martedì 13 ottobre 2020

Fabrizio Spadaro: La Resia Rosolina è stata un mix di emozioni forti

 Uscire dalle nostre zone confort aiuta a crescere come persona


Andrea Di Somma, presidente dell’Atletica La Sbarra, ha organizzato una squadra di 10 atleti per partecipare alla 1^ edizione di “Resia Rosolina Relay”, una gara a staffetta della lunghezza di 431km percorrendo di corsa a piedi la pista ciclabile lungo l’Adige.

Fabrizio Spadaro ha aderito all’iniziativa e di seguito racconta parte della sua esperienza rispondendo ad alcune mie domande.
Come ne sei uscito fuori dal periodo del COVID?Ne sono uscito abbastanza bene anche se vedendo i risultati di ogni giorno non sembra finito questo incubo”. 

La pandemia che stiamo subendo dall’inizio di marzo sta mettendo a dura prova tante persone e ancora molti sono confusi e incerti su cosa fare e come comportarsi.

Come è andata la Resia Rosolina?La Resia Rosolina è stata un mix di emozioni forti. È stato un mettersi in gioco con me stesso da una cosa nata per caso in vacanza sul Terminillo. Purtroppo non abbiamo avuto il giusto premio ma ci riproveremo (è una promessa!)”. 

Concordo con Fabrizio, la Resia Rosolina è stata un’esperienza al di fuori dell’ordinario, eravamo un gruppo di persone che non tutti ci conoscevamo tra di noi e abbiamo condiviso momenti di fatica e di riposo, di timori e preoccupazioni, di clima avverso e decisioni da prendere insieme.

Quali sono stati i momenti più difficili e come li hai gestiti? Il mio momento più difficile è stato quando un nostro compagno si è fatto male e dopo aver pranzato sono dovuto ripartire a pancia piena per andare a prendere il testimone. Un altro momento brutto è stato all'inizio della gara quando Roberto si è perso nel bosco. Eravamo molto preoccupati per lui visto le condizioni climatiche. Essendo una gara di gruppo ne siamo usciti tutti insieme facendoci coraggio a vicenda”.

Purtroppo quando ci sono tante variabili in gioco può succedere che qualcosa non vada nel giusto verso come è accaduto al nostro compagno di strada di perdersi di notte sotto la pioggia o come è successo ad un altro compagno di squadra di avere un infortunio che l’ha messo fuori gioco per le sue successive frazioni.

Cosa hai scoperto ancora di te stesso?Ho scoperto di me stesso che uscire dalle nostre zone confort aiuta a crescere come persona”. 

In effetti, finché si fanno le cose semplici e ordinarie tutto può filare liscio ma quando ci si avventura in territori non conosciuti, in ambienti non usuali, correndo di notte con temperature e clima ostile, bisogna trovare risorse proprie dormienti e nascoste.
Famiglia, amici, fan in che modo si interessano a te e ti supportano? La famiglia mi supporta molto anche se a volte mi dicono le classiche frasi (ma chi te lo far fare, riposati, fa freddo, caldo, piove, non ti pagano) contraccambio portando a casa qualcosina ogni tanto!”. 

Ci sono tante modalità per vivere la propria esistenza, si può stare in poltrona, al coperto, oppure si può provare a uscire fuori dalla zona di confort con coraggio e resilienza.
Cosa diresti a Fabrizio di 10 anni fa?A Fabrizio di 10 anni fa direi una cosa sola che poi è più un rimpianto. Dovevo iniziare a correre prima”. 

La vita è una continua ricerca di cosa è meglio per noi stessi, a volte le cose belle si incontrano presto o tardi, da ragazzi o da adulti, ma si fa sempre in tempo a organizzarsi e scegliere uno stile di vita adeguato alle proprie esigenze e possibilità.
Quanto e come soffri e gioisci negli allenamenti e gare?Sono una persona che piace tantissimo allenarsi e a cui la fatica quasi esalta però in allenamento non ho nessun tipo di problema mentre in gara soffro molto di testa per la troppa ansia, non riesco a stare troppo rilassato diciamo. È una cosa che vorrei provare a migliorare”. 

