Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
Ecco le sue parole all’alba di un nuovo giorno all’arrivo del Passatore:
“Buogiorno
a tutti amici, qui a Faenza è l’alba di un bellissimo giorno, tantissimi atleti
che ancora arrivano, sono contentissimo e sono come il vino buono, la 100km
passatore 1996 chiusa in 10ore e 59min, passatore 2016 dopo 20 anni chiusa in
10ore e 30 minuti, un sincero grazie ad Antonio Termite per avermi prestato una
maglia termica lungo il percorso, un sincero grazie a Samuele Fabrizio per
avermi dato 2 gel per integrarmi, forse il 10,30 si poteva un po' ritoccare, ma
va bene lo stesso, questo quinto posto di categoria in una gara di alto
spessore Internazionale mi ripaga molto, ma che caldo ragazzi, questa gara è per
2 carissime amiche che ho sempre nel cuore Mary Moor e Lucrezia Dibenedetto, e
poi ai miei tifosi la mia famiglia, e a tutta la grande Barletta sportiva, un
saluto a tutti i componenti del gruppo g.a.r.a di Corato, al suo fondatore cui
ringrazio per il suo interessamento, il grande Riccardo Blasi e consorte, è
andata bene Rik, poi ti racconto ma un caldo micidiale, un abbraccio a tutti a
presto.”
Giuseppe
Mangione, un grande atleta, una bella persona, molto performante quando vuole,
l’ho conosciuto personalmente, una bella prestazione sulla distanza di 100km ed
a fine gara si può rilassare e sono d’obbligo i ringraziamenti e le dediche.
In
una gara lunghissima superiore alle 10 ore c’è bisogno di un o di assistenza,
supporto, sostegno, e dopo una impresa del genere le dediche sono d’obbligo a
due atlete e belle persone che ho avuto modo di conoscere personalmente e sono
coccolate un po' a tutti gli atleti, soprattutto dagli atleti locali Pugliesi e
dalla fortissima squadra Barletta sportiva che quest’anno è sempre presente
nelle competizioni più dure ed importanti.
Tra
i tanti ultramaratoneti che si esprimono sulle lunghe distanze tanti risiedono
nella Puglia, soprattutto iscritti con l'Asd Barletta Sportiva
il cui Presidente è Enzo Cascella, tra di essi ho avuto modo di conoscere
Giuseppe Mangione, molto presente nelle gare di lunga distanza, ben voluto da
tutti, per la sua serenità, eleganza nel correre e rispetto per le persone. Giuseppe
Mangione lo scorso 4
luglio è diventato campione nazionale Master 24 ore nella categoria SM50 in località
Pantano, Basilicata.
E’ importante avere la famiglia che comprende la tua passione e, anzi che tifa per te, per le tue imprese, per i tuoi risultati, anche gli amici a volte ti dicono: ma tu sei matto, ma poi sotto sotto, sono felici di averti per amico, sono incuriositi e piace a loro raccontare le tue gesta. In effetti è importante la passione e la preparazione per affrontare le competizioni in sicurezza e senza rischiare infortuni.
L’ultima
occasione di incontro è stata al Festival delle 24 ore presso Putignano, dove
Giuseppe si è espresso in una gara di 12 ore arrivando primo assoluto. Si è
trattato di una gara a circuito su un percorso di km 1,400 ed io partecipavo
alla 24 ore ad un’andatura lenta, per cui Giuseppe mi ha doppiato diverse volte
nel corso della nottata e non potevo non notare la sua eleganza.
Tempo
addietro ho sottoposto un mio questionario a Giuseppe e interessanti sono
state le sue risposte che riporto di seguito.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “Vengo dalle gare di mezzofondo fatte in
gioventù poi c’è stato uno stop di 10 anni. Ho ripreso con una bella maratona
preparata con tutti i criteri, 2h.48’ per la cronaca, poi hanno incominciato a incuriosirmi ed affascinare queste distanze.”
Succede che da piccoli si incontra lo sport, si inizia a praticare
un’attività sportiva che piace e poi ad un certo punto, cala la motivazione, o
comunque non si continua per diversi motivi e poi da grande si riscopre il
benessere nello sport.
Ti va di raccontare un aneddoto? “Un
aneddoto potrebbe essere la mia prima 100 del passatore nel 1996, sulla colla
ai 50km giurai di dedicarmi solo ai 5000 mt, ero stravolto, da allora ne ho
fatto tantissime fino a vincere negli ultimi 3 anni 4 titoli italiani m50 in 4
distanze diverse 6 ore 12 ore 24ore 48ore.”
A volte la difficoltà, la crisi ti fa pensare: ‘ma chi me lo fa fare’, ma
poi passato il momento tragico, si cercano gare ancora più impegnative per dimostrare
a se stessi di essere capaci, di saper fare. Giuseppe si è dimostrato una grande
campione e tutt’ora continua a vincere i suoi titoli alle diverse
manifestazioni anche Nazionali.
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta? “Sono entrato nell’ottica di
paragonare l’ultramaratona alla vita con tutte le sue difficoltà, momenti piacevoli
e momenti brutti, andare avanti e affrontare i vari problemi e cercare di
pensare sempre positivo, poi mi piace anche un po' di sano agonismo.”
