Ho scoperto di avere una mentalità
forte quando sono al culmine della fatica
Matteo SIMONE
Sempre più persone provano a cimentarsi in corse con ostacoli, dove bisogna essere oltre che veloci anche svegli e scaltri per superare ostacoli e prove durante il percorso più o meno lungo.
Nel
2004 partecipai alla “Roma No Limits”
di 36km e l’anno successivo maratona con partenza nel Lago di Anguillara, bisognava correre anche in acqua e attraversare zone
impervie.
Successivamente nel 2009 tale maratona
fu ridotta ad una decina di chilometri dentro Roma, lungo le sponde del Tevere e
prevedeva l’attraversamento dell’Isola Tiberina su un ponte tibetano dove
atleti anche molto veloci un po’ tentennavano e poi si rifacevano quando
scendevano dal ponte, altri ostacoli erano l’attraversamento di pneumatici, camion,
tunnel.
Così ora c’è la possibilità di partecipare
alle cosiddette “Obstacle Course Race”
OCR che prevedono diverse prove da superare oltre che correre.
Di seguito, Rigers
Kadija del Team Inferno, terzo nel Campionato Italiano OCR 2018 e secondo nel
2017, racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Ti sei sentito campione nello sport almeno
un giorno della tua vita? “Sì, dopo
essere stato l’unico ad avere completato tutta la gara. Si chiamava Mattacorsa,
15 km e 50 ostacoli in provincia di Modena, sono stato l’unico a completare
tutti gli ostacoli.”
Certo, gli atleti cercano gare sempre più difficili e sfidanti al punto che a volte nessuno arriva al traguardo, già qualcuno mi aveva raccontato dell’esistenza di queste gare molto estreme e per chi arriva al traguardo è davvero una bella soddisfazione, una motivazione a impegnarsi, a sentirsi di riuscire nello sport ma anche nella vita.
Qual è stato il tuo percorso nella pratica
sportiva? “Ho iniziato alle superiori
con l’atletica leggera, velocista 100 piani e successivamente ho allungato le
distanze avvicinandomi al trail running e alle OCR (Obstacle Course Race).”
Tanti atleti iniziano con il mezzofondo
e poi arrivano a correre la maratona dopo anni di impegno e allenamento
gradualmente. Rigers sembra aver fatto tutto velocemente ma con consapevolezza,
intenzione e motivazione, passando dai 100 metri e arrivando a voler correre
una gara di ultratrail di 150 km,
complimenti alla sua grande fiducia, consapevolezza e resilienza nel portare
avanti le sue sfide.
Quali fattori
contribuiscono al benessere e performance nello sport? “Un buon programma di allenamenti, stimolante
per il fisico e la mente, ma soprattutto la motivazione.”
Concordo cono Rigers, la motivazione è
un grande motore che spinge persone a impegnarsi a sopportare carichi di
lavoro, a fare sacrifici in allenamenti duri e impegnativi per poter poi
presentarsi in linea di partenza sempre pronti e consapevoli del proprio
lavoro, pronti ad apprendere da qualsiasi esperienza.
C’è qualcuno che contribuisce al tuo benessere e performance nello
sport? “Il mio allenatore e la mia
ragazza.”
Cosa pensano familiari e
amici della tua attività sportiva? “Che
sono da ammirare in quanto a costanza e motivazione.”
L’atleta non è solo, oltre agli
eventuali amici di allenamento e di squadra, ha possibilmente un allenatore che
lo guida, consiglia, supporta, osserva, modula programmi di allenamenti in base
alla forma del momento e si confronta con eventuali gare da potersi testare.
Importante è poi per l’atleta essere sereni e coccolati possibilmente da
partner, famiglia e amici.
Ti va di
descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “L’anno scorso, ai mondiali Ocr di Londra,
correvo la staffetta a 3 con la nazionale e prima del traguardo c’era un muro
alto da scavalcare con la tecnica militare aiutandoci tutti e 3. Io una volta
arrivato in cima sono rimasto appeso per fare da corda per il compagno rimasto giù.
Lui prende la rincorsa, salta e cerca di aggrapparsi alla maglia ma finisce per
prendere i miei pantaloncini e me li butta giù. Gente da tutto il mondo ha
visto il mio sedere appeso lassù!”
Nello sport che prevedono ostacoli capitano
spesso eventi curiosi e bizzarri, se ne vedono di tutti i colori e comunque
quando c’è gara non si pensa a niente, non esistono tabù, bisogna andare sempre
avanti in qualsiasi modo, poi ci si rende conto di quello che è successo.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel
praticare sport? “Ho scoperto di
avere una mentalità forte quando sono al culmine della fatica, questo
gradualmente si è rispecchiato sul mio carattere facendomi acquisire una
maggiore sicurezza in me stesso e una migliore gestione dello stress.”
Concordo, lo sport è una palestra di
vita, soprattutto uno sport duro e impegnativo con ostacoli dove ci sono tanti
muri e blocchi da attraversare fisici e mentali, tale sport può diventare un
trampolino verso il benessere e la fiducia in sé nella vita privata, quando si
va al lavoro in giacca e cravatta e si presenzia a una riunione dentro di sé si
sa quanto si vale e quindi le parole e i discorsi escono più fluidi e si è più
socievoli perché si ha una vita parallela sportiva che potrebbe già bastare a
dare un senso alla propria esistenza.
Quali
sono le capacità, caratteristiche, qualità che ti aiutano nel praticare il tuo
sport? “Tenacia, motivazione,
resilienza.”
Rigers ha chiaro le sue tre chiavi del
successo, la base è la motivazione, il voler fare qualcosa con piacere anche se
è dolorosa e faticosa a volte e potrebbe procurare sofferenza, ma fortifica,
perché fisico e mente si adatta e si costruisce gradualmente la performance e
quando ci sono problemi, crisi, infortuni è proprio lì che scatta l resilienza,
non sfiduciarsi, non mollare, non disperdere energie inutilmente ma
organizzarsi, comprendere, apprendere, affidarsi a qualcuno e ripartire con più
entusiasmo e pazientemente.
Che
significato ha per te praticare il tuo sport? “Ho un’idea particolare dello sport e della fatica: l’uomo fin dalle sue
origine ha sempre vissuto sottoposto a continui stress e fatica per
sopravvivere. Ora la stessa fatica la cerchiamo nello sport e cerchiamo di
spingerci sempre oltre. Mi piace pensare che noi atleti, allenandoci per tutta
la vita, si trasmetta poi queste qualità alle generazioni future. I nostri
figli magari avranno nel DNA qualcosa che si è evoluto in meglio grazie alle
fatiche fisiche di una vita intera.”
Vero, possiamo invertire il processo di
evoluzione verso la comodità e tecnologia, cercando di essere più pratici e
sapendosi mettere in gioco, tutto dipende da noi, da come ci approcciamo alla
vita, alle cose, alle persone, se siamo comodi possiamo restare in zona di
confort e lamentarci se stiamo male, da soli, se non ci chiama nessuno; se
usciamo di casa e andiamo per boschi o monti potremmo anche perderci ma abbiamo
vissuto e imparato a uscirne fuori stanchi ma soddisfatti per esserci riusciti.
Quali sono le sensazioni che sperimenti
nello sport? “Assoluta libertà e
benessere, in alcune particolari condizioni la mia corsa diventa perfetta, la
mente gode appieno di tutto ciò che mi circonda e la fatica sparisce, è una
sensazione bellissima.”
Il cosiddetto flow, lo stato di grazia:
tutto fila liscio, il tempo scorre, il gesto atletico perfetto, si arriva al
traguardo con forza ed entusiasmo, dopo tanti allenamenti duri ma con belle
sensazioni, una grande carica energetica.
A
cosa devi fare attenzione nella pratica del tuo sport? “Devo stare attento a non infortunarmi mentre
corro o supero ostacoli, ma infondo mi alleno per questo.”
Quali sono condizioni fisiche o ambientali
ti ostacolano nella pratica del tuo sport? “Nessuna, mi alleno con qualsiasi condizione, in qualsiasi ambiente.”
Si impara a superare qualsiasi ostacolo,
ecco perché Rigers è riuscito ad arrivare da solo a una gara con 50 ostacoli,
perché è allenato a superare ostacoli, un vero atleta resiliente.
Cosa ti fa continuare a fare attività
fisica, hai rischiato di mollare di fare sport? “Non ho mai mollato, sono sicuro che lo praticherò per tutta la vita
perché non mi pesa e mi fa stare bene.”
Quale può essere un messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi al tuo
sport? “La vita è piena di ostacoli,
la cosa migliore è fare questo sport che ti allena a superarli.”
Vero, per tutti la vita è piena di
ostacoli e quindi importante è allenarsi a superarli con lo sport con ostacoli
artificiali o naturali ungo il percorso così quando capitano situazioni reali
nella vita quotidiana si è più pronti e fiduciosi nel poterli superare o
aggirarli.
Ritieni utile la figura dello
psicologo dello sport? “Penso sia
utile una figura motivazionale, un mental coach.”
Prossimi obiettivi? “Il 30
novembre correrò la Boa Vista Ultramarathon di 150 km a Capo Verde.”
Una bella sfida per Rigers, certo da
solo ci si può allenare ma con un allenatore che guida e una ragazza che
sostiene è molto meglio, la motivazione è più alta e costante.
Sei consapevole delle tue possibilità,
capacità, limiti? “Sono molto
consapevole, sono una persona molto oggettiva.”
Quanto ti senti sicuro, quanto credi in te stesso? “Credo molto in me stesso, ma sono conscio
anche dei miei limiti.”
Qual è una
tua esperienza che ti dà la convinzione che ce la puoi fare? “Sono sopravvissuto a una escursione
solitaria sul Monte Rosa che mi ha forgiato mentalmente.”
L’esperienza aiuta a ricordarsi quante
volte si è riusciti ad arrivare, a uscirne fuori, a raggiungere mete e vette;
quante volte gli ostacoli sembravano insormontabili ma avvicinandosi si è
riusciti a trovare il giusto modo e la giusta strategia.
Quali sono le sensazioni relative a precedenti esperienze di successo?
“Ogni vittoria rafforza il fisico e la
mente.”
Hai un modello di riferimento,
ti ispiri a qualcuno? “Mi ispiro a
Jonathan Albon, campione del mondo di Ocr e trail running.”
Rigers ha a disposizione grandi fonti di
autoefficacia, tante precedenti esperienze soprattutto di vittoria, persone di
riferimento che diventano modelli da imitare per comprendere quali aspetti
curare per far meglio.
C’è una una frase che ti aiuta a crederci e impegnarti? “Si vive una volta sola, ma se lo fai bene,
una è abbastanza.”
Come hai superato
eventuali crisi, infortuni, sconfitte, difficoltà? “Con la motivazione e la forza mentale di non arrendermi. Le difficoltà
sono delle opportunità per sapere quanto valgo.”
La vita è bella, va vissuta, va
scoperta, va apprezzata, complimenti a Rigers per la sua passione, motivazione,
risultati e le continue sfide a cui va incontro.
Ho scritto alcuni libri riguardanti la
psicologia dello sport e l’endurance: Psicologia dello sport e dell'esercizio fisico, Prospettiva Editrice; Il piacere di correre oltre, Prospettiva Editrice; Correre con la mente, Edizioni Progetto Cultura; “O.R.A. Obiettivi, risorse, autoefficacia. Modello di intervento per
raggiungere obiettivi nella vita e nello sport”, Aras Edizioni; “Sviluppare la
resilienza. Per affrontare crisi, traumi, sconfitte nella vita e nello sport”, Prospettiva Editrice; “Sport, Benessere e Performance. Aspetti psicologici che influiscono
sul benessere e performance dell’atleta”, Prospettiva Editrice; “Maratoneti e
ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
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