Matteo Simone
Un po’ di tempo fa Andrea Di Somma, il
presidente dell’Atletica La Sbarra, mi comunica
il suo progetto di organizzare una squadra di 10 atleti per partecipare alla 1^
edizione di “Resia Rosolina Relay”, una gara a staffetta della lunghezza di
431km percorrendo di corsa a piedi la pista ciclabile lungo l’Adige.
Ho aderito fin da subito
all’iniziativa e preparato in tal senso fisicamente e mentalmente non
trascurando l’abbigliamento essenziale con opportune attenzioni agli aspetti di
visibilità in vista di frazioni notturne e con clima atmosferico avverso.
Cosa c'è prima di una gara?
Pensieri, dubbi, preoccupazioni,
paure, timori, ansie, entusiasmo, aspettative, incontri, viaggi. Organizzazione,
decisioni, previsioni, proiezioni, scelte, incontri, viaggi, pensieri, dubbi,
incertezze, timori, ansie, paure, fame.
Nel periodo pre-gara si è formata la
squadra di 10 atleti più il presidente che organizzava e coordinava tutte le
operazioni di iscrizioni, viaggio, frazioni, cambi. Non ci conoscevamo tutti ed
è stata una grande prova di condivisione di fatica, obiettivi, paure, timori,
tensioni. Erano tante le variabili in gioco, il clima atmosferico, la
possibilità di perdersi lungo il percorso, il rischio di infortunarsi.
Un viaggio lunghissimo di un team
Senza Paura composto da 10 atleti e un coordinatore, timori e dubbi, decisioni
da prendere in corso d'opera, eventi critici da gestire, situazioni avverse da
superare. Condivisioni di momenti e situazioni, fatica e gioia, odori e sapori,
sorrisi e preoccupazioni. Esperienza comune ricca e preziosa, osservazione e
apprendimento, ascolto e conforto. Tramonti e albe, piogge e venti, sterrato e
asfalto, salite e discese. Tra una partenza e un arrivo c'è crescita,
conoscenza, scoperte.
C’è successo un po’ di tutto e nonostante
tutto, abbiamo rimodulato i nostri obiettivi, ci siamo ridimensionati e abbiamo
continuato fino alla fine, senza paura, senza mollare, felici e resilienti
portando a casa non coppe e non podi ma dentro di noi tanta ricchezza interiore
e tanta conoscenza di noi stessi nella difficoltà e tante scoperte di luoghi,
ambienti, persone, culture.
Organizzazione minuziosa e perfetta
da parte di Andrea, alternanza di momenti di sconforto e di esultanza,
condivisione di spazi, alimenti, vestiario. Estrema attenzione ad usare
qualsiasi accortezza per evitare rischio di eventuale contagio cercando di
essere nel miglior modo possibile le opportune indicazioni in tal senso.
Ogni atleta aveva sue aspettative,
motivazioni, preparazione adeguata, ma anche tanti pensieri di faccende e
persone lasciate a casa, preoccupazioni riguardanti la lunga traversata
dell’Adige correndo lungo una ciclabile che lo fiancheggiava.
È importante avere obiettivi per
organizzarsi fisicamente e mentalmente per portarli a termine anche se sono
difficili, sfidanti, stimolanti ma non impossibili. È importante conoscere
persone che stimolano, coinvolgono, propongono, organizzano.
È importante avere sempre un piano
B, cercare di essere sempre pazienti e fiduciosi e rimodulare sempre piani e
programmi in base a ciò che c’è nel momento presente, a ciò che si ha a
disposizione.
Cosa c'è dopo una gara?
Grande festa! Esultanza, entusiasmo,
soddisfazioni, relax, saluti, arrivederci, arrivederci. Un fiume di emozioni
dopo tanti allenamenti per la preparazione; dopo tante incertezze se fare
questa o un’altra, ma l’importanza è l’esperienza che si porta a casa, tanti
incontri, abbracci, sorrisi.
Dopo la gara ci sono i saluti, i
congedi, i commenti, le sorprese, i risultati, si ritorna alla quotidianità, si
danno appuntamenti per altre gare a partire dall’indomani. Tanti fotografi pronti a immortalare le gesta atletiche dei
concorrenti e anche le pose strane e bizzarre degli astanti.
