martedì 4 gennaio 2022

Virginia Nanni: La corsa mi ha insegnato a non mollare ‘Mai’

 La corsa è diventata mia migliore amica
Matteo SIMONE
 

Tanti hanno a che fare con la corsa e se ne innamorano, considerano la corsa come una grande compagnia, nonostante si fatica però è considerata una fatica amica che permette di ottenere risultati, di sentirsi bene e soddisfatti di quello che si riesce a fare, continuando a impegnarsi e a non mollare e raggiungendo risultati prestigiosi.

Di seguito approfondiamo la conoscenza di Virginia dell’A.S.D. Marathon Club -Manoppello Sogeda e membro del Team “Italy ASICS FrontRunner” dal 2017, attraverso risposte ad alcune mie domande.
Cosa c’è dietro una ultramaratona? Il più delle volte dietro un'ultramaratona c'è la voglia di mettersi in gioco, vedere dove arrivano i propri limiti e lavorare per raggiungerli. E una volta arrivati fin lì, il più delle volte, andare ‘Oltre’ verso nuovi focus! Dietro le ultramaratone e gli ultramaratoneti ci sono storie di vita, di vissuti e credo proprio che siano questi ultimi, a spingere l'atleta a porsi obiettivi che spingono a correre un ‘ultra’. 

In effetti dietro un’ultramaratona c’è davvero la voglia di mettersi in gioco, soprattutto se si decide di partecipare e portare a termine una gara lunghissima e considerata estrema come la Nove Colli Running lunga 202,4 km per due volte. La voglia di scoprire se stessi davanti alle difficoltà, cercando di scoprire propri limiti in allenamenti e gare.
Quanta pazienza, impegno, costanza ci vuole per preparare una ultramaratona? Credo che la pazienza e la costanza siano alla base di una ultramaratona. In queste gare si corre per ore, ore e ore. Il corpo va abituato al correre per tanto tempo, quindi pazienza e costanza devono essere alte e andare di pari passo. Di conseguenza l'impegno verrà da sé, in linea con il tipo di gara che si deve affrontare. È la motivazione, però a mio parere, a doverci essere alla base di tutto ciò. Credo sia essa la vera forza di una ultramaratoneta!
 
Per ottenere grandi successi e raggiungere mete e obiettivi sfidanti bisogna partire da un’alta motivazione che possa mettere in moto la persona facendola mobilitare per organizzarsi e pianificare allenamenti che possano permettere di presentarsi alla partenza il giorno della gara con una adeguata preparazione.
Dove e come trovi la spinta motivazionale?
Personalmente mi auto motivo quotidianamente pensando a cosa sto preparando (quindi una specifica gara, e chi corre le ‘ultra’ sa che non la si prepara in un mese), oppure pensando a cosa ho costruito finora (quindi ripensando a quando annaspavo dopo 4 km e dove invece sono arrivata oggi). Non tutti i giorni la motivazione è alta, la mia fortuna è essere ligia negli allenamenti rispettando il percorso che sto facendo per raggiungere quell'obiettivo. Quindi in quei giorni anche se la voglia non è alta, trovo la “via di mezzo” senza rinunciare all’allenamento bensì dosandomi. Credo che siano le abitudini che ci costruiamo nel tempo che ci aiutano a mantenere alta la motivazione.

In effetti per impegnarsi a dovere e superare pigrizia e sedentarietà bisogna fissare degli obiettivi stimolanti e impegnarsi per raggiungerli con allenamenti adeguati e costanza e impegno quotidiano con la consapevolezza di come si è partiti, i progressi che si sono fatti finora e dove vogliamo arrivare.
Cosa ti aiuta a non arrenderti negli eventi avversi? Una mia tecnica di allenamento è quella di allenarmi per ore e ore sul mio amato tapis roulant (attualmente il massimo corso su di esso è di 80km, a livello di ore invece 7h40’) dentro una stanza di scarsi 10mq. Alleno molto la testa in questo modo; tante volte sono stata tentata a voler premere ‘Stop’ oppure a lasciar perdere tutto, è in quel momento che alleno la testa, ripetendomi di non mollare. Quotidianamente corro su di esso una media di 3h, puntando la sveglia quando la città (e la mia casa!) dorme ancora. Alle 9 devo essere in ufficio, questo mi aiuta anche a mantenere regolari le mie abitudini. Certo, la corsa outdoor non è minimamente paragonabile all’indoor e sicuramente come il mio mentore Nico insegna, l'asfalto è fondamentale al fine di migliorarsi, però con questo metodo ho trovato il mio equilibrio a livello di testa, e devo dire che in gare di endurance, ne ho trovato beneficio.
Qual è il resoconto atletico del 2021?
Mi ritengo fortunata di essere potuta tornare a indossare un pettorale visto gli eventi storici degli ultimi 2 anni. Da inizio pandemia avendo la fortuna di avere il treadmill, per non scoraggiarmi mai, ho continuato ad allenarmi come se dovessi gareggiare domani (quando il Covid è esploso, stavo preparando un importante ultra per il 2020, e ho visto vanificare ogni partecipazione, ma non la voglia di continuare a sperare), quindi considero il 2021 un anno di crescita mentale oltre che atletica.
 
Ci sono altri atleti che prediligono il tapis roulant, che sono stati in Nazionale come atleti o tecnici/coordinatori, quali Vito Intini e Daniele Baranzini. Ognuno ha i suoi metodi in base al proprio carattere e personalità, c’era Bordin che per preparare la maratona faceva allenamenti di 5okm, mentre ad altri sono sufficienti allenamenti di circa 35km.

