Dott. Matteo Simone
Ogni persona, ogni atleta ha la sua modalità di affrontare e gestire un allenamento o una gara più o meno impegnativa.
Ognuno conosce abbastanza o approfonditamente se stesso in base alle esperienze precedenti e sa quello che gli succede o sente prima di un allenamento o gara importante, a maggior ragione se indossa una maglia azzurra per rappresentare la nazione Italia e se si tratta di puntare a una qualificazione olimpica.
Interessante la testimonianza di Ludovico Fossali attraverso risposte ad alcune mie domande di alcuni anni fa.
Ti sentivi pronto per i mondiali? “Non mi sentivo pronto al 100%, in allenamento non facevo i tempi che volevo vedere da un po' di giorni e la motivazione e il fatto di crederci alla medaglia non erano alle stelle.”
Sensazioni, emozioni, pensieri in vista dei mondiali? “Sempre tanta ansia e paura di sbagliare. So come sono fatto e in gara divento un’altra persona, quindi sapevo di poter fare qualcosa, ma sapevo che combattevo contro i più forti al mondo.”
Nella mente dell’atleta si affollano pensieri di convinzione sulle proprie capacità e preparazione ma anche pensieri che vorrebbero sabotare la sicurezza e la prestazione dell’atleta. Ma l’atleta con il tempo e l’esperienza lavora e utilizza metodi, tecniche e strumenti per addomesticare tutto, per controllare la mente, per fare pulizia, per visualizzare la propria via velocemente, attentamente con pulizia e chiarezza.
Strategie di gara? “Sempre le solite, salite di prova dove prendo confidenza con la parete, la prima di qualifica dove cerco di fare un buon tempo per essere nei 16, e la seconda dove do tutto. Per le finali massima concentrazione e faccio quello di cui sono capace, è un tabù.”
Ogni atleta si presenta al via con la massima focalizzazione del compito che si appresta a fare con estrema attenzione e osservazione interna verso il proprio vissuto ed esterno verso l’ambiente più o meno ampio che attraverserà per cercare di avere tutto sotto controllo per essere più sicuro e veloce possibile con la consapevolezza che non si è inventato niente, che non ha improvvisato ma che è frutto e risultato di talento e ore e ore ad allenarsi fisicamente, mentalmente utilizzando competenze, caratteristiche, risorse utile alla propria riuscita e performance migliore basata su precedenti esperienze di successo già sperimentate e in qualche modo ancorate emotivamente e affettivamente.
Ti consigli con un team? figure professionali? “Ho la mia squadra dietro le spalle, i miei coach, psicologa, nutrizionista e fisioterapista.”
Ludovico sembra essere in una botte di ferro, è chiaro che per eccellere a livelli mondiali non bisogna trascurare niente, bisogna essere puliti con la mente e con il corpo, assumere cibi sani e parole utili che non solo incoraggiano ma fanno sentire l’atleta vivo, entusiasta, motivato, carico al punto giusto, sereno, calmo ma non troppo, insomma un vero equilibrio di figure professionali che sostengono, consigliano, suggeriscono, ed aspetti ed elementi che non intralciano ma agevolano l’operato dell’atleta agevolando la sensazione di flow dove tutto scorre facile, sereno e veloce dopo avere sperimentato la propria zona di IZOF (Individual Zone of Optimal Functioning), ove ogni sensazioni, percezione, emozione sperimentata è riconosciuta dall’atleta e ha un senso proprio in quel dato momento.
Utilizzi una preparazione mentale pre-gara? “Ho le mie cose da fare, musica, concentrazione, visualizzazione della via.”
Bello, visualizzazione della via. In effetti, non solo nello sport ma anche nella vita quotidiana ognuno dovrebbe addestrarsi a visualizzare la propria via, vedersi più avanti nel tempo, capire come si trova, che effetto gli fa, come ci è arrivato, si trova bene, era quello che voleva, quali capacità risorse, caratteristiche gli hanno permesso di arrivare a quel punto, così si simula un percorso e si comprende se e come è percorribile se è proprio quello che si vuole, ci si aspetta, come si potrebbe far meglio.
C’è una parola o una frase che ti aiuta ad affrontare la gara? “Si, tante, ma non si dicono.”
Vero, bisogna avere un grande repertorio da utilizzare in base al punto in cui ci si trova e al momento da affrontare, gestire, superare. Parole e frasi di ancoraggio proprie o di altri che aiutano a crederci, a non mollare, a essere sicuri, ad andare avanti mettendo da parte distrazioni, pensieri che vogliono sabotare.
