Fumavo, ho smesso e ho iniziato a correre per “ripulire i polmoni
Matteo Simone
Psicologo, psicoterapeuta
A volte ci si accorge di qualcosa da voler cambiare, incrementa la consapevolezza del proprio stile di vita e si può passare all'azione, per esempio cambiando stile di vita, rinunciando a qualcosa o iniziando, per esempio, la pratica di un’attività sportiva come la corsa.
Di seguito, Stella racconta la sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Qual è stato il tuo percorso sportivo? Ho giocato a calcio durante gli anni delle superiori ma ho smesso quando mi sono trasferita altrove per frequentare l’università. Fino alla laurea ho praticato arti marziali (judo) e, come per il calcio, ho smesso quando ho terminato gli studi e mi sono trasferita altrove.
Una volta iniziato a lavorare e messo radici in quella che per 18 anni sarebbe diventata la mia città, ho fondato una scuola calcio insieme a due amici. Ci sentivamo la triade della Juve: Moggi, Giraudo e Bettega. Ho continuato a seguire i ragazzi in qualità di dirigente del settore per dieci anni, finché ho cambiato città.
Ho iniziato a correre nel 2013 dopo la morte di mio padre. L’ha ucciso il fumo, un tumore ai polmoni. All’epoca, anch’io fumavo; ho smesso ed ho iniziato a correre per “ripulire i polmoni”, ed è diventata un’abitudine. Non posso dire che mi piaccia – in fondo sono una gran pigrona – ma dopo quasi dieci anni continuo a farlo, seppur non costantemente come vorrei.
Hai dovuto scegliere di lasciare uno sport a causa di studio o lavoro? Ho lasciato il calcio quando mi sono trasferita in un’altra città per frequentare l’università. Ho lasciato le arti marziali quando ho iniziato a lavorare. Ho lasciato nuovamente il calcio quando mi sono trasferita a Cagliari.
Nella vita bisogna fare scoperte e sapersi organizzare rincorrendo le priorità del momento. Si inizia ad apprendere, a giocare, a studiare, a intessere relazioni e a lavorare. Ci sono sempre scelte da fare tra un’attività e un’altra, un luogo o un altro, un amico o un altro. Importante è vivere sereni e accattare quello che c’è al momento con l’obiettivo di sperimentare sempre più benessere e possibilmente anche competenze e performance.
Ti sei sentita campionessa nello sport almeno un giorno della tua vita? Mi ci sento ogni volta che arrivo il traguardo. Corro a sentimento, un po’ alla Forrest Gump, da una decina d’anni, ma gareggio da pochi mesi. Sono sempre stata lenta – ogni volta che ho provato ad accelerare sono caduta – e mi accontento di portare a termine la corsa.
Quali fattori hanno contribuito al tuo benessere e/o performance? Oltreché smettere di fumare e iniziare a correre, nel 2013 ho cambiato completamente la mia alimentazione e le mie energie sono aumentate “magicamente”. Sono vegetariana e seguo una dieta mediterranea con le classiche cinque porzioni di frutta e verdura, cereali integrali, legumi e uova. Non so più cosa sia un’influenza, non ho più bisogno di dormire tanto e, nonostante l’età, non mi sono mai sentita così forte.
È importante sviluppare consapevolezza di se stessi e riuscire a cambiare il proprio stile di vita volta al benessere con semplici accortezze come, per esempio, riuscire a smettere di fumare che sembra essere nocivo alla salute ma risulta difficile per tanti farne a meno. SE poi si riesce anche a fare attenzione a ciò che si mangia documentandosi e dedicandoci tempo e attenzione, si riesce a stare in pace, sereni e bene con se stessi per volersi bene e trattarsi bene. Altro aspetto che si può introdurre nella propria vita è la pratica dello sport da condividere con amici o familiari che produce benessere psicofisico, emotivo e relazionale.
Quale alimentazione segui prima, durante e dopo l'attività fisica? Prima, quella mediterranea di sempre. Durante non mangio né quasi bevo. Dopo l’allenamento, mangio quello che avrei comunque mangiato, senza allontanarmi dalle regole che mi sono autoimposta. Invece, dopo una gara mi sento autorizzata a peccare e mi mangio il mondo.
Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? Nessuno. Se si segue un’alimentazione corretta, non c’è bisogno di integratori.
Nello sport chi ha contribuito al tuo benessere e/o performance? Per quanto riguarda il mio benessere, nessuno tranne me stessa. Invece, se la mia performance migliora è grazie al mio compagno che mi trascina quando me ne starei sul divano e che mi spinge a iscrivermi alle stesse gare a cui lui partecipa.
Insieme è molto meglio per riuscire a spostarsi dal divano e mettersi in gioco uscendo dalla zona di confort, condividendo fatica e gioie, arrivi e terzi tempi.
