Il primo posto, dato i
partenti e i margini di miglioramento che ho, era impronosticabile
Marco Menegardi della Bergamo Stars Atletica ha vinto la 47^ edizione della 100 km del Passatore, da Firenze a Faenza, in 7h12'47'' con una media di 4'19" al km, correndo la parte più lenta in salita da Borgo San Lorenzo a Colla di Casaglia 16.4 km alla media di 4'58" mentre la parte più veloce è stata i successivi 5 km fino a Casaglia alla media di 3'26" .
Al 2° posto si è classificato l'ucraino
Serhii Popov 7h19’26”, il croato Dejan Radanac 7h23’37”, Andrea Zambelli
7h26’12”, Silvano Beatrici 7h29’45”, al 6° posto e prima delle donne si
classifica la croata Nikolina Sustic 7h31’05”, a seguire Giorgio Calcaterra e
Francesco Lupo.
La seconda donna e prima italiana è stata
Federica Moroni del Golden Club Rimini ini 7h55’04" che ha preceduto l’altra croata
Veronika Jurisic 8h05’41”, quarta tra le donne e 2^ italiana Sara Trevisan
dell’ASD Faisenzadire 8h45’24”.
Di seguito, le impressioni di Marco Menegardi attraverso risposte ad alcune mie domande.
Eri consapevole che avresti potuto vincere? “Sembra il classico cliché ma la risposta è un secco no (anche se era un obiettivo un giorno nella vita). Sapevo che se me la giocavo bene avevo qualche possibilità di fare una buona gara ma il primo posto, dato i partenti e i margini di miglioramento che ho, era impronosticabile.”
Di seguito, le impressioni di Marco Menegardi attraverso risposte ad alcune mie domande.
Eri consapevole che avresti potuto vincere? “Sembra il classico cliché ma la risposta è un secco no (anche se era un obiettivo un giorno nella vita). Sapevo che se me la giocavo bene avevo qualche possibilità di fare una buona gara ma il primo posto, dato i partenti e i margini di miglioramento che ho, era impronosticabile.”
Il giovane Marco ha ancora davanti a sé
tanta strada da fare e sentiva che prima o poi l’avrebbe fatto il colpo grosso,
aveva nel mirino la vittoria del Passatore e l’occasione propizia si è
presentata proprio in questa edizione. Lui era in gran forma come ha già
dimostrato altre volte e gli altri non sono riusciti ad ostacolarlo. Ha avuto un’oculata condotta di gara partendo cauto all’inizio e avendo ancora energie
da spendere alla fine con un sufficiente margine di vantaggio sul secondo che
gli ha permesso di non spremersi più di tanto arrivando non dico fresco ma non
troppo stressato, scortato da ciclisti e cittadini che gli facevano le feste
apprezzando le sue gesta.
Come è andata?
Criticità, difficoltà, crisi? “Partenza
cercando si stare rilassato, non strafare, opporre sempre la minor resistenza
possibile, correre fluido. I momenti di difficoltà ci sono. Bisogna
attraversarli rallentando un pochino, aggiustando qualcosa, alimentandosi bene,
non facendosi prendere dal panico. I primi km sicuramente sono molto
impegnativi anche se sembrerebbero i più facili perché sbagliare è
semplicissimo. Una grossa criticità è stata non avere più assistenza dopo il
30esimo per problemi meccanici a colui che mi seguiva in bici. Io semplicemente
credevo e speravo che da un momento all’altro arrivasse perché non ne ero al
corrente in quel momento, invece ho dovuto arrangiarmi ai ristori come potevo.
Gli ultimi 10 km ho avuto la sensazione di calo di energie anche per questo
motivo, ma il rallentamento è stato tutto sommato accettabile e la spinta
agonistica mi ha portato fino all’arrivo. Come piace dire a me ‘ho fatto
dell’arte dell’arrangiarmi una disciplina zen giapponese’. Anche in questo caso
mi è tornata utile.”
