Per l’ex maratoneta Vincenza Sicari, ora quasi paralizzata in un
letto di ospedale, è una lotta difficile ma per ogni problema c'è almeno una
soluzione o comunque delle modalità per gestire il problema.
Non bisogna
sottovalutare niente, bisogna pensare al di là dell'ordinario.
Ho visto il
video dove, distesa su un letto di ospedale, fa una richiesta di aiuto, spiegando
la sua difficoltà, la sua sofferenza, la sua incapacità: “Vi
prego aiutatemi. Il mio è un
calvario, sto andando incontro alla morte. Sto perdendo sempre più la
forza e non capisco a cosa sia dovuto, abbiamo chiesto aiuto anche all’estero. Durante il periodo natalizio ero a Roma, la biopsia parlava di malattia
neurovegetativa. Poi il primario mi ha detto che costavo troppo per il servizio
sanitario nazionale e che avrei
dovuto lasciare il posto libero. Sono dovuta scappare da Roma nonostante avevo
un tumore mi prendevano per pazza. Mi ha ascoltata il professor Mariani e
grazie a lui mi sono sottoposta a due biopsie muscolari che hanno confermato la
presenza di una malattia degenerativa ai muscoli.”
A volte dove non arriva la medicina arriva la psicoterapia, lo
sciamanesimo, l'ipnoterapia. In ogni caso, io sono dalla sua parte e continuo a
fare il tifo per lei, per il suo benessere, per come può stare ed essere.
Ho visto un bel film dove c'erano due vincitori, l'uno con la
forza e l'altro con il cuore, entrambi vincono e imparano. Vincenza quando
correva vinceva con la forza muscolare, con le gambe, con la resistenza, ora ha
bisogno di vincere con il cuore, con l’aiuto degli altri, persone che le
vogliono bene, runner solidali che la prendano a cuore.
Importante è anche la presenza del coach sul ring che sostiene,
incoraggia, supporta e Vincenza se prima aveva bisogno di un allenatore, un
preparatore atletico che la stimolasse, che le desse un programma di allenamento
da seguire, ora ha bisogno di un life coach che la sostenga, che l’accompagni
in questa dura lotta della vita, che la facesse lavorare sull’autoconsapevolezza, autoefficacia, resilienza, sul gestire questi momenti difficili, sul
recuperare risorse personali e di rete, andare avanti nonostante il muro
invisibile di un male misterioso.
Nel mio libro
“Sviluppare la Resilienza Per affrontare crisi, traumi, sconfitte nella vita e
nello sport”, http://www.prospettivaeditrice.it/index.php?id_product=507&controller=product, sono illuminanti alcuni concetti nella prefazione di Sergio Mazzei, Direttore
dell’Istituto Gestalt e Body Work di Cagliari, a cui devo parte della mia
formazione di psicoterapeuta della gestalt:
“Evidentemente il senso della resilienza in buona sostanza equivale all’avere coraggio,
all’insistere nel raggiungere il proprio scopo e dunque al non sottrarsi alla
propria esperienza, qualunque essa sia, al non censurare o negare la propria
verità, allo stare con il proprio dolore e impedimento, al tener duro anche se
le circostanze sembrano insostenibili.” Inoltre spiega come la
cultura occidentale può essere limitante:
“La cultura occidentale predilige le funzioni logiche dell’emisfero sinistro
mentre rifiuta in larga misura quelle proprie dell’emisfero destro ed è per
questo motivo che i nostri poteri dell’immaginazione, della visualizzazione e
della fantasia vanno sempre più atrofizzandosi. Siamo abituati ad immaginare e
percepire ciò che è nella linea dei nostri introietti, ovvero di ciò che
dobbiamo essere piuttosto che di ciò che siamo. Per il neurofisiologo Karl
Pribram e il fisico quantistico David Bohm, noi viviamo all’interno di una
specie di gigantesco ologramma modellato dalle nostre convinzioni ed il nostro
potenziale evolutivo risiede nella nostra abilità di controllare le conclusioni
a cui arriviamo su noi stessi. Se pensiamo in un modo, così saremo.La nostra
mente ha dei poteri immensi di intervenire sul corpo, ma poiché non ne siamo
consapevoli, nonsiamo in grado di usarli.”
Mi ricordo
nel 2003 alla maratonina della cooperazione Vincenza vinse la gara in 33’14”, ed
io arrivai poco dopo di lei facendo la mia miglior prestazione sui 10.000 metri
con 33’41”, per Vincenza era un inizio di una crriera che l’ha portata a far
parte della Nazionale Italiana, 5 maratone ha vinto e quella di Torino nel 2008
con il crono di 2h29’50” gli valse come qualificazione alle olimpiadi di
Pechino 2008.
Ora continuo
a fare il tifo per Vincenza e continuo a correre con lei nei miei pensieri.
Ora è il momento di aiutare
Vincenza Sicari, di andare avanti anche se è dura come un incontro di boxe.
Insieme è meglio, più se ne parla e più si capisce come
stanno le cose in modo da poter fare un intervento integrato medici e
psicoterapeuti. Togheter is better.
Matteo SIMONE
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR