Matteo SIMONE
Lo sport risulta essere un ottimo aiuto alla disabilità.
Si può iniziare per caso a
fare sport o consigliati da amici o familiari o per riabilitazione a seguito di
incidenti o disabilità e poi ci si può appassionare sperimentando sia benessere
che performance.
Di seguito l’esperienza di Michele Baldelli (Osteria dei Podisti) attraverso risposte ad
alcune mie domande di un po’ di tempo fa.
Ti sei sentito campione
nello sport almeno un giorno della tua vita? “Sì, sono
Campione Italiano Paralimpico 2017, categoria T11, di 10.000 m su strada e su
pista.”
Qual è stato il tuo
percorso per diventare atleta? “Ho iniziato
correndo sul tapis roulant, inizialmente è stata una costrizione dovuta alla
mia disabilità; sono non vedente, poi grazie all'incontro di persone che
praticavano running su strada ho potuto iniziare a farlo anche io grazie alla
loro disponibilità a guidarmi su strada.”
A volte c’è bisogno di provare, di sperimentare, di mettersi in gioco e di qualcuno disposto a sostenere, supportare, fare da guida, il resto viene da solo, si sperimenta sempre più autonomia, competenza.
A volte c’è bisogno di provare, di sperimentare, di mettersi in gioco e di qualcuno disposto a sostenere, supportare, fare da guida, il resto viene da solo, si sperimenta sempre più autonomia, competenza.
Quali fattori che contribuiscono al tuo benessere o performance? “Innanzitutto il benessere fisico ma non è da sottovalutare il livello psicologico, essere sereni è fondamentale.”
Nello sport chi contribuisce al tuo benessere o performance? “La mia famiglia in primis, infatti stanno vivendo attivamente la mia passione per la corsa; poi tutti i ragazzi che, a seconda del loro ruolo, in questa avventura forniscono carburante, inteso come amicizia, simpatia, buon umore eccetera.”
Il
benessere nella pratica di uno sport non è solo fisico ma anche mentale e
relazionale, si sperimenta una nuova vita, amicizie, aggregazione,
condivisione, tutto nutrimento per l’atleta, motivazione per andare avanti prendendo
direzioni che portano a raggiungere obiettivi sfidanti con le risorse residue.
La gara dove hai dato il meglio di te o hai sperimentato le emozioni più belle? “La gara in
cui ho dato il meglio è stata una delle tante gare fatte qui della zona, quella
dove ho sperimentato le emozioni più grandi è stato il Campionato Italiano su
pista sulla distanza di 10.000 m a Isernia.”
Lo
sport permette di mettersi in gioco, si fidare se stessi e anche altri
concorrenti, di apprendere dall’esperienza, di eccellere e anche di vincere un
campionato italiano.
Quale è stata la tua gara
più difficile? “La 100 km del Passatore
corsa due anni fa.“
Il 28 maggio 2016, Michele ha portato a termine la “100 km del Passatore, Firenze-Faenza" in 15h34’12”.
Una tua esperienza
che ti da la convinzione che ce la puoi fare? “L'allenamento quotidiano mi dà la convinzione di potercela fare, i
risultati ottenuti nelle gare sono la conferma di tutto ciò.”
La
fiducia in sé e negli altri, l’impegno costante, la determinazione, la passione
e motivazione fa fare cose grandi e impensabili nonostante una disabilità
sensoriale, si può anche correre una 100km e questo è lo sport che vogliamo per
tutti, uno sport di fatica e condivisione, dove si sperimenta un lungo viaggio,
un inizio e una fine, soddisfazioni immense.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport? “Mi sento
libero, poi provo una grande gioia perché correndo sperimento una grande
soddisfazione, perché riesco a fare cose che nemmeno sognavo fino a qualche
anno fa.”
Lo
sport davvero ridà la vita, fa sperimentare competenze, successi e libertà di
esprimersi al meglio:.
Nel tuo sport quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi prestare attenzione? “I problemi maggiori sono gli infortuni e gli incidenti, scontrarsi con
qualcosa, prendere buche oppure infortunarsi sono le cose che creano più
problemi, fortunatamente le guide fino a oggi hanno quasi sempre evitato che
accadesse.”
Comprendo
la difficoltà di Michele essendo anch’io una guida di atleti con disabilità
visiva, ci vuole tanta attenzione, focalizzazione, concentrazione in quello che
si sta facendo, mettendo in conto che a volte sii può cascare ma è importante
rialzarsi sempre e ripartire con più entusiasmo, grinta e motivazione.
Quali condizioni fisiche o ambientali ti inducono a fare una
prestazione non ottimale? “A livello fisico la
stanchezza o qualsiasi altra tipologia di problema legato al corpo, a livello
psicologico la cattiva gestione dell’ansia da prestazione. A livello ambientale
il caldo, o comunque condizioni avverse, come pioggia oppure vento.”