Avventurarsi, sperimentarsi, viaggiare,
conoscere persone, luoghi, culture, ambienti, situazioni, se stessi. Mettersi
in gioco per sperimentarsi, apprendere, scoprire, conoscere. Decidere obiettivi
sfidanti, difficili, stimolanti ma non impossibili. Una spinta motivazionale
dettata da cuore, testa e corpo per provare a non mollare, per condividere
momenti fatti di viaggi e incontri, per superarsi.
È importante lavorare su obiettivi, superare
errori e sconfitte, si impara da tutto ciò che succede e si può fare meglio in
futuro come individui e come squadra conoscendosi meglio. Si impara sempre
dall'esperienza, solo mettendosi in gioco e facendo esperienza ci possono
essere i presupposti per far meglio e conoscersi meglio.
Questo è lo sport che vogliamo che
incrementa consapevolezza, autoefficacia, resilienza e spirito di squadra e
appartenenza. Chiamateli pure masochisti o incoscienti, ma in realtà quello che
emerge dalle varie storie e testimonianze è che si tratta di un mondo
fantastico e sorprendente, affascinante e protettivo.
Cosa c’è dietro lo sport?
Tanta passione, allenamenti,
incontri, fatica, tante decisioni, presenza, attenzione, focalizzazione.
Squadre, gruppi, associazioni. Lo sport permette di assaporare la ciclicità
dell’esperienza come nella vita, fatta di partenze e arrivi, incontri e
congedi, attivazione e rilassamento, tensione e relax.
Lo sport è una metafora della vita,
c’è la crisi e soluzione senza darsi per sconfitti ma accettando e cambiando il
corso degli eventi con fiducia e resilienza uscendone fuori sempre più
rafforzati. Lo sport rende felici nonostante la fatica; lo sport permette di
approfondire la conoscenza di sé stessi.
Un mondo dietro lo sport, tanta
fatica e impegno con passione e determinazione, tanti pensieri e dubbi, tante
sfide e sogni da realizzare, tante prove in allenamento e gara, tante persone
dietro gli atleti; tante gioie e soddisfazione oltre a tanti aspetti da curare
quali forza fisica e mentale.
Questo è lo sport che vogliamo non
solo e non per forza vittorie, podi e prestazioni eccellenti, ma anche
partecipazioni, esperienze, mettersi in gioco, apprendere dall’esperienza,
grandi scoperte.
Che significa fare squadra? Condividere momenti, situazioni,
obiettivi, viaggi, cibo. Fidarsi e affidarsi, confrontarsi e
aiutarsi. Essere risorsa per l'altro, avvalersi delle risorse altrui. Essere
coraggiosi senza paura, diventare Team Senza Paura.
Davvero un'avventura di corsa da
Resia a Rosolina, staffetta di 10 atleti percorrendo la ciclabile del fiume
Adige. Il secondo frazionista si è perso, ha deviato dopo 8 km ne mancavano 2km
era forte in discesa andava a 3'30" mi ha dato il cambio 50' di ritardo.
Erano
quasi le tre di notte correvo forte la 3^ frazione da Laudes – Ponte a Prato
allo Stelvio – Campo Sportivo km 9,86, ma attento alle eventuali segnaletiche
per terra e davanti, seguivo l'Adige, ascoltandolo, non molto freddo, non molta
pioggia, a volte indeciso dove continuare, ho rischiato anche io di andare
fuori percorso ma trovandomi davanti i binari sono subito tornato indietro.
Proseguendo c'era una sbarra e
sterrato, ma avevo chiesto com'era il percorso e mi aspettavo sia lo sterrato
che i laghetti a Prato dello Stelvio, sono andato forte. Paesaggi stupendi,
montagne, fiume, prati, colline, meleti e vigneti. Stanchezza, poco riposo, mi
ero portato un contenitore con riso, legumi, pane con noci, frisella integrale
con olio e pomodorini, mi è durata per il pranzo e cena pre gara e per il
termine prima frazione, poi barrette, banane.
