martedì 5 agosto 2025

Agnese Bertone, arrampicata: La roccia è spesso un viaggio dentro noi stessi

Dott. Matteo Simone
 
L’arrampicata risulta essere un viaggio dentro se stessi, si tratta di provare a lasciare il suolo per salire arrampicandosi in sicurezza su rocce che possono essere anche con appigli difficili e lì bisogna capire come muoversi verso l’alto, avanzando sempre in sicurezza.
Di seguito approfondiamo la conoscenza di Agnese attraverso risposte ad alcune mie domande.
Cosa hai scoperto di te praticando sport? Lo sport mi ha portato a conoscere una parte di me super ‘autogiudicante’, sono sempre molto dura con me stessa durante le mie prestazioni. E questo mi ha stimolato a lavorare su questo aspetto.
Cosa e chi ti aiuta nello sport? L’arrampicata per me è ‘Lo sport’. Per la prima volta ho trovato un’attività che mi ha letteralmente drogata, mi porta lontano dai problemi e mi ricollega al momento presente come nessun altra attività riesce a fare. 
In questo sport il compagno di arrampicata è una figura fondamentale, che segue il processo, i miglioramenti in prima persona, condividendone le vittorie e le sconfitte e aiutando l’atleta nei momenti di tensione o comunque paura (l’arrampicata è una sfida costante contro noi stessi, il nostro cervello combatte per rimanere attaccati al pavimento anziché arrampicarsi verso l’ignoto.  
E’ un processo di autoconservazione che il cervello attua per proteggerci da eventuali rischi, e che noi climber, tentiamo di destrutturare durante ogni singola ascesa. Il socio quindi, è parte integrante e fondamentale di questa lotta interiore.

A volte la pratica di uno sport affascina, motiva, diventa una fortissima passione della quale si diventa quasi dipendenti, ci si allena per far meglio, per raggiungere obiettivi, alzando sempre l’asticella delle difficoltà, mettendosi in gioco e apprendendo da ogni esperienza.
Molto interessante e utile la testimonianza di Agnese che ci parla delle sue paure ma anche dell’importanza di avere un compagno di cordata, così come succede nella vita che si può essere titubanti ma si può spiccare il volo con fiducia acquisita sia attraverso l’esperienza che grazie a qualcuno che sostiene e incoraggia.
Sembra davvero difficile allontanarsi dalla zona di confort che può essere un suolo e cercare di arrampicarsi lungo rocce allontanandosi sempre più da un suolo stabile e sicuro ma se si è allenati e con l’esperienza graduale si può sperimentare la gioia di riuscirci e insieme risulta essere molto meglio reciprocamente.
Pensi che lo psicologo sia utile nello sport? Penso che lo psicologo sia stra-utile nello sport, come lo è nella vita di tutti i giorni. Purtroppo in Italia, a oggi non è un servizio accessibile per tutti e non è ancora sdoganato a sufficienza secondo me. Sicuramente in un futuro utopico, dove lo psicologo sarà un servizio accessibile a tutti, sarebbe sicuramente uno strumento  utilissimo per l’atleta, in quanto la roccia è spesso un viaggio dentro noi stessi perché ti mette faccia a faccia con la tua emotività.
Pensieri positivi e negativi durante allenamenti e gare? Io non pratico agonismo, però in generale durante gli allenamenti tendo a pensare più negativo che positivo, spesso mi concentro (sbagliando) più su quello che non mi riesce che su quello che mi riesce. E, anche qui, il compagno è come una bussola per ritrovare la strada corretta.

A volte le persone notano solo cose negative, fallimenti, sconfitte trascurando quanto di buono sono riusciti a fare ma si può riportarli a notare quando e come hanno fatto bene recuperando fiducia e autoefficacia in se stessi in modo da mantenere sempre entusiasmo e stimoli per continuare a migliorare, provando e riprovando.
Cosa provi prima, durante, dopo una gara?
Non gareggio, però posso paragonare una gara a un ‘tentativo’ su una via per me al limite. Prima del tentativo sento una strana sensazione che si annida nello stomaco, un misto tra una lieve nausea e il desiderio di mettermi alla prova. Durante il cervello di spegne totalmente, parlo a me stessa ricordandomi i movimenti che devo eseguire uno dietro l’altro come un samurai, e quando la via mi concede un piccolo riposo mi ripeto che ce la posso fare, che è tutto sotto controllo e che comunque vada è già un successo. Dopo il tentativo, le sensazioni cambiano in base al risultato ehehe. Se riesco di solito mi sento molto leggera e generalmente smetto di arrampicare concludendo la giornata  con delle sensazioni super-positive. Se va male, cerco di guardare al lato positivo e magari di pianificare meglio il prossimo tentativo analizzando gli errori di quello precedente. Non ti nascondo che spesso sono arrabbiata e amareggiata se fallisco.