Di seguito alcuni articoli di atleti che corrono sul tapis roulant:
Record del mondo 12h su tapis roulant con km 152,500
12 ore di corsa su tapis roulant per battere il record mondiale
Daniele Baranzini‎: Correte dentro di voi...siate sempre lucidi, correte dentro di voi
Le aspettative del 2022?
I miei obiettivi sono rimasti invariati rispetto a quelli che erano nel 2020, però con quello costruito durante il lockdown e dopo, mi aspetto di fare delle belle prestazioni. Ovviamente, nelle ‘Lunghe distanze’!
Gli allenamenti più proficui? Quelli dove non hai voglia di uscire, ma alla fine riporti a casa l'allenamento, indipendentemente se hai rispettato i tempi o sei andato più lentamente, indipendentemente se nel mentre hai camminato anche, o sempre e solo corso. Il vincere i propri muri mentali sono i veri allenamenti. 

Gli allenamenti per le ultramaratone non sono solo fisici ma anche mentali, bisogna saper affrontare, gestire, superare piccole e grandi crisi, dalla demotivazione alla stanchezza fisica e mentale, sapersi abituare a rallentare, a fermarsi, a camminare, a ripartire, a nutrirsi, a coprirsi.
La migliore compagnia in allenamento?
Me stessa. Mi alleno sempre da sola.
Cosa ti ha insegnato la corsa e l’ultramaratona? La corsa è diventata mia migliore amica. Assieme all’ultramaratona, mi ha insegnato a credere di più in me stessa, mi ha donato autostima, e mi ha insegnato che se una cosa la desideri veramente, puoi ottenerla, è il mio attimo di evasione, il mio obiettivo in mezzo al caos, l’occasione della mia vita per recuperare le forze e rimanere acceso il sorriso quando la vita mi pone davanti ad una difficoltà che mi sembra insormontabile (che sia lavorativa, familiare, ecc.). 
Oggi, grazie alle ultra, non mi butto giù, perché ripenso a quando rincorrendo un obiettivo mi sembrava impossibile raggiungerlo, eppure alla fine l'ho raggiunto nonostante tutto. Ecco, la corsa mi ha insegnato a non mollare ‘Mai’. 

La corsa aiuta a ritagliarsi un tempo e spazio proprio per faticare ma non solo, anche per riflettere, elaborare, scoprire se stessi e il mondo che ci circonda, per progettare, per ricaricarsi, insomma una vera terapia naturale. La corsa aiuta a progettare, organizzare obiettivi e poi raggiungerli anche se con tanta fatica e tutto ciò fa sentire più sicuri e convinti di potercela fare non solo nello sport ma anche in altri ambiti della vita quotidiana, tutto ciò che è difficile non è impossibile ma fattibile perché è quello che si è sperimentato correndo le ultramaratone, dove il traguardo è lontanissimo, ma si arriva.
Come hai iniziato? Per gioco, all’epoca abitavo vicino al mare, dopo l’università mi ero abituata a svegliarmi presto così ogni mattina all’alba ero in piedi e andavo a fare passeggiate e vedevo ogni giorno tantissime persone che correvano, così ho deciso di provare. Arrivavo da 18 anni di palestra e fumavo. In pochi mesi passai da 4km annaspando alla prima maratona.
 
Tutto ha un inizio e una fine e la corsa a volte è contagiosa ma nel senso buono, trasmette positività ma quella buona che fa bene al fisico e alla mente.
Chi contribuisce al tuo benessere e/o performance? Negli anni attraverso le esperienze fatte, ho imparato a conoscermi ed autogestirmi. Devo molto dei miei insegnamenti a colui che da subito ha sempre creduto in me quando espressi il desiderio di dedicarmi alle ultra, Nico Leonelli. È lui che in passato mi ha aiutato con la sua esperienza a preparare tecnicamente determinate ultra.
Ti ispiri a qualcuno? Nico Leonelli e Ivan Cudin.

È importante conoscersi bene, documentarsi, informarsi, confrontarsi e personalizzare il proprio allenamento con l’aiuto, possibilmente di un tecnico bravo, esperto e competente. Virginia sembra essere in una botte di ferro affidandosi a Nico Leonelli che è stato un fortissimo atleta della nazionale partecipando a campionati europei e mondiali di ultramaratone della durata di 24h dove ha totalizzato come record nazionale 240km e in gara internazionale 236km e tutt’ora continua a primeggiare nella categoria master 50.
Ivan Cudin è un mito dell’ultramaratona avendo vinto 3 volte la Spartathon di 246km e detiene il record italiano di corsa di 24 ore di 266km.
Di seguito un paio di articoli su Nico e Ivan:
Dietro un’Ultramaratona c'è semplicemente la voglia di andare oltre
Ivan Cudin, ultrarunner: Ho semplicemente imparato a credere di più in me stesso
Una parola o frase che ti aiuta ad andare avanti nei momenti difficili? Caput imperare, non pedes.

Interessante questa affermazione “A comandare è la testa, non i piedi”, siamo noi che decidiamo quello che vogliamo fare e come, dove vogliamo arrivare, cosa vogliamo ottenere ed è importante crederci prima noi stessi con la testa, il cuore e il corpo.
Ritieni utile lo psicologo nello sport? Utile ma non determinante. Ritengo sia soggettivo.
 
Ringrazio Virginia per la disponibilità a raccontare di sé, per questa lunga testimonianza molto utile per approfondire il mondo degli atleti e soprattutto degli ultrarunner, a volte considerati bizzarri e poco compresi, ma gente speciale direi.
 
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

 

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