Le donne si stanno dimostrando
fortissime atlete e nelle gare di endurance hanno tanta grinta e forza da
competere con gli uomini, è già successo quest’anno che alla gara nove colli
running, una delle più dure d’Europa la vincitrice assoluta è stata una donna
Americana a vincere il titolo di Uomo d'acciaio, Guajardo
Brenda (USA) che impiega 20h20'15'' per percorrere 202,4 km.
Ma
anche le donne italiane sono tanto forti e resistenti come Diana Marongiu che iniziando
da piccoli passi che lei usa chiamare “baby step”, nel dicembre del 2009 è
riuscita a battere il record maschile di scalinata di un edificio.
Dal 3 al 9 settembre con partenza e arrivo
da Cogne, si è corsa la prima edizione della «4K Alpine Endurance Trail Valle d’Aosta», la gara ai piedi delle cime più alte delle Alpi:
Monte Bianco, Monte Rosa, Cervino e Gran Paradiso. La gara femminile è stata
vinta dalla fortissima Francesca Canepa.
Di
seguito Francesca ci racconta la sua gara e la sua forte passione per
l’ultratrail.
Com’è stata l’esperienza di gara? “L'esperienza
di gara è stata completamente positiva. Rovinata solo dalle cadute che,
purtroppo nel corso della prima notte, hanno compromesso la funzionalità del
mio ginocchio e con essa il risultato finale. In realtà io puntavo al podio
assoluto, proprio perché fisicamente stavo benissimo e grazie a questo sono
appunto riuscita a godermi la gara. Il dolore è stato un aspetto fra tanto, ma
l'esperienza in generale, e soprattutto la possibilità di ripercorrere quei
sentieri dopo l'orrore del 2014 è stato stupendo.”
Il 2012 ed il 2013 Francesca Canepa
vince il Tor des Geants. Il Tor des Géants è considerata "il trail più
duro al mondo", con partenza ed arrivo a Courmayeur. La prova si svolge in
un tempo limite di 150 ore, in regime di semi-autosufficienza con l'atleta che
deve portare con sé l'indispensabile per la sussistenza e può rifornirsi
unicamente presso dei punti di assistenza prestabiliti. Il tracciato misura
circa 330 km per un totale di 24.000 metri di dislivello positivo. Lungo il
percorso sono previsti più di quaranta punti di ristoro, riposo e soccorso,
oltre a sette basi d'accoglienza (basi vita) che dividono il percorso in sette
settori.
Nel 2014 Francesca subisce accuse di
taglio di percorso nel Tor e viene squalificata ingiustamente.
Che significa partecipare ad una
prima edizione? “Una prima edizione può comportare il rischio che non tutto il
meccanismo sia perfettamente funzionante, ma qui non ci sono stati problemi di
nessun tipo. L'organizzazione è stata all'altezza dell'evento.”
Che significato ha per te questa
vittoria? “Questa vittoria ha rappresentato per me la chiusura di un cerchio:
tornare su questo percorso era necessario per la mia storia personale, e farlo
circondata dall'affetto e dal calore di tutte le persone che mi aspettavano e
tifavano è stato stupendo. Ogni km percorso mi rendeva più forte e più leggera.
Ogni sorriso per me curava le ferite mai sanate di quelle accuse deliranti e
della squalifica vergognosa che ne è conseguita. Con questa vittoria ho potuto
rimettere insieme i pezzi della mia anima.”
Vuoi ringraziare qualcuno per il tuo
benessere e la tua performance? “Ovviamente sì!!! Abbiamo Renato, mamma e
papà, Silvia e Giovanni. Per citare chi ha fornito un aiuto
sostanziale. Secondo me, solo chi divide con me anche la vita normale,
quella senza corsa, può essere realmente capace di ESSERCI quando la corsa dura
350 km. Servono persone che sappiano leggere nel mio cuore e che, soprattutto,
tengano al mio risultato quanto ci tengo io. E poi ci sono anche tutti coloro
che, seppur da lontano hanno voluto starmi vicino, tifare, e sperare nella mia
vittoria.”
Ora Francesca è serena, ha
ricomposto i pezzi della sua vita, ha avuto conferma della sua condizione
fisica e delle persone che gli stanno vicine. E’ importante avere persone
vicine che tifano per te, che si fidano di te, che contribuiscono alla tua
riuscita con il calore, con la presenza e vicinanza.
Cambia qualcosa ora? “No, in realtà
ora non cambia nulla perché io continuo a correre e ad affrontare altre gare e
nuove sfide. La sola cosa che forse è cambiata è appunto che adesso mi sento
più leggera, mi sono tolta in parte quel velo nero che il 2014 aveva steso su
ogni cosa. Quindi, semplicemente, mi sento più luminosa: di nuovo IO.”
Ha recuperato la sua persona.
