Per correre ci devi mettere tre
cose… o core(cuore), l'anema (l'anima), a voglia (la voglia)
Matteo SIMONE
La consolidata squadra di Impossible Target anche quest’anno ha organizzato l’Ultramaratona non stop più lunga d'Europa, la “Milano-Sanremo 285 km”, una grande sfida con partenza dalla Darsena dei Navigli di Milano e arrivo al mare di Sanremo attraversando 54 comuni di 3 regioni d'Italia.
Matteo Ceroni dopo 31h13’ di gara è
stato il primo atleta a toccare l’acqua del mare di San Remo precedendo Petr
Valek della Repubblica Ceca 32h18’ e l’ungherese Peter Toldi 32h30’.
Elena
Fabiani, atleta della nazionale italiana di 24h, ha vinto la gara femminile in
44h41’ precedendo la siciliana Alisia Calderone 45h26’.
Vincenzo Santillo ha portato a termine
la sua impresa con l’aiuto di Zagara Arancio in 44h30’ classificandosi all’11°
posto e di seguito riporto le sue impressioni attraverso risposte ad alcune mie
domande: Allora come stai? “A due settimane dalla mia avventura sto
benissimo, ho incominciato a correre subito, solo due giorni di riposo e
mercoledì già i primi 20 km, perché ora l'obbiettivo è accompagnare chi mi è
stato accanto per 285 km, la mia compagna di vita Zagara Arancio alla sua prima
100 km, quindi c'è da correre, poi già ho gareggiato due volte, domenica scorsa
25 km tutti in salita fino a 1220 metri di altezza e questo weekend 15 km.”
Una grande impresa, un grande dispendio di energie, un attraversamento di decine di paesi e tre regioni con direzione il mare di San Remo, qualcosa di indescrivibile e solo chi la sperimenta realmente sa di che si tratta e quello a cui può andare incontro dalla privazione del sonno alla disidratazione per questo cioè bisogno di essere monitorati e coccolati fino alla fine e a questo ci ha pensato Zagara Arancio con tanta accortezza, affetto, presenza, perché tra ultrarunner ci si capisce, ci si comprende, ci si aiuta a vicenda amorevolmente.
E' valsa la pena? “Ne è valsa la pena, questa è una gara che ti cambia la vita, ti fa sentire forte e ti fa capire che nulla è impossibile se la tua testa vuole, l'ho sempre detto che per correre ci devi mettere tre cose… o core(cuore), l'anema (l'anima), a voglia (la voglia).”
Per Vincenzo l’ultramaratona può essere
considerata sia una terapia della trasformazione in positivo per continuare a
essere al mondo con motivazioni, passioni e obiettivi da raggiungere. Inoltre
emerge anche una grande sensibilità nei confronti di chi è in condizioni più
disagiate per problematiche diverse.
A
chi la dedichi è una domanda scontata? “La
dedico a mio figlio, alla mia compagna, infatti il mio numero pettorale era
1216 le date di nascita di mio figlio e di Zagara, però con me ho portato tutti
i bambini autistici della 'TMA metodo Maietta', perché se anche ci hanno derubato
di tutti i bagagli, la bandierina da mettere sulla spiaggia di Sanremo l'avevo
con me nel cuore.”
L’ultramaratona diventa una grande
passione che fa passare tutti i dolori, criticità, sofferenza, tutto passa e
rimane una forza acquisita, una capacità di resistere alle avversità della
vita, di trasformare le negatività in positività.
Sei più stanco tu o chi ti ha supportato? Ma una vacanza ora la prendi?
“Stanchi ma felici, è stata dura
riportare l'auto fino a Bergamo per 300 km, avevamo tanto sonno. Vacanza per
ora no, dopo il 'Passatore' vediamo, anche se sarà difficile stare senza correre.”
Cosa c'è ora più di ultra? “L'anno prossimo spero di fare la 'Spartathlon' oppure rifarò di nuovo questa avventura della 'Milano Sanremo'.”
Gli ultramaratoneti diventano persone
instancabili, sempre alla ricerca si sfide, in mente sempre gare da fare, le
più difficili e sfidanti.
Come ti hanno accolto nel tuo paese? “Nel paese c'è
stata una festa, un'intera città a seguirmi, grazie al GPS tutti potevano
vedere Vincenzo Santillo dov'era, poi la mia società 'Atletica Marcianise' mi
è stata vicina per tutta la gara, il presidente non ha
dormito 2 notti per seguirmi e incitarmi e dare forza anche a chi mi ha seguito.”
Molti ultramaratoneti praticano la loro
passione che impegna tante ore per prepararsi e poter portare a termine le loro
imprese e sono accolti da chi resta a casa come eroi per averci creduto fino
alla fine, per essersi impegnati, per continuare una passione che richiede
impegno e a volte anche dolore e sofferenza.
Come azzeri la stanchezza? “La
stanchezza è azzerata, c'è sempre voglia di correre.”
Ora cosa vedi davanti a te? “Davanti
a me vedo speranza, speranza di una vita migliore, di un lavoro migliore e di
una consapevolezza delle mie forze.”
Quando si crede nella riuscita di
imprese sportive molto sfidanti, si riesce a credere anche nel raggiungimento
di altri obiettivi della vita quotidiana.
Hai
avuto cenni di cedimento o pensieri negativi? “Ho avuto crisi, certo, non volevo correre più, la seconda parte della
gara è stata tutta al sole, lungo il mare, mancavano 3 km al quarto checkpoint
(223 km) e non volevo correre più, allora Zagara ha parcheggiato l'auto e mi è
corsa incontro e mi ha dato la forza di non mollare accompagnandomi per 3 km.”
In queste gare lunghissime considerate
estreme ci si arriva preparati abbastanza, il percorso da ultramaratoneta è
molto lungo e impervio, graduale e progressivo, si attraversano inizialmente le
crisi come il muro della maratona e man mano che le distanze si allungano si
apprende a saper gestire diverse situazioni, a essere attenti al percorso, al
proprio corpo, all’ambiente circostanze per conservare l’integrità fisica e
psichica.
Colpi di sonno o di calore?
“Colpi di sonno si, l'ultima notte non ho
visto una freccia e mi sono trovato fuori percorso, su una montagna, allungando
una decina di km e perdendo più di 2 ore.”
In questo tipo di competizione, bisogna
avere un occhio aperto e un occhio chiuso, una parte di se stessi avanza con
attenzione e un’altra parte cerca di riposare, a volte si chiudono entrambi gli
occhi e si rischia di perdersi, questa può essere una metafora, ma davvero può
succedere qualsiasi imprevisto se non si gioca di anticipo, se non si copre in
maniera adeguata, se non si si nutre in modo appropriato, ecco perché ben venga
un angelo custode come lo è stato Zagara per Vincenzo.
Un’intervista a Vincenzo è riportata nel libro La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza.
Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza.
È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione. Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso.
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
Nessun commento:
Posta un commento