Il benessere e la performance vanno a braccetto con le sensazioni ed emozioni che si sperimentano. La voglia di provare, le aspettative di riuscita fanno si che si è disposti a mettersi in gioco con elevata fiducia e cercando di far del proprio maglio grazie agli allenamenti e alle precedenti esperienze di riuscita.
Hai sperimentato il limite nel tuo sport?
Al momento non credo di aver ancora raggiunto il mio vero limite, sto scalando ancora molto ‘sotto controllo’  probabilmente dovuto al fatto che non sono ancora una climber espertissima e quindi l’emotività gioca ancora un ruolo determinante nelle mie performance.
La tua gara più difficile? Al momento la via più difficile su cui mi sono messa in gioco è un 7b, non ho ancora avuto il piacere di concludere questo progetto però.
Prossimi obiettivi a breve, medio, lungo termine? Obbiettivi ne ho veramente tanti, sono una persona che ha bisogno di uno scopo, sempre. A breve e medio termine conto di scalare tanto e spesso, e possibilmente di portarmi a casa un 7B entro fine anno. A lungo termine mi piacerebbe chiaramente alzare il livello, così da avere sempre più opportunità di scalare  in giro per il mondo. Non voglio pormi un grado come obbiettivo a lungo termine, perché non voglio pensare a questo percorso come un percorso con una fine, ma  anzi a un percorso in continuo mutamento.

Un grande progetto che richiede preparazione fisica e mentale, attenzione e focalizzazione in ciò che ci si appresta a fare con la consapevolezza che si può fare centimetro dopo centimetro, senza fretta ma cercando di avere tutto sotto controllo, con il giusto approccio mentale e con il respiro che accompagna senza giudizio.
Ti ispiri a qualcuno?
Seguo con tanto affetto e ammirazione tanti atleti, che stimo ognuno singolarmente, ma non mi ispiro a nessuno in particolare.
Cosa dà e cosa toglie lo sport? Questo sport ti da tantissimo, in quanto ti permette di avere un dialogo interiore con te stesso molto profondo, e banalmente ti permette di stare 4 giorni a settimana immerso in panorami spettacolari ma allo stesso tempo ti toglie anche molto, il tempo è la prima cosa, anche se io non la considero una perdita. Scalare è una disciplina che richiede tanta costanza, appena abbassi il tiro, retrocedi, quindi non sono ammessi sconti né rallentamenti sulla tabella di marcia. Un’altra cosa che per qualcuno può sembrare una privazione è la dieta, cosa che io trovo più come uno stimolo a mangiare bene e sano. Sicuramente una cosa che ti toglie è il denaro ahaha perché spostarsi da una falesia all’altra 3-4 volte a settimana è dispendioso, cosi come fare trasferte di settimane magari lontani da casa per trovare lo spot perfetto.

Tutto ha un costo da pagare, per tutto c’è il risvolto della medaglia ma importante è considerare i vantaggi di praticare una passione che può essere considerata un grande aiuto per la persona per metterla davanti a se stessa con dialoghi interiori alla ricerca della propria essenza con la consapevolezza che si migliora non solo fisicamente e sportivamente ma anche mentalmente nell’affrontare la vita e ogni situazione che può essere di gioia o di avversità, uscendone sempre sicuri, consapevoli, fiduciosi e resilienti.
Gli allenamenti più importanti?
Non esiste un allenamento più importante di un altro per me, tutti lo sono.  
Una parola o una frase che ti aiuta nei momenti difficili? La frase che ho dipinto sul mio primo trave: lascia che i tuoi sogni diventino più grandi delle tue paure.

Se non c’è fatica, se non ci sono timori, dubbi, paure non si va da nessuna parte, si resta bloccati o in zone di estremo confort vivendo in sicurezza ma se si vuole vivere un po’ più intensamente si può puntare a realizzare qualcosa un po’ più sfidante e stimolante con la consapevolezza che si può provare e riprovare in modo diverso, preparandosi meglio, curando aspetti ulteriori e potenziando eventuali aspetti critici.
Cosa c’è oltre lo sport? Oltre lo sport c’è tutto, c’è la vita, la famiglia, l’amore gli amici. Anche se lo sport nel mio caso, gioca un ruolo piuttosto determinante nella mia vita di tutti i giorni.
C’è qualcuno che ti incoraggia o ti scoraggia nella tua attività sportiva? Ho la fortuna di avere intorno una cerchia di amici speciali. Che non mi fanno mai sentire sola quando ho in ballo un progetto importante, in particolare mi soffermo su Filippo, mio amico e compagno di arrampicata, che studia i miei progetti con lo stesso entusiasmo con cui studia i suoi. 
E su Lorenzo, il mio ex compagno, che ha scoperto la mia passione e ne ha fatto di me una vera e propria tossica di roccia, anche se distante, segue i miei realizzi con tanto supporto e orgoglio.

La vita è fatta anche di relazioni ed è importante le considerazioni di amici, conoscenti, familiari che possono dire il proprio parere in  modo da percepire vicinanza e comprensione, soprattutto se si punta a progetti difficili e stimolanti ma non impossibili.
In che modo lo sport ti aiuta nella vita quotidiana? Nella mia vita quotidiana lo sport è letteralmente la cura a ogni momento difficile. Ogni volta che qualcosa va storto, il richiamo della roccia è incontrollabile per me. Ho imparato ad ascoltarla e a lasciarle curare i miei drammi.

Molto interessante e illuminante la testimonianza di Agnese di come la pratica di uno sport pur non essendo facile da praticare può essere considerato un posto sicuro, un rifugio da situazioni scomode, tristi, traumatiche, una roccia che aiuta a rendersi conto di come ci si può rialzare da ogni avversità o problematica che può essere solamente una situazione da approfondire, gestire, affrontare, superare.

Dott. Matteo Simone
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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