Quale aspetto del tuo carattere ti aiuta nell'affrontare gare importanti? “Credo la gentilezza. Se faccio un dispetto o un qualcosa che non mi piace non sono a posto con me stesso e mi aggiungo del peso mentale.”
Interessante l’aspetto della gentilezza, in più di 500 interviste è la prima volta che mi capita come risposta di un atleta; in effetti è importante a questo mondo essere gentili prima di tutto con se stessi soprattutto nello sport dove a volte si è tentati a trascurare un po’ se stessi quando bisogna privilegiare la prestazione a ogni costo, e poi è importante essere gentili con la natura che ci circonda che è un bel regalo che abbiamo ricevuto noi tutti, e gentili anche con i compagni di squadra per contribuire a creare un clima sereno e collaborativo, gentili e empatici con gli avversari che come noi fatica e si impegnano per esprimersi al massimo, per cercare di eccellere, per guadagnarsi un posto in nazionale, un podio, un trofeo, uno sponsor, gentili anche con i fan che ci seguono, ci credono.
In che modo la mente ti aiuta a superare i momenti difficili? “Sia in gara che fuori gara la mente ha un aspetto fondamentale. So che la cosa importante è non reprimere le sensazioni negative ma di accoglierle, capire da dove provengono e cosa posso fare sapendo che ci sono. Questo spaventa, fa male ma è la cura migliore.”
Bella questa, risposta si intravede una persona matura, consapevole evoluta attraverso lo sport e gli aspetti inerenti che rafforzano la persona con la consapevolezza che bisogna aspettarsi tutto, accogliere tutto in un primo momento, accettare quello che si può accettare e il resto va elaborato, trasformato, gestito da soli con tecniche e metodi appresi oppure con figure professionali preposte.
Un’intervista a Ludovico è riportata nel libro “Sogni olimpici, Aspetti, metodi e strumenti mentali di competenza dello psicologo per trasformare il sogno olimpico in realtà”. Presentazione: Isabel Fernandez. Prefazione di: Sonia De Leonardis.
Altrettanto interessante la testimonianza di Agnese Bertone attraverso risposte ad alcune mie domande di alcuni giorni fa.
Cosa e chi ti aiuta nello sport? L’arrampicata per me è ‘Lo sport’. Per la prima volta ho trovato un’attività che mi ha letteralmente drogata, mi porta lontano dai problemi e mi ricollega al momento presente come nessun altra attività riesce a fare. In questo sport il compagno di arrampicata è una figura fondamentale, che segue il processo, i miglioramenti in prima persona, condividendone le vittorie e le sconfitte e aiutando l’atleta nei momenti di tensione o comunque paura (l’arrampicata è una sfida costante contro noi stessi, il nostro cervello combatte per rimanere attaccati al pavimento anziché arrampicarsi verso l’ignoto.
E’ un processo di autoconservazione che il cervello attua per proteggerci da eventuali rischi, e che noi climber, tentiamo di destrutturare durante ogni singola ascesa. Il socio quindi, è parte integrante e fondamentale di questa lotta interiore.
A volte la pratica di uno sport affascina, motiva, diventa una fortissima passione della quale si diventa quasi dipendenti, ci si allena per far meglio, per raffi ungere obiettivi, alzando sempre l’asticella delle difficoltà, mettendosi in gioco e apprendendo da ogni esperienza.
Molto interessante e utile la testimonianza di Agnese che ci parla delle sue paure ma anche dell’importanza di avere un compagno di cordata, così come succede nella vita che si può essere titubanti ma si può spiccare il volo con fiducia acquisita sia attraverso l’esperienza che grazie a qualcuno che sostiene e incoraggia.
Sembra davvero difficile allontanarsi dalla zona di confort che può essere un suolo e cercare di arrampicarsi lungo rocce allontanandosi sempre più da un suolo stabile e sicuro ma se si è allenati e con l’esperienza graduale si può sperimentare la gioia di riuscirci e insieme risulta essere molto meglio reciprocamente.
Pensi che lo psicologo sia utile nello sport? Penso che lo psicologo sia stra-utile nello sport, come lo è nella vita di tutti i giorni. Purtroppo in Italia, a oggi non è un servizio accessibile per tutti e non è ancora sdoganato a sufficienza secondo me.
