Dalle risposte di ultramaratoneti alla domanda: “Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme?” emerge l’importanza di alcuni aspetti mentali utili nella vita e nello sport.
Ad
esempio si considera l’importanza dell’autoefficacia, cioè il sapere di sapere
fare, la convinzione di poter riuscire a raggiungere i propri obiettivi.
Importante
è anche lo spirito di gruppo che si crea, il condividere le esperienze estreme, l’idea di trovarsi tutti sulla stessa barca, nella
sessa situazione ardua da saper gestire e superare.
Si utilizzano anche tecniche di distrazione, di
autoconsapevolezza, di visualizzazioni, di auto convincimenti, di ancoraggio.
Inoltre è usuale dividere la gara in obiettivi
intermedi e focalizzarsi sul qui e ora. Di seguito le risposte ricevute:
Angelo Fiorini: “Sono proprio i meccanismi psicologici che ti spingono
a partecipare a gare estreme, la convinzione che dopo vari risultati positivi,
puoi continuare e osare di più e ti convinci che puoi finalmente partecipare
alla gara dei tuoi sogni, il traguardo cui ambisce ogni maratoneta: la Sparta
Atene, appunto. Ritrovarti dopo 245 km,
sotto la statua gigantesca di Leonida! Un altro meccanismo molto importante è
la forza e l’incitamento che ci si trasmette tra atleti che nel frattempo
diventano i tuoi compagni di avventura. L’incoraggiarsi, lo spronarsi uno con
l’altro, è stato un punto di forza in quelle occasioni, dove eravamo
fondamentali uno per l’altro affinché si tagliasse il traguardo, dimenticando
la fatica, i dolori fisici che sono tanti.”
Stefano La Cara: “Anche se banale e scontata, la visualizzazione di
elementi positivi, soprattutto da vivere al termine della gara, aiuta
tantissimo.”
Vincenzo Luciani: “Per correre le ultramaratone deve funzionare bene il
cervello e bisogna avere sempre la consapevolezza del gesto fisico che si sta
compiendo e calibrare lo sforzo sul livello di preparazione che si ha, senza
mai eccedere. Ogni eccesso si paga a caro prezzo sulla lunga distanza. Bisogna anche avere anche una buona capacità di
dissociazione. Intendo dire che la mente deve essere in grado di spaziare, di
distrarsi dal gesto fisico che si sta compiendo. Ad esempio io ho adottato un sistema per
cui mi incoraggio: dicendomi ‘Forza
Vincenzo!’.
E quindi con questo gesto trasferisco la mia stanchezza e la mia difficoltà a
un soggetto esterno a me anche se immaginario. Un’altra tecnica è quella di
conversare con altri podisti, di preoccuparsi delle loro difficoltà. Così
facendo come per incanto non si pensa ai propri guai e ci si distrae. Non
bisogna mai concentrarsi su quanti km
mancano. E’ preferibile correre ad obiettivi minimi. Ad esempio in una 100 km
io ho sempre corso da un ristoro all’altro, ponendomi l’obiettivo di
raggiungere i prossimo ristoro, posto appunto a 5 km e quindi un obiettivo alla
portata e così di 5 km in 5 km si arriva alla fine, come nella vita di
settimana in settimana si lavora per un anno.”
Ciro Di
Palma: “Io
m’innamoro della gara alla quale partecipo, quindi faccio di tutto per
conquistarla.”
Monica Casiraghi: “Non penso che ci siano meccanismi psicologici,
bisogna avere sempre una forte motivazione, essere resilienti e determinati.”
Enrico Vedilei: “La consapevolezza che se non è giornata o non vado,
rallento o mi ritiro senza nessun problema o giustificazioni. Credo che sia
stata una saggia legge che mi ha portato a correre per 40 anni (quasi, mancano
ancora 11 mesi hihihi).”
Francesca Canepa: “Il semplice concentrarsi sul qui ed ora, mettere un
piede davanti all’altro sapendo per certo che se la testa tiene il corpo mi segue.”
Valentina
Spano: “Non ho mai pensato ‘non ce la faccio’. La mia arma vincente è
l'approccio mentale alle gare. Studio il percorso e i ristori, cerco di
valutare quali potrebbero essere le cose più difficili da affrontare e mi
preparo a farlo, non ho pensieri negativi quando corro. Affronto le gare in
modo molto razionale. Io che vivo freneticamente, amo la corsa lenta e le gare
che vanno affrontate con calma.”
Dante Sanson: “Un attenzione continua nel comprendere
i segnali del mio corpo il cercare di comprendere se sto superando i limiti nel
caso stessi per superare i limiti devo rallentare e recuperare le capacità e
ritornare lentamente verso il limite aumentando le prestazioni, è una
valutazione continua che non ammette distrazioni pena la compromissione delle
proprie capacita di chiudere la gara (e quasi un gioco, bellissimo!!).”
Monica Testa: “Un meccanismo psicologico che mi aiuta
molto in certi caso è ripetermi proviamo ad andare fino a quella curva, quel
l'albero poi il pensiero alla mia famiglia all'arrivo.”
Riccardo Borgialli: “Prima di
tutto credo di potercela fare, so che nulla è impossibile se lo si cerca con
caparbietà e poi subentrano sempre quelle emozioni che ti spingono ad andare
avanti, e dimostrare a se stessi che ce la si può fare.”
Stefania: “Non ho problemi a restare
tante ore da sola, testardaggine, perseveranza.”
William De Roit: “La piena fiducia che ho in me
stesso! Parto sempre tranquillo!”
Matteo Pigoni: “La sfida con me stesso di
dimostrarmi che nulla è impossibile.”
Luca Pirosu: “Testardaggine, il non saper
perdere con me stesso, e naturalmente una forza interiore che nessuno ti
regala.”
Alberto Ceriani: “La sfida con me stesso e ad essere soddisfatto a
riuscire a partecipare a gare estreme.”
Susanna Forchino: “Innanzitutto godermi
l’atmosfera di festa, guardare il panorama, sentire i profumi e fare quattro
chiacchiere, quando si può. Cerco di gustarmi quei momenti e di distrarmi dalla
fatica. “
Alina Losurdo: “Determinazione, voglia di
soffrire la stanchezza, serenità psicologica. Quest’ultima per me è
fondamentale.”
Andrea Accorsi: “Inizialmente credo che
giocasse un ruolo primario una forma d’incoscienza. Poi col passare delle varie
esperienze il meccanismo ha assunto la forma della ‘coscienza estrerna’, ovvero
un secondo io che guarda da fuori ed ogni volta vede qualcosa che, seppur nella
sofferenza, gli piace e lo stimola a cercare nuove strade.”
Emma Delfine: “La pazienza perché per correre
un ultra io devo programmare il cervello a lungo termine.”
Raffaele Luciano: "Nelle gare estreme conta molto
l’umiltà, la distanza va rispettata ed affrontata senza presunzione, ascoltandosi
interiormente e ascoltando i segnali del proprio corpo.”
Daniele Cesconetto: “Da quel poco che sono riuscito
a capire di questo mondo, secondo me ci vuole tanto spirito di sacrificio e una
buona dose di follia. E tanta tanta passione.”
Cecilia
Poli: “Sicuramente
ciò che ci spinge in queste gare è la voglia di conoscersi fino in fondo, di
capire come saremmo in grado di reagire in situazioni di difficoltà, perché ciò
che conta nei trail è sapersi gestire, saper capire di cosa il tuo corpo ha
bisogno, ancor prima che te lo chieda.”
Antonio
Mammoli: “Mettersi degli obbiettivi intermedi , arrivarci e premiarsi ogni volta.”
Sara
Paganucci: “Penso che il meccanismo che mi spinge a partecipare è la sensazione di
sentirmi appagata.”
Tom Owens: “La mente è particolarmente importante nelle gare lunghe.
Positività e fiducia sono così importanti.”
Stefano
Severoni: “Resilienza, la capacità di
affrontare e superare le situazioni critiche.”
Alessandro
Tanzilli: “Sentirmi vivo.”
Vito
Intini:
“La meditazione. L’introspezione e la convinzione di essere preparato infine
anche tecniche di visualizzazioni uso di frequente. “
Filippo Poponesi: “Non pensare a ciò che ci si sta apprestando a fare.
Probabilmente, se alla partenza di una 100 km o 200 km o di una 24 ore, o
oltre, fossi pienamente cosciente di quanto mi sto apprestando a fare,
probabilmente non partirei neanche. Dopodiché penso che noi ultramaratoneti
abbiamo una dote che ci consente di “ammortizzare” meglio di altri il tempo che
passa. Ogni volta che termino un’ultramaratona cerco di tornare indietro con la
mente fino al momento dello Start e mi sembra di essere partito da 5 minuti,
sia che abbia corso per qualche ora che per due giorni.”
Manuele Villaseca:
“The ability to face very difficult situations and still have positive
thoughts. If any negative thought comes to my mind I try to neutralize it and
think of good things. Positive attracts positive and negative attracts
negative. Every time I start in a race I remind myself that it’s my choice to
be there and it’s a mechanism of not feeling sorry for yourself in case you I
have a bad moment. Races
have ups and downs, just like life. (La capacità di affrontare situazioni
molto difficili ed ancora avere pensieri positivi. Se un pensiero negativo mi
viene in mente cerco di neutralizzarlo e penso alle cose buone. Positivo attrae
positivo e negativo attrae negativo. Ogni volta che inizio una gara ricordo a
me stessa che ho scelto io di essere lì
ed è un meccanismo che non ti fa sentire dispiaciuto nel caso in cui abbiamo un
brutto momento. Le gare hanno alti e bassi, proprio come la vita.)”
Giovanni Capasso: “Avere fiducia di me stesso, auto convincermi che tutto si
può fare con le giuste motivazioni.”
Pietro Salcuni: “I meccanismi sono la determinazione e
la voglia di portare a termine una gara per poter gioire al traguardo, una
gioia che ti gratifica la mente e ti aiuta ad andare avanti nella vita.”
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