I due amici della crew sono stati
indispensabili e fondamentali
Matteo Simone
Anche quest’anno la consolidata squadra di Impossible Target ha organizzato la “Milano-Sanremo 285 km”, l’Ultramaratona non stop più lunga d'Europa.
Una
grande sfida, con partenza dalla Darsena dei Navigli di Milano e arrivo al mare
di Sanremo attraversando 54 comuni di 3 regioni d'Italia.
Il primo atleta a toccare l’acqua del
mare di San Remo è stato Matteo Ceroni dopo 31h13’ di gara precedendo Petr
Valek della Repubblica Ceca 32h18’ e l’ungherese Peter Toldi 32h30’.
La gara
femminile è stata vinta in 44h41’ da Elena Fabiani, atleta della nazionale
italiana di 24h, precedendo la siciliana Alisia Calderone 45h26’.
Giuseppe Matteucci si è classificato al 18° posto in 45h15’ e di seguito riporto le sue impressioni attraverso risposte ad alcune mie domande.
Allora è stato come te l'aspettavi? “Avevo immaginato la sola ‘strada’ con l'idea di percorrerla tutta ma con la promessa fatta a me stesso di fermarmi quando ne avessi avvertito la necessità. Insomma, è andata come avevo promesso a me stesso.”
Si può immaginare di fare qualsiasi cosa
ma solo quando si sperimenta dal vivo ci si accorge che in quel momento bisogna
organizzarsi e focalizzarsi per portare a termine la propria impresa che
consiste nell’avanzare fino al traguardo per portare a casa il compimento di un’impresa.
Ma è anche importante tornare integri per continuare a fare nuovi progetti.
Avuto sorprese? Pensieri negativi, dubbi,
perplessità? “I pensieri negativi ci
sono stati. Ho cercato di superarli pensando a chi in quel momento mi stava
sostenendo, erano proprio tanti ... più di quanti ne avevo immaginato. Che
bello!”
E’ davvero molto bello scoprire persone
che sostengono e accudiscono soprattutto nei momenti di crisi o difficoltà.
Il team quanto è stato determinante? “I due amici della crew sono stati
indispensabili e fondamentali. L'abbiamo corsa in tre; senza di loro, ne sono
certo, non avrei toccato il mare di Sanremo.”
In gare lunghe non stop, l’atleta ha
bisogno di assistenza che fornisce cambi di vestiario, alimenti, parole di
conforto, spinte emotive e l’atleta in gamba non è solo colui che sa allenarsi,
che è forte e resistente ma colui che riesce a selezione gli amici di viaggio
per creare un’alleanza di intenti fino alla fine della competizione pronti a
intervenire e a trovare soluzioni a tentennamenti e dubbi.
L'organizzazione come ti ha coccolato? “L'accoglienza dell'organizzazione a Milano e a Sanremo è stata davvero
emozionate. Riguardo spesso il mio arrivo, che brividi.”
Dopo un lungo sforzo perpetuato per
centinaia di chilometri di strada da percorrere nella mente degli atleti c’è la
voglia di arrivare a destinazione e di avere un’accoglienza pronta a
riconoscere la loro impresa, ad accompagnarla nel fine gara, ad accudirlo,
prendersi cura, indirizzarlo per accettarsi che stia bene fisicamente e
mentalmente.
Come ti hanno accolto a
casa? Quando finisce la festa per questa impresa? “I parenti e gli amici mi hanno accolto come se avessi compiuto
un'impresa titanica … Gli amici di
Foggia Running mi hanno organizzato una festa a sorpresa. Quanto affetto!
Felicissimo!”
In effetti quando un atleta decide di
partecipare a una gara estrema già immagine il fine gara e il post gara, i
riconoscimenti che potrebbe ricevere, i complimenti da parte di amici e parenti e quindi pregusta tutto ciò durante
tutto il periodo di preparazione e soprattutto nell’immediato avvicinarsi al
traguardo a meno che non sia assalito dai mostri interni sabotatori che fanno
da zavorra e vogliono bloccare questa avanzata, sempre conoscendosi bene e
ascoltando con attenzione i segnali importanti del proprio corpo.
Criticità, disidratazione, sonno? “Ricordo un momento di difficoltà che ho
trasformato poi in una risorsa. Erano poco meno delle due della seconda notte,
mancava all'arrivo poco meno di una maratona. Non avevo dormito per nulla.
Barcollavo, ero stanco, non ce la facevo più, sentivo il bisogno di dormire.
Allora, dormo solo per quindici minuti. Luca e Francesco mi svegliano e mi
invitano a riprendere il cammino. Corro il primo km dalla ripresa a 5.30. Francesco mi dice "tu sei pazzo,
rallenta". Allora, mi fermo e con
fare discutibile chiedo loro quanti km mancavano alla pista ciclabile (per me
era l'arrivo a Sanremo, sebbene mancavano altri 18 km all'arrivo). Da quel
momento ho ritrovato un'energia che ignoravo avere e devo dirla tutta, correvo
compiaciuto. Mi piace immaginare il mio arrivo come un arrivo collettivo. Ho valicato
il traguardo portando con me tutti, ma proprio tutti. Posso dire che il mio
arrivo è il nostro arrivo.”
Una bella testimonianza di un atleta che
scopre risorse nascoste nel momento del bisogno, un atleta che si dimostra
resiliente che barcolla m non molla, che ascolta il suo corpo che richiede un
po’ di riposo ma poi riprendendo con energia rinnovata ed entusiasmo grazie ai
suoi due amici testimoni e partecipi della sua grande avventura.
Ora cosa hai in programma? “Adesso, conto di fare la 💯 km del Passatore che per me è una
festa.”
La 100km del Passatore in effetti è
considerata da tanti una grande festa, un’opportunità per ritrovarsi, per
sfidarsi, per fare qualche chilometro insieme, per superarsi, per condividere
viaggi prima e dopo la gara.
La 100km del Passatore pare essere il simbolo
degli ultramaratoneti, una gara vinta dal Re delle ultramaratone Giorgio
Calcaterra 12 volte consecutive, campione del Mondo tre volte.
A tal proposito, segnalo il libro "La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza".
La 100km del Passatore. Una gara fra coraggio e resilienza: Cosa significa correre una gara di 100km? Quali meccanismi psicologici aiutano ad allenarsi e gareggiare con coraggio e resilienza? La 100km del Passatore è una classica e famosa gara di corsa a piedi da Firenze a Faenza.
È un libro che racconta di atleti di livello nazionale e internazionale ma anche di atleti che hanno la passione della corsa di lunga distanza e la lettura delle interviste aiuta a vedere con occhi diversi questa pratica sportiva, una pratica da avvicinarsi con cautela, attenzione, preparazione.
Sono trattati aspetti della psicologia dello sport quali lo sviluppo della consapevolezza delle proprie capacità e limiti; il grande e importante lavoro della definizione oculata degli obiettivi chiari, difficili, sfidanti ma raggiungibili; il lavoro dell'autoefficacia, il graduale fare affidamento su se stesso.
Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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