venerdì 31 marzo 2017

Aurelia Rocchi: Non smetterò mai di essere una ultramaratoneta

Matteo SIMONE 

A Seregno si è svolto il Campionato Italiano Assoluto e Master di 100km di corsa su strada, il vincitore assoluto è stato Marco Menegardi, la vincitrice assoluta è stata Chiara Milanesi e la vincitrice del Campionato Italiano Master è stata Aurelia Rocchi che conosco molto bene, della società romana Villa De Sanctis.
Aurelia da alcuni anni milita nella società Villa de Sanctis che annovera tanti ultramaratoneti e in passato ha ottenuto il titolo di squadra Campione di Italia di Ultramaratona.
Aurelia la conosco bene anche perché partecipa come guida di atleti con disabilità del progetto Achilles International allenandosi e gareggiando con tali atleti.
Sempre solare e sensibile Aurelia, ecco come risponde ai suoi fan: “Grazie mille ragazzi per i vostri complimenti. Abbiamo fatto tantissime gare insieme e siamo tutti grandi perché una volta che portiamo a termine una ultramaratona scopriamo che dentro di noi c’è qualcosa in più - una doppia personalità che è tutta da scoprire. Grazie ancora.”

E’ vero l’ultramaratona ti va scoprire di avere un mondo dentro di te da conoscere, e la corsa prolungata per chilometri e ore ti mette davanti a te stesso, fa incontrare il vero te, è una sfida con te stesso non solo fisica ma anche mentale, è durante tante ore di sport che incontri te stesso e fai i conti con te stesso, conosci meglio te stesso e ne esci fuori dalle gare più rafforzato, ci capisci sempre qualcosa di più di te e della vita per affrontare meglio la quotidianità.
Il mondo delle ultramaratone ti permette di incontrare e conoscere tanta gente, tante persone speciali e straordinarie che si mettono in gioco in questo sport di fatica, ecco cosa racconta Aurelia: “
Questo mondo delle ultra mi ha fatto conoscere delle persone bravissime, coraggiose, persone che non mollano mai e dai quali ho imparato tanto, non superare nessuno ma superare me stessa.”

Aurelia ha fatto tanta esperienza, tantissime gare lunghissime e durissime comprese la nove colli running di 202,4km portata a termine dignitosamente, una partecipazione alla spartathlon non conclusa per distrazione, gara durissima di 246km da Sparta ad Atene, ed anche ultratrail, ha avuto anche degli infortuni, insomma tanta esperienza e tante scoperte, tante amicizie.
Aurelia ha scoperto anche il mondo degli atleti con disabilità visiva del progetto Achilles International che si allenano con la società “Atletica La Sbarra & I Grilli Runners” e si è sperimentata come guida sia in allenamento che in gara, a disposizione degli altri ma arricchendosi con l’esperienza fatta.
Un po’ di tempo fa feci alcune domande ad Aurelia e riporto di seguito alcune sue risposte.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta?Il mio percorso è stato molto, molto duro e vedendo che posso lottare con me stessa mi dà tanta forza.
Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?Non penso mai di smettere e prego sempre, anche quando corro, di avere la forza di continuare questa grande passione.”
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere ultramaratoneta?Per fortuna fino adesso non ho mai avuto infortuni e se mi succedesse qualche cosa di brutto non smetterò mai di essere una ultramaratoneta, magari andrò più piano in gara però non penso mai di mollare.
Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?La buona preparazione psicologica e fisica.”
La tua gara più estrema o più difficile?La prima, il Passatore, però andata pure bene 12h e 22’.
Quale gara estrema ritieni non poter mai riuscire a portarla a termine?Vorrei provare tutti le gare. Se ci sarà una dura che non potrò finirla per qualche motivo, riproverò riproverò fino a che ci riuscirò perché non c’è niente più forte del mio cervello, avrò tanta pazienza per riprovare.”
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare estreme? Sono molto contenti i miei figli di quello che faccio e quando parto per fare una ultra gli dico sempre, correrò per i miei figli perché loro mi danno tanta forza. Amici sono quelli che condivido le grandi emozioni della corsa perché corrono anche loro.”
Che significa per te partecipare a una gara estrema?Partecipare a una ultra dura per me vuol dire sfidare un’altra volta me stessa.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?In ogni ultra che faccio scopro una cosa nuova di me, è come se forse dentro di me c’è un’altra personalità che è ancora da scoprire che conosco poco di lei.
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa? La mia vita familiare è cambiata positivamente, al lavoro tutti hanno un grande rispetto per tutto quello che faccio, dopo un ultra condivido le emozioni anche con le famiglie dove lavoro.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?
Se potessi tornare indietro correrei ogni giorno, mi rendo conto di tutto quello che ho perso.

Interviste ad Aurelia Rocchi sono riportate nei libri: 
“Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti” (8 ottobre 2018) di Matteo Simone (Autore). 
“Maratoneti e ultrarunner”  
Aurelia è menzionata nei libri: 
“Correre con la mente. Perché correre? Come iniziare? Superare le avversità, raggiungere obiettivi, realizzare sogni” (Matteo Simone), pubblicato da Progetto Cultura.
“Sport, benessere e performance” di Matteo Simone (Autore). 

Matteo SIMONE
380-4337230 – 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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