Matteo SIMONE
Lo sport permette di conoscere atleti bizzarri che si cimentano in alcune discipline sportive traendone insegnamenti di vita e facendo dello sport uno strumento di comunicazione, di coinvolgimento, di pratica terapeutica per se stessi sperimentando sia benessere che benessere attraverso l’esperienza continua relazionandosi e confrontandosi con altri amici, avversari e figure professionali che gravitano attorno al mondo dello sport.
Sperimentando anch’io questo mondo
interessante e curioso di atleti runner,
ciclisti, ultrarunner e triatleti mi
piace approfondire la conoscenza degli atleti e degli aspetti inerenti il mondo
dello sport sia amatoriale che professionistico attraverso interviste ai vari
attori per trarre spunti per apprendere innanzitutto io stesso ma anche per
scrivere articoli e libri per far conoscere questo mondo a volte sommerso e
incompreso da amici, familiari, colleghi e non addetti ai lavori.
Tra gli atleti intervistati mi è
capitato di imbattermi in un avvocato di Bologna che utilizza lo pseudonimo Cleto
La Triplice per raccontare, coraggiosamente il bizzarro mondo dei triatleti, di
cui lui steso fa parte.
Di seguito un’esclusiva e bizzarra intervista
a Cleto La Triplice dell’A.S. Monaco, un atleta che pratica triathlon,
un’atleta bizzarro e anche autore di alcuni libri inerenti la sua pratica
quotidiana di sport di fatica.
Ti sei
sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Tutti i giorni.”
Nello sport quali fattori e persone hanno contribuito al tuo benessere e performance ? “Al benessere le
endorfine. Gli allenatori il peggio del peggio. Ma il peggio in assoluto gli
attuali ‘mental coach’.”
Interessante l’esperienza personale di Cleto
e il suo messaggio per chi è assorbito da questo mondo dello sport o chi si
affaccia ora. E’ importante la consapevolezza di quello che si fa e come lo si
fa, la consapevolezza del benessere che si sperimenta che è comunque
provvisorio e non esclusivo.
La consapevolezza che nella vita ci sono
delle priorità e degli orti da coltivare per non rischiare di diventare aridi e
affondare nelle sabbie mobili per rimanere soli e nessuno porge una mano o un
braccio.
La consapevolezza che si può fare tutto stabilendo priorità, obiettivi
e mete ma fissando periodi di attività e periodi di recupero, relax,
riprendendo altre passioni e interessi lasciati in sospeso temporaneamente.
La consapevolezza che ci si deve fare
aiutare non solo da allenatori e mental
coach che spingono a faticare, a impegnarsi ad allenarsi a iscriversi a
gare, a prendere integratori ma anche a persone di riferimento che fanno
riflette, elaborare, riconducono all’essenza della vita quotidiana fata non solo
di sport ma anche di zone di confort, spensieratezza, lasciarsi andare, insomma
una via di mezzo per non rischiare le estremità patologiche quali l’accidia che
provoca sovrappeso e depressione o la vigoressia e anoressia dall’altro
versante.
Cosa pensano familiari e amici
della tua attività sportiva? “Che
sono un idiota invasato.”
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “Basta leggere miei libri.”
Tra i suoi libri, editi da Edizioni del
Faro: 'Kona. Il mondiale di Ironman raccontato da Cleto La Triplice', ‘Uno
scemo con la medaglia al collo’, “Il mio ex faceva l’Ironman”, My ex did
Ironmans’. In questi libri Cleto racconta il suo vissuto la sua grande
consapevolezza e punti di vista sia degli atleti a volte inconsapevoli che di
familiari e amici, alcuni dei quali assecondano l’atleta, altri non reggono le
loro tante ore dedicate all’attività fisica, insomma una visione estrema ma più
volte reale del mondo dell’atleta e di chi gli è vicino.
Quali risorse, caratteristiche, qualità possiedi nella pratica del tuo
sport? “Nessuna. Per far triathlon
bisogna essere idioti e modestamente lo sono.”
Che significa per te praticare attività fisica? “Vita.”
Quali sensazioni sperimenti facendo sport? “Mi guardo intorno.”
Le risposte di Cleto sembrano essere chiare,
esplicite ed essenziali. Qualsiasi cosa facciamo dobbiamo avere la
consapevolezza del nostro punto di vista che può essere di benessere, di una
esistenza speciale, di un mondo privilegiato ma è importante anche avere
contezza del punto di vista dell’altro che ci giudica irresponsabili, che
mettiamo a rischio le nostre vite e le nostre relazioni.
Quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi prestare attenzione nella
pratica del tuo sport? “Ai cani
pastori che ti inseguono.”
Quali
condizioni fisiche o ambientali ti ostacolano nella pratica dell'attività
fisica? “Se carichi ti rompi prima o
poi.”