L'evento sportivo della tua vita dove hai sperimentato le emozioni più belle? Risale ai tempi dell’adolescenza ed è il primo pareggio a calcio dopo mesi di sconfitte. Eravamo la squadra più scarsa del campionato e ogni domenica incassavamo dai 5 ai 10 goal. Il primo 0 – 0 lo abbiamo festeggiato come una vittoria, addirittura piangendo di gioia. Beata innocenza…
Un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? Sono talmente abituata ad arrivare tra le ultime che, il mese scorso, finita una gara in una nota località di mare, sono scesa immediatamente in spiaggia dagli amici che mi aspettavano. Ebbene, l’indomani ho visto le classifiche e ho scoperto di essere arrivata prima tra le donne. Trattandosi della versione “non competitiva” della gara, non so se ci sia stato un premio o meno. Io comunque me n’ero già andata a bere birra al chiosco della spiaggia.
Quali capacità hai dimostrato di possedere nello sport? La capacità di insistere e divertirmi nonostante i miseri risultati in termini di classifica.
È importante non scoraggiarsi e insistere, soprattutto insieme, prima o poi qualcosa cambierà, facendo in modo diverso e con il sorriso.
Che significa per te partecipare a un evento sportivo? L’evento in sé è una festa. Adoro la fase del ritiro pettorali, il ritrovarsi con gli altri partecipanti che si finisce per conoscere partecipando a varie gare, e soprattutto il terzo tempo. Invece, la fase competitiva vera e propria la vivo un po’ come una tortura contando i km e i minuti che mi separano dalla fine.
Quali sensazioni sperimenti facendo sport: allenamento, pre-gara, gara, post-gara? In allenamento, ovviamente, le sensazioni dipendono dall’umore e dalla voglia del giorno. Sono una gran pigrona, ma so impormi le cose e rispettare i programmi che io stessa stabilisco.
Prima e durante una gara, non penso proprio. Non sento ansia alcuna perché sono conscia dei miei limiti. Mi iscrivo alle competizioni perché ormai è diventato un rito farle insieme al mio compagno che, ovviamente, mi lascia indietro a inizio gara.
In gara il pensiero dominante è sempre “Chi cxxxo me l’ha fatto fare?”. Mi rendo conto che non riesco a stare al passo degli altri, tutti più veloci e meno ansimanti di me, tutti bravi in salita, tutti atletici e magri. Insomma, a volte mi sento un bel po’ fuori posto.
Quando finalmente arrivo al traguardo, è sollievo puro. Come quando finalmente esci dal dentista. Sollievo, ma anche orgoglio per aver portato a termine la gara e sensazione di leggerezza che mi accompagna per tutto il giorno.
La gara diventa un grande test, ma anche una grande opportunità di mettersi n gioco faticando ma arrivando, incontrando altri amici con la stessa passione e la voglia di arrivare fino alla fine della gara.
Quali sono i tuoi pensieri in allenamento e in gara? In allenamento penso a qualsiasi cosa tranne che al fatto che mi sto allenando. Ascolto dei podcast, elaboro mentalmente bozze di atti giudiziari, mi preparo per le udienze. Invece in gara sono dominata dal mantra “Chi cxxxo me l’ha fatto fare?” e mi autoconsolo ricordandomi che, all’arrivo, mi berrò una birra e, per tutto il giorno, mangerò tutto quello che desidero!
La tua gara più estrema o più difficile? Non partecipo a niente di estremo o difficile, però, se devo sceglierne una, cito il trail della Costa Smeralda. L’ho finita correndo da sola nei boschi, nel panico per il silenzio che mi circondava. Avevo paura di perdermi e già immaginavo il soccorso alpino, gli elicotteri ed io sopra un albero circondata da cinghiali. Nella mia testa risuonava il solito mantra “Chi cxxxo me l’ha fatto fare?”
Passa tutto, passa la paura, la fatica, i dubbi e si arriva prima o poi al traguardo guardandosi indietro e complimentandosi per ciò che si è riusciti a fare.
A cosa devi fare attenzione nella tua disciplina sportiva? Io, distratta e con poco equilibrio, semplicemente a non cadere.
Cosa ti fa continuare a fare sport? Continuo principalmente per poter mangiare senza ingrassare e – diciamolo – perché gareggiare inizia a piacermi.
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Mai avuta una crisi legata allo sport e le sconfitte non mi pesano. Del resto, a qualcosa saranno servite tutte quelle sconfitte a calcio da ragazzina…
La pratica dello sport fortifica, l’evento spiacevole diventa una lezione di vita, la sconfitta a iuta a organizzarsi e aver fiducia di poter far meglio.
C’è stato il rischio di incorrere nel doping? Mai corso rischi in tal senso. L’unica sostanza dopante è la dopamina che produce il nostro cervello. A parte la nutella, ovvio.
Per quali aspetti e in quali fasi ritieni utile lo psicologo nello sport? Lo ritengo più utile negli sport di squadra dove sorge anche la necessità di mantenere certi equilibri nel gruppo.
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? Nello sport rifarei esattamente tutto quello che ho fatto, forse impegnandomi un po’ di più.
Sogni realizzati e da realizzare? Prossimi obiettivi? Sogni realizzati nello sport, nessuno. Finora non ho avuto sogni legati allo sport. Sogni da realizzare: concludere la maratona di New York a cui il mio compagno mi ha iscritta come regalo per i miei 50 anni nonostante non abbia mai corso più di 15 km nella mia vita.
Psicologo, Psicoterapeuta
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