In gare di ultramaratona non bisogna avere
solo forza e resistenza ma anche saper essere bravi strateghi, studiosi,
meditatori e resilienti. Si tratta di sapersi gestire non solo quando arrivano
le crisi, ma da subito in modo che le crisi arrivino il più tardi possibile o
preferibilmente che non ci siano proprio, ma comunque se arrivano ci si
organizza per accettarle da una parte e per risolverle dall’altra avendo più
soluzioni a disposizione grazie anche a tanta esperienza.
Che sapore ha questa vittoria? “Mi
sono tolto qualche sassolino dalla scarpa e mi sono regalato delle emozioni
stupende e ho ottenuto buoni feed-back su alcune mie peculiarità.”
Pare che Marco non sia uno che faccia
storie ma passa direttamente all’azione cercando di dimostrare quello che vale
per ambire forse a indossare una maglia azzurra o comunque avere anche lui un
posto in prima fila in qualche evento interessante.
Che significato ha per te? “La vittoria è solo il risultato di alcune difficoltà che ho superato nella vita. Ho ancora tanta strada da fare (nella vita ancora più che nello sport, anche se poi parlare di queste due cose come fenomeni distinti sicuramente è fallace). Questo rimarrà un grande stimolo nel futuro per i momenti di difficoltà.”
Che significato ha per te? “La vittoria è solo il risultato di alcune difficoltà che ho superato nella vita. Ho ancora tanta strada da fare (nella vita ancora più che nello sport, anche se poi parlare di queste due cose come fenomeni distinti sicuramente è fallace). Questo rimarrà un grande stimolo nel futuro per i momenti di difficoltà.”
Interessante testimonianza che trasmette
il senso del successo che diventa carburante motivazione per continuare a
impegnarsi, credere, fare bene.
Come è stato il pre-gara, la condotta di gara, il finale, il post-gara? “La cosa più pazzesca e incredibile è stato quando ho raggiunto la prima posizione e sono arrivato a Faenza. Gli ultimi 16km circondato da macchine e moto dell’organizzazione e delle forza dell’ordine, un numero spropositato di biciclette, ad aggiungersi il normale traffico veicolare. Sempre più persone sulla strada a incitarti, il tutto nel buio della sera di sabato. Poi dalla rotonda di Faenza una sorta di tuffo nell’iperspazio in mezzo a un fiume, letteralmente un fiume di gente e un frastuono incredibile. L’arrivo non credo esistano le parole per descriverlo, neanche nei sogni me lo immaginavo così.”
Come è stato il pre-gara, la condotta di gara, il finale, il post-gara? “La cosa più pazzesca e incredibile è stato quando ho raggiunto la prima posizione e sono arrivato a Faenza. Gli ultimi 16km circondato da macchine e moto dell’organizzazione e delle forza dell’ordine, un numero spropositato di biciclette, ad aggiungersi il normale traffico veicolare. Sempre più persone sulla strada a incitarti, il tutto nel buio della sera di sabato. Poi dalla rotonda di Faenza una sorta di tuffo nell’iperspazio in mezzo a un fiume, letteralmente un fiume di gente e un frastuono incredibile. L’arrivo non credo esistano le parole per descriverlo, neanche nei sogni me lo immaginavo così.”
Bel racconto, il piacere e la felicità del
successo ha caratteristiche simile a un trauma, ci sono fasi che si
attraversano come l’incredulità, il pensare di essere in un sogno, ma poi piano
piano c’è sempre più consapevolezza, accettazione, metabolizzazione fino a
ritornare dopo un congruo periodo di tempo alla quotidianità.
Cosa hai imparato da questa esperienza o
dagli altri atleti? “Ho consolidato
alcune cose e ritengo questo di rara importanza. Bisogna affrontare i propri
fantasmi e i propri limiti concentrandosi su se stessi con ben chiari i propri
valori e le proprie sicurezze conquistate sul campo. Il resto verrà di
conseguenza. ‘Rem tena, verba sequentur’ diceva Catone. Da un mio amico e
grande atleta ho imparato (ancora una volta) che si è più campioni nelle
sconfitte che nelle vittorie. Mi ha scritto nel dopo gara delle parole
commoventi. Queste cose contano e veramente tanto.”