Come tanti altri ultramaratoneti, l’ultracorsa diventa la metafora della
vita, si affronta una gara lunghissima anche di decine di ore e si attraversano
sensazioni ed emozioni diverse, momenti belli ma anche difficili, così come
succede nell’arco della vita con situazioni piacevoli che ti fanno stare alle
stelle e momenti bui dai quali ogni volta devi sapere come uscirne. Oltre a ciò
se te la cavi e ti sai esprimere dal punto di vista sportivo, è anche piacevole
ottenere risultati ed essere competitivo.
Cosa
ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta? “Mi spinge il semplice gesto della corsa, gesto atletico
più naturale che esista, mi spinge perché l’ultramaratona mi ha insegnato a
pensare positivo, mi spinge perché devo scoprire i miei limiti.”
Sono tanti i
motivi che spingono un’atleta ad inoltrarsi in gare dure e prolungate nel
tempo, la scoperta del limite e, quindi, cercare di spingersi un po' per volta
oltre, gli insegnamenti che si apprendono durante le lunghe gare, non abbattersi
al primo segno di cedimento, focalizzarsi sul qui e ora, vivere l’esperienza
presente.
Hai
sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Fino ad ora ho provato 2 volte la 48 ore, ogni tanto
penso alla 6 giorni per cui penso prevalga in me la curiosità di scoprire un
mio eventuale limite.”
Ce ne sono
tante di distanze lunghe e gare dure di lunga distanza, ogni atleta decide dove
vuole arrivare e cosa vuole provare, per l’ultramaratoneta niente è
impossibile, il loro motto è ‘mai dire mai’, ‘se vuoi, puoi’.
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme? “I
meccanismi psicologici sono semplici, come ho già detto la corsa in se mi aiuta
a essere positivo, ho una ottima dose di forza di volontà per portare a termine
una gara e prepararla.”
Non è
semplice preparare, partecipare e portare a termine gare impegnative come le
corse di lunga distanza, c’è bisogno di passione, di credere in se stessi, di
essere resiliente e saper superare momenti di eventuali crisi e giuseppe pare
abbia le risorse, le qualità, le capacità per preparare bene tali competizioni
e saperle portare a termine non mollando al minimo accenno di fatica o
difficoltà.
Cosa
pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme? “Ho 2 grandi tifosi, i miei figli. I miei amici mi fanno
sentire come l’uomo bionico, io la porto sul ridere facendo capire che è una
cosa che faccio volentieri con naturalezza, basta allenarsi.”
E’ importante avere la famiglia che comprende la tua passione e, anzi che tifa per te, per le tue imprese, per i tuoi risultati, anche gli amici a volte ti dicono: ma tu sei matto, ma poi sotto sotto, sono felici di averti per amico, sono incuriositi e piace a loro raccontare le tue gesta. In effetti è importante la passione e la preparazione per affrontare le competizioni in sicurezza e senza rischiare infortuni.
Che significa per te partecipare ad una gara
estrema? “Partecipare ad una ultramaratona per me è
sempre una grande festa, non la vivo in tensione ma un ritrovo con tanti amici,
se il risultato viene sono ancora più contento ma finirla e già un risultato.”
E’ vero, l’ho riscontrato personalmente, partecipare a questo tio di
competizioni è una grande festa, gli atleti si rivedono, si abbracciano, si
salutano, sono tanti i sorrisi rilassati, non c’è la tensine competitiva della
gara, ma la voglia di mettersi in gioco, di fare la propria esperienza, ognuno
la sua con le proprie forze.
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare
ultramaratoneta? “Nel mio carattere ho scoperto la positività,
la forza di volontà, la tenacia nell’andare avanti.”
La partecipazione a gare estreme ti permette anche
di conoscerti meglio, sapere le tue doti che ti possano permettere di andare
avanti fino al traguardo.
Hai un sogno nel cassetto? “Il mio
sogno nel cassetto è la convocazione in azzurro per la 24 ore, quest’anno l’ho
sfiorata per un pelo e alla mia età è molto gratificante.”
Certo spazio ai giovani che sono più freschi muscolarmente e possono
esprimersi meglio dal punto di vista sportivo e comunque devono fare
esperienza, ma nelle gare di lunga distanza conta molto anche la testa, una
certa maturità, l’esperienza, la serenità mentale, molte doti di carattere che
ti permettono di fare bene a lungo, di mantenere un’andatura costante fino alla
fine, di alimentarti bene, di superare i momenti difficili ed ancora un po può
sperare Giuseppe in un eventuale convocazione.
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?
“La vita nell’insieme è cambiata in meglio dal punto di vista
dell’equilibrio psicofisico.”
L’ultracorsa diventa una sorta di terapia, ti permette di sperimentare
benessere, un equilibrio psicofisico, stai bene con il corpo e con la mente, e
se tu stai bene, il benessere si estende anche a coloro che ti circondano che
possono essere famigliari, amici, colleghi di lavoro, si diventa più
propositivi, più produttivi.
Con Giuseppe Mangione abbiamo scritto a quattro mani il libro 'L'Ultramaratoneta
di Corato', edito da Arduino Sacco Editore.
Interviste a Giuseppe sono riportate nei libri:
“Maratoneti e ultrarunner. Aspetti
psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline.
“Cosa spinge le persone a fare sport?”, edito
da Aracne Editrice.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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