Anche a me è capitato sai correndo a
piedi che andando in bici di essere circondato da un branco di cani,
soprattutto a piedi ricordo un episodio nel Gargano in salita dove man mano
aumentavano i cani che si avvicinavano abbaiando, mi sono dovuto fermare con
calma ho fatto inversione di marcia e sono risceso con lasciando il branco di
cani alle mie spalle poi non ho più fatto quella strada ma continuo a correre
da solo anche di notte con coraggio.
Quando si sta bene, si fa sport con
passione sperimentando senso di libertà, spensieratezza, facilità si è tentati
a esagerare negli allenamenti o nella partecipazione a gare ravvicinate nel
tempo ma c’è sempre il rischio che il corpo accusi il colpo e si ribella, si fa
sentire con dolori più o meno acuti che se non vengono considerati e trattati
potrebbero diventare cronici e allora addio allo sport:.
Hai rischiato di
mollare? Cosa ti fa continuare a fare
attività fisica? “No. Dopo diventi un
ciccione di m.” Ritieni utile lo
psicologo nel tuo sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “Lo psicologo serve solo a menti evolute. Il
triatleta è un idiota e non serve a un c.”
Lo sport o comunque il senso di
benessere che si percepisce facendo attività fisica provoca dipendenza che può
essere positiva se si ha consapevolezza di quello che si sperimenta ma
l’importante è rendersi conto e confrontarsi non solo con amici atleti ma anche
amici al di fuori del mondo dello sport, famiglia, colleghi di lavoro.
Qual è stata la gara dove hai dato il
meglio o hai sperimentato le emozioni più belle? “Un ping pong al mare a 12 anni. Vinsi.”
La tua gara più difficile? “Tutti
i fottuti 9 ironman che ho fatto.”
Vincere è sempre una grande emozioni con
intense sensazioni sperimentate ma io non ho mai vinto a ping pong ma so che
portare a termine un ironman ti fa sentire pieno, soddisfatto, realizzato ma è
importante considerare che tutto passa, bisogna tornare tra le mura domestiche,
nell’ambiente di lavoro e certe cose si possono condividere fino a un certo
punto poi bisogna darsi da fare per coltivare relazioni fatte di reciprocità,
ti tempo e presenza insieme, di team di lavoro, di produttività ed efficienza, meglio
tenersi per se stessi vittorie e glorie o esperienze di finisher.
Come hai superato eventuali crisi,
sconfitte, infortuni? “Solo se sei un
idiota e non pensi ce la puoi fare.”
Un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli al tuo sport? “Non avvicinatevi. Rimanete con la faccia
sullo smartphone.”
In effetti nelle crisi a volte bisogna
essere irrazionali, se la testa accusa stanchezza e la ragione direbbe di
fermarsi per aver esaurite tutte le energie a disposizione allora è meglio che
entra in gioco l’irresponsabilità e l’idiozia dell’atleta che suggerisce di
aspettare un po’, di prendere tempo, di riorganizzarsi non si sa mai che da
qualche pare arriva un’energia residua che permette di continuare gestendo,
affrontando e superando la crisi o il blocco mentale che vuol remare contro
l’atleta.
Interessante il messaggio per i ragazzi
che non sono abituati ad ascoltare prediche ma forse il paradosso può attirare
la loro attenzione come suggeriva un po’ di anni fa Milton Erickson, uno dei più
importanti psicoterapeuti e ipnoterapeuti del Novecento, a chi voleva spingere
il toro verso un ingresso ma poi lo presero per la coda provando a tirarlo
indietro e il toro corse in avanti attraversando l’ingresso velocemente.
Un messaggio per sconsigliarne l'uso? “No, no, se lo trovate o ve lo offrono
prendetelo.”
Molto ironico e paradossale Cleto, ma
lui stesso sa che il piacere dello sport lo dà proprio la fatica che si supera
facendo sentire l’atleta di essere riuscito nel suo intento senza aiutino
chimico ma con le sue forze fisiche e mentali.
Hai un modello di riferimento, ti ispiri a qualcuno? “A mio zio Pino che sta al bar tutto il
giorno a bere.”
C'è una parola o una
frase che ti aiuta a crederci e impegnarti? “Quando mi urlano: cazzo cammini? Corri coglione!”
In effetti a volte ispirano gli atleti
sia persone che sono riusciti in qualcosa a cui noi aspiriamo come forti atleti
ma anche qualcuno che non vorremmo mai imitare o che comunque al momento non
siamo pronti. Interessanti quanto i messaggi degli altri possano essere potenti
e risolutori per prendere atto di quello che stiamo facendo e decidere cosa
vogliamo fare se veramente lo desideriamo.
Ringrazio Cleto per la sua simpatia,
ironia, spiritosaggine, pazienza e interesse per questo bizzarro mondo dello
sport non solo degli atleti ma soprattutto dei partner, familiari, amici e non
addetti ai lavori.
Psicologo clinico e dello
sport, Psicoterapeuta
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