Gli atleti considerano l’importanza
del fattore mentale, affermando che non basta solamente l’allenamento fisico ma
è opportuno sviluppare anche aspetti mentali quali la caparbietà, la tenacia,
la determinazione e questi aspetti poi saranno utili anche per la vita
quotidiana, infatti permetteranno di saper gestire ed affrontare determinate
situazioni considerate difficili.
La domanda: “Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?” ha avuto le
seguenti risposte:
Angelo
Fiorini:
“La motivazione principale che mi ha spinto ad iniziare tale percorso, è stata
la mia caparbietà e tenacia nel cercare il prossimo risultato dopo averlo
ottenuto, sfidando la fatica fisica, grazie ad un’ottima tenuta mentale che in
questo tipo di attività estrema, è fondamentale perché le gambe possono essere
in forma ma se la testa dice no non vai da nessuna parte!!!”
Pasquale
Artuso:
“Vedere fin dove posso e riesco ad arrivare, mi ha dato sempre fastidio ‘non
riuscire a vedere cosa c’è dietro una curva’ perché dovevo girare per tornare
indietro.”
Stefano
La Cara:
“Ogni singola sensazione che si respira.”
Vincenzo
Luciani: “Soprattutto
la voglia di sfidare me stesso, di mettermi alla prova e di tentare
l’avventura, di compiere un’azione straordinaria. E poi ho considerato la corsa
come un esercizio allenante anche per la vita di tutti i giorni, perché si
impara a resistere, a saper disciplinare se stessi, a mantenere la barra dritta
anche nelle avversità della vita. Naturalmente la corsa presenta anche molti
aspetti gioiosi: un senso di libertà, la possibilità di incontrare amici validi
e di conoscere bene la multiforme fauna umana dei podisti.”
Marco Dori: “Correre
in una dimensione che va oltre quelle ritengo essere le mie possibilità. Ogni
volta è una sorpresa. E poi soprattutto allenare la mente durante la corsa
stessa.”
Laura
Ravani: “Correre
mi fa star bene, mi sento in equilibrio con me stessa.”
Marco
D’Innocenti: “La
passione per la corsa di lunga distanza. Il piacere della sfida con se stessi
su prove così impegnative, tanto per il fisico, quanto per la mente.”
Daniele
Baranzini: “La
scoperta del mondo da un punto di vista privilegiato.”
Giuseppe
Mangione: “Sono
entrato nell’ottica di paragonare l’ultramaratona alla vita con tutte le sue
difficolta momenti piacevoli e momenti brutti andare avanti e affrontare i vari
problemi e cercare di pensare sempre positivo poi mi piace anche un po' di sano
agonismo.”
Francesca
Canepa:
“Mi piace l’endurance, spostare i confini di ciò che si ritiene di poter fare,
provare a correre sempre più forte anche dopo molte ore. Adoro la sensazione di
fatica appena finita la gara e vederla trasformarsi in recupero già nel giorno
seguente. Io recupero subito.”
Lisa
Borzani: “La
voglia di pormi degli obiettivi anche ‘importanti’ come distanza o dislivello
(nell’ultratrail) e di cercare di lavorarci su per raggiungerli”.
Maria chiara Parigi: “Amo pensare di poter
fare di più anche se a volte il fisico ti dà segnali di cedimento e li sono le
volte in cui penso di ridimensionarmi!”
Roldano
Marzorati: “Uscire
fuori dal gregge mi motiva, partecipare a gare che non sempre si è sicuri di
potere portare a termine mi motiva, fare nuove conoscenze con un variegato
mondo di persone non comuni mi motiva, la preparazione (allenamento) mi motiva,
tutto il percorso che porterà alla gara mi motiva.”
Roberto d’Uffizi: “Lo sforzo organico
prolungato nel tempo e il dover in qualche modo farvi fronte anche per mezzo
della mente, rappresentano un’ottima scuola di vita per affrontare
positivamente e costruttivamente gli imprevisti che ci capitano davanti nella
vita di tutti i giorni: le mie motivazioni sono quindi anche indipendenti
dall’aspetto sportivo.”
Valentina Spano: “Alla base della
decisione di andare oltre la maratona c'è comunque stata una spinta psicologica
forte. Volevo portare la medaglia ad una persona che non poteva camminare
più.mio suocero è stato in coma vegetativo per 14 mesi. Dalla sua malattia ho
cambiato la mia corsa. È come se volessi fare tutti i km che lui non può fare
più.”
Gianluca di Meo: “La ricerca nell’andare
al limite, l’avventura infinita, mi
piacciono i viaggi che non finiscono subito.”
Vito Rubino: “Correre mi ha permesso di esplorare
percorsi più lunghi rispetto al trekking. In un certo modo la corsa è per me
un trekking accelerato, per chi va di fretta. Ma c’è anche qualcos’altro che si
innesca correndo. Respirare più forte, sentire gli odori della natura più
intensamente, sentire il cuore andare su di giri e spingere i miei limiti, in
una parola vivere quei momenti più intensamente. Correre ha anche effetti di
benessere a lungo termine.”
Silvio Cabras: “Mi motiva avere sempre
nuovi obbiettivi da raggiungere, non sapendo ancora quali siano i miei limiti,
e poi mi dà la possibilità di esplorare nuovi posti che senza la corsa non
avrei visitato!”
Dante Sanson: “La consapevolezza di
poter “riuscire a farcela”, e la creazione di un circolo virtuoso nel quale un
ambizioso obiettivo mi dà la forza per affrontare una ambiziosa preparazione
psicofisica e viceversa. Sarebbe psicologicamente quasi impossibile
sacrificarsi per lunghi allenamenti fine a se stessi, sarebbe altrettanto
impossibile, sciocco ed anche pericoloso, affrontare una ultramaratona senza la
giusta preparazione (si potrebbe anche azzardare una gara senza la giusta
preparazione ed arrendersi a meta ma per me sarebbe molto frustrante).”
Armando Quadrani: “La carenza di motivazioni e stimoli che
la maratona mi dava, mi ha ‘costretto’ ad andare oltre, a cercare qualcosa di
diverso. Una nuova scarica di adrenalina, lo spirito di avventura, la paura,
l'incognita che si prova ogni volta nel percorrer un viaggio.”
Riccardo Borgialli: “Indubbiamente le
emozioni che si provano prima, dopo e durante una corsa. Portarti allo
sfruttamento di tutte le energie che si hanno in corpo mentre si è in paesaggi
stupendi è qualcosa che nessun altro sport ti può dare.”
Andrea Boni Sforza:
“L’idea di vivere e leggere una corsa come un'avventura, al di là del solito risultato cronometrico".
Vito Todisco: “Le motivazioni sono tante, una
delle tante è sicuramente l'ambiente amichevole che trovi in queste gare.”
Matteo Pigoni: “Tutte le gare a qui
partecipo mi riempiono di adrenalina, a differenza della strada, il Trail ha
mille incognite che ti fanno vivere gli allenamenti e le gare molto
intensamente.”
Giorgio Piras: “Il fatto che generalmente sono
corse dove il cronometro (almeno
per me), è un fattore secondario, lo scopo è sempre e comunque,
indipendentemente dal tempo, concludere la fatica godendosi al meglio la gara.”
Enrico Togni: “Cercare di capire quanta
differenza fa la testa rispetto alla gambe.”
Efisio
Contu: “La serenità che
provo quando corro con me stesso, lo trovo bellissimo.”
Luca Pirosu: “Credo di avere la testa per farlo,
è un modo oltre che per sentirsi forti, per entrare dentro il proprio io
staccando la spina per qualche ora immerso nella natura.”
Susanna Forchino: “La sensazione di benessere e di
completo rilassamento mentale che si prova sia durante la gara che durante gli
allenamenti.“
Alina Losurdo: “La continua e esasperata ricerca di
questo Oltre e voglia di spostare quella benedetta asticella.”
Andrea Accorsi: “Il senso della scoperta. Inteso come
viatico per conoscermi meglio. Cerco la crisi, nello sport come nella vita. Sia
chiaro: non sono un masochista. Per crisi intendo tutte quelle situazioni dove
vengo ‘messo alle strette’, perché le vedo come opportunità di crescita e di
scoperta. Odio aspettare che la vita accada. La cerco in ogni spigolo, anche
dove so che può far male, che è pericolosa.”
Marco
Gurioli: “Soprattutto per quanto riguarda i trail la
voglia di fare dei veri e propri viaggi fuori e dentro di me.”
Mario Demuru: “Mi sento importante! Quando racconto, ad
esempio, l’esperienza al rientro da un’ultra, guardo gli occhi chi ascolta e mi
rendo conto che resta affascinato dall’impresa, magari a caldo vorrebbe anche
avvicinarsi ad una prova simile ma la corsa purtroppo non è per tutti,
soprattutto non è per quelli che amano divano e pantofole. Noi, dico della cerchia dei runners che
frequento, parliamo dei km come se fossero bruscolini. Una volta, per esempio,
ho sentito il mio amico Stefano (di cui ho perso il conto delle ultra che ha
fatto) che rispondeva ad una proposta di gara; la presentazione riguardava una
competizione di pochi km e Stefano sorridendo ha detto: per una distanza del
genere, non metto neanche le scarpe, rimango con le infradito ai piedi. Abbiamo
riso per mesi, imitando la sua battuta, ogni volta che facevamo la valutazione
di gare dove andare a correre. Per me, correre un’ultra, è come
intraprendere un lungo viaggio. I mesi di preparazione che precedono la gara
sono faticosissimi ma motivanti. Faccio tantissime rinunce, sane privazioni,
che a mio modo di vedere mi aiutano ad essere migliore; nella vita, in famiglia
e anche nel lavoro. “
Julien Chorier:
“Il s’agit premièrement à chaque fois d’un défi contre sois même. Souvent de la
découverte de paysage d’une culture nouvelle (Si tratta primariamente che ogni
volta è una sfida contro se stessi. Spesso la scoperta di un paesaggio e di una
nuova cultura).”
Roberto Beretta: “L’ignoto e il piacere di
arrivare comunque al limite… non di oltrepassare il limite! “
Marco Albertini : “La motivazione principale
ad essere ultramaratoneta penso sia il fatto che non è sicuramente qualcosa di ‘ordinario’, soprattutto
considerando la mia disabilità.”
Matteo Colombo: “In primis la passione e l’amore
per la corsa e la montagna; poi, indubbiamente, il piacere di competere con me
stesso e con gli altri corridori, oltre al fatto di poter raggiungere
obbiettivi importanti… Tuttavia, la mia prerogativa più importante, a
prescindere dalla distanza, è il piacere di correre in mezzo alla natura e di
condividere momenti di gioia e di euforia con chi assieme a me corre con questo
spirito.”
Raffaele Luciano: “Nelle tre ultra che ho concluso,
ho approfondito la conoscenza di me stesso, ho imparato a conoscere i miei
limiti e superarli, rispettando il mio corpo. A livello mentale, ho imparato
che con il sacrificio, e il duro lavoro posso raggiungere qualsiasi obiettivo,
quelli che sembrano ostacoli insormontabili, paure che destabilizzano, possono
essere superati con la volontà di arrivare e di superarsi.”
Daniele Cesconetto: “Spingermi
un po' più in la. Cercare i miei limiti e provare sempre l'emozione del viaggio. Perché non è la meta che conta ma il viaggio per raggiungerla.”
Cecilia Poli: “Sicuramente
le emozioni che questo sport mi regala ogni volta. L’amore per
la natura e la voglia di conoscere posti nuovi e incontrare nuove amicizie,
perché il trail non è solo corsa è prima di tutto passione e condivisione.”
Domenico
Martino: “Le
motivazioni non riesco a spiegare, mi viene
tutto naturale,
non lo faccio per essere
qualcuno,
faccio questo sport con amore.
Lei mi può insegnare tutti questi km vengono
fatti con la
testa
oltre ad un buon allenamento ed io ho allenato
il mio cervello ad
andare oltre.”
Sara
Paganucci: “La passione per la corsa, la voglia di conoscere posti nuovi, il piacere
che provo nel soffrire tante ore e la soddisfazione infinita che si prova nel
tagliare il traguardo, voltarsi indietro e pensare: ‘ce l'ho fatta!’.”
Tom Owens: “Long days in the mountains. (Lunghe giornate
in montagna)”.
Alcuni
atleti vanno alla ricerca di sensazioni positive e di benessere, alla ricerca della sfida per vedere quanto si è capaci a perpetrare uno sforzo
nel tempo.
Psicologo, Psicoterapeuta
Nessun commento:
Posta un commento