Matteo SIMONE
Interessanti le esperienze ed i racconti dei diversi atleti nelle diverse specialità e nei momenti diversi degli allenamenti, gare, post gare.
Di seguito si racconta Riccardo Vescovo,
rispondendo ad alcune domande tese a realizzare un volume sullo sport,
benessere e performance.
Qual è stato il
tuo percorso per diventare un Atleta? “Ho iniziato a 5 anni con il nuoto per volere dei miei genitori,
a 10 anni dovendo rinunciare al nuoto, a causa di un fastidio dovuto al cloro,
ho intrapreso la via del Karate seguendo le orme di mio cugino. La passione per
quest’ultima disciplina è cresciuta nel tempo tanto da praticarlo attualmente
con il titolo di Istruttore e grado di 1° Dan (Cintura Nera). Lo scorso anno
ho voluto integrare la mia vita
sportiva con il pugilato, allo scopo di perfezionare il combattimento usando
solo gli arti superiori, ed il nuoto con l’obbiettivo di incrementare la
potenza il fiato la coordinazione ed anche per l’allungamento muscolare che
questo sport comporta.”
Quali sono le varie difficoltà e i rischi? A cosa devi fare attenzione nella tua disciplina? Quali condizioni fisiche o
ambientali ti hanno indotto a non concludere la gara o a fare
una prestazione non ottimale? “Per quanto riguarda il nuoto non vedo grandi
rischi, a parte per la schiena nel compiere la tecnica a delfino in maniera
errata. Mentre la difficoltà più grande è mantenere un andatura costante lungo
tutto il tragitto dovuto alla pesantezza dei movimenti nell’acqua ed alla
mancanza di fiato che si fa sempre più sentire. Mentre per gli sport di
combattimento i rischi sono più elevati in quanto si possono ricevere dei colpi
abbastanza forti in varie parti del corpo. Anche qui la difficoltà è mantenere
una buona respirazione e anche un'elevata concentrazione. Infatti, a differenza
di molti altri sport durante una competizione oltre alla fatica si ha di fronte
un avversario che ce le vuole ‘suonare’, di conseguenza il livello di
attenzione deve essere maggiore. Sinceramente non ricordo di non aver mai finito
una gara, ma sicuramente il ‘caldo’ è la condizione ambientale che riduce notevolmente
le mie prestazioni.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Non ho
rimpianti rifarei le cose che ho fatto, e soprattutto mi ritengo fortunato di
aver trovato il Karate tradizionale delle origini che ormai non si trova più
che mi ha aiutato moltissimo a superare le difficoltà finora incontrate e lo
rifarei infinite volte.”
La tua gara più estrema o più difficile? Quale gara ritieni non poter mai riuscire a portarle a termine? “Ricordo che alla
mia prima gara di nuoto feci 50 metri a delfino ed arrivai a dir poco stremato
alla fine, sicuramente dovuto alla mia scarsa conoscenza nella tecnica ma posso
dire che è stata la gara più difficile che mi fosse capitata a quel momento in
quanto non avevo mai fatto una cosa simile. Per come la penso sono dell’idea
che se ci si allena si può riuscire a portare a termine qualsiasi gara, però
devo dire che ho seri dubbi sui 200 metri a delfino. Penso che oltre ad una
buona tecnica occorra avere una capacità vitale, per quanto concerne il fiato,
davvero notevole.”
Quali sensazioni sperimenti facendo sport: pre-gara, in gara, post-gara? “Sia nel pre-gara
che in gara si ha l’obbiettivo di vincere, solo che nella prima situazione,
abbiamo una notevole grinta e determinazione nell’allenamento finalizzato allo
scopo, di conseguenza non si pensa ad altro che a dare ancor di più di quello
che si è dato fino a quel momento. Al momento della gara invece, naturalmente
parlo specificamente del mio caso, data l’elevata emotività e paura, sensazioni
che ad una gara non mancano mai, cerco di rilassarmi entrando quasi in una
sorta di meditazione e convincendomi che ‘quel che è fatto è fatto’ ed è
inutile starsi ad agitare troppo, il che potrebbe inficiare sulla stessa gara.
È un po’ come abbandonarsi all’avvenire degli eventi. Ma appena arriva il mio
turno e scatta il ‘VIA’ ecco che li esplode tutto ciò che ho dentro fino alla
fine. Anche il post gara ha il suo perché in quanto non solo ti puoi rilassare
dato che la tempesta è passata, ma perché si ha letteralmente un crollo dovuto
al calo repentino di tutte le endorfine e dell’adrenalina che ti facevano stare
a duemila un attimo prima della gara.”
Quali sono i tuoi pensieri in gara? “La verità è che al momento della gara cerco di
non pensare a nulla ma bensì mi concentro sull’ascoltare ancor di più il mio
corpo perché dovrà rispondere alla perfezione ai mie comandi durante la
prestazione”.
Cosa ti ha fatto
mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? Come hai superato eventuali
crisi, sconfitte, infortuni? Hai
mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere atleta? E' successo che ti abbiano consigliato di ridurre la tua attività sportiva? Hai
mai pensato di smettere di essere atleta? “Non ho mai abbandonato lo sport,
primo perché mi fa stare bene e secondo perché non sopporterei l’idea di
diventare “debole”, nel senso che lo sport mi da forza più di molte altre cose
e non parlo solo di forza fisica ma bensì forza di andare avanti in tutto. Le
sconfitte ti buttano giù certo, li per li sei demoralizzato, però, non so come,
dopo poco tempo riesco a pensare positivamente che cambiando tattica ed
allenandomi di più potrei riuscire in ciò che ho fallito precedentemente. Ho
dovuto ridurre per qualche settimana la mia attività a causa di piccoli
infortuni ed è stato pesante, però anche se non potevo utilizzare una parte del
mio corpo nulla toglieva che potessi fare altro. Devo dire di non essermi mai
fermato e mai ho pensato di smettere di essere un atleta.”
Non molla
Riccardo, le sconfitte non lo demoralizzano, non lo buttano giù, cerca di
esaminare bene cosa c’è stato di buono e in che modo ha sbagliato per
apprendere e fare meglio la prossima volta.
Ti è capitato di
avere la sensazione che ti cascasse il modo addosso? Come sei riuscito a continuare? “Si mi è capitato ed in quel
caso invece di agitarmi ancor di più fino ad arrivare al collasso, mi sono
concentrato sul completo rilassamento sulla respirazione lunga e profonda, ogni
muscolo sciolto lasciato in balia della gravità. E se il mondo mi fosse caduto
addosso veramente allora pazienza, sarei rimasto tranquillo e rilassato senza
affannarmi troppo. Ma non è mai successo perché alla fine è sempre uno scherzo
della mente tutto si risolve tutto puoi portare a termine e anche se ciò non
avvenisse, in questo modo, lo accetteresti serenamente.”
Molto preparato
Riccardo a prevenire e gestire situazioni difficili, sa come fare, conosce
l’importanza della focalizzazione sul respiro e le sensazioni corporee, per
restare in una situazione calma e serena ed attendere che passi la tempesta.
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli a uno sport di fatica, impegno, sofferenze? “Ai
ragazzi direi di praticare sport perché fa bene ed aiuta anche nella vita
quotidiana ma di fare ciò che piace, perché in realtà tutti gli sport sono
faticosi in quanto comportano sacrifici ma se una cosa ci piace la fatica non
si sente o meglio la si affronta in modo positivo senza che ci pesi addosso
come un macigno.”
C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera
sportiva? “Mai. Meglio perdere essendo se stessi che vincere grazie ad una
provetta o pastiglia, non c’è soddisfazione, alla fine non sei tu a vincere ma
la sostanza che hai assunto.”
