STEFANO SEVERONI
L’ASD Sport Against Violence con il supporto tecnico dell’ASD LBM, ha organizzato la Staffetta 12xmezzora sabato il 4 Giugno
2016 presso l’impianto sportivo delle Terme di Caracalla in Roma. La partenza
della prima frazione è stata data alle 16,00. La staffetta è terminata alle
22,00. 54 squadre allo Stadio Nando Martellini hanno partecipato alla
manifestazione, un evento non solo sportivo, bensì una manifestazione culturale
della durata di tre giorni (3/5 giugno) il cui obiettivo è coniugare in sé sia
lo sport, sia l’attività di promozione sociale e culturale dedicata agli
sportivi e a tutta
la cittadinanza. Per
la cronaca agonistica, in campo maschile ha vinto Podistica Solidarietà 1 (94˙226 m) e in campo femminile Atletica La Sbarra Team Purple (76˙037
m).
Abbiamo intervistato Matteo Simone dopo la gara, al fine di cogliere
cosa rappresenta partecipare a una manifestazione, che ha visto tanti
protagonisti, dagli atleti, agli organizzatori, allo speaker, ai Giudici di Gara, agli espositori nei numerosi stand, che hanno coinvolto tante persone
in un pomeriggio romano, vigilia di una tornata elettorale importante quale
l’elezione del sindaco della Capitale, candidata per le Olimpiadi Roma 2024.
Una gara ‒ la Staffetta 12xmezzora ‒ all’interno di una manifestazione culturale Sport Against Violence. Raccontaci la
tua esperienza personale. Cosa hai
pensato durante la gara? Hai prestato attenzione al tuo corpo, al ritmo di
corsa, all’ambiente o agli altri? Ho corso due frazioni, una con un atleta
non vedente e un’altra da solo, sensazioni diverse. Nella prima frazione dovevo
prestare tanta attenzione, in quanto ero la guida di un atleta che si esprimeva
in una prima gara di corsa: Sandro ha conosciuto la corsa grazie
all’Associazione Achilles International la
cui Presidente a Roma è Ada Maria Ammirata, lei stessa un’atleta di Atletica La Sbarra, che ha corso
l’ultima frazione; Ada ha esordito due anni fa proprio in questa manifestazione
con la squadra. Tornando alla frazione con Sandro (ore 19-19.30), dovevo prestare
attenzione agli altri che ci superavano, a quelli davanti a noi che superavamo,
dovevo fare attenzione più che altro alle sensazioni di Sandro che accompagnavo,
cercare di percepire la sua fatica, il suo respiro, e capire se l’andatura la
potevo continuare a tenere in modo sostenuto oppure dovevo rallentare, ogni
tanto gli chiedevo come stava e se voleva acqua o spugna. È stata una gara
assieme, bella esperienza; la gara è iniziata con l’andarlo a prendere assieme
ad Ada; mi sono trovato a fare da guida per strada a due persone non vedenti, e
facevamo una sorta di trenino, loro si fidavano; anch’io mi fidavo di loro e di
me stesso. Per quanto riguarda la mia frazione delle 20.30, ho fatto la mia
gara per la squadra; ho cercato di tenere un ritmo costante, sono partito un po’
stanco, ma le sensazioni erano buone e ho fatto del mio meglio (6˙803 m).
Correre in pista per mezz’ora in
un anello di 400 m e in senso rigidamente antiorario. Ti risulta più
difficoltoso che correre su strada o in un parco? È
un esperienza diversa; in passato ho corso anche per un’ora, si fa tutto, si
prova tutto, c’è comunque tanto da guardare, da osservare, il pubblico che t’incita,
gli altri atleti che superi o ti superano.
Staffetta 12xmezzora: la definizione è un po’ impropria,
in quanto non c’è scambio di un testimone come nelle staffette 4x100 m e 4x400
m, ma un avvicendarsi di atleti appartenenti a un team a una prova di corsa di resistenza. Hai percepito lo spirito
di squadra? C’è tanto spirito di squadra; mi è
piaciuto vedere le varie associazioni schierare i loro atleti, tra le tante Sport Senza Frontiere, che permettono a
ragazzi in condizioni sfavorevoli di fare sport
e di crescere bene attraverso lo sport,
l’Associazione di ragazzi autistici, conosco da anni uno dei responsabili
Leonardo Zerulo e un loro atleta Matteo, molto simpatici, inoltre ho visto
correre una squadra formata da atleti Sudamericani composta da atleti
dell’Equador, Perù e Colombia e tra di loro vi sono due miei amici, William che
ora si è dato al triathlon e fra un
paio di anni vorrebbe provare l’Ironman.
Inoltre Edith Rosario Ventosilla, una forte signora ultramaratoneta, che
vorrebbe provare l’anno prossimo a portare a termine la Nove Colli Running di 202,4 km. Inoltre ho visto correre Fabrizio
Frizzi con la sua squadra di artisti. Tanti altri amici di Atletica Villa De Sanctis e altre squadre, bella gente, bella
manifestazione, erano anche simpaticissimi gli alteti che in genere definiamo
“zingari” e cerchiamo di evitarli, simpaticissimi, si sono divertiti
tantissimo.
Alla gara hanno partecipato anche atleti con
alcune forme di disabilità. Hai apprezzato la loro presenza e il loro supporto?
Si
ho visto spingere carrozzine, ho visto correre atleti autistici ed anche nella
mia squadra abbiamo un ipovedente (Sandro) e una atleta non vedente (Ada). L’Atletica La Sbarra è una squadra che
favorisce l’inclusione e l’integrazione.
Lungo il percorso c’erano ristori con acqua. Ma purtroppo anche nel
mondo dell’atletica leggera c’è chi non si accontenta di ciò che offre la
natura, ma assume sostanze dopanti, un fenomeno da debellare. Cosa ne pensi? Sono
contro ogni forma di doping e ho scritto
anche un libro da titolo Doping il cancro
dello sport. Il titolo dice tutto: il doping
si diffonde tra gli atleti come il cancro e colpisce inaspettatamente gli
atleti così come fa il cancro. Per non parlare delle conseguenze del doping, che tanti trascurano come
proprio il cancro per esempio. Non bisogna mai abbassare la guardia, bisogna
continuare a fare educazione a partire dalle scuole, ma anche con gli adulti; è
importante incentivare conferenze e convegni sull’uso improprio del doping e del malessere che porta a tutti
i livelli, tra atleti, avversari, pubblico, familiari. Bisogna rivalutare il valore dell’acqua, del limone, delle
sostanze semplici, e se si vogliono fare imprese che comportano uno sforzo
esagerato a condizioni estreme oltre l’acqua e il limone, ci sono tanti
integratori naturali, basta informarsi e farsi consigliare. Ci sono anche bravi
nutrizionisti a cui poter rivolgersi. E comunque ogni tanto è bene farsi delle
analisi per valutare i valori di componenti importanti come gli elettroliti, il
colesterolo, il ferro. Lo sport
praticato a un livello elevato mette sotto pressione l’organismo e diversi
apparati circolatorio, respiratorio. Ogni tanto una messa a punto è
consigliabile se si vuol durare più a lungo e in buona salute.
Nel prossimo mese di agosto, Rio ospiterà una nuova edizione dei Giochi Olimpici moderni.: prima le Olimpiadi e poi le Paralimpiadi. Non ritieni che sarebbe opportuno un unico evento? Forse è la cosa migliore, in quanto i forti atleti normodotati oscurerebbero le prestazioni dei paralimpici. Ho assistito al Golden Gala Mennea del 2 giugno scorso e la gara dei 100 m femminili paralimpici, ho visto la rasssegna stampa nei giorni successivi l’evento e pochi parlavano della gara dei paralimpici e così ho voluto menzionarli io in un articolo pubblicato sul mio blog Il sentiero Alternativo.
Da
quando hai iniziato a praticare l’atletica leggera? Atletica
leggera è un parolone; da ragazzo correvo dietro un pallone e poi sbagliavo
sempre a calciare, ero imbranato, non ci sapevo fare con il pallone, a volte la
domenica facevo qualche giro di corsa in pineta. A Roma nel lontano 1988 mi
hanno proposto di far parte di una squadra podistica.
Com’è il tuoi allenamento? Ho iniziato ad allenarmi
2-3 volte a settimana e a gareggiare. Poi mi sono accorto che la corsa era la
mia passione, mi prendeva, ero instancabile e mi divertivo a correre con tutti
e ovunque. Con il passare degli anni ho incrementato gli allenamenti, ho scoperto
che si poteva correre anche al buio e che esistevano i cosiddetti lavori e i
programmi, che non ho mai seguito, ho sempre avuto uno spirito libero, senza
tempi, senza cronometri e senza orologi, puro divertimento, migliorando di anno
in anno fino ad arrivare a fare nel 2000 alla Roma-Ostia 1h13’38”, alla Maratona
di Latina 2h42’17 e nel 2003, grazie agli allenamenti con la marocchina Zhara
Akrachi, 33’41” alla Maratonina della Cooperazione
sui 10 km, e poi la distanza mi ha chiamato il 2013 con la 100 km del Passatore, chiusa in 12h28” per provare infine a
coronare il sogno dell’Ironman nel
2015 all’Elbaman di 3,8 km nuoto, 180
km bici e la maratona, la gara più bella della mia vita.
Parlaci
della tua squadra. L’Atletica La
Sbarra è una squadra che favorisce l’inclusione e l’integrazione. Ci sono
atleti fortissimi come Giuseppe D’Antone di 58 anni, che riesce a competere con
i primi e a vincere sempre la sua categoria di appartenenza. Il fortissimo
atleta del Marocco Abdel, che ultimamente è infortunato, e lunedì inizierà il Ramadan e non potrà mangiare dalle ore 5.00
alle 20.00, mi ha chiesto se provavo a fare un giorno di digiuno per provare
che significa e forse lo farò. Inoltre fanno parte della squadra tanti amici di
lunga data over 50, che continuano a
divertirsi con lo sport. Ci sono le
nuove leve, ragazzi più giovani che stanno travando pian piano la loro miglior
condizione come Raffele Mastrolorenzo, nuove ragazze che osano anche fare
maratone come Ambra, donne forti come Roberta Luttazzi, Stefania Gabrielli,
Valentina Ferrari ed Ada Maria Ammirata. Inoltre tra i nuovi acquisti Stefano
Severoni, molto presente, disponibile, attento all’altro e con tanta voglia di
fare bene.
I tuoi obiettivi sportivi. A luglio partecipo a un
pellegrinaggio Roma-San Giovanni Rotondo per due motivi: fare un allenamento di
350 km con assistenza e poi mi piace l’idea di arrivare dalle mie parti
partendo da Roma in bici. Voglio riprovare l’Ironman dell’Elba. L’anno scorso mi è piaciuto tanto, ma bisogna
continuare allenarsi tanto, soprattutto tanti chilometri in bici. L’anno
prossimo vorrei riprovare la Nove Colli Running
di 202, 4 km.
Oltre alla corsa pratichi altre attività sportive? Triathon
e quindi bici e nuoto e sporadicamente capoeira.
Presti cura all’alimentazione, a tecniche di rigenerazione (massaggi,
fisioterapia, ecc.) e al giusto riposo per recuperare le energie profuse in
allenamento? Alimentazione sì anche se è difficile
seguire un’alimentazione vegana, giusto riposo con meditazione vipassana e sane relazioni.
Perché amiamo i cani, mangiamo i
maiali e indossiamo le mucche è il titolo di un libro di un’autrice francese,
Melanie Joy, un’analisi psicologica, che disegna il rapporto ambiguo
uomo-animale. Parlaci del tuo rapporto con le nostre amiche “bestie”. Sono allergico ai peli di animali domestici ma
mi piacciono molto; sotto casa ci sono sempre due gatti che mi aspettano e
inoltre sono vegano da un paio di anni dopo un tour anticorrida in bici da
Torino a Caceres in Spagna, 2˙500 km in 15 giorni nel 2014.
Non ritieni che la corsa possa essere considerata una disciplina, che
consente di prendere consapevolezza delle proprie capacità fisiche, psichiche
ed emotive? Per te qual è il principale beneficio? Con
la corsa io medito, sperimento, mi relaziono, faccio progetti, elaboro, è la
mia cura, la mia autoterapia, il mio elisir
di lunga vita. È il mio pane quotidiano!
STEFANO SEVERONI
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