Dalle parole di Marco emerge un senso di
appagamento e di sistemazione di cose, sembra che per poter vincere questo passatore
doveva passare per qualcosa di spiacevole che lo mettesse in condizioni di
stimolarlo per dimostrare a se stesso quanto poteva valere, una sorta di
crescita post traumatica, un risorgere con energie rinnovate, motivazioni
elevate e forte entusiasmo:.
Cosa o chi ti ha aiutato? “Mi hanno aiutato tutte le difficoltà che avevo affrontato e gli errori che avevo fatto nella vita. Quelli che ho dovuto affrontare nella 100km in confronto sono stato nulla.”
Cosa o chi ti ha aiutato? “Mi hanno aiutato tutte le difficoltà che avevo affrontato e gli errori che avevo fatto nella vita. Quelli che ho dovuto affrontare nella 100km in confronto sono stato nulla.”
Quali sono ora tue mete, direzioni, obiettivi? “Quelle di prima ma potenzialmente rinforzate da un risultato che mi dà più stimoli e può aprirmi nuove strade. La strada per migliorarsi nella vita e nello sport è continua e questo è solo un passaggio. Vorrei potere dedicare un po’ più tempo alla corsa con il passare degli anni e potere partecipare a più competizioni.”
Quando si hanno ottime prestazioni si
cerca sempre di rilanciare, osare, andare oltre ma poi c’è la consapevolezza
che nella vita ci sono priorità e tanti altri ambiti nella vita da coltivare
come orti da innaffiare quindi è importante focalizzarsi su quello che
vogliamo, nostri bisogni ed esigenze e capire se vogliamo mobilitare energie
per ottenere quello che ci prefiggiamo.
Cosa
racconti a casa, al lavoro, agli amici di questa vittoria? “Io vivo la corsa e le mie passioni in
maniera molto intima. Ne parlo solo con le persone con cui ho legami forti (quindi
poche e selezionate) e che so che possono condividere con me questa cosa. Gli
amici veri sono quelli che con te riescono a condividere le gioie e non ne sono
gelosi. Non sono così tanti.”
Certo, bisogna fare attenzione a non
vivere solo di corsa, a non fissarsi troppo, da una parte si potrebbe non
essere compresi e dall’altra si potrebbero avere problemi quando questa può
venire a diminuire o a mancare.
La
dedichi a qualcuno? “La dedico a me
stesso. Forse un po’ egoistica ma nella vita me la sono sempre dovuta ‘smazzare’
da solo con tutte le conseguenze del caso. Ho però anche imparato a trovare il supporto
nelle poche persone giuste che me lo potevano e volevano dare. Poi però tutto
il resto sta a noi, nella vita come nella 100km.”
Quando la fatica è tanta, quando l’impegno
è grande, quando si riesce in qualcosa allora bisogna volersi bene e dedicarsi
un po’ di più a se stessi per rimettersi in sesto fisicamente e mentalmente.
Un messaggio ai ragazzi del mondo? “Lo sport, soprattutto per chi non lo fa di
lavoro come me è passione. Lo sport si fa perché piace e perché ti fa stare
bene. Quello dobbiamo ricercare, il resto verrà di conseguenza. Tutte le
sovrastrutture che creiamo o che ci vengono create attorno ci distraggono da
questo obiettivo. Ho apprezzato molto il primo e la prima croata. Vivono questo
sport con semplicità e passione e con sano agonismo, come piace a me.
Semplicità e consapevole spensieratezza nel fare una delle cose che ci piace di
più nella vita. Ad aggiungersi rispetto reciproco e umiltà. Da questo trasudano
grande voglia di vivere. In un Paese come il nostro terribilmente senza fondamento
di cultura sportiva abbiamo tanto da imparare.”
Questo è lo sport che vogliamo, un
rispetto per se stessi, per gli amici, per gli avversari. L’apprezzare valori
come la fatica che insegna a ottenere qualcosa senza barare e non a tutti i
costi ma impegnandosi e credendoci, uno sport che accomuna nella condivisione
delle crisi e delle risoluzioni.
Ringrazio Marco per la sua cortesia e
disponibilità a raccontare e ringrazio anche il suo celebre fotografo Sandro
Marconi “Scrotofoto”.
Un’intervista a Marco è riportata nel mio libro “La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza”, Edizione Psiconline.
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza.
Psicologo,
Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
Libri: http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html
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