Matteo SIMONE
Psicologo,
Psicoterapeuta
Argomenti:
autoconsapevolezza, motivazione, obiettivi, autoefficacia, O.R.A., Maglia
autoefficacia.
La Psicologia dello Sport (PdS) si è sviluppata nel mondo dello sport a partire dalla seconda metà degli anni ’60.
Durante un congresso di Medicina dello Sport
decisero di organizzare il primo congresso mondiale di Psicologia dello Sport a
Roma nel 1965. In tale occasione venne fondata la prima Società Internazionale
di Psicologia dello Sport, l’International Society of Sport Psychology (ISSP), Ferruccio
Antonelli ne fu eletto presidente.
Due
aspetti sui quali si lavora molto con un allenamento psicologico, e la
formulazione degli obiettivi e la motivazione. Per quanto riguarda gli
obiettivi, l’atleta dovrebbe essere in grado di formulare una pianificazione
degli obiettivi a breve, medio e lungo termine, obiettivi che siano difficili
ma raggiungibili, sfidanti, si dovrebbero poter visualizzare, immaginare nel momento
in cui si raggiungono.
L’obiettivo deve
motivare, quindi avere degli effetti che possano generare benefici per la
persona che lo persegue. Cosa c’è di così importante per me nel raggiungimento
di questo obiettivo?
E’
importante un lavoro di definizione degli obiettivi sfidanti, chiari,
raggiungibili dal quale partire per individuare le risorse, qualità,
caratteristiche occorrenti da acquisire o potenziare per raggiungere tali
obiettivi.
Arnold Lazarus: “Se immaginate ripetutamente e
coscienziosamente di raggiungere un obiettivo, le vostre possibilità reali di
successo aumenteranno notevolmente”.
Fai un programma dei tuoi prossimi obiettivi, cosa
vuoi raggiungere in ordine prioritario e temporale? E come? Cosa sei disposto a fare? Cosa devi
evitare o devi fare per raggiungere i tuoi obiettivi? (Simone M.: Psicologia
dello sport e non solo, Aracne, Roma, 2011)
http://www.aracneeditrice.it/aracneweb/index.php/pubblicazione.html?item=9788854838833
http://www.aracneeditrice.it/aracneweb/index.php/pubblicazione.html?item=9788854838833
Il
percorso per raggiungere obiettivi può richiedere sacrifici enormi, rinunce,
spese, difficoltà, rischi, infortuni e non tutti sono disposti a questi
impegni. Quindi, la cosa importante è decidere le priorità negli obiettivi e
impegnarsi per il raggiungimento. Da soli è difficile, più è alto l’obiettivo,
più è alto l’impegno e il costo in termini di investimento di soldi e di tempo.
Emil Zatopek: “Quando ti dai obiettivi troppo elevati e non sei in grado di raggiungerli, il tuo entusiasmo si trasforma in amarezza. Cerca una meta più ragionevole e poi gradualmente sorpassala. È il solo modo per arrivare in vetta.”
http://www.unilibro.it/libri/f/autore/simone_matteo
Il talento non basta per raggiungere
l’eccellenza, l’impegno è di rilevanza fondamentale. Fissare obiettivi
limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori
per aumentare l'autoefficacia dell'atleta.
Utilizzando
il modello O.R.A. (Obiettivi, Risorse
ed Autoefficacia) si definisce chiaramente l’obiettivo temporale e le
risorse per raggiungerlo. E’ importante riuscire a vedersi con l’obiettivo
raggiunto. Come ti vedi avendo già raggiunto l’obiettivo? Come ti senti? Come è
stato raggiungere l’obiettivo? Cosa hai fatto? Chi ti ha aiutato? Quali sono
state le tue risorse? Da dove sei partito? Quali difficoltà hai incontrato?
Come le hai superate?
Per approfondimenti è possibile
consultare il libro O.R.A. Obiettivi,
risorse, autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella
vita e nello sport, Aras Edizioni,.
Emil Zatopek: “Quando ti dai obiettivi troppo elevati e non sei in grado di raggiungerli, il tuo entusiasmo si trasforma in amarezza. Cerca una meta più ragionevole e poi gradualmente sorpassala. È il solo modo per arrivare in vetta.”
I
maratoneti vanno alla continua ricerca di sondare le proprie possibilità sempre
di più, osano ma sono convinti di farcela ed hanno dalla loro parte le
sensazioni di benessere che sperimentano che li fanno sentire vivi mentre fanno
quello che vogliono con passione e dedizione.
Tanti sono i fattori che possono
influenzare l’atleta nella sua prestazione. Importante è un’autoconoscenza personale ed interiore, ad
iniziare dal proprio respiro, dall'osservazione interna ed esterna,
dall'ascolto delle proprie sensazioni.
Autoconsapevolezza
per scoprire come ci si relaziona al mondo, alle persone, ai propri bisogni,
com’è il proprio ciclo del contatto: "qual è il mio bisogno/esigenza, cosa
faccio per soddisfarlo, mobilito le energie, come sto dopo aver soddisfatto il
mio bisogno, aspetto l’emergere di un nuovo bisogno?".
Diventa importante
per la persona l’attenzione verso le cose che si fanno o che si evitano, diventa
importante fare le cose con un’attenzione ed un interesse costante e non per
abitudine, diventa interessante accorgersi di quello che si fa: Cosa faccio?
Come mi sento? Cosa provo? Cosa voglio? Cosa evito? Cosa mi aspetto?
La persona potrebbe avere più consapevolezza di sé, di quello che
fa, che sente, che vuole, che evita, che si aspetta e quindi essere più
determinato, più convinto, più rilassato, più vincente, meno teso, meno
preoccupato, può sentirsi più sicuro di sé e cosa più importante più
responsabile.
La
maratona oltre a essere una prestazione sportiva agonistica è un’esperienza.
Partecipare
e portare a termine maratone aiuta anche nella vita privata ad accrescere
l’autostima ed a superare problemi e difficoltà quotidiana, è quello che accade
per esempio a Filippo Poponesi: “Raggiungere traguardi
sempre più ambiziosi ha contribuito, nel tempo, ad accrescere l’autostima ed a
rendermi più forte nell’affrontare i problemi del quotidiano.”
Alcuni fanno queste imprese anche per motivi solidali, è il caso di Gustavo Ismail: “La solidarietà per aiutare i bambini che non hanno
il latte in casa ed ogni chilometro che corro equivale a casse di latte che la
gente mi dona. (Causas Solidarias para ayudar a niños que no tienen su leche en
la casa y cada Km que corro equivale a cajas de leche que la gente va donándome
para entregar.)”
Emerge
una voglia di mettersi alla prova, di sfidare se stessi, per esempio Vincenzo
Luciani racconta: “Soprattutto la voglia di
sfidare me stesso, di mettermi alla prova e di tentare l’avventura, di compiere
un’azione straordinaria. E poi ho considerato la corsa come un esercizio
allenante anche per la vita di tutti i giorni, perché si impara a resistere, a
saper disciplinare se stessi, a mantenere la barra dritta anche nelle avversità
della vita. Naturalmente la corsa presenta anche molti aspetti gioiosi: un
senso di libertà, la possibilità di incontrare amici validi e di conoscere bene
la multiforme fauna umana dei podisti.”
La
self efficacy è la convinzione di possedere le capacità che consentono di raggiungere
i risultati prefissati. Per quanto riguarda l’autoefficacia, ho introdotto la
maglia virtuale dell’autoefficacia che ho chiamato anche maglia virtuale delle
risorse. Trattasi di un lavoro esperienziale con alcune visualizzazioni. Con alcune persone è emerso che in certe
situazioni o momenti si sentivano forti/sane ed in altre situazioni o momenti
si sentivano deboli/fragili. Pertanto ho pensato per ognuno di ideare una
maglia virtuale delle risorse come una specie di divisa da indossare come fanno
i supereroi.
Ognuno deve individuare il materiale speciale e cioè
quelle capacità che occorrono a se stesso per fare una prestazione eccellenti o
per affrontare una situazione difficile. Tale divisa dovrà avere 4 tasche
contenenti rispettivamente le quattro fonti di autoefficacia: esperienze di successo, modelli di
riferimento, persuasione verbale, sensazioni abbinate a esperienze di successo.
Le
persone con un alto senso di autoefficacia percepiscono le difficoltà come
sfide.
Come rafforzare le convinzioni di autoefficacia di riuscita? Ricorda un
evento, episodio, prestazione, dove sei riuscito, quali erano le sensazioni?
Alcune
testimonianze di maratoneti e ultramaratoneti sulle sensazioni che sperimentano.
Marinella
Satta: “In genere prima della gara, hai
sempre la sensazione di non stare bene, dopo un po' che corri, cominci a
carburare e quando sei vicino all'arrivo, in genere di carichi perché sta per
finire. Dopo la gara, se ho corso bene, senza fatica, sono euforica e penso già
alla prossima gara.”
Importante
fare attenzione ai propri ritmi di corsa soprattutto in maratona dove sii
rischia di svuotare i serbatoi di glicogeno, di seguito i suggerimenti da parte
di un paio di maratoneti.
Il
nutrizionista Francesco Fagnani suggerisce di essere prudenti e non impulsivi: “La
maratona mi ha insegnato a non essere impulsivo, ma pacato e riflessivo.”
René Cunéaz invita a conoscersi bene, non esagerare ma a partire
cauti senza strafare: “Io ho una sensibilità incredibile del mio limite. Sento
se sto correndo più piano o più forte della mia soglia. In maratona è un
pregio. Quando provo ad andare oltre faccio talmente tanta fatica che rischio
di pagare lo sforzo calando notevolmente il ritmo. Per questo molte volte, in
gare anche più corte, mi stacco dal gruppo e continuo col mio passo. Molti
atleti, solitamente, li riprendo nel finale di gara.”
La
gara maratona diventa una meta per tanti, ma per tanti altri fatta una poi
diventano come ciliegie, di seguito l’esperienza di Silvia Bortolotti: “La
maratona … corrine una e ti cambia la
vita dico sempre io … per me nulla ti rende forte come l'esperienza della
maratona … ti rende forte nello sport come nella vita di tutti i giorni.”
http://www.unilibro.it/libri/f/autore/simone_matteo
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