Vincere una tappa dello Skyrunning per me è qualcosa di speciale
Dott. Matteo Simone
Il 20 aprile 2025 si è svolta la SkyRace des Matheysins, distanza: 25,5 km, dislivello in salita: 2.000 m+, punto più alto: 2.389 m.
Il vincitore è stato l’italiano Alex Oberbacher in 02h25'49"09, precedendo lo svizzero Roberto Delorenzi 02h27'19"21 e lo spagnolo Jan Torrella Oller 02h27'27"43. Giù dal podio per 9” l’italiano Luca del Pero 02h27'36"85.
Tra le donne ha vinto la francese Lucille Germain in 02h51'19"63, precedendo la connazionale Julie Roux 02h59'38"24 e la spagnola Marta Martinez Abellán 03h02'03"07.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Alex Oberbacher attraverso risposte ad alcune mie domande.
A chi dedichi questa vittoria? La dedico a William Boffelli. Dovevamo correre insieme il Mezzalama, una gara molto impegnativa che si disputa a coppie, prevista per la settimana successiva. Io però avevo voglia di gareggiare anche alla SkyRace di Matheysins, ma lui non era troppo convinto: temeva che potessi arrivare stanco. Alla fine, mi ha detto: ‘Ok, falla pure, ma almeno cerca di vincerla’. E così è andata. Per questo, la vittoria è tutta per lui.
Come hai festeggiato? In maniera molto tranquilla. Sei giorni dopo mi aspettava il Mezzalama, una gara durissima; quindi, mi sono concentrato sul recupero e ho fatto un buon defaticamento. I veri festeggiamenti… li rimando a data da destinarsi!
Ci sono treni che passano e si ha voglia di prenderli al volo, soprattutto se si è in ottima forma e la motivazione è elevata; pertanto, se capita una gara stimolante da poter partecipare ed eventualmente provare a vincerla, ci si può provare con consapevolezza, fiducia e resilienza e poi si ha tempo per puntare ad altro, recuperando e organizzandosi con focalizzazione per il prossimo obiettivo importante.
Un treno importante da non mancare e da far bene è stato, la 24ª edizione del Trofeo Mezzalama sabato 27 aprile, valido come mondiale ISMF Long Distance, dove William Boffelli in coppia con Alex Oberbacher hanno sfiorato il bronzo mondiale classificandosi al quarto posto in 4h37’35.
Il Trofeo Mezzalama si svolge tra i ghiacciai più alti delle Alpi per una distanza di 41,2 km e un dislivello positivo di quasi 3.300 metri, con partenza da Breuil-Cervinia e arrivo a Gressoney-La-Trinité passando le vette del Monte Rosa, del Castore (4.226 m) e il Passo del Naso dei Lyskamm (4.150 m).
I Campioni del mondo sono stati Michele Boscacci e Robert Antonioli in 4h29’19” precedendo le due coppie di francesi: Xavier Gachet e William Bon Mardion 4h29'36” e Matheo Jacquemoud e Samuel Equy 4h33'50”. Tra le donne il titolo mondiale è stato vinto dalle francesi Axelle Mollaret ed Emily Harrop in 5h23’25’’ precedendo Alba De Silvestro e Giulia Compagnoni 5h30'20” e Ilaria Veronese e Lisa Moreschini 5h45'15”.
Hai affrontato criticità o difficoltà durante la gara? Molti pensavano che il vento potesse rappresentare un problema, ma io lo considero un alleato: amo il freddo e le condizioni dure, quindi mi ha quasi aiutato. La vera difficoltà, per me, è stata la parte pianeggiante del percorso. Anche se sono in forma e mi sono allenato bene, non ho ancora tantissimi chilometri nelle gambe, quindi quando c’era da spingere in piano ho fatto più fatica.
Quali allenamenti sono stati determinanti per questa performance? La chiave è stata sicuramente il lavoro sulla forza. La gara presentava tratti molto ripidi, sia in salita che in discesa, e arrivando dalla stagione invernale di scialpinismo avevo già una buona base. È stato fondamentale avere gambe forti per affrontare quei passaggi.
Qual è stata la fase più difficile della gara? Senza dubbio l’inizio e la fine. Erano i tratti meno ripidi e, paradossalmente, sono quelli in cui faccio più fatica. Quando invece la pendenza si fa seria, riesco a dire la mia.
Affrontando gare considerate durissime, soprattutto in salita è importante sviluppare elevata consapevolezza dei propri mezzi, risorse, capacità, caratteristiche in modo da sapere e capire come e quando spingere e quando bisogna far fruttare gli allenamenti mirati fatti in precedenza, in modo da raggiungere la performance più brillante con elevata fiducia in se stessi e non mollando fino alla fine.
Hai un episodio curioso o particolare da raccontare? Sì, il momento in cui ho capito che potevo davvero vincere. A circa tre chilometri dall’arrivo mi hanno detto che avevo due minuti di vantaggio sugli inseguitori. Lì ho pensato: ‘Se non crollo malamente adesso, posso farcela’. È stata una grande emozione, perché non me l’aspettavo e vincere una tappa dello Skyrunning per me è qualcosa di speciale.
Quando si è quasi alla fine della grande fatica, si inizia a pregustare l’arrivo e soprattutto la vittoria che è sempre un coronamento di un periodo di impegno ma con l’obiettivo di far bene in gara con elevato entusiasmo e motivazione.
Che significato ha per te questa vittoria? È stata una grande soddisfazione. Non era una vittoria scontata e l’ho sentita ancora più mia proprio per questo. Ho dimostrato a me stesso che potevo riuscirci anche senza essere il favorito.
Cosa porti a casa da questa esperienza? E cosa lasci sul tracciato? Porto a casa fiducia e consapevolezza, lascio lì i dubbi e un po’ di fatica. Ogni gara ti cambia qualcosa dentro, e questa sicuramente mi ha lasciato una bella energia.
Ogni gara è una messa alla prova, un grande test per avere riscontri e cercare di incrementare fiducia in se per i prossimi allenamenti e gare difficili e sfidanti da affrontare con la consapevolezza che si può fare sempre meglio.
Quali abilità fisiche e mentali servono per una SkyRace? Fisicamente serve tanta forza e resistenza, mentalmente bisogna avere determinazione e la capacità di stringere i denti nei momenti duri. Ma anche la lucidità per dosare bene le energie.
Un messaggio per chi vuole avvicinarsi alla SkyRace? Il mio consiglio è di iniziare con gare più brevi e leggere. Non ha senso buttarsi subito su lunghe distanze, si rischiano solo infortuni. Meglio partire con gare corte ma intense, che ti insegnano tanto e ti fanno divertire. E poi… scegliete gare che vi piacciono: la motivazione nasce sempre dal piacere di farle.
Tanti gli ingredienti per il benessere e la performance nelle SkyRace, gare difficili da preparare, affrontare, interpretare ma ci vuole tanto impegno, motivazione elevata, gestione dei momenti più duri e integrazione appropriata per far durare le energie fino alla fine.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi? Il mio obiettivo è seguire il circuito della Skyrunning World Series, e se riuscissi a qualificarmi per i Mondiali in Spagna sarebbe fantastico. Un altro sogno è la Lavaredo Ultra Trail: mi piacerebbe davvero fare bene lì.
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR







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