Matteo SIMONE
Tante le donne che amano correre libere nella natura, tra le tante ho avuto modo di conoscere personalmente la campionessa Maria Chiara Parigi (3^ al Campionato del Mondo) al raduno premondiale della nazionale italiana ultratrail presso la splendida località di Badia Prataglia nei pressi di Bagno di Romagna, successivamente ho rivisto la Maria Chiara in occasione del grande trail dei Monti simbruini dove ha vinto la lunghissima gara femminile di 84 km.
Inoltre
ho avuto modo di contattare la sua concittadina, simpaticissima Cecilia Polci
che tanto stima Maria Chiara, e a quest’ultima attribuisce il merito della sua
passione per i trial.
A
entrambe in tempi di diversi ho chiesto di rispondere al mio questionario volto
ad approfondire il mondo degli ultrarunner per la stesura dei libri “Ultramaratoneti
e gare estreme” e “Lo sport delle donne”.
Quest’ultimo libro è stato presentato Venerdì
8 marzo 2019, alle ore 18.30, presso il Bar “Caffettiamo?” (Via Olevano Romano 35 –
Roma). Moderatrice: Alessandra Penna, ingegnere e atleta; Relatori: Francesca
Boldrini (Podistica Solidarietà - Associazione “Spiragli di
Luce”), Anna Giunchi (Psicologa, Preparatore atletico, Blogger http://annalamaratoneta.blogspot.com/), Cecilia Polci non è potuta intervenire (2015 campionessa
italiana trail under 30).
+393804337230 Psicologo, Psicoterapeuta
http://www.psicologiadellosport.net/
https://ilsentieroalternativo.blogspot.it/
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html
Di
seguito le testimonianze delle due fortissime e simpaticissime atlete Aretine.
Cosa significa per te essere ultramaratoneta? Ti puoi definire
ultramaratoneta?
Maria Chiara:
“Penso di essere una Runner incallita che a volte
ama correre per tanto tempo e vedere quanto riesco a resistere. Se questo vuol
dire essere un ultra maratoneta, allora lo sono!”
Cecilia:
“Ultramaratoneta è colui che aspetta tutta la
settimana per godersi quella giornata, che sia sabato o domenica, immerso nella
natura, circondato da persone che condividono la sua stessa passione, con cui
trascorrerà attimi preziosi, momenti che ti consentono, come si dice in gergo,
di ‘ricaricare le batterie e affrontare al meglio la settimana che ti aspetta’.
Diciamo che più che ultramaratoneta potrei definirmi trailer al momentodella
domenica, ahahhah..scherzi a parte adoro questo sport è il mio obiettivo
sarebbe quello di diventarlo a tutti gli effetti anche se so che ci sono ancora
cosucce da migliorare.”
Qual è stato il tuo percorso per diventare un ultramaratoneta?
Maria Chiara:
“Non ho avuto un percorso, ho semplicemente provato
a sfidare me stessa allungando sempre più i tempi di sforzo!”
Cecilia:
“Il mio approccio al trail è nato per puro caso.
Tutto accadde un venerdì, come il titolo di quel famoso film, beh per farla
breve, mi trovavo in vacanza con i miei in preda ad una mezza crisi dopo aver
concluso un’intensa storia d’amore quando un’amica, Maria Chiara Parigi, con la
qualeavevo condiviso qualche corsetta mattutina, mi invita ad andare con lei al
Trail dei Poeti; 23 km mi dice, che vuoi che siano. Beh, per me che correvo da
maggio e al massimo ne avevo fatti 15 in allenamento e mai più di 10 in gara,
mi sembravano un’enormità. Non so cosa però, ma una vocina dentro di me mi fece
dire sì…ed eccomi qua. Da allora non ho più smesso.”
Cosa ti motiva a essere ultramaratoneta?
Maria Chiara:
“Amo pensare di poter fare di più anche se a volte
il fisico ti dà segnali di cedimento e li sono le volte in cui penso di
ridimensionarmi!”
Cecilia:
“Sicuramente le emozioni che questo sport mi regala
ogni volta. L’amore per la natura e la voglia di conoscere posti nuovi e
incontrare nuove amicizie, perché il trail non è solo corsa è prima di tutto
passione e condivisione.”
Hai mai pensato di smettere di essere ultramaratoneta?
Maria Chiara:
“Vorrei correre ancora per tanto tempo quindi devo
imparare a gestire le risorse rimaste!”
Cecilia:
“A dire la verità ho avuto alcuni momenti difficili
in cui sembrava che già portare a termine una gara fosse una grande conquista,
ma proprio di smetter del tutto no fortunatamente.”
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere
ultramaratoneta?
Maria Chiara:
“Purtroppo i rischi ci sono stati e mi sono fatta
male più volte. Da allora cerco di stare più attenta anche se vuol dire andare
più piano!”
Cecilia:
“Fosse stato per me mai, in realtà il troppo
allenamento e le continue gare hanno fatto crollare la ferritina e il ferro a
livelli davvero critici ma per fortuna sono riuscita a trovare un giusto
compromesso; una bella cura di ferro e allenamenti più brevi ma mirati.”
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta?
Maria Chiara:
“La bellezza di questo sport mi spinge a proseguire
pensando sempre a nuove strade e nuove sfide da affrontare! Di base sono un
avventuriera!”
Cecilia:
“In primis la curiosità, come dicevo, non solo di
esplorare posti nuovi ma anche di conoscere nuovi amici folli che come me
condividono l’amore per questo sport. Ah! Dimenticavo, non essendo molti
ancora, posso dire di essere fiera di essere entrata a far parte della famiglia
del trail, ecco sì è proprio questo che mi spinge, la voglia ogni volta di
sentirmi di nuovo a casa.”
Quali meccanismi psicologici ti aiutano a partecipare a gare
estreme?
Maria Chiara:
“I meccanismi psicologici sono le incertezze che
abbiamo e quando andiamo in gara significa superarle! È un modo per sapere che
sono capace di superare anche ciò che mi fa paura!”
Cecilia:
“Sicuramente ciò che ci spinge in queste gare è la
voglia di conoscersi fino in fondo, di capire come saremmo in grado di reagire
in situazioni di difficoltà, perché ciò che conta nei trail è sapersi gestire,
saper capire di cosa il tuo corpo ha bisogno, ancor prima che te lo chieda.”
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile?
Maria Chiara:
“La più difficile è stata la UTLO (Ultra Trail del
Lago d'Orta)! Fatta senza un minimo di preparazione e portata a casa comunque!”
Cecilia:
“Ad onor del vero di gare estreme ancora non ne ho
affrontate, sicuramente la più dura che abbia concluso è stata il trail di
Portofino; complice la pioggia incessante, i numerosi punti esposti e il fatto
di essere scivolosissima, nonché, soprattutto, una lunga discesa ripida di 2 km
sulla carta, ecco sì, quelli sono stati 24 km davvero infiniti.”
Una gara estrema che ritieni non poter mai riuscire a
portare a termine? C’è una gara estrema che non faresti mai?
Maria Chiara:
“Vorrei fare il Tor des Geants ma allo stesso tempo
non mi sento pronta! Spero un giorno di riuscirci! Non esiste una gara che non farei, almeno ci proverei”.
Cecilia:
“Non penso ci siano gare impossibili, credo
iniziando piano piano e affrontandole con lo spirito giusto ogni gara possa
essere conclusa, ora come ora comunque sarà bene che eviti quelle con discese
troppo complicate; perché, detto tra noi, in discesa soprattutto ho moltissimo
da imparare. Non ci sono gare estreme
che non farei mai, magari che non farei mai adesso; quelle in cui la roccia fa
da padrone e le discese sono davvero complicate, ma tutto solo per evitare che
l’inesperienza possa far nascere in me paure inutili.”
Cosa ti spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?
Maria Chiara:
“Ora non sposto più i miei limiti fisici! Ora li
conosco e li gestisco.”
Cecilia:
“La voglia di conoscermi fino in fondo, si credo sia
proprio quella che mi spinge ogni volta ad oltrepassare i miei limiti, certo
non sempre si può spostare in alto l’asticella, soprattutto lo spostamento non
deve essere mai brusco solo così, secondo me, riesci ad apprezzare e a gustarti
ogni conquista.”
Che significa per te partecipare ad una gara estrema?
Maria Chiara:
“Partecipare ad una gara estrema vuol dire stare
concentrati e fare del mio meglio senza mai perdere di vista la salvaguardia
della mia vita!”
Cecilia:
“Ogni gara è come una nuova avventura, un viaggio
dentro e fuori di noi. Un’esperienza unica e sicuramente indimenticabile.”
Cosa hai scoperto del tuo carattere nel diventare ultramaratoneta?
Maria Chiara:
“Del mio carattere ho scoperto di essere una
romantica, che la natura è parte di me e che combatto per ciò che voglio fino
allo stremo delle forze!”