Sicuramente in un futuro utopico, dove lo psicologo sarà un servizio accessibile a tutti, sarebbe sicuramente uno strumento utilissimo per l’atleta, in quanto la roccia è spesso un viaggio dentro noi stessi perché ti mette faccia a faccia con la tua emotività.
Pensieri positivi e negativi durante allenamenti e gare? Io non pratico agonismo, però in generale durante gli allenamenti tendo a pensare più negativo che positivo, spesso mi concentro (sbagliando) più su quello che non mi riesce che su quello che mi riesce. E, anche qui, il compagno è come una bussola per ritrovare la strada corretta.
A volte le persone notano solo cose negative, fallimenti, sconfitte trascurando quanto di buono sono riusciti a fare ma si può riportarli a notare quando e come hanno fatto bene recuperando fiducia e autoefficacia in se stessi in modo da mantenere sempre entusiasmo e stimoli per continuare a migliorare, provando e riprovando.
Cosa provi prima, durante, dopo una gara? Non gareggio, però posso paragonare una gara a un ‘tentativo’ su una via per me al limite. Prima del tentativo, sento una strana sensazione che si annida nello stomaco, un misto tra una lieve nausea e il desiderio di mettermi alla prova.
Durante, il cervello di spegne totalmente, parlo a me stessa ricordandomi i movimenti che devo eseguire uno dietro l’altro come un samurai, e quando la via mi concede un piccolo riposo mi ripeto che ce la posso fare, che è tutto sotto controllo e che comunque vada è già un successo. Dopo il tentativo, le sensazioni cambiano in base al risultato ehehe. Se riesco di solito mi sento molto leggera e generalmente smetto di arrampicare concludendo la giornata con delle sensazioni super-positive. Se va male, cerco di guardare al lato positivo e magari di pianificare meglio il prossimo tentativo analizzando gli errori di quello precedente. Non ti nascondo che spesso sono arrabbiata e amareggiata se fallisco.
Il benessere e la performance vanno a braccetto con le sensazioni ed emozioni che si sperimentano. La voglia di provare, le aspettative di riuscita fanno si che si è disposti a mettersi in gioco con elevata fiducia e cercando di far del proprio maglio grazie agli allenamenti e alle precedenti esperienze di riuscita.
Hai sperimentato il limite nel tuo sport? Al momento non credo di aver ancora raggiunto il mio vero limite, sto scalando ancora molto ‘sotto controllo’ probabilmente dovuto al fatto che non sono ancora una climber espertissima e quindi l’emotività gioca ancora un ruolo determinante nelle mie performance.
La tua gara più difficile? Al momento la via più difficile su cui mi sono messa in gioco è un 7b, non ho ancora avuto il piacere di concludere questo progetto però.
Un grande progetto che richiede preparazione fisica e mentale, attenzione e focalizzazione in ciò che ci si appresta a fare con la consapevolezza che si può fare centimetro dopo centimetro, senza fretta ma cercando di avere tutto sotto controllo, con il giusto approccio mentale e con il respiro che accompagna senza giudizio.
Cosa dà e cosa toglie lo sport? Questo sport ti da tantissimo, in quanto ti permette di avere un dialogo interiore con te stesso molto profondo, e banalmente ti permette di stare 4 giorni a settimana immerso in panorami spettacolari ma allo stesso tempo ti toglie anche molto, il tempo è la prima cosa, anche se io non la considero una perdita. Scalare è una disciplina che richiede tanta costanza, appena abbassi il tiro, retrocedi, quindi non sono ammessi sconti né rallentamenti sulla tabella di marcia. Un’altra cosa che per qualcuno può sembrare una privazione è la dieta, cosa che io trovo più come uno stimolo a mangiare bene e sano. Sicuramente una cosa che ti toglie è il denaro, ahahah, perché spostarsi da una falesia all’altra 3-4 volte a settimana è dispendioso, cosi come fare trasferte di settimane magari lontani da casa per trovare lo spot perfetto.
Tutto ha un costo da pagare, per tutto c’è il risvolto della medaglia ma importante è considerare i vantaggi di praticare una passione che può essere considerata un grande aiuto per la persona per metterla davanti a se stessa con dialoghi interiori alla ricerca della propria essenza con la consapevolezza che si migliora non solo fisicamente e sportivamente ma anche mentalmente nell’affrontare la vita e ogni situazione che può essere di gioia o di avversità, uscendone sempre sicuri, consapevoli, fiduciosi e resilienti.
