Ottavo assoluto e tredicesimo miglior
tempo di sempre delle gara
Matteo Simone
Anche nel 2019 Impossible Target ha organizzato la grande sfida, la “Milano-Sanremo 285 km”, l’Ultramaratona non stop più lunga d'Europa che attraversa tre regioni d'Italia, 54 comuni, con partenza dalla Darsena dei Navigli di Milano e arrivo al mare di Sanremo.
Il 27 Aprile 2019 ha avuto inizio la
competizione che è stata vinta da Matteo Ceroni, primo atleta a toccare l’acqua
del mare di San Remo dopo 31h13’ di gara precedendo Petr Valek della Repubblica
Ceca 32h18’ e, con un distacco dal secondo di soli 12 secondi, l’ungherese Peter
Toldi 32h30’.
Elena Fabiani, atleta della nazionale
italiana di 24h, ha vinto la gara femminile in 44h41’, precedendo la siciliana Alisia
Calderone 45h26’. Dei 62 atleti alla partenza solo 44 atleti hanno portato a
termine la competizione, tra i quali Jean-Louis Valderrama in 47h57’ che per il
terzo anno consecutivo ha corso con i sandali.
Ottima la prestazione di Pietro De Marchi che si classifica all’8° posto in 41h31’, di seguito le sue impressioni attraverso risposte ad alcune mie domande.
Ottima la prestazione di Pietro De Marchi che si classifica all’8° posto in 41h31’, di seguito le sue impressioni attraverso risposte ad alcune mie domande.
Ciao carissimo come stai? Com'è andata? “Ciao Matteo, eccomi tutto bene grazie. UMS è andata molto bene, ottavo assoluto e tredicesimo miglior tempo di sempre delle gara.”
Trattasi di gare molto dure e impegnative
dove si esce a volte stremati e ci vuole un po’ di temo per riprendersi e per
capire cosa è successo veramente, se si è trattato di un sogno o un incubo, se
ne è valsa la pena, insomma tante nuove consapevolezze per ripartire per nuove
sfide impegnandosi al massimo ma allo stesso tempo avendo cura di se stessi.
Sei stanco morto o fresco e riposato? “Sto recuperando abbastanza bene, ho solo un
problema ad una caviglia che mi ha dato dei problemi dal 50 km in poi. Probabilmente
ha retto lo sforzo per l’altra gamba a cui mi ero operato 4 mesi fa.”
Ci si conosce bene, si sa quello che si
può fare e in che modo senza compromettere la propria salute, un equilibrio tra
volere e potere cercando di trarre lezioni importanti per le prossime gare e
per la vita quotidiana ordinaria fatta di lavoro, famiglia, relazioni,
traffico, file.
È stato un incubo o
un'esperienza di vita? Cosa è successo di importante in questo lungo viaggio?
“La gara è stata assolutamente un
esperienza di vita, un lungo viaggio con me stesso nei labirinti della mia
mente e nella grande concentrazione che mi ha permesso di superare alcune crisi
e resistere a tutti i dolori che mi hanno accompagnato fino alla fine. Non ho mai pensato di non farcela, di non
finirla, ho pensato a correre sempre fino alla fine anche se con un passo molto
lento.”
Gli ultramaratoneti parlano di fatica e
dolori che non temono, che sanno affrontarli, accettarli, gestirli e che poi
diventano amici, fanno compagnia fino alla fine a garantire che si è vivi e che
si può superare tutto standoci con il corpo, con la passione e con la testa
sempre.
Cosa hai raccolto per strada e
cosa hai lasciato? “Credo che quando
fai queste esperienze una parte di te rimane sempre là a ricordare queste
emozioni uniche che non si dimenticano più.”
In effetti si tratta di sensazioni ed
emozioni molto forti che si portano dentro per ricordare intensamente quello
che è successo per le prossime volte in cui ci si trova in situazioni simili,
non si butta niente, ricche esperienze che forgiano il carattere.
Cosa hai trovato a San Remo? “A Sanremo non ho visto solo un traguardo ma
il concretizzarsi di tutti i sacrifici e gli impegni dei mesi precedenti alla
gara.”
Sei più stanco tu o il tuo
team? “Devo ringraziare i due amici
che mi hanno accompagnato, Jonathan e Chiara, senza di loro l’impresa sarebbe
stata molto difficile, sono stati svegli due giorni e due notti seguendomi e a
tratti hanno corso con me.”
Tutto passa, tutto si compie, si inizia ad
avere progetti, si fanno dei percorsi a volte anche difficoltosi e quando si
porta a termine l’impresa ci si gira indietro per apprezzare il lungo percorso
superando qualsiasi dubbio o sabotatore esterno o dentro la nostra mente.
Ora cosa vedi davanti a te? “Ora davanti a me vedo un po’ di riposo e un
buon recupero. Conoscendomi a breve cercherò altre sfide.”
Cosa racconti al lavoro, agli amici, in
famiglia? “Cerco di parlare meno
possibile di queste gare al lavoro o con gli amici. Sono difficili da
comprendere e siccome, dal mio punto di vista, soddisfano solo il nostro ego,
non vedo motivo di parlarne. Le prendo come un viaggio personale alla scoperta
di me stesso e delle mie risorse.”
C’è un tempo per faticare, per mobilitare
le energie occorrenti per portare a termine imprese e trarne soddisfazioni e c’è
un tempo per ricaricarsi, per ritrovarsi, per recuperare, riposare in attesa
che emergono nuovi bisogni ed esigenze e organizzarsi per prendere nuove direzioni
e percorsi per nuove mete difficili e sfidanti ma non impossibili.
Un messaggio agli
atleti che vogliono approcciarsi alle ultra? “A chi volesse affacciarsi alle ultra, direi di non porsi dei limiti, che
se si desidera davvero una cosa e lavori duramente non potrai che ottenerla. Ciao
Matteo, grazie e alla prossima!”
Una bella testimonianza per trasmettere il
valore dell’ultramaratona come sport che richiede impegno, fiducia in sé, cura
del proprio corpo e tanta passione e motivazione. Pietro è finisher di 3 grandi corse bianche, la traversata invernale di 170km
in pieno inverno su neve e ghiaccio in semiautosufficenza, gara con partenza da
Ponte di Legno di corsa, con gli sci e le fat
bike.
Pietro ha vinto l’edizione più estrema dall’8 al 10 febbraio della Grande
Corsa Bianca 170 km in 48h15’00” precedendo di quasi 4 ore Dimitri Bontempi e Michele
Benamati, entrambi in 51h58’ e il 4° finisher Daniele Drago 53h55’.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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