giovedì 15 settembre 2016

Lisa Borzani, la piccola gigante Regina del Tor des Géants 2016

Matteo SIMONE

Sempre positiva, sempre con il sorriso, amante della natura, libera di correre e volare nei sentieri naturali partecipando a gare sempre più ardue ed impegnative, nazionale Italiana Ultratrail salita sul podio il 2015 con il resto della squadra femminile per ricevere un bronzo mondiale, corona anche il sogno di arrivare prima donna al Tor dei Giganti della Valle da Aosta dopo essere arrivata nei due precedenti anni sempre seconda.
Il Tor des Géants con partenza ed arrivo a Courmayeur, è considerato "il trail più duro al mondo", il tempo limite è di 150 ore, in regime di semi-autosufficienza, il tracciato misura circa 330 km per un totale di 24.000 metri di dislivello positivo, e la Regina quest’anno è la padovana Lisa Borzani che ha tagliato il traguardo dopo 91 ore e 9 minuti e classificandosi 7^ nella classifica generale arrivando giovedì 15 settembre 2016 alle 5,10 del mattino.
Approfondiamo ola conoscenza della piccola Gigante del Tor 2016 attraverso le risposte ad un mio questionario.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta? “Nel senso stretto del termine significa percorrere distanze superiori ai classici 42 km, in senso più ampio per me significa amare correre su strada o per sentieri per un periodo di tempo abbastanza lungo da far entrare in gioco variabili diverse oltre a quelle della classica “gara di corsa” variabili che riguardano l’ambiente esterno ma anche il proprio intimo modo di vivere la lunga distanza.”
Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta? “La voglia di pormi degli obiettivi anche ‘importanti’ come distanza o dislivello (nell’ultratrail) e di cercare di lavorarci su per raggiungerli.”
Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme? “La voglia, l’entusiasmo, la serenità interiore e con chi ti sta accanto sono per me elementi psicologici fondamentali.”

Passione, entusiasmo, serenità diventano meccanismi psicologici indispensabile per continuare a far bene ed avere sempre stimoli che ti spingono a fare di più e sempre meglio.
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici? “La curiosità e la voglia di vedere se ce la posso fare, sempre con la consapevolezza che non sono un super eroe e che quindi posso anche fallire perché fa parte del gioco.”
Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme? “Paolo, il mio compagno, condivide tutto con me: allenamento, gare, preparazione e questo oltre ad essere stupendo per me è anche una bellissima fonte di forza. Mia mamma dice il rosario tutte le sere affinché il Signore mi convinca a smettere perché teme che io, abbastanza minuta, possa consumarmi del tutto!! Mio papà però è mio segreto complice! I miei amici che praticano anche loro le ultra mi capiscono benissimo, Gli altri un po’ meno ma mi supportano ed incoraggiano lo stesso.”
Che significa per te partecipare ad una gara estrema? “Significa mettermi in gioco, provare a raggiungere l’obiettivo prefissato, iniziare un’avventura ‘programmata’ e preparata.”
Come è cambiata la tua vita famigliare, lavorativa? “Devo cercare di “incastrare” tutto: lavoro, famiglia e sport perché le ultra richiedono indubbiamente tante ore da dedicare all’allenamento. Ho però la fortuna di condividere tutto con il mio compagno perciò risulta tutto più facile.”
Quale può essere un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi a questo sport fatto di fatica, impegno, sudore, sofferenze? “Un messaggio che secondo me è bene passare ai ragazzi è che in questo sport, come nella vita, è importante mettere passione, dedizione, voglia ed impegno in ciò che si fa perché la cosa importante non è vincere (anche se ciò può far piacere ovviamente!) ma sentire di ‘aver dato tutto’ quando si taglia il traguardo. Credo che sia importante passare questo messaggio perché, appunto, la società di oggi è quella che esalta solo chi APPARE VINCENTE a scapito di chi invece mette impegno, fatica e cuore in quello che fa.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta? “Sono partita dalle gare su strada e dalla maratona corse per le prime volte per seguire le ‘orme’ di mio padre, anche lui maratoneta. Poi con il tempo mi è venuta voglia di provare una 50km e poi il mitico Passatore di 100km. Infine, grazie al mio compagno Paolo amante della montagna, ho scoperto l’ultratrail.”

Lisa scommette continuamente su se stessa, allenandosi e preparandosi continuamente per percorrere e gareggiare su sentieri sempre più lunghi ed impervi ponendosi obiettivi sempre più importanti e facendo di tutto, non trascurando nulla, per portarli a termine.
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “Il Tor des Geants, ma è stata anche l’esperienza più bella che abbia mai sperimentato!”
Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme? “Paolo, il mio compagno, condivide tutto con me: allenamento, gare, preparazione e questo oltre ad essere stupendo per me è anche una bellissima fonte di forza. Mia mamma dice il rosario tutte le sere affinché il Signore mi convinca a smettere perché teme che io, abbastanza minuta, possa consumarmi del tutto!! Mio papà però è mio segreto complice! I miei amici che praticano anche loro le ultra mi capiscono benissimo, Gli altri un po’ meno ma mi supportano ed incoraggiano lo stesso.”
Ti va di raccontare un aneddoto? “Uno che mi piace è questo. Alla fine del mio primo tentativo di ultratrail di 50km arrivai al traguardo 3 ore dopo il mio compagno e, quasi in lacrime per la troppa fatica provata gli dissi: ‘mai più!! asfalto tutta la vita!!’. Poi l’anno successivo cominciai ad allenarmi per il Tor des Geants.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta? “Che a volte (non sempre purtroppo!) io (come chiunque altro) posso trovare dentro me delle risorse fisiche e mentali che non immaginavo lontanamente di possedere.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? “Integro le vitamine A, C ed E perché sono potenti antiossidanti che servono per combattere le vagonate di radicali liberi che produciamo con la corsa.”
Hai un sogno nel cassetto? “Si ma non si dice senno non si avvera!!!”
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Si, credo di sì. Al Tor des Geants quest’anno (2014) sono arrivata al ‘limite’ non tanto dal punto di vista della gestione della fatica bensì da quello della gestione del sonno. Le prime tre notti di gara ho gestito la carenza di sonno con dei micro sonni ma l’ultima notte (la quarta) è stata dura e credo di essere arrivata proprio al limite delle mie possibilità in tal senso.”
 
Come la maggior parte degli ultramaratoneti anche Lisa ha sperimentato l’esperienza del limite perché ti puoi preparare quanto vuoi, puoi avere passione, predisposizione ma dietro l’angolo ci può essere sempre un imprevisto che ti coglie di sorpresa, l’importante è non farsi trovare impreparato e cercare di gestirlo nel miglior modo possibile facendo leva sull’esperienza acquisita nello sport e nella vita e considerando che per ogni problema c’è almeno una soluzione a disposizione e che quando sembra di non poterne proprio più, se sei fiducioso una porticina da aprire per attingere nuove energie, nuove soluzioni la trovi.
Libri sulla psicologia dello sport e del benessere sono anche reperibili presso Frizzi e Lazzi, negozio di “Scarpe running e non solo” sito in Manfredonia Corso Manfredi 303.

Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
CONTATTI: 380.4337230 – 21163@tiscali.it

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