giovedì 9 luglio 2015

Ho allenato il mio cervello ad andare oltre

Gli atleti considerano l’importanza del fattore mentale, affermando che non basta solamente l’allenamento fisico ma è opportuno sviluppare anche aspetti mentali quali la caparbietà, la tenacia, la determinazione e questi aspetti poi saranno utili anche per la vita quotidiana, infatti permetteranno di saper gestire ed affrontare determinate situazioni considerate difficili.

La domanda: “Cosa ti motiva ad essere ultramaratoneta?” ha avuto le seguenti risposte:
Angelo Fiorini: “La motivazione principale che mi ha spinto ad iniziare tale percorso, è stata la mia caparbietà e tenacia nel cercare il prossimo risultato dopo averlo ottenuto, sfidando la fatica fisica, grazie ad un’ottima tenuta mentale che in questo tipo di attività estrema, è fondamentale perché le gambe possono essere in forma ma se la testa dice no non vai da nessuna parte!!!
Pasquale Artuso: “Vedere fin dove posso e riesco ad arrivare, mi ha dato sempre fastidio ‘non riuscire a vedere cosa c’è dietro una curva’ perché dovevo girare per tornare indietro.”
Stefano La Cara: “Ogni singola sensazione che si respira.”
Vincenzo Luciani: Soprattutto la voglia di sfidare me stesso, di mettermi alla prova e di tentare l’avventura, di compiere un’azione straordinaria. E poi ho considerato la corsa come un esercizio allenante anche per la vita di tutti i giorni, perché si impara a resistere, a saper disciplinare se stessi, a mantenere la barra dritta anche nelle avversità della vita. Naturalmente la corsa presenta anche molti aspetti gioiosi: un senso di libertà, la possibilità di incontrare amici validi e di conoscere bene la multiforme fauna umana dei podisti.”
Marco Dori: Correre in una dimensione che va oltre quelle ritengo essere le mie possibilità. Ogni volta è una sorpresa. E poi soprattutto allenare la mente durante la corsa stessa.”
Giuseppe Meffe: La ricerca di se, l’esperienza, l’avventura, l’incontro con l’altro.”
Laura Ravani: Correre mi fa star bene, mi sento in equilibrio con me stessa.”
Marco D’Innocenti: La passione per la corsa di lunga distanza. Il piacere della sfida con se stessi su prove così impegnative, tanto per il fisico, quanto per la mente.
Daniele Baranzini: La scoperta del mondo da un punto di vista privilegiato.”
Giuseppe Mangione: Sono entrato nell’ottica di paragonare l’ultramaratona alla vita con tutte le sue difficolta momenti piacevoli e momenti brutti andare avanti e affrontare i vari problemi e cercare di pensare sempre positivo poi mi piace anche un po' di sano agonismo.
Francesca Canepa: “Mi piace l’endurance, spostare i confini di ciò che si ritiene di poter fare, provare a correre sempre più forte anche dopo molte ore. Adoro la sensazione di fatica appena finita la gara e vederla trasformarsi in recupero già nel giorno seguente. Io recupero subito.”
Lisa Borzani: La voglia di pormi degli obiettivi anche ‘importanti’ come distanza o dislivello (nell’ultratrail) e di cercare di lavorarci su per raggiungerli”.
Maria chiara Parigi: “Amo pensare di poter fare di più anche se a volte il fisico ti dà segnali di cedimento e li sono le volte in cui penso di ridimensionarmi!”
Roldano Marzorati: Uscire fuori dal gregge mi motiva, partecipare a gare che non sempre si è sicuri di potere portare a termine mi motiva, fare nuove conoscenze con un variegato mondo di persone non comuni mi motiva, la preparazione (allenamento) mi motiva, tutto il percorso che porterà alla gara mi motiva.
Roberto d’Uffizi: “Lo sforzo organico prolungato nel tempo e il dover in qualche modo farvi fronte anche per mezzo della mente, rappresentano un’ottima scuola di vita per affrontare positivamente e costruttivamente gli imprevisti che ci capitano davanti nella vita di tutti i giorni: le mie motivazioni sono quindi anche indipendenti dall’aspetto sportivo.”