Un messaggio che vorresti dare per sconsigliare l’uso del doping? “Prima di tutto il
doping non fa bene in quanto introduciamo nell’organismo un qualcosa a cui non
è abituato, senza contare poi la natura di cui sono composte queste sostanze,
ma soprattutto le sostanze dopanti non ci permettono di sentire la fatica il
che è gravissimo perché la fatica è il nostro campanello di allarme naturale
che ci dice quando dobbiamo fermarci per evitare il collasso che può portare
anche alla morte. Inoltre chi assume sostanze dopanti, o trascorre una vita
dopandosi e di conseguenza autodistruggendosi oppure una volta che smette deve
iniziare tutto da capo, sempre se il corpo risponda bene, in quanto è stato
tutto questo tempo senza conoscere se stesso occultato appunto da tali sostanze
che non consentono la percezione vera di noi stessi.”
Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport? Per quali
aspetti e in quali fasi dell’attività sportiva? “Si la ritengo utile
soprattutto per chi si addentra nello sport per la prima volta che oltre a
trovarsi spaesato in un mondo nuovo e quindi bisognoso di una guida, potrebbe
deprimersi e mollare sin da subito in quanto nei primi tempi non si hanno
risultati eclatanti, di conseguenza qualcuno che gli faccia guardare con un po’
più di prospettiva non sarebbe sbagliato. La ritengo utile per i bambini dato
che devono ancora formarsi e se si inizia sin da subito in futuro avranno meno
dubbi e sbandamenti. Ma anche per gli adulti è utilissima per il fatto che
spesso accade che questi si sentano più giovani di quanto potrebbe suggerire
l’età veritiera e la non corrispondenza tra le reali prestazioni e quello che
credevano di poter compiere a livello fisico potrebbero causare un calo del
morale ed anche qui una guida la ritengo più che opportuna.”
Sogni realizzati e da realizzare? “Mi
piacerebbe essere un atleta a livello nazionale e anche internazionale,
soprattutto mi sarebbe piaciuto essere un atleta dell’Aeronautica Militare ma
purtroppo non sono comprese le discipline da me praticate e non ho i titoli per
esserlo. Ho lottato molto per questo ma ormai ho quasi perso le speranze anche
perché ho 27 anni e non so quanto interesse io possa suscitare.”
Ti sei sentito
campione nello sport almeno un giorno della tua vita? “Che io ricordi non mi sono mai sentito un campione anche perché
ho visto i veri campioni e non sono ancora a quei livelli.”
Che consiglio daresti a
coloro che devono fare scelte importanti nello sport? “La scelta
deve basarsi su ciò che ci piace e ci appassiona altrimenti il disinteresse
arriverà sin da subito fino all’abbandono di quello che si è scelto.”
Come ha
contribuito lo sport al tuo benessere? “Lo sport rende la vita
migliore in quanto permette di conoscere il proprio corpo che a sua volta
risponde positivamente alle nostre esigenze, di conseguenza anche nella
quotidianità si ha maggiore facilità nel muoversi e nello svolgere diverse
mansioni rispetto a chi è sedentario, anche a livello mentale contribuisce a
scaricare lo stress ed allontana la depressione. La performance ed il benessere
sono strettamente collegati alla costanza, all’impegno e soprattutto alla
consapevolezza di dover compiere dei sacrifici per raccogliere dei buoni frutti
nel tempo.”
Riesci a immaginare una vita senza sport? “Si certo, una vita triste, malsana e molto
faticosa senza stimoli e adrenalina. Una vita piatta.”
Quale alimentazione segui prima, durante e
dopo una gara? Usi farmaci, integratori? Per quale
motivo? “Nella mia vita non ho mai preso neanche un gatorade per incrementare
le mie performance. Mi piace l’idea di riuscire nei miei obbiettivi senza ‘aiutini’.
Per quanto riguarda l’alimentazione ho visto e sentito diverse scuole di
pensiero e seguito vari corsi ma sinceramente erano molto discordanti tra di
loro. Quello che ho sempre fatto è mangiare un po’ di tutto senza mai saltare i
tre pasti principali. Se mi viene fame una merenda tra un pasto e l’altro me la
concedo salata o dolce che sia, non mi sono mai privato di nulla. Se devo dare
un consiglio: mangiare ciò che ci richiede (ne risente in maniera positiva
anche la mente) senza esagerare ed evitando schifezze tipo patatine fritte
merendine ecc… (anche queste una tantum si può fare dipende poi dai vari
soggetti). PS. Ultimamente prima degli allenamenti sto sperimentando la dieta
del Dott. Mozzi sui gruppi sanguigni, sembra funzionare ma ripeto non lascio
mai che condizioni in maniera pesante la mia vita.”
