Si pensa già alla maratona d'autunno
con l'obbiettivo di dare il massimo
Matteo Simone
«[..] non è una professionista, non
è atleta di un corpo sportivo militare, fa un lavoro pesante ed è mamma. Una
bella immagine per l’atletica italiana» (Gianni
Poli)
Catherine dell’Atletica Sandro Calvesi,
nata il 06-05-1972 si è fatta un bel regalo il giorno prima del suo compleanno
con un’ottima prestazione che lei definisce: “tutto sommato buona”, con un
crono importante alla maratona di Praga classificandosi settima donna
in 2h31'07".
La gara è stata vinta da Lonah Chemtai Salpeter 2h19'46" mentre la
2^ italiana è Elisa Stefani 2h33'36".
Vive e lavora ad Aosta quale pediatra, ha
un personale di Berlino nel 2017 di 2h28'34", record mondiale master W45. Ai
campionati mondiali di corsa in montagna in Colorado nel 2014 si è classificata
9^ tra le donne e 1^ italiana, vincendo l'argento a squadre.
Nel 2015 ottiene il bronzo ai mondiali di corsa in montagna a Zermatt, vincendo di nuovo la medaglia d'argento a squadre. Nel 2016 ha corso la maratona ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro con il crono di 2h33'29", nel 2018 ha corso la maratona agli Europei di Berlino classificandosi 8^ in 2h30'06".
Nel 2015 ottiene il bronzo ai mondiali di corsa in montagna a Zermatt, vincendo di nuovo la medaglia d'argento a squadre. Nel 2016 ha corso la maratona ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro con il crono di 2h33'29", nel 2018 ha corso la maratona agli Europei di Berlino classificandosi 8^ in 2h30'06".
Ciao, complimenti per la tua prestazione come è andata? Criticità, difficoltà, crisi? “Direi che è andata bene, ho faticato con il fondo sconnesso e il vento.”
Certo la maratona non è una gara di 10.000
metri e non è una maratona, nel senso che i chilometri di corsa sono tanti e se
duranti questi 42 chilometri ci sono delle condizioni svantaggiose alla fine
della gara la prestazione ne risente, comunque il maratoneta è abituato a
faticare e ad affrontare qualsiasi situazione di svantaggio o difficile e anche
la mente sa che bisogna superare tutto, eventuali, crisi, salite, percorsi
accidentati, temperature atmosferiche avverse.
Che sapore ti ha lasciato questa gara? “Il piacevole sapore di aver corso un'altra bella maratona.”
Non si corre solo per vincere o perché viene
richiesto dalla società di appartenenza o da una federazione sportiva o dagli
organizzatori che promettono ingaggi in denaro ma si corre anche per il piacere
di correre, di conoscere un altro luogo e cultura, per mettersi in gioco, per
sperimentarsi ancora, per dimostrare a se stessi che se si vuole si può fare
sempre meglio sfidando le leggi della natura ordinari per le quali sembra che
andando avanti nell’età di dovrebbe essere un decadimento ma se uno gestisce la
sua vita come una maratona può permettersi di avere un andamento costante nel
corso degli anni e a volte facendo meglio grazie all’esperienza, alla maturità,
al conoscersi sempre meglio, al sapersi affidare a persone esperte, ad apprendere
dagli errori.
Che significato ha per te?
“Il significato della libertà che la
corsa mi concede.”
E’ insito nella corsa il senso di libertà,
correre per evadere, per cercare qualcosa di meglio, per sentire le sensazioni
del proprio corpo e sul proprio corpo, per sfuggire alla quotidianità ordinaria
o speciale non perché non ci piace ma perché abbiamo bisogno anche di altro, di
scaricare, di ricaricarci.
Come è stato
il pre-gara, la condotta di gara, il finale, il post gara? “Il pre-gara direi rilassata, la gara l'ho
condotta per la prima metà come da programma poi un mix di concause, vedi una
preparazione un po’ ‘rabberciata’ nelle prime settimane, il percorso nervoso,
il vento e la mancanza di riferimenti in gara ho perso il ritmo giusto. Il dopo
gara una piacevole birra in compagnia di alcuni amici partiti apposta dall'Italia
per venire a farmi il tifo.”
L’esperienza ha un grande valore aggiunto
che si somma al programma di allenamento per presentarsi il giorno della gara
alla partenza sicuri di fare del proprio meglio, più si è esperti e maturi e
meno si sente l’ansia o meglio più si riesce a riconoscerla, gestirla e tenerla
a bada; più si esperti e più si è
disposti a mettersi in gioco nonostante il periodo di allenamento non sia
stato del tutto perfetto in quanto si è a conoscenza delle proprie
potenzialità, si sanno affrontare eventuali criticità durante il lungo
percorso.
Cosa hai imparato
dall'esperienza o dagli altri atleti? “Sicuramente
ho imparato che i cechi sono organizzatori impeccabili, da cui molto avremmo da
imparare.”
Fare sport permette di apprendere sempre
di più oltre che da se stessi anche dagli altri, permette di viaggiare e
conoscere persone, mondi e culture per portare a casa insegnamenti e altri modi
di fare, di organizzare, di vivere.
Cosa
porti a casa? “Una bella maratona con
un risultato tutto sommato buono.”
Catherine sembra essere consapevole delle
sue potenzialità, del suo periodo di forma, dell’opportunità di dare il massimo
in questo periodo che non può durare per sempre perché questa progressione
performante è iniziata da qualche anno e tra i tanti successi nel novembre 2015
ha vinto anche il campionato italiano di maratona a Ravenna con il crono di 2h39’19”
e ora che ha indossato più volte la maglia azzurra vorrebbe tenersela incollata
il più possibile addosso meritatamente.
Cosa
o chi ti ha aiutato oppure ostacolato? “Mi
ha aiutato il piacere che provo nel correre.”
Dalle risposte di Catherine emerge la
passione, la motivazione, il vero amore nei confronti dello sport e soprattutto
della corsa e in particolare della maratona che permette di impegnarsi, faticare
per ottenere il massimo, una motivazione intrinseca che supera il valore dato
dai premi e dai riconoscimenti altrui che fanno parte di una motivazione
estrinseca un po’ meno importante ma che comunque contribuiscono a farla
impegnare al massimo, al crederci in quello che fa e ad ottenere risultati che
sulla carta forse tanti non li pronosticherebbero.
Quali sono ora tue mete, direzioni, obiettivi? “Si pensa già alla maratona d'autunno con
l'obbiettivo di dare il massimo.”
La mente di Catherine è orientata oltre
che alla sua famiglia, al lavoro, anche alla maratona che è una fetta
importante della torta della sua vita e questi anni in particolare li vuol
godere al massimo perché è il periodo dove lei e alcune altre atleti forti
italiane possono rappresentare la nazione Italia con prestigio e soprattutto
con entusiasmo e spirito di squadra molto coeso.
Cosa hai raccontato a casa, al lavoro, agli amici dopo la gara di
maratona? “Ho raccontato ben poco:
mio marito era in gara con me, e le mie ‘pargole’ al rientro erano più loro ad
avere cose da raccontarmi del loro weekend. Al lavoro in corsia c'è veramente
poco tempo per le chiacchiere mentre con gli amici avrò alla prima occasione il
tempo di raccontare di questa mia avventura.”
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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