Le ultramaratone attraggono le persone sia per parteciparvi da corridori sia per respirare l’aria che c’è durante queste competizioni, sia per aiutare ad organizzare tali competizioni, sia per aiutare le persone ad approfondire questo mondo. Un ragazzo di 29 anni si è avvicinato a questo mondo per tutti e tre i precedenti motivi, ha iniziato ad allungare le distanze di gare, ha aiutato Pasquale Giuliani ad organizzare la prima 100km del Gargano.
Di seguito Raffaele Luciano ci illustra la sua passione per questo mondo di sport.
Ti puoi definire ultramaratoneta? “Nel senso proprio del termine, sono ultramaratoneta, avendo percorso in
gara la distanza superiore alla maratona, praticamente devo lavorare ancora
molto, con 3 ultra e diverse maratone sono all’inizio del mio percorso di
crescita e conoscenza interiore.”
Raffaele ha intrapreso la strada delle lunghe distanze e sta
sperimentando una crescita personale interiore e pertanto è propenso a
continuare questo percorso.
Cosa significa per te essere
ultramaratoneta? “L’Ultramaratoneta è una persona che attraverso la corsa fa un viaggio
dentro se stesso, per conoscersi, migliorarsi e crescere.”
Raffaele, infatti, considera questo percorso di fatica, un percorso quasi
terapeutico un autoterapia attraverso la conoscenza degli altri corridori ma di
se stesso anche attraversando i lunghi percorsi di gara riflettendo sulla
propria vita, percorrendo dentro di se lunghi sentieri.
Qual è stato il tuo percorso per diventare ultramaratoneta? “Ho iniziato con le maratone, poi ho corso una 50 km , poi un’altra 50 km , poi una 6Ore.”
Il percorso è comune a tanti altri che cercano di alzare l’asticella
piano piano dalle 42 km
passano per le 50, le 6 ore e poi si inoltrano a percorsi lunghi quali le 100km
le 24 ore ed alcuni sentono di avere le capacità e la voglia di spingersi
ancora oltre verso i 200km ed anche superarli.
Cosa ti motiva a essere
ultramaratoneta? “Nelle tre ultra che ho concluso, ho approfondito la conoscenza di me
stesso, ho imparato a conoscere i miei limiti e superarli, rispettando il mio
corpo. A livello mentale, ho imparato che con il sacrificio, e il duro lavoro
posso raggiungere qualsiasi obiettivo, quelli che sembrano ostacoli
insormontabili, paure che destabilizzano, possono essere superati con la
volontà di arrivare e di superarsi.”
E’ una continua ricerca e parallelamente una continua crescita sia dal
punto di vista atletico sportivo che a livello personale si riesce a conoscersi
sempre di più, le proprie risorse personali, capacità, caratteristiche
individuali, i propri limiti.
Hai mai pensato di smettere di
essere ultramaratoneta? “Non smetterò di essere ultramaratoneta, il percorso di crescita e
conoscenza interiore è appena iniziato, i limiti da superare sono tanti, i km
che voglio percorrere, per migliorarmi sono tanti, e li voglio percorrere
tutti.”
E’ come intraprendere una psicoanalisi ma forse è più una psicoterapia esperienziale, in quanto il percorso è si lungo ma non si tratta di stare
sdraiati sul lettino, ma ci si mette in gioco come succede con la psicoterapia
della Gestalt che diventa un laboratorio vivo, una terapia esperienziale, si
esce fuori dalla zona di confort disposti a sbagliare per imparare, ad andare
in crisi per capire come superarle, come uscirne fuori.
Hai mai rischiato per infortuni o altri problemi di smettere di essere
ultramaratoneta? “Per
fortuna ad oggi, non ho avuto infortuni o altro che mi ha impedito di correre
le lunghe distanze.”
Cosa ti spinge a continuare a essere ultramaratoneta? “Correre
una ultramaratona, mi permette di scoprire nuovi aspetti del mio carattere, di
conoscermi meglio, scopro di avere risorse che nel quotidiano non pensavo di
avere.”
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Nella mia prima 50 km ,
arrivato alla distanza della maratona, sentivo dolori alle gambe, e ho smesso
di correre, mi ha raggiungo un ‘Supermaratoneta’, che mi ha spinto a camminare
per qualche metro, parlandomi del panorama, delle sue scarpe, dopo 300 metri correvano di
nuovo.”
Come succede in psicoterapia dove lo psicoterapeuta aiuta ad aiutarti,
cerca di fare un lavoro per sviluppare le risorse personali, anche nelle gare
delle lunghe distanze può capitare di trovare un concorrente, un anmico, un
aiutatore podistico disposto a darti una mano, a starti vicino durante una
crisi, disposto a spiegarti quello che può succedere durante una lunga
distanza.
