Ero la metà degli altri fisicamente!
Matteo SIMONE
Per essere performanti e sperimentare successo non basta il fisico ma anche una grande forza mentale, di seguito Gianluca ci racconta la sua esperienza di atleta.
Ti sei sentito campione nello sport
almeno un giorno della tua vita? “Si, quando ho vinto una gara sulla spiaggia
organizzata da Radio Deejay. Avevo 25 anni e ho battuto gente molto più in
forma di me usando la testa dove il fisico non arrivava, e sono riuscito a
stupire anche lo speaker che era smaccatamente contro di me (aveva anche ragione,
ero la metà degli altri fisicamente!)”
Qual è stato il tuo percorso per
diventare atleta? “Mi è sempre
piaciuto lo sport e ne faccio molto da oltre 15 anni, ma 5 anni fa ho deciso di
provare a spingere un po’ di più di quanto avessi fatto fino a quel momento è
ho iniziato a praticare sport a livello agonistico.”
Hai
dovuto scegliere nella tua vita di lasciare uno sport a causa di studio o lavoro? “No, ma ho dovuto rallentare molto, ed in alcuni
momenti anche abbandonare, per la nascita delle mie figlie e i loro primi anni.”
Quali fattori hanno
contribuito al tuo benessere o performance? “I fattori che
contribuiscono maggiormente sono quelli psicologici, cioè il pormi degli
obiettivi e raggiungerli. La motivazione nasce da questo e spinge il fisico.”
A volte è la testa che spinge il
fisico, puoi essere fisicamente aitante e forte quanto vuoi ma se non ci metti
la testa non vai da nessuna parte, il corpo si rifiuta. La testa può convincere
te stesso ed il corpo che se vuoi puoi, la testa può far credere te stesso
delle tue capacità e quindi farti impegnarti per raggiungere gli obiettivi
prefissati in modo da trasformare i sogni in realtà.
Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? Usi farmaci, integratori? Per quale
motivo? “Prima della gare carico carboidrati (almeno 3 ore prima, o la sera
precedente) e poco prima dell’inizio al massimo consumo un gel. Dopo la gara
reintegro prima che posso i sali minerali e un po’ di carboidrati, poi con più
tempo a disposizione mangio anche altro per completare il recupero. Non faccio
uso di farmaci e nemmeno integratori se si esclude un po’ di soluzione salina.
Non uso farmaci perché per fortuna non ne ho bisogno. Sono piuttosto robusto di
salute e mi ammalo raramente, per cui l’uso di farmaci mi risulta molto raro
per la salute, e totalmente estraneo per altri motivi.”
La gara della tua vita, dove hai sperimentato le emozioni più belle? “La
prima Spartan Race a Roma. E’ stato il mio esordio in questo tipo di gara e ne
conservo un bel ricordo anche se è stata corta e organizzata non benissimo.”
Cosa
pensano familiari e amici della tua attività? “Che sono un pazzo a
fare queste gare a 46 anni, specialmente per quanto e come devo allenarmi per
poterle fare bene.”
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Alla
prima Inferno Run mi aspettavo di trovare delle pozze o punti in cui avremmo
dovuto guadare qualche metro e invece mi sono trovato a dover nuotare 20 metri
e poi ripartire a correre fradicio e con le scarpe allagate. E’ stato comunque
divertente e nuovo.”
Lo sport
ti permette di fare tanta esperienza, sperimentare tante sensazioni ed
emozioni, a volte si torna bambini facendo sport divertendosi e facendo cose
impensabili, ti cambia la vita.
Cosa hai
scoperto del tuo carattere praticando sport? “Che arrivo in fondo in ogni caso.
Ho una buona tenacia e la capacità di portare a termine quello che inizio, o
con il fisico o con il cervello.”
Fisico e
cervello sono complementari devono essere complici nella vita e nello sport,
dove non arriva il fisico poi ci pensa il cervello, così le crisi come vengono
così se ne vanno.
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai dimostrato di
possedere? “Sono molto adattabile e imparo subito. Quando trovo ostacoli nuovi
li studio e li supero anche se a volte il mio fisico non sembra in grado di
farlo. Sono molto adattabile, non eccello in nulla ma ho una buona prestazione
in svariate discipline e quindi riesco a passare attraverso vari sport
facilmente e con risultati non disprezzabili.”
Che
significa per te partecipare a una gara? “Dare il mio massimo, che sia
per vincere come per arrivare entro un certo tempo che mi sono prefissato o
solo per arrivare in fondo. Se ho dato il mio meglio sono contento anche se non
sono nei primissimi.”
Hai
sperimentato il limite nelle tue gare? “Si, a volte sono arrivato
alla fine al limite. Cerco sempre di dare il massimo e quindi non mi è
inconsueto arrivare senza riserve.”
Quali sensazioni sperimenti facendo sport: allenamento,
raduni, pre-gara, gara, post-gara? “In allenamento, come nei raduni e in tutti i
momenti pre e post-gara mi piace molto lo spirito sociale che si respira dato
che solitamente tutti sono amici, anche quelli che poi in gara saranno
avversari. In gara mi piace la solidarietà che c’è a volte tra avversari che
magari in alcuni momenti si aiutano, ma alla fine in gara si va per fare del
proprio meglio e per arrivare più avanti possibile per cui è un momento
abbastanza egoistico.”
Quali
sono i tuoi pensieri in allenamento e in gara? “In allenamento penso a qualunque
cosa per staccare la testa dalla fatica del momento e riuscire a spingere un
po’ di più rispetto a quello che farei stando solo concentrato sullo sforzo. In
gara in parte è la stessa cosa ma entra anche la componente competitiva per cui
leggo i tempi, valuto cosa fanno gli avversari e mi regolo di conseguenza
elaborando quello che credo che sia la migliore strategia.”
La tua gara più estrema o più difficile e quale ritieni non poter
riuscire a portare a termine? “Una delle gare più faticose è stata la
Mattacorsa dell’anno scorso in cui ho iniziato ad essere in affanno prima di
metà gara e ho fatto fatica a concludere senza rallentare. Non credo invece di
essere in grado di portare a termine una maratona dato che al momento mi sono
fermato alla mezza maratona perché la mia testa non riesce a portare avanti un
impegno monotono come la corsa normale (intendo senza ostacoli che interrompono
le varie sessioni di corsa) per più di un paio di ore. Potrei completare una
maratona solo andando pianissimo (per sentire poca fatica) e in compagnia (per
togliere la noia) e quindi non mi interessa. Preferisco quindi gare più veloci
in cui lo sforzo (soprattutto mentale) lo devi sostenere per un tempo più corto
o per varie sessioni corte inframmezzate da ostacoli.”
Nella tua disciplina sportiva quali
sono le difficoltà e i rischi? A a cosa devi fare attenzione? “Il rischio c’è sempre dato che superando gli ostacoli
in velocità non si è mai sicuri al 100% di non farsi male. Saltare giù da un
muro di quasi 4m non è banale, così come altri ostacoli. La difficoltà è di
riuscire ad avere un buon compromesso tra la velocità della corsa (per la quale
più leggeri si è e meglio è) e la prestazione sugli ostacoli di forza (per i
quali servono muscoli che pesano).”
Quali condizioni fisiche o
ambientali ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Mi è
capitato di gareggiare con pochissime ore di sonno prima della gara e l’ho
pagata cara. Così come con scarsa cura dell’alimentazione nelle ore precedenti.”
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti
fa continuare a fare sport? “Non ho ancora mollato e non penso di farlo perché
oltre alla soddisfazione per la prestazione (non mi classifico male nella mia
categoria) c’è anche una componente ludica non secondaria. Il superamento degli
ostacoli è quasi un gioco che si somma alla soddisfazione per la prestazione
atletica.”
Come hai
superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Con un po’ di pazienza. Mi
sono trovato alcune volte a dovermi fermare per infortuni (strappi,
distorsioni, ecc.…) e ho sempre ripreso appena le condizioni fisiche me lo hanno
permesso.”
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport? “Scegliete
ciò che vi piace, non quello che fanno gli altri. Lo sport si porta avanti se
piace, altrimenti si smette dopo poco.”
Un messaggio per sconsigliare l’uso del doping? “Difficile da
dire. Personalmente non conosco nessuno che ne fa uso (o magari lo conosco ma
lo nasconde bene) e quindi non ne capisco i motivi al livello in cui competo io,
che se pure è agonistico, è comunque sempre amatoriale e non professionistico.”
Ritieni lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e in
quali fasi? “Si, per aiutare gli sportivi nella ricerca della motivazione,
specialmente all’inizio, quando i risultati sono scarsi.”
Se
potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Inizierei molto prima.
Mi sono avvicinato allo sport seriamente dopo i 30 anni e sono diventato
agonista solo dopo i 40. Con il senno di poi avrei potuto anticipare tutto di
10 anni e mi troverei a gareggiare a 30-35 anni, quindi con un fisico più
giovane e più performante a parità di allenamento. Però farei tutto quello che
ho fatto.”
Sogni realizzati e da realizzare? Prossimi
obiettivi? “Ho realizzato moltissimi dei mie sogni, mi mancano pochissime cose.
Al momento i miei obiettivi sono essenzialmente di prestazione, cioè voglio
migliorare la posizione di arrivo nelle gare che faccio già che sono quelle che
mi piacciono. A medio termine vorrei integrare con altri sport quali
l’arrampicata che al momento pratico saltuariamente per problemi di tempo e di
contrasto con quelli che faccio già (arrampicare richiede un adattamento fisico
che contrasta con altre cose).”
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
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