Valentina Spano: “Alla base della decisione di andare oltre la maratona c'è comunque stata una spinta psicologica forte. Volevo portare la medaglia ad una persona che non poteva camminare più.mio suocero è stato in coma vegetativo per 14 mesi. Dalla sua malattia ho cambiato la mia corsa. È come se volessi fare tutti i km che lui non può fare più.”
Gianluca di Meo: La ricerca nell’andare al limite, lavventura infinita, mi piacciono i viaggi che non finiscono subito.”
Vito Rubino: “Correre mi ha permesso di esplorare percorsi più lunghi rispetto al trekking. In un certo modo la corsa è per me un trekking accelerato, per chi va di fretta. Ma c’è anche qualcos’altro che si innesca correndo. Respirare più forte, sentire gli odori della natura più intensamente, sentire il cuore andare su di giri e spingere i miei limiti, in una parola vivere quei momenti più intensamente. Correre ha anche effetti di benessere a lungo termine.
Silvio Cabras: “Mi motiva avere sempre nuovi obbiettivi da raggiungere, non sapendo ancora quali siano i miei limiti, e poi mi dà la possibilità di esplorare nuovi posti che senza la corsa non avrei visitato!
Dante Sanson: “La consapevolezza di poter “riuscire a farcela”, e la creazione di un circolo virtuoso nel quale un ambizioso obiettivo mi dà la forza per affrontare una ambiziosa preparazione psicofisica e viceversa. Sarebbe psicologicamente quasi impossibile sacrificarsi per lunghi allenamenti fine a se stessi, sarebbe altrettanto impossibile, sciocco ed anche pericoloso, affrontare una ultramaratona senza la giusta preparazione (si potrebbe anche azzardare una gara senza la giusta preparazione ed arrendersi a meta ma per me sarebbe molto frustrante).”
Armando Quadrani: “La carenza di motivazioni e stimoli che la maratona mi dava, mi ha ‘costretto’ ad andare oltre, a cercare qualcosa di diverso. Una nuova scarica di adrenalina, lo spirito di avventura, la paura, l'incognita che si prova ogni volta nel percorrer un viaggio.”
Riccardo Borgialli: “Indubbiamente le emozioni che si provano prima, dopo e durante una corsa. Portarti allo sfruttamento di tutte le energie che si hanno in corpo mentre si è in paesaggi stupendi è qualcosa che nessun altro sport ti può dare.”
Andrea Boni Sforza: “L’idea di vivere e leggere una corsa come un'avventura, al di là del solito risultato cronometrico".
Vito Todisco: “Le motivazioni sono tante, una delle tante è sicuramente l'ambiente amichevole che trovi in queste gare.”
Matteo Pigoni: “Tutte le gare a qui partecipo mi riempiono di adrenalina, a differenza della strada, il Trail ha mille incognite che ti fanno vivere gli allenamenti e le gare molto intensamente.”
Giorgio Piras: “Il fatto che generalmente sono corse dove il cronometro (almeno per me), è un fattore secondario, lo scopo è sempre e comunque, indipendentemente dal tempo, concludere la fatica godendosi al meglio la gara.”
Enrico Togni: “Cercare di capire quanta differenza fa la testa rispetto alla gambe.”
Efisio Contu: “La serenità che provo quando corro con me stesso, lo trovo bellissimo.” 
Luca Pirosu: “Credo di avere la testa per farlo, è un modo oltre che per sentirsi forti, per entrare dentro il proprio io staccando la spina per qualche ora immerso nella natura.
Susanna Forchino: “La sensazione di benessere e di completo rilassamento mentale che si prova sia durante la gara che durante gli allenamenti.“
Alina Losurdo: “La continua e esasperata ricerca di questo Oltre e voglia di spostare quella benedetta asticella.
Andrea Accorsi: “Il senso della scoperta. Inteso come viatico per conoscermi meglio. Cerco la crisi, nello sport come nella vita. Sia chiaro: non sono un masochista. Per crisi intendo tutte quelle situazioni dove vengo messo alle strette, perché le vedo come opportunità di crescita e di scoperta. Odio aspettare che la vita accada. La cerco in ogni spigolo, anche dove so che può far male, che è pericolosa.
Marco Gurioli: Soprattutto per quanto riguarda i trail la voglia di fare dei veri e propri viaggi fuori e dentro di me.