Francesca ora è più leggera ma allo stesso tempo più ricca dentro. Emana pace e
serenità.
Hai ancora sogni progetti? “I miei
progetti in verità prendono forma in maniera del tutto casuale, in base alle
situazioni in cui mi imbatto e alle opportunità che di volta in volta vedo dischiudersi.
Non ho un piano preciso. Non ho gare iconiche che voglio fare per forza. Decido
più o meno giorno per giorno. Quello che so per certo è che sarò un'atleta per
sempre.”
Ora Francesca si sente svincolata da
tutto e da tutti, continua ad andare avanti come un treno più sicura e con
elevata autoefficacia.
Prossimi obiettivi? “Prossimo
obiettivo, che posso raccontare proprio perché è vicino, è il mondiale 100 km
su strada, dove vorrei migliorare il mio personale e possibilmente contribuire
a lottare per una medaglia di squadra.”
Sono contento del ritorno in
Nazionale per Francesca, sempre pronta a dare tutto per se stessa e per la
squadra.
Ci sono stati momenti difficili? “I
momenti difficili sono stati sempre e solo collegati all'intensità del dolore
al ginocchio. In salita e in piano ero fortissima e felicissima, nelle discese
più ripide è stato un inferno. I momenti peggiori sono stati intorno a
Valtournenche, dove ho dovuto considerare la possibilità di un ritiro. Il
dolore era ingestibile. Poi la pausa, la doccia, la mangiata e le cure mi hanno
permesso almeno di ripartire, pur con il dolore sempre presente. Da lì in poi
non mi ha più lasciata, e le discese, TUTTE, sono state un incubo.”
I momenti più belli e più brutti
delle giornate? “I momenti più belli sono stati quelli in cui persone che non
conoscevo mi dimostravano stima e affetto. Ho apprezzato molto anche le mie due
lunghe dormite di circa 2.40 l'una e i pasti nelle basi. In pratica vivevo per
mangiare e dormire, e così sono riuscita ad andare sempre in giro con il
sorriso. Stando bene. FELICE.”
Importante ogni tanto fare una
pausa, il punto della situazione, riprendersi un po’, recuperare,
microrecuperi, e poi con autoprotezione e se ci sono anche coccole, si riprende
alla grande con tanta forza e sicurezza.
Cosa vuoi dire alle donne del
mondo? “Non è che mi piacciano tanto queste domande. Chi sono io per
dispensare perle di saggezza? Dovendolo fare però, direi semplicemente alle
donne di non vivere secondo la dicotomia maschio femmina che ci viene inculcata
dalla nascita. Guardiamo piuttosto i leoni: chi caccia? Chi tiene le fila della
famiglia? Chi fa tutto? La femmina. Appunto. E allora anche nella
specie umana non vedo motivo al mondo per restare sempre un passo indietro. Bisogna
osare. E lottare. E godersi i risultati senza permettere a nessuno di sminuirli
o di farci sentire in colpa.”
Pari fatica, pari meriti, pari
gloria. La filosofia di Francesca è andare avanti, lottare, senza distinzione,
senza risparmiarsi, continuare allo stesso modo, essere artefici del proprio
benessere.
Cosa vuoi dire ai ragazzi e genitori
per farli avvicinare allo sport? “Qui andiamo ancora peggio. Ai ragazzi non
voglio dire nulla, perché credo che le parole non siano così utili. Suggerirei
loro piuttosto, di leggere le biografie di atleti che raccontano la loro
storia. Credo sia molto più potente apprendere grazie all'esempio. Leggere e
poi costruirsi un pensiero proprio. Leggere e arrivare a chiedersi ‘perché non
io?’. Leggere e poi provare a scrivere la propria storia. Ai genitori vorrei
proporre di aiutare i ragazzi ad individuare i propri talenti naturali, anziché
magari seguire le masse e fare lo sport che fanno tutti solo per moda. E se si
trova questo talento o comunque almeno un interesse, impegnarsi a eliminare la
parola IMPOSSIBILE dal vocabolario e ragionare solo sul modo per rendere
possibili i sogni. Lavorandoci, ovvio. Ma credendoci tutti: i ragazzi
hanno bisogno di sentire il tifo della famiglia. Hanno bisogno di sapere che
qualcuno crede in loro.”
Belle parole quelle di Francesca,
denotano una grande esperienza di vita da potersi affiancare a qualsiasi
educatore, lo sport per strada, all’aria aperta in autosufficienza è una grande
scuola di vita, bisogna crederci, sognare, realizzare sogni, superare crisi e
quant’altro, sviluppare consapevolezza, autoefficacia e resilienza, ha tanto da
trasmettere ed insegnare a Francesca per la enorme esperienza acquisita.
Con Francesca potremmo fare serate
dedicate o visite nelle scuole, siamo 2 atleti psicologi, entrambi competenti e
resilienti e disponibili ad intervenire.
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