Finché si fatica da soli e in allenamento va bene, si può fare, ma quando si mette il pettorale in gara può entrare in gioco il giudizio, la pressione degli altri o da parte di se stesso che pretende, che vorrebbe di più.
A quale campione del passato o del presente ti senti più vicino?Beh la risposta è semplice Kenenisa Bekele è il più completo di tutti però ho un debole per Hicham El Guerrouj”. 

Kenenisa Bekele è ancora un atleta attuale fortissimo che ambisce a ottenere la miglior prestazione al mondo di maratona. E’ un mezzofondista e maratoneta etiope, campione olimpico e mondiale dei 5000 e 10000 metri piani. Maratona: 2h01'41" (2019), 10000 m: 26'17"53 (2005)”.

Hicham El Guerrouj è un atleta che partecipava al Golden Gala di Roma dove ho assistito anche ai suoi record sui 5.000 metri e il miglio, tra i più grandi mezzofondisti di tutti i tempi, ha ottenuto in carriera due ori olimpici e quattro medaglie d'oro ai Mondiali. 5000 m: 12'50"24 (2003), 800 m: 1'47"18 (1995).
Ora cosa vedi davanti a te?Davanti a me non lo so, vediamo e speriamo di tornare al più presto alla normalità, poi un pensierino alla maratona perché no!”. 

Durante il viaggio di andata verso il Lago di Resia parlavamo proprio della sua prima eventuale maratona, di quanto potrebbe valere potenzialmente, e il suo pensiero lo aiuta a essere pronto per questo grande salto.
Cosa c'è oltre la corsa?Oltre la corsa famiglia, lavoro e amore!”. 

Questo potrebbe essere un bel titolo di una canzone: famiglia, lavoro e amore! Certo, nella vita bisogna trovare un giusto equilibrio tra le varie sfere della propria vita cercando di non trascurare troppo nessuna di esse. 
A tal proposito segnalo alcuni libri:

Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida 
La Resilienza e l’Autoefficacia sono concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo. Il termine Resilienza deriva dalla metallurgia; indica la proprietà di un materiale di resistere a stress, ossia a sollecitazioni e urti, riprendendo la sua forma o posizione iniziale, così come le persone resilienti possono affrontare efficacemente momenti o periodi di stress o disagio. Così come avviene negli sport di endurance, resistere e andare avanti, lottare con il tempo cronologico e atmosferico, con se stessi, con i conflitti interni; a volte sei combattuto e indeciso, tentato a fermarti, a rinunciare. Gli atleti sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di sentirsi leader, in sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità insospettate: l’ultracorsa diventa una palestra di vita.
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Cosa spinge le persone a fare sport?
Il libro riporta alcune interviste fatte ad atleti di diverse discipline sportive e indaga sulle motivazioni che spingono le persone a fare sport. Non solo la performance, ma anche la voglia di mettersi in gioco, di mantenersi in forma, di rincorrere il benessere psicofisico, emotivo e relazionale. Una spinta motivazionale dettata da cuore, testa e corpo per provare a non mollare e per migliorarsi.

O.R.A. Obiettivi Risorse e Autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere obiettivi nella vita e nello sport
Il libro illustra argomenti riguardanti il raggiungimento di obiettivi nella vita e nello sport, con tecniche della psicoterapia della Gestalt, approccio E.M.D.R. e Ipnosi Ericksoniano. Il modello di intervento ideato dall’autore, denominato “O.R.A.”, acronimo di “Obiettivi, Risorse ed Autoefficacia” viene integrato ad aspetti della Psicologia dello Sport, quali il goal setting e la motivazione, evidenziando come la convinzione delle proprie possibilità, senza deliri di onnipotenza, sia il primo passo verso il raggiungimento dei propri traguardi. Il testo si rivolge a educatori, studenti di psicologia, psicologi, psicoterapeuti, professionisti che gravitano attorno al mondo dell’atleta.

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