Lo
sport è uno strumento per imparare a conoscere e accettare sé stessi
Matteo Simone
Psicologo, psicoterapeuta
Lo sport può essere considerato una palestra per affrontare la vita quotidiana, una metafora della vita dove bisogna prepararsi dall’inizio studiando e lavorando duramente per ottenere qualcosa, grandi risultati soddisfacenti.
Di
seguito, il giovane Sebastiano (Impossible target) racconta la sua ricca esperienza
rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso per
diventare atleta?
La definizione di atleta mi sembra un po’
troppo generosa per me! Il tutto è iniziato quando un giorno, per via di una
scommessa con alcuni colleghi abbiamo deciso di partecipare alla maratona di
Venezia del 2015.La pessima, quasi nulla, preparazione e la mancanza di
esperienza mi hanno portato a concludere la gara in 6 ore e con tantissima
fatica. Pensai di smettere di correre per sempre… ma proprio in quell’occasione
incontrai un signore sui 75-80 anni che mi parlò di una gara lunga ben 100km:
la 100km del Passatore. Inizialmente pensai che fosse un folle, ma giorno dopo
giorno la curiosità cresceva, finché decisi che anche io potevo affrontare
un’impresa del genere. Così, chilometro dopo chilometro nel 2016 portai a
termine il mio primo Passatore! Da quel momento mi alleno per stare bene con me
stesso e spero di poter arrivare all’età di quel signore che incontrai nel
2015, continuando a correre come lui.
Come sei cambiato attraverso lo
sport? Sicuramente mi ha aiutato a essere meno
impulsivo e più riflessivo, non ti nascondo che molte decisioni importanti
della mia mia sono state prese mentre correvo. Lo sport è uno strumento per
imparare a conoscere e accettare sé stessi con i propri limiti e ti permette,
giorno dopo giorno, di spostarli sempre un po’ più in là.
Quali sono i tuoi pensieri in
allenamento e in gara?
Penso un po’ di tutto, dal lavoro alla
vita privata, a volte accompagnando i miei pensieri con della musica. Credo
che, dopo che si corre da un po’ di ore da soli, si finisce ogni tipo di
pensiero e di riflessione a disposizione, in quel momento si ha l’occasione di
stare soli con il proprio io e scoprire davvero se stessi.
Questa
risulta essere l’esperienza di tanti atleti di endurance che attraverso tante
ore di sport riescono a stare soli con se stessi pensando ed elaborando
situazioni e problemi ma anche progettando impegni e sfide prossime, conoscendo
sempre più se stessi, fidandosi sempre più di se stessi nell’affrontare,
gestire, superare situazioni e momenti critici e difficili.
Nello sport chi e cosa hanno
contribuito al tuo benessere e/o performance? La motivazione
personale è il mio alleato principale nell’affrontare allenamenti e gare, ma
nulla sarebbe possibile senza mia moglie, che mi supporta e soprattutto
sopporta nelle mie sfide.
La gara della tua vita dove hai
sperimentato le emozioni più belle? La scelta è difficile
perché ogni gara mi lascia sempre qualcosa dentro me, ma se proprio ne devo
scegliere una è sicuramente la 100km del Passatore. Si respira una stupenda
atmosfera e il percorso ti permette di goderti i chilometri davanti a te. E
poi, come dice il detto… “il primo amore non si scorda mai”.
Le
gare di ultramaratona hanno un fascino particolare, soprattutto la 100 km del Passatore
che è il ritrovo di tanti ultramaratoneti che aspettano un anno intero per
percorrere la strada che porta da Firenze a Faenza, attraversando il temuto Passo
della colla e arrivando, per la maggior parte, al buio o alle prime luci dell’alba.
Cosa pensano familiari e amici della
tua attività sportiva?
La frase “ma chi te lo fa fare” è
abbastanza ricorrente! Alcuni pensano che io sia un po’ folle, e magari hanno
anche ragione, ma mi supportano e tifano sempre per me.
Cosa hai scoperto di te stesso
praticando sport?
Ho scoperto che con la giusta
determinazione e allenamento anche le imprese a prima vista impossibili posso
diventare realtà. La corsa è un po’ come la vita, nessuno ti regala niente, ma
se definisci un obiettivo specifico e fai di tutto per raggiungerlo, allora le
soddisfazioni ed i risultati arriveranno.
C’è
sempre un prezzo da pagare per ottenere cose importanti, grandi risultati. Ci vuole
tanto impegno, dedizione, determinazione, sacrifici. Tutto ciò vale nello sport
ma anche nella vita dove si inizia a camminare, a parlare, a studiare, a
giocare per essere sempre più persone migliori, consapevoli, fiduciosi,
resilienti.
Quando hai sperimentato il limite
nelle tue gare?
Quando, seppur non avevo mai fatto una
corsa di trail, decisi di partecipare ad un trail di 100km in un periodo in cui
ero anche fuori forma. Sono stato da solo per quasi tutta la gara tra pioggia,
buio e fango. Più volte sono stato preso dallo sconforto e dalla fatica, ma
nonostante questo riuscii ad arrivare, ultimo, ma arrivai. È stata un’ottima
esperienza e allenamento per forgiare la resistenza alla fatica e alla
solitudine in gara.
Più
dura è la lotta e più glorioso è il trionfo. Esperienze molto difficili a volte
si evitano, ma se si decide di provarci significa che si è disposti a uscire
fuori dalla zona di confort apprendendo dall’esperienza che sia di difficoltà o
di piacere ma che arricchisce mente e cuore, sviluppando resilienza e
consapevolezza nelle proprie possibilità.
Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi
per avvicinarli allo sport?
Lo sport è uno strumento di
socializzazione e può aiutare ad affrontare le difficoltà della vita. Nello
sport della corsa, nonostante sia uno sport individuale, si ha modo di
socializzare molto, sia in allenamento che in gara. Provare per credere!
Quali sensazioni sperimenti facendo
sport (allenamento, pre-gara, gara, post-gara? In
allenamento sono quasi sempre rilassato e felice di allenarmi, in quanto è
un’occasione per scollegarmi dalle routine quotidiane e ricaricare le energie. Soprattutto
quando sono stanco mi capita di pensare: “Sono stanco, esco a correre!”. Niente
di più efficace di una corsa per rigenerarsi! Le gare le vivo sempre abbastanza
bene, penso solo ad arrivare e a stare bene. Il post-gara invece è sempre lo
stesso, con gli amici abbiamo rinominato il lunedì dopo le gare come il
“click-day”, infatti pensiamo sempre alla prossima gara a cui iscriversi!
Lo
sport risulta essere sempre un ottimo compagno di vita che dà sollievo e scarica
dallo stress. Interessante il “click-day”,
in effetti le gare sono sempre dei luoghi di ritrovo e possibilità di testarsi
e capire quanto si vale, a che punto si è arrivati e ora cosa si può puntare
partendo da qui.
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti
fa continuare a fare sport?
Ho avuto un periodo intenso dove ho
dovuto mettere da parte un po’ lo sport, ma fortunatamente sono riuscito a
riprendere a correre e riprendere a partecipare alle gare. La gioia nel correre
è uno stimolo continuo a continuare a fare sport.
Come hai superato eventuali crisi,
sconfitte, infortuni?
Affronto le crisi cercando di pensare
alla stanchezza come uno zainetto che mi porto dietro mentre corro, quando ho
delle difficoltà o dei dolori immagino di metterle dentro lo zaino e portarle
dietro con me, fino al traguardo. Per superare gli infortuni c’è una medicina
gratuita che molti sottovalutano: il riposo. Purtroppo per me, e in generale
per i noi podisti, è difficile restare fermi, ma il riposo è sicuramente un
ottimo alleato contro gli infortuni.
Nonostante
la sua giovane età, Sebastiano sembra essere molto esperto nello gestire fatica
e crisi. Il lavoro con l’immaginazione aiuta molto ad affrontare, gestire e
superare situazioni scomode che potrebbero compromettere la prestazione.
Per quali aspetti e in quali fasi
ritieni utile lo psicologo nello sport? Come per altri ambiti
del nostro quotidiano è una figura utile per aiutare ad affrontare e
condividere i propri pensieri e le proprie preoccupazioni.
Sogni realizzati e da realizzare?
Prossimi obiettivi?
Il mio sogno da anni è la Milano-Sanremo
un’ultramaratona da 285km. Sono consapevole di avere ancora tanta strada
davanti e molto da imparare, ma spero di riuscire a realizzare il mio sogno.
Come ti vedi tra 10 anni? In
primis con 10 medaglie del Passatore in più! Spero di poter continuare a
coltivare questa passione e di non avere problemi fisici e chissà, magari di
aver realizzato qualche sogno come la Milano-Sanremo.
Credo
che Sebastiano sia a un buon punto, dal lontano 2015 dell’esordio in maratona
ha saltato tante tappe correndo subito la 100km su strada ma anche trail dove
le difficoltà sono molto maggiori e ora si può pensare di pianificare e
organizzare il rande traguardo della Milano San Remo.
Una frase o parola che ti aiuta
nelle difficoltà?
“Fosse facile, lo farebbero tutti”. Vale
per ogni tipo di difficoltà, dal lavoro allo sport.
Ti ispiri a qualcuno? Nell’ambito
sportivo sicuramente una fonte di ispirazione sono i miei amici Simone Leo ed
Enzo Caporaso. Con Simone condividiamo il passato da obesi e spero un giorno di
poter portare al termine anch’io alcune delle sue imprese sportive, prima tra
tutte la Milano-Sanremo. Mi ha insegnato che ogni crisi, anche la più dura, è
superabile: se la sfida è contro sé stessi, il fallimento non esiste. Enzo
invece, attraverso i suoi record, mi ha insegnato come la determinazione ti può
aiutare a portare a termine anche le sfide più impensabili.
Grande
insegnamenti di persone speciali e straordinarie, ultrarunner e organizzatori
di gare di ultramaratona.
Psicologo,
Psicoterapeuta
380-4337230 - 21163@tiscali.it
Nessun commento:
Posta un commento