italiano ed europeo 50km in 3h24’23”.
Il precedente detentore sulle 50 miglia era di Vito Intini in 5h57’31” stabilito nel 2014. Anche i precedenti record italiano ed europeo dei 50 km appartenevano a Intini.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Stefano attraverso risposte ad alcune mie domande.
Cosa e chi ti hanno permesso di fare questo record? “Durante il lockdown di marzo 2020 ho deciso di provare a battere un record e una volta deciso quale record provare a battere ho pensato subito alla palestra McFit di Pavia per l’appoggio logistico. La direttrice Ilenia Cavallotti, Luca Torresan e lo staff mi hanno affiancato nell’ organizzare la giornata e preparare tutto il necessario tenendo conto delle norme COVID vigenti. Un grande aiuto è venuto anche dal mio staff di professionisti che mi seguono tutto l’anno in preparazione delle gare (il fisioterapista, il personal trainer, l’allenatore, e mia famiglia che mi sostiene sempre)”.
Stefano è entrato nel mondo degli ultrarunner e da subito ha deciso di fare cose in grande per farsi conoscere, per mettersi alla prova, per cercare di essere selezionato per rappresentare l’Italia in competizioni internazionali indossando la maglia azzurra. E considerato che questo lungo periodo ha un po’ tarpato le ali a tanti, lui ha deciso comunque di impegnarsi e cercare una soluzione ‘per cercare di trasformare i suoi sogni in realtà e così è riuscito a trovare modalità per allenarsi in sicurezza e rispettando le regole e anche qualcuno che lo sostenesse nelle sue imprese e sfide organizzando un setting di gara per cercare di fare cose esorbitanti come un record italiano, europeo e addirittura mondiale togliendolo a un grande esperto di ultramaratone, il famosissimo pugliese Vito Intini che ancora detiene il record mondiale di corsa su tapis roulant su 24 ore. Cosa c'è dietro un record? “C’è una grande passione per lo sport che mi porta a lavorare sia fisicamente che mentalmente, a sopportare i duri allenamenti e anche i momenti di studio del regolamento per l’omologazione del record e tutta una serie di documenti del quale mi sono dovuto occupare personalmente”.
In effetti dietro un record oltre a tanto impegno, sacrifici, determinazione, ci vuole innanzitutto tanta passione e piacere nel faticare, poi ci vuole tanta fiducia in se stessi, e anche tanta documentazione per studiare e comprendere come fare le cose fatte bene.
Una volta deciso l’obiettivo e le modalità per raggiungerlo, si tratta di organizzarsi in allenamenti fisici e mentali perché si tratta di uno sport prolungato di fatica e di endurance, dove la testa potrebbe fare brutti scherzi, potrebbe bloccare la persona, potrebbe farlo demotivare nei suoi allenamenti faticosi. Ora cosa vedi davanti a te? “Ora dopo una settimana di riposo voglio riprendere gli allenamenti per le 6 ore su strada e cercare la qualificazione per i mondiali”.
Dopo un record del mondo si potrebbe pensare che la strada di Stefano potrebbe essere in discesa e invece bisogna essere sempre pronti e preparati per confermare il suo stato di forma continuando a dimostrare di valere in gare di lunga distanza.
Cosa hai scoperto di te stesso? “Ho scoperto che se voglio anche nelle difficoltà riesco a resistere e a trovare me stesso e la forza di reagire sempre”.
Questo l’ha dimostrato pienamente Stefano, in un periodo dove quasi tutto è fermo, bloccato, congelato, lui è riuscito a trovare le risorse, le modalità, le opportunità per allenarsi, per non fermarsi, per continuare a seguire i suoi piani, programmi e direzioni che lo portano al successo, alla fama, alla sfida, alle imprese.
Momenti critici durante la prova? “Verso il 33 km ho incominciato a sentire un dolore forte al bicipite femorale di destra dovuto all’ammortizzamento del tapis roulant, dolore che mi ha accompagnato fino alla fine della gara”.
Come fare a continuare con l’infortunio? Bisogna conoscersi bene, e organizzarsi dal punto di vista del carico di lavoro nel portare a compimento la propria impresa senza rischiare di farsi del male, ma gestendo il lavoro fisico che non è di intensità ma di resistenza, che può portarsi il dolore fino alla fine senza rompere niente. Quando e come ti sei reso conto che ce la potevi fare? “Nel momento in cui ho visto scattare le 5 ore di corsa sul quadrante del tempo ho capito che potevo farcela”.
Tutto sotto controllo sembrava essere l’impresa di Stefano, una grande capacità di essere paziente e fiducioso nel faticare correndo sul posto per tante ore che passano comunque nonostante il dolore e poi la consapevolezza di riuscirci pregustando la gioia estrema e la grande soddisfazione a coronamento di un lungo periodo di preparazione e avvalendosi di ogni aiuto alimentare e professionale consentito.
Come ti sei alimentato? “Ho bevuto liquidi per tutta la gara a distanze regolari alterando acqua a recuperi e sali”.
Nelle gare di lunga distanza è fondamentale l’alimentazione soprattutto liquida sperimentata in allenamento che possa reintegrare le energie spese.
Cosa hai raccontato a casa, amici, lavoro? “A casa tutti mi seguivano sia amici che parenti vicini e lontani per cui hanno sofferto con me fino alla fine e hanno tifato scrivendo commenti sulla diretta”.
È importante e di aiuto avere il sostegno di amici, familiari e fan, una grande condivisione della fatica, dell’impresa e poi della gioia.
Quali erano i pensieri favorevoli? “Sapevo che potevo farcela perché in allenamento su strada avevo ottenuto dei buoni risultati”.
Non si inventa nulla, si lavora duramente e si testa la propria forma fisica e mentale in allenamento per avere la consapevolezza di potercela fare.
Cosa diresti a Stefano di 10 anni fa? “Direi allo Stefano di 10 anni fa di non mollare e che fa bene a lottare per le proprie soddisfazioni sportive e a crederci sempre”.
In effetti per ottenere qualcosa bisogna lottare e crederci, impegnarsi e non mollare. In effetti per ottenere qualcosa bisogna lottare e crederci, impegnarsi e non mollare. Un’intervista a Stefano è riportata nel libro “Il piacere di correre oltre” (Il piacere di correre oltre dal punto di vista di uno psicologo dello sport). Sport & benessere 15 | ed. novembre 2022.
https://www.prospettivaeditrice.it/libro/il-piacere-di-correre-oltre-il-piacere-di-correre-oltre-dal-punto-di-vista-di-uno-psicologo-dello-sport/
In linea di massima, la passione della corsa permette alle persone di mettersi alla prova, di condurre un sano stile di vita, di salire su un treno fatto di fatica e gioie, di relazioni, di mete e obiettivi da costruire, di situazioni da sperimentare. Bisogna sviluppare consapevolezza delle proprie risorse e capacità, ma anche dei propri limiti: è necessario consolidare questi concetti per mantenere un buon equilibrio.
Nel nuovo libro di Matteo Simone Il piacere di correre oltre, l’autore riprende la sua consuetudine di parlarci di sport soprattutto attraverso il dialogo con gli atleti.
Leggere il testo di Matteo Simone ci permette di conoscere alcune dinamiche psicologiche che forse ignoriamo o per lo meno di cui non siamo consapevoli.
L’autore nota che ciascuno di noi, se lo vuole, può riuscire a raggiungere i propri obiettivi nello sport come nella vita, e così diventano più addomesticabili e gestibili, la fatica e la paura; al contempo si rafforza la mente, si eleva l’autoefficacia personale e si sviluppa la resilienza.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Nessun commento:
Posta un commento