Mario Demuru: “Mi sento importante! Quando racconto, ad esempio, l’esperienza al rientro da un’ultra, guardo gli occhi chi ascolta e mi rendo conto che resta affascinato dall’impresa, magari a caldo vorrebbe anche avvicinarsi ad una prova simile ma la corsa purtroppo non è per tutti, soprattutto non è per quelli che amano divano e pantofole. Noi, dico della cerchia dei runners che frequento, parliamo dei km come se fossero bruscolini. Una volta, per esempio, ho sentito il mio amico Stefano (di cui ho perso il conto delle ultra che ha fatto) che rispondeva ad una proposta di gara; la presentazione riguardava una competizione di pochi km e Stefano sorridendo ha detto: per una distanza del genere, non metto neanche le scarpe, rimango con le infradito ai piedi. Abbiamo riso per mesi, imitando la sua battuta, ogni volta che facevamo la valutazione di gare dove  andare a correre. Per me, correre un’ultra, è come intraprendere un lungo viaggio. I mesi di preparazione che precedono la gara sono faticosissimi ma motivanti. Faccio tantissime rinunce, sane privazioni, che a mio modo di vedere mi aiutano ad essere migliore; nella vita, in famiglia e anche nel lavoro. “
Julien
Chorier: “Il s’agit premièrement à chaque fois d’un défi contre sois même. Souvent de la découverte de paysage d’une culture nouvelle (Si tratta primariamente che ogni volta è una sfida contro se stessi. Spesso la scoperta di un paesaggio e di una nuova cultura).
Roberto Beretta: L’ignoto e il piacere di arrivare comunque al limite… non di oltrepassare il limite!
Marco Albertini : La motivazione principale ad essere ultramaratoneta penso sia il fatto che non è sicuramente qualcosa di ordinario, soprattutto considerando la mia disabilità.
Matteo Colombo: “In primis la passione e l’amore per la corsa e la montagna; poi, indubbiamente, il piacere di competere con me stesso e con gli altri corridori, oltre al fatto di poter raggiungere obbiettivi importanti… Tuttavia, la mia prerogativa più importante, a prescindere dalla distanza, è il piacere di correre in mezzo alla natura e di condividere momenti di gioia e di euforia con chi assieme a me corre con questo spirito.”
Raffaele Luciano: “Nelle tre ultra che ho concluso, ho approfondito la conoscenza di me stesso, ho imparato a conoscere i miei limiti e superarli, rispettando il mio corpo. A livello mentale, ho imparato che con il sacrificio, e il duro lavoro posso raggiungere qualsiasi obiettivo, quelli che sembrano ostacoli insormontabili, paure che destabilizzano, possono essere superati con la volontà di arrivare e di superarsi.
Daniele Cesconetto
: “Spingermi un po' più in la. Cercare i miei limiti e provare sempre l'emozione del viaggio. Perché non è la meta che conta ma il viaggio per raggiungerla.
Cecilia Poli: “Sicuramente le emozioni che questo sport mi regala ogni volta. L’amore per la natura e la voglia di conoscere posti nuovi e incontrare nuove amicizie, perché il trail non è solo corsa è prima di tutto passione e condivisione.”
Domenico Martino: “Le motivazioni non riesco a spiegare, mi viene tutto naturale, non lo faccio per essere qualcuno, faccio questo sport con amore. Lei mi può insegnare tutti questi km vengono fatti con la testa oltre ad un buon allenamento ed io ho allenato il mio cervello ad andare oltre.”
Sara Paganucci: “La passione per la corsa, la voglia di conoscere posti nuovi, il piacere che provo nel soffrire tante ore e la soddisfazione infinita che si prova nel tagliare il traguardo, voltarsi indietro e pensare: ‘ce l'ho fatta!’.”
Tom Owens: “Long days in the mountains. (Lunghe giornate in montagna)”.

Alcuni atleti vanno alla ricerca di sensazioni positive e di benessere, alla ricerca della sfida per vedere quanto si è capaci a perpetrare uno sforzo nel tempo.

Psicologo, Psicoterapeuta

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