Tante le donne che amano
correre libere nella natura, tra le tante ho avuto modo di conoscere
personalmente la campionessa Maria Chiara Parigi in occasione del raduno premondiale 2016 della nazionale italiana ultratrail presso la
splendida località di Badia Prataglia nei pressi di Bagno di Romagna.
Successivamente ho rivisto la Maria Chiara in occasione del grande trail dei
Monti Simbruini 2016 dove ha vinto la lunghissima gara femminile di 84 km.
Maria Chiara Parigi vanta una
medaglia di bronzo al Campionato del Mondo Trail - IAU del Galles 2013. Di recente,
Maria Chiara Parigi arriva terza assoluta e prima delle donne percorrendo 67 km
e 606 metri sul circuito di 1475 metri
con un dislivello di 51 metri.
Gentilissima Maria Chiara
nel rispondere al mio questionario volto ad approfondire il mondo degli
ultrarunner per la stesura del libro Ultramaratoneti e gare estreme di prossima
uscita. Di seguito le testimonianze della fortissima e simpaticissima atleta
Aretina.
Cosa significa per
te essere ultramaratoneta? “Penso di essere una Runner incallita che a volte ama
correre per tanto tempo e vedere quanto riesco a resistere. Se questo vuol dire
essere un ultra maratoneta, allora lo sono!”
Qual è stato il
tuo percorso per diventare un ultramaratoneta? “Non ho avuto un percorso, ho semplicemente
provato a sfidare me stessa allungando sempre più i tempi di sforzo!”
Cosa ti motiva ad essere
ultramaratoneta? “Amo pensare di poter fare di più anche se a volte il fisico
ti dà segnali di cedimento e lì sono le volte in cui penso di ridimensionarmi!”
Hai mai pensato di
smettere di essere ultramaratoneta? “Vorrei correre ancora per tanto
tempo quindi devo imparare a gestire le risorse rimaste!”
Hai mai rischiato
per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta? “Purtroppo
i Rischi ci sono stati e mi sono fatta male più volte. Da allora cerco di stare
più attenta anche se vuol dire andare più piano!”
Prossimi obiettivi? Riprese
un po’ di forze fisiche sto provando a ripartire anche con le gare! La
mentalità è un po’ cambiata perché cerco di godere di più di ciò che la vita mi
sta dando e allora anche la corsa ne è entrata a fare parte! Non per questo
vuol dire meno impegno ma più consapevolezza di quello che il mio fisico riesce
ancora a fare e soprattutto nutrirmi della bellezza che la natura ci offre!
Dopo aver visto l’UTMB da spettatrice ho capito che il Trail è per me amore
incondizionato e non posso fare solo da spettatrice! Il mio posto è tra le
montagne e se il lavoro, la famiglia e gli infortuni non aiutano ho il bisogno
di questo mondo perché lo sento mio! Nel mio futuro vedo solo passi e sentieri
senza limiti o condizionamenti!”
Hai sperimentato
l’esperienza del limite nelle tue gare? “Il limite non esiste, esiste il
meglio e il meglio l’ho avuto in alcune gare tra cui il mondiale!”
Quali i meccanismi psicologici
ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme? “I meccanismi psicologici sono
le incertezze che abbiamo e quando andiamo in gara significa superarle! È un
modo per sapere che sono capace di superare anche ciò che mi fa paura!”
Quale è stata la
tua gara più estrema o più difficile? “La più difficile è stata la
UTLO (Ultra Trail del Lago d'Orta)! Fatta senza un minimo di
preparazione e portata a casa comunque!”
Quale è una gara
estrema che ritieni non poterci mai riuscire a portarla a termine? “Vorrei
fare il Tor des Geants ma allo stesso tempo non mi sento
pronta! Spero un giorno di riuscirci!”
C’è una gara
estrema che non faresti mai? “Non esiste una gara che non farei, almeno ci
proverei.”
Cosa ti spinge a spostare sempre più
in avanti i limiti fisici? “Ora non sposto più i miei limiti fisici! Ora li
conosco e li gestisco.”
Cosa pensano i
tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme? “I miei
familiari ora mi capiscono, prima pensavano che perdessi tempo! I miei amici mi
ritengono matta ma nel senso positivo!”
Che significa per
te partecipare ad una gara estrema? “Partecipare ad una gara estrema
vuol dire stare concentrati e fare del mio meglio senza mai perdere di vista la
salvaguardia della mia vita!”
Ti va di raccontare un aneddoto? “Aneddoti
sono le crisi lungo il percorso che mi fanno fare di tutto ma poi passano ed è
un po come risorgere!”
Cosa hai scoperto
del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “Del mio carattere ho scoperto di
essere una romantica, che la natura è parte di me e che combatto per ciò che
voglio fino allo stremo delle forze!”
Come è cambiata la
tua vita famigliare, lavorativa? “La vita familiare e lavorativa non
è cambiata perché la famiglia viene prima e il lavoro non posso fare
diversamente!”
Se potessi tornare
indietro cosa faresti? O non faresti? “Non cambierei nulla, avrei voluto
conoscere il trail prima, a 20 anni ero già testarda per farlo e il fisico
sicuramente era molto più forte!”
Usi farmaci, integratori?
Per quale motivo? “Uso
integratori perché mangio male e eutirox per la tiroide! Non funziona!”
Ai fini del
certificato per attività agonistica, fai indagini più accurate? Quali? “Faccio
controlli su tutto! Dai 40 anni si ha un po’ più di paura e ci tengo a avere la
prerogativa di poter durare a lungo!”
E’ successo che ti
abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva? “In tanti
mi dicono che mi usuro ma bisogna vedere chi te lo dice! Di solito sono persone
sedentarie!”
Hai un sogno nel
cassetto? “Il mio sogno è di vedere più possibile il mondo con tutti i suoi angoli
anche i più remoti camminando e correndo!”
Psicologo, Psicoterapeuta
Gestalt ed EMDR
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