Cecilia:
“Pensare che fino a poco tempo fa neppure mi sedevo
sull’erba per paura di sporcarmi e adesso mi immergo nelle fontane lungo i
percorsi, mangio con le mani terrose, bevo dalle borracce di persone mai viste,
ma soprattutto cado, rimbalzo e mi rialzo, beh credo di aver fatto notevoli
cambiamenti. Questa nuova Cecilia non solo mi piace ma talvolta mi fa dubitare
che quella di una volta fossi davvero io. Una ragazzina noiosa e che non mi
vergogno affatto di definire incapace di stare al mondo!”
Come è cambiata la tua vita familiare e lavorativa?
Maria Chiara:
“La vita familiare e lavorativa non è cambiata
perché la famiglia viene prima e il lavoro non posso fare diversamente!”
Cecilia:
“Fortunatamente lavorando nell’attività di famiglia,
qualche fuga nel weekend, quando lo studio in realtà è aperto al pubblico, mi
viene concessa. Beh dire che non ci sono sacrifici da fare, come rinunciare ai
pranzi della domenica o alle uscite del sabato sera con gli amici, o alzarsi
presto la mattina per allenarsi e rimanere fino a tardi in ufficio per
recuperare; in realtà però non posso definirli realmente sacrifici, quanto
piuttosto scelte. Sì la vita ci pone continuamente di fronte a delle scelte, ma
quando c’è l’amore e la passione anche le cose meno piacevoli non risultano
tali. E poi sentire mio nonno di 90 anni che fa il tifo per me non ha prezzo,
per tutto il resto c’è.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti?
Maria Chiara:
“Non cambierei nulla, avrei voluto conoscere il
trail prima, a 20 anni ero già testarda per farlo e il fisico sicuramente era
molto più forte!”
Cecilia:
“Se potessi tornare indietro rifarei tutto, le
numerose gare, gli allenamenti talvolta troppo estenuanti, gli errori in gara,
perché in fondo sbagliando s’impara e se forse non avessi sbagliato oggi non
sarei qui, e non avrei raccolto qualche piccola soddisfazione personale.”
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo?
Maria Chiara:
“Uso integratori perché mangio male e eutirox per la
tiroide! Non funziona!”
Cecilia:
“A livello di integratori, anche su consiglio del
medico, talvolta utilizzo a cicli gli aminoacidi e in gara i sali minerali,
quindi a parte il ferro, che vista la mia anemia sono costretta a prendere.”
Ai fini del certificato per attività agonistica, fai indagini più
accurate? Quali?
Maria Chiara:
“Faccio controlli su tutto! Dai 40 anni si ha un po
più di paura e ci tengo a avere la prerogativa di poter durare a lungo!”
Cecilia:
“So bene che questo sport può portare il nostro
fisico a condizioni di sofferenza ecco perché cerco di farmi spesso analisi del
sangue e vari controlli, più per scrupolo che altro!”
Hai un sogno nel cassetto?
Maria Chiara:
“Il mio sogno è di vedere più possibile il mondo con tutti i suoi angoli anche
i più remoti camminando e correndo! Un abbraccio e grazie a te.”
Cecilia:
“Beh, credo che ognuno di noi ce lo abbia, diciamo
che mi piacerebbe moltissimo fare il Tor de Géants, ma se devo dire veramente
quale sia il mio sogno, eh, sarebbe poter indossare la maglia della nazionale
con lei, Maria Chiara Parigi. Maria Chiara non è solo un’amica, direi più una
sorella del trail, è lei che mi ha insegnato tutto, che mi ha fatto tornare la
voglia di correre, nei momenti bui, compagna di mille avventure ma soprattutto
disavventure. La sua telefonata di quel famoso venerdì rimarrà nel mio cuore
sempre, così come la gara della Maddalena in cui lei mi ha regalato una gara
fianco a fianco e un podio assieme. Credo che vestire i colori dell’Italia sia
il sogno di tutti, ecco io come sempre ci metto il carico da novanta, come si
dice dalle mie parti, e vorrei poterla indossare fianco a fianco a lei e magari
arrivare anche li mano nella mano. Sono esagerata eh?? Ma in fondo un sogno è
un sogno e mi piace viverlo così, sulla scia dei momenti magici che questo
sport in sua compagnia mi regala!”
+393804337230 Psicologo, Psicoterapeuta
http://www.psicologiadellosport.net/
https://ilsentieroalternativo.blogspot.it/
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