Una parola o una frase che ti aiuta nei momenti difficili? La frase che ho dipinto sul mio primo trave: lascia che i tuoi sogni diventino più grandi delle tue paure.
Se non c’è fatica, se non ci sono timori, dubbi, paure non si va da nessuna parte, si resta bloccati o in zone di estremo confort vivendo in sicurezza ma se si vuole vivere un po’ più intensamente si può puntare a realizzare qualcosa un po’ più sfidante e stimolante con la consapevolezza che si può provare e riprovare in modo diverso, preparandosi meglio, curando aspetti ulteriori e potenziando eventuali aspetti critici.
In che modo lo sport ti aiuta nella vita quotidiana? Nella mia vita quotidiana lo sport è letteralmente la cura a ogni momento difficile. Ogni volta che qualcosa va storto, il richiamo della roccia è incontrollabile per me. Ho imparato ad ascoltarla e a lasciarle curare i miei drammi.
Molto interessante e illuminante la testimonianza di Agnese di come la pratica di uno sport pur non essendo facile da praticare può essere considerato un posto sicuro, un rifugio da situazioni scomode, tristi, traumatiche, una roccia che aiuta a rendersi conto di come ci si può rialzare da ogni avversità o problematica che può essere solamente una situazione da approfondire, gestire, affrontare, superare.
Lo sport aiuta a elaborare, a trasformare le persone, a superare momenti e periodi difficili, a prendersi cura di se stessi nel corpo e nella mente, a trovare serenità esistenziale coltivando una passione e cercando di migliorare inseguendo obiettivi non impossibili, applicandosi con costanza, metodo, determinazione. Lo sport aiuta a comprendere il significato dello sforzo e dell’impegno, aiuta a conoscersi sempre di più soprattutto nelle condizioni difficili dove si tratta di prendere decisioni e di andare avanti.
Lo sport è un’ottima pratica e opportunità per sperimentare benessere, per focalizzarsi su se stessi in compagnia di amici, faticando e divertendosi alla ricerca di obiettivi non impossibili impegnandosi con costanza e fiducia. Permette di comprendere l’unione del corpo, mente e cuore; l’importanza della passione, il credere nelle cose che si fanno, credere in se stessi.
Lo sport è uno strumento per sviluppare consapevolezza, autoefficacia e resilienza; una modalità per sperimentarsi e mettersi alla prova; per apprendere insegnamenti dalle esperienze che fanno crescere e maturare. Ci si accorge che tutto passa e cambia; passa la fatica e la crisi; rimane la consapevolezza che se c’è impegno e fiducia, si riesce ad affrontare, gestire, superare tutto incrementando la forza interiore che aiuta non solo nello sport ma anche nella vita quotidiana lavorativa, familiare, relazionale.
Attraverso lo sport si può scaricare tensione; si può sentire il proprio corpo; si può intraprendere un percorso con un inizio e una fine come è la vita; incontrando compagni di viaggio e facendo dei tratti insieme come succede nella vita.
La chiave del benessere è nell'acronimo C.A.R.: Consapevolezza, Autoefficacia, Resilienza. Una chiave per il benessere che racchiude tre aspetti: Consapevolezza di sé stessi, proprie risorse, capacità e limiti; Autoefficacia, fiducia in sé stessi; Resilienza per gestire e superare momenti e periodi difficili.
Lo sport incrementa consapevolezza nei propri mezzi e proprie capacità, incrementa fiducia in sé, aiuta a stare al mondo con una visione positiva e propositiva, sviluppa autoefficacia consolidando la fiducia in se stessi di poter fare, di riuscire. Si può sempre sviluppare consapevolezza, focalizzandosi con attenzione, per comprendere cosa vogliamo e dove vogliamo arrivare.
L’esperienza diretta di successo in compiti di crescente difficoltà è la fonte principale delle convinzioni di autoefficacia. Lo sport rimette al mondo, fa trovare un senso nella vita, fa scoprire sensazioni ed emozioni che ti spingono ad andare avanti nella vita, nonostante tutto gestendo e superando momenti e periodi difficili, ripartendo con più convinzione ed energie rinnovate, riprovando in modo diverso. L’essere resilienti permette di ricominciare con più entusiasmo, coraggio, esperienza, sicurezza. Da quando impariamo a camminare ci capita di cadere e rialzarci sempre, sperimentando fallimenti e riuscita.
Dott. Matteo Simone
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
















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