Seconda
mia frazione era la 15^ da Nave san Felice al Carcere di Trento km 10,90, dopo
tanta pioggia un po' di sereno ma il vento mi bloccava e spostava a sinistra,
ma andavo avanti verso le montagne spettacolare arrivando al carcere di Trento.
Uno dei nostri si è infortunato e ci
siamo confrontati, qualcuno pensava e proponeva di ritirarci per i due eventi
spiacevoli che ci comportava sovraccarico di stress e di chilometri in più, ma
il team Senza paura decide di continuare fino alla fine, direzione Rosolina. In
squadra avevamo Serena Natolini, nazionale ultramaratona 24h e 100km. Prima
della terza mia frazione un posto spettacolare ritrovo di ciclisti, per pranzo
pasta in bianco e zuppa di fagioli, mischiando tutto, eccezionale.
Nei pressi di Verona ancora qualche
dubbio da parte di qualcuno se era il caso di continuare o fermarsi, fare una
cena insieme e tornare a casa. Ma non abbiamo mollato, abbiamo ripreso da
Verona con una grandissima frazione di Roberto del Negro. È ritornata a tutti
la voglia di correre più forte fino alla fine fino a Rosolina. Mi sono offerto
per anticipare le mie frazioni o fare frazioni in più ma ognuno ha cercato di
fare il proprio meglio cercando di recuperare energie riposando e cercando di
mangiare o bere qualcosa.
Al cambio
n. 30° c’è la possibilità di mangiare un panino al riso con funghi e melanzane
e un riposino nel palazzetto in attesa della partenza di Serena Natolini, molto
carica e attenta a curare ogni aspetto per fare del proprio meglio per sé
stessa e per l’intera squadra. Incontro anche Sara Valdo, ex atleta della
nazionale ultramaratona ed era lì per dare una mano agli organizzatori, le dico
che avrebbe corso Serena e così prima della partenza l’ha presentata alle
autorità sportive locali per le foto di rito.
Corro
la 33^ frazione da Badia Polesine Loc. Bova a Barbuglio di Lendinara km 10,86, alle
3 di notte, la mia 4^ frazione vado fortissimo, senza orologio, scopro di aver
corso a 4’31 al km, doveva essere la mia ultima frazione e mi sembrava
impossibile avere ancora tutte queste energie, ma avevo tanta fiducia. Quando arrivai al
cambio avevo bisogno di defaticare un pochetto, mi aspettava Serena per accompagnarmi alla macchina e poi di corsa al prossimo cambio.
Dorotea
non si sentiva di correre la sua 4^ frazione, la 35^ da Ca’ Zen Di Lusia a Boara
Polesine Fraz. di Rovigo km 6,91, e mi propongo di sostituirla dopo di un
recupero di meno di 1 ora che era la frazione che correva Vincenzo. Parto
inizialmente piano per finirla e non farmi male, dopo qualche chilometro mi
affianca un atleta e mi supera, lo seguo, va fortissimo ma sono fiducioso e
resto attaccato a lui, io senza orologio, lui inizia a guardare l’orologio e
dice che dovevamo trovare la postazione del cambio ma niente si continuava a
correre, finalmente la individuiamo e vado ancora più forte perché intravedo i
miei amici di squadra, avevo corso 8km, avendo la conferma che se vuoi puoi,
abbiamo energie residue che nemmeno noi ci aspettiamo.
Mancavano 5 frazioni e potevamo
docciarci al Palazzetto dello sport di Rovigo e poi verso Rosolina per la
colazione e l’attesa di Serena che avrebbe corso l’ultima frazione, ero
contentissimo per lei. Decidiamo di correre con lei gli ultimi 500 metri ed è stato
un vero trionfo, avevo avvisato lo speaker che sarebbe arrivata una
ultramaratoneta della nazionale e così è stata un grande accoglimento per lei e
per la nostra squadra che finalmente abbiamo festeggiato questo grande evento,
questa grande corsa contro il tempo, contro le avversità, ma ce l’abbiamo fatta
tutti insieme. Serena aveva portato il prosecco per brindare e darsi
l’appuntamento per l’anno prossimo, tutto è bene quello che finisce bene.
Un po’ di tempo fa intervistai
Serena Natolini e sono interessanti le sue risposte.
Quale esperienza ti dà fiducia nel
riuscire? “Non c’è
un’esperienza in particolare. Ho sempre affrontato ogni situazione a testa
alta; a volte è andata bene, altre meno, ma da ognuna ho sempre imparato
qualcosa. Penso che a darmi fiducia sia la consapevolezza che ogni situazione
ci insegni qualcosa e ci faccia crescere.”
C’è una parola o una frase che ti
aiuta in eventuali crisi?
“The moment you're ready to quit is usually the moment right before a
miracle happens (Il momento in cui sei pronto a smettere è di solito il momento
giusto prima che accada un miracolo) ...Don't give up (Non arrendetevi)! Come
stato su Whatsapp ho da tempo questa frase che mi dà molta forza nei momenti
difficili e mi aiuta a non mollare mai.”
Quale aspetto del tuo carattere ti
aiuta nell’affrontare gare importanti? “Penso sia la mia determinazione e la mia grande forza
di volontà. Sono molto testarda e quando mi metto in testa una cosa, non mollo
fino a quando non la ottengo. Questo mi permette di allenarmi costantemente in
modo da arrivare alla gara nelle migliori condizioni ed affrontarla con grinta
e consapevolezza”.
Questo sembra essere un buon
approccio, infatti da ogni esperienza si apprende sempre e si porta a casa
qualcosa di importante, e piano piano si costruisce sempre di più autoefficacia
e resilienza. Insomma, l’essenza sembra essere che non bisogna mollare, è
sempre il momento di essere pronti ad andare avanti per trasformare sogni in
realtà. È importante potersi ancorare nei momenti difficili a frasi o
allenatori interni che ti incoraggiano, che suggeriscono, bisogna sviluppare
tanta immaginazione per superare momenti difficili che spesso vengono per poi
andarsene. Bisogna solo essere fiduciosi e utilizzare qualche strategia che
abbiamo già sperimentato.
Lo sport delle donne. Donne sempre
più determinate, competitive e resilienti.
Nello sport non è importante solo la
forza, la resistenza e i muscoli, ma è importante sviluppare anche la forza e
la resistenza mentale che permettono di andare oltre, di consolidare lo stato
di forma. Raggiungere traguardi importanti diventa il coronamento di un sogno,
il raggiungimento di un obiettivo ambito, la ricompensa di tanti sforzi e tanta
fatica per ottenere qualcosa che si desidera con determinazione, tenacia,
passione e con l’aiuto di qualcuno che sostiene. Lo sport permette di
sperimentare la resilienza, non mollare mai, andare avanti e continuare per
portare a termine la propria impresa, la propria sfida personale; per alzare
gradualmente l’asticella e affrontare gradualmente situazioni sportive o della
vita quotidiana sempre più difficili con la convinzione di saperne uscire fuori
sempre più rafforzati. Si apprende dalle esperienze, aumenta l’autoefficacia
attraverso esperienze di successo o superamento di difficoltà; superare momenti
difficili aiuta ad andare avanti, se ce l’hai fatta una volta, ce la farai
anche una seconda volta. La pratica di uno sport diventa onerosa dal punto di
vista dell’impegno fisico e mentale ma in cambio si riceve tante soddisfazioni,
si forma il carattere, si aderisce a dei valori unici e si fa parte di un
gruppo di persone condividendo sensazioni ed emozioni uniche.
La Resilienza e l’Autoefficacia sono
concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in
generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo. Gli atleti
sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di
sentirsi leader, in sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito
sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, scoprono di possedere capacità
insospettate: l’ultracorsa diventa una palestra di vita.
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libro, clicca qui: https://issuu.com/edizionipsiconline/docs/matteo_simone-maratoneti_e_ultrarun
Cosa spinge le persone a fare sport?
Il libro riporta alcune interviste
fatte ad atleti di diverse discipline sportive e indaga sulle motivazioni che
spingono le persone a fare sport. Non solo la performance, ma anche la voglia
di mettersi in gioco, di mantenersi in forma, di rincorrere il benessere
psicofisico, emotivo e relazionale. Una spinta motivazionale dettata da cuore,
testa e corpo per provare a non mollare e per migliorarsi.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta
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