Nello sport chi ha
contribuito al tuo benessere e performance? “Documentazioni
su internet vedendo filmati seguendo corsi e chiedendo a chi ne sapeva di più e
soprattutto a chi rispecchiasse benessere. Ma ciò che rende il tutto esaustivo
è la sperimentazione su se stessi in quanto siamo tutti diversi e non ci sarà
mai uno stile di vita uguale per tutti.”
La gara della tua vita, dove hai dato il meglio di te o hai sperimentato le emozioni più belle? “Quando ho superato tutte le prove del
brevetto sportivo conquistando tutti ori, ed anche alle nazionali di Karate di
Avellino nel 2012.”
Quale tua esperienza ti può dare la sicurezza di potercela fare nello sport o nella vita? “In piena sincerità
posso dire che non c’è un esperienza unica in particolare, ma l’insieme di
tutto ciò che ho realizzato fino adesso e di cui ne sono soddisfatto.”
Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva? Come è cambiata la tua
vita familiare e lavorativa nell’aver intrapreso un’attività sportiva? “Sinceramente
i miei famigliari sono contenti se mi vedono felice e non giudicano più di
tanto ciò che svolgo, ma credo che non pongano lo sport tra le priorità della
loro vita. I miei amici o fanno sport con me e di conseguenza la pensano più o
meno come me, mentre quelli che non praticano sport magari mi trovano un po’
troppo esagerato nell’allenarmi così intensamente. Per quanto riguarda la mia
vita lavorativa non è cambiato nulla dato che praticavo sport già prima di
lavorare. Sono comunque felice di riuscire a far combaciare le due cose.”
Ti va di descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività
sportiva? “Le mie prime gare di nuoto, ad ogni gara al tuffo mi si toglievano o
la cuffia o gli occhialetti, fortunatamente non mi si è mai tolto il costume J. Un volta dovevo fare 50
metri stile libero e, non so come, al tuffo mi cala la cuffia davanti gli occhi
e non vedo più niente per tutta la gara, il problema è che la vasca era da 25
metri quindi non vedendo nulla non sapevo quando dover virare per tornare
indietro e fare i restanti 25 metri, morale della storia mi sono schiantato
alla prima virata ed all’arrivo.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare atleta? Quali meccanismi psicologici ti abbiano aiutano nello sport? “Ho scoperto una grande forza di volontà, ciò che mi
ha aiutato a livello psicologico è stato fissarmi degli obbiettivi e la
continua sfida contro me stesso, il cercare di raggiungere i propri limiti e
superarli.”
Quali capacità, risorse, caratteristiche, qualità hai
dimostrato di possedere? “Perseveranza, grinta, il riuscire ad alzarsi anche
quando si finisce a terra. Insomma posso dire che non mi perdo d’animo
facilmente.”
Che significa per te partecipare a una gara? Hai sperimentato
l’esperienza del limite nelle tue gare? “Anche se la mia vera gara è contro me
stesso, sono dell’idea che una sana competizione possa far bene in quanto ci
permette di confrontarci con altri atleti e di conseguenza vedere a che livello
siamo rispetto a ciò che c’è fuori, se stiamo facendo un buon lavoro oppure no.
Posso dire di aver sperimentato il limite nelle mie gare, questo dovuto al
fatto che durante un competizione il tasso di adrenalina è alle stelle ed
insieme alla foga del momento si ha quel surplus che aumenta le tue performance
rispetto a quando ci si allena in un ambiente più tranquillo. E data la grande
voglia di vincere si da veramente il massimo arrivando letteralmente al limite.”
Matteo SIMONE 380-4337230 -
21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta
EMDR
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