Non
si tratta solo di uno sforzo fisico da affrontare, ma bisogna affrontare anche
uno sforzo mentale, la voglia di far bene, le eventuali pressioni, le
condizioni ambientali, bisogna essere pronti a tutto e prepararsi fisicamente e
mentalmente.
Cosa ti fa continuare a fare sport?
“Il benessere e il piacere che ricavo da esso.
L'amicizia che lo sport crea, le occasioni di incontro e socializzazione che
scaturiscono dall'incontro con altri sportivi. L'adrenalina che provo nel
realizzare che nonostante la mia disabilità c'è ancora qualcosa in cui sono
molto forte, in cui sono capace di cimentarmi con tutte le mie energie. Un
aspetto della vita che è soprattutto mio.”
Lo
sport permette di riprendere in mano le redini della propria vita, di essere
padroni di se stesso, si sperimentare autonomia, benessere e performance.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Infortuni gravi non ne ho mai avuti, le crisi invece, prevalentemente
le ho superate grazie all' aiuto delle mie guide che mi stavano al fianco.”
Insieme
è sempre molto meglio, a volte è importante supportare e sostenere l’atleta
nella sua pratica sportiva, la guida ad atleti permette di fare esperienze
utili sia all’atleta che alla guida, si diventa squadra, insieme per un
obiettivo comune condiviso.
Un
messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport? “Se la mia condizione non mi ha impedito di praticare uno sport, e di
praticarlo a buon livello, il messaggio non può essere altro che è una cosa
aperta tutti.”
Un
bel messaggio quello di Michele, lo sport è a portata di tutti, ogni età, ogni
condizione fisica e mentale, ogni cultura, ogni ceto sociale, anzi lo sport
avvicina persone, culture e ondi, e abbatte barriere e muri intergenerazionali,
culturali.
Un messaggio per
sconsigliare l'uso del doping? “Oltre che il male che il
doping può arrecare al corpo, semplicemente il non sapere quali siano le tue
reali possibilità.”
Questa
è una nuova e diversa risposta rispetto alle solite, infatti il doping non ti
permette di conoscere te stesso, le tue reali potenzialità, quello che sei
capace di fare attraverso lo sport, quindi significa prendersi in giro, barare
a se stessi, grazie Michele.
Familiari e amici cosa
dicono circa il tuo sport? “I miei amici partecipano
molto con molto entusiasmo all'avventura della corsa, la mia famiglia partecipa
con grande entusiasmo e trasporto, tutti loro assieme mi trasmettono una carica
indescrivibile.”
E’
importante avere persone che remano a favore dell’atleta, soprattutto se sono
familiari e amici che trasmettono calore e sostegno con stima e affetto.
Cosa hai scoperto di te stesso nel praticare attività fisica? “Ho scoperto di essere molto più forte di quel che pensavo. La Corsa in
alcune situazioni ti costringe ad affrontare sfide molto dure a livello sia
fisico sia psicologico. Di certo mi aiuta anche ad affrontare le sfide
quotidiane che la mia condizione di non vedente mi impone.”
Lo
sport diventa una grande palestra di vita, permette di trasferire tutti gli
insegnamenti nella vita quotidiana, soprattutto se riesci nello sport ad
affrontare, gestire e superare crisi e difficoltà fisiche e psicologiche
accresce l’autoconsapevolezza delle proprie capacità, qualità, caratteristiche
e si diventa più autoefficaci, più fiduciosi in se stessi, più resilienti agli
imprevisti che si incontrano nella vita quotidiana a volte mette contro.
Riesci ad immaginare una vita senza lo sport? “In questo momento no. Lo sport è parte integrante della mia vita. Io
sono dipendente dallo sport.”
Importante
avere passioni che a volte diventano un sorta di dipendenza ma positiva e
salutare che fanno sperimentare, benessere, autonomia, performance e successi
da poter investire tempo, mezzi e persone.
Hai mai pensato per infortuni o altro di smettere di essere atleta?
“No fortunatamente niente di così grave.”
Ritieni utile lo psicologo dello
sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “Non ho
esperienza ma credo sia molto importante soprattutto se si pratica sport a
livelli agonistici.”
Nella
mente degli atleti ci sono sempre sfide con se stessi e con altri avversari,
gare da partecipare, titoli da cercare di vincere:.
Quali sono i
tuoi prossimi obiettivi? Quali i sogni da realizzare? “Vorrei vincere per l’anno 2018 i Campionati Italiani Paralimpici sulle
distanze 10000m, mezza maratona e maratona e perché no spero in una
convocazione in nazionale.”
L’11 marzo 2018, Michele ha conquistato il titolo di Campione Italiano Paralimpico T11 (non vedenti) di Mezza Maratona FISPES a Civitanova Marche (AP), organizzati dalla A.S. Anthropos, all'interno della 44a Stracivitanova. Michele ha corso con le guide Simone Lunghi nella prima metà di gara e Andrea Marini nella seconda parte di gara.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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