La fatica fisica nello sport viene ripagata
da un benessere mentale prima di tutto e poi anche da una soddisfazione derivante
da vittorie; non è da tutti riuscire e primeggiare in questo tipo di gare
lunghe e a condizioni considerate quasi estreme.
Di
seguito Monica e Sara raccontano la loro esperienza attraverso risposte a un mio
questionario di un po’ di tempo fa, raccontando la loro passione, le loro
motivazioni e cosa significa sfidare i propri limiti: Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?
Monica: “Ho
iniziato a correre da bambina, prima gare veloci poi mezze maratone e maratone
cercando sempre di migliorare, poi sono passata alle ultra, perché sentivo che
quella era la mia strada; alla fine di ogni maratona potevo continuare ancora
per km, e perché il mondo dell’ultramaratona è affascinante! La mia prima ultra
è stato un mondiale di 100km, una sfida con me stessa!”
Sara: “Da giovane ho praticato sci, nuoto e pallavolo, non a livelli
competitivi, ma per il benessere di fare sport. Poi un giorno alcuni amici mi
hanno proposto le non-competitive della domenica e da lì ho iniziato a correre.
Mi piacerebbe fare un po’ di Triathlon, insieme alla corsa.”
Ultra per Monica e Sara significa percorrere sempre più chilometri, cimentarsi in distanze sempre più lunghe e con condizioni sempre più estreme. Questo perché l’appetito vien mangiando e questo sport a loro piace e sperimentano benessere oltre alla performance: Quale è stata la gara più estrema o difficile? Quale gara ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?
Ultra per Monica e Sara significa percorrere sempre più chilometri, cimentarsi in distanze sempre più lunghe e con condizioni sempre più estreme. Questo perché l’appetito vien mangiando e questo sport a loro piace e sperimentano benessere oltre alla performance: Quale è stata la gara più estrema o difficile? Quale gara ritieni non poter mai riuscire a portare a termine?
Monica: “Le
24 h in pista una cosa per me inconcepibile, ma l’ho corsa! Non so forse una
gara al freddo, con temperature a meno 20 non lo sopporterei.”
Sara: “La più estrema sin ora è stata la 24ore e la Nove Colli. Non voglio peccare di presunzione ma preferisco non pensare mai di
non poter riuscire a fare qualcosa, bisogna comunque provarci.”
Anch’io ho provato una 24 ore ed è stata un’esperienza ricca, metro per
metro, chilometro per chilometro, osservando tanto dal tramonto al buio della
notte, dall’alba ai colori del mezzogiorno; la nove colli sono al terzo
tentativo ma ogni volta torno a casa sereno e divertito e arricchito per
l’esperienza che faccio ogni volta e per la moltitudine di atleti che incontro:
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare
ultramaratoneta? Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare
estreme?
Monica: “Del
mio carattere le ultra mi hanno insegnato a essere sicura e determinata e a
superare le paure della vita. Non
penso che ci siano meccanismi psicologici, bisogna avere sempre una forte
motivazione, essere resilienti e determinati.”
Sara: “Con l’impegno, il sacrificio e il divertimento nulla è così difficile,
per non dire impossibile.”
Oramai
tutti parlano di resilienza, io ci ho scritto anche un libro dal titolo “Sviluppare la resilienza Per affrontare crisi, traumi, sconfitte
nella vita e nello sport. MJM, Meda (MI), 2014 http://www.mjmeditore.it/autori/matteo-simone
Monica e Sara ancora non si sono fermate
e provano a sfidare ancora i limiti continuando a mettersi in gioco in gare sempre
lunghe e impegnative: Cosa pensano
familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme? Come è cambiata la
tua vita famigliare, lavorativa?
Monica: “La
mia famiglia e amici hanno sempre approvato e appoggiato questa mia scelta di
vita. La mia vita familiare non è
cambiata, ho imparato a ritagliare del tempo nella giornata per allenarmi.”
Sara: “Che sono un po’ ‘matta, folle’. Non è cambiata, sicuramente migliorata.”
Se vuoi qualcosa, se ci tieni a qualcosa,
devi visualizzare e immaginarti avanti nel tempo e vederti raggiungere la tal
cosa: Che significa per te
partecipare a una gara? Hai sperimentato il limite nelle tue gare?
Monica: “Correre
un ultra per me è una fantastica avventura. Si sempre perché ogni gara di lunga
distanza arriva sempre la crisi e sta a te saperla gestire e superare.”
Sara: “E’ l’occasione per mettermi alla
prova con me stessa, raggiungere i limiti e provare ogni volta a superarli.”
Gli obiettivi si raggiungono dopo averli
prima sognati: Se potessi tornare
indietro cosa faresti o non faresti? Usi farmaci, integratori? Per quale
motivo?
Monica: “Se
tornassi indietro rifarei tutto perché quello che ho vissuto mi ha fatto
diventare quella che sono: penso una persona migliore! Non uso ne farmaci ne integratori solo cellfood per il benessere di
tutti i giorni.”
Sara: “Se tornassi indietro chiederi ai miei genitori di portarmi a fare
atletica leggera. Rifarei tutto. Non uso farmaci, qualche integratore perché nelle lunghe distanze si
consumano molte sostanze e non si riesce a recuperarle con l’alimentazione
(Sali minerali ecc).”
Se vuoi ottenere qualcosa, ci devi
credere, ti devi impegnare, lavorare sodo e duro, fare sacrifici, rinunce, ma
quello che ottieni ti ripaga: Hai mai
rischiato per infortuni o altri motivi di smettere di essere ultramaratoneta?
E’ successo che ti abbiano consigliato
di ridurre l'attività sportiva?
Monica: “Si
ho pensato diverse volte di smettere per infortuni o per problemi di salute, ma
non l’ho mai fatto perché sarebbe stata la strada più semplice. Diverse volte
mi hanno consigliato di ridurre la corsa per problemi fisici o infortuni, ma
per la mia testa è stato difficile accettare questo!”
Sara: “Non ho mai pensato di mollare, possono esserci dei momenti in cui si deve
diminuire il carico di lavoro o di intensità per motivi di recupero fisico,
familiari o lavorativi, ma mollare no. Sconfitte, crisi e infortuni fanno parte
del bagaglio dell’atleta per cui vanno accettate e superate. Amo quello che
faccio perché mi fa stare bene, ascolto sicuramente i consigli ma soprattutto
me stessa.”
Interviste di Monica e Sara sono
riportate nel mio libro “Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate,
competitive e resilienti.”
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