Quali meccanismi
psicologici ti aiutano a partecipare a gare estreme? “Nelle gare estreme conta molto l’umiltà, la distanza va rispettata ed
affrontata senza presunzione, ascoltandosi interiormente e ascoltando i segnali
del proprio corpo.”
Importante in questo tipo di sport è l’umiltà, affrontare le
competizioni impegnative e durissime con rispetto, senza presunzione con una
buona preparazione e ben preparati.
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “Nella
6Ore, ha avuto al 59° km, un problema al ginocchio destro che mi ha bloccato per
mezz’ora costringendomi a camminare.”
Quale gara estrema ritieni non poter mai riuscire a
portare a termine? “La Spartatlhon o la Nove Colli , anche se
dopo la 100km, di sicuro ci proverò.”
C’è una gara estrema che non faresti mai? “No,
avendone la possibilità - economica – proverei qualsiasi gara estrema.”
Cosa ti spinge a spostare
sempre più in avanti i limiti fisici? “Da quando ho iniziato a correre, sono alla ricerca
dei miei limiti, non credevo di correre una maratona e ne ho fatte diverse, la
50km mi faceva paura e ne ho fatte 2, una 100km, l’ho vissuta dando una mano
agli organizzatori; superare il limite significa porsi un nuovo obiettivo,
misurarsi con se stesso, continuare a conoscersi, superare le proprie paure,
dimostrare che – come detto – con il lavoro, i sacrifici, uno stile di vita
sano, posso raggiungere un obiettivo, e se posso raggiungere un obiettivo
sportivo, posso raggiungere qualsiasi obiettivo nella mia vita, personale,
famigliare, lavorativa.”
Più vai avanti, più raggiungi risultati e più si sperimenta benessere, sicurezza, aumenta l’autoefficacia non solo nello sport
ma anche nella vita di tutti i giorni, si è in grado maggiormente di
affrontare, gestire e superare situazioni che possono sembrare difficili.
Cosa pensano familiari e amici della tua partecipazione a gare
estreme? “Semplicemente che ‘c’è qualcosa che non va’. Dopo la prima 50 km , mia madre non mi ha
parlato per una settimana. Poi però mi ha detto: “ascolta il tuo fisico e non
esagerare, questa per la corsa è una passione, non deve diventare una droga.”
In famiglia si accorgono che si viene assorbiti da questo sport delle
lunghe distanze dove si passano tante ore ma poi riconoscono che si fa per
passione e con attenzione ed allora i famigliari decidono di sostenerti.
Che significa per te partecipare
a una gara estrema? “Quando mi iscrivo ad una ultramaratona, cerco di immaginare il percorso
mentale che farò in gara, la gioia della partenza, il rivedere gli amici, le difficoltà,
la lotta mentale tra ‘fermati che ti fai male
e addio corsa’ e ‘dai che tutto passa anche questi 5 minuti in cui stai
pensando di mollare’ e la voglia di arrivare; dopo il via della gara mi sembra
di essere isolato dal mondo, corro con me stesso, inizia un viaggio di
conoscenza interiore che mi sta aiutando tantissimo a migliorarmi e a smussare
aspetti del mio carattere, oltre che ad affrontare le difficoltà quotidiane.”
Ti va di raccontare un aneddoto? “Nella prima 50km, al 45°km, non riuscivo a correre come volevo, mi sono
inventato un’intervista con una giornalista sportiva, che mi rivolgeva una
serie di domande, partendo da ‘cosa spinge un ragazzo di 29 anni a correre 50 km ??’, fino a domande sul
personale. Ha funzionato. Ho ripreso a correre senza problemi, e non nascondo che
le domande me le faccio ancora quando sono in difficoltà o quando fatico a
prendere sonno.”
Cosa hai scoperto del tuo
carattere nel diventare ultramaratoneta? “Dalla seconda 50 km
e nella 6ore, ho scoperto che non mollo facilmente, se voglio davvero una cosa,
stringo i denti e la conquisto, quando ho qualche esitazione nella vita di
tutti i giorni ripenso a quelle due gare e vado avanti deciso.”
Come è cambiata la tua vita
familiare e lavorativa? “Grazie alle ultra, sono diventato più umile, più disponibile, dopo la
6Ore, ho imparato che coloro che concludono le maratone dopo le 4 ore, meritano
rispetto e considerazione per lo sforzo che fanno.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti o non faresti? “Potendo tornare indietro rifarei quello che ho fatto, forse qualche
ultra in più. Devo ringraziare gli amici Guerino, Nicola, Domenico, Gino e
Antonio con i quali ho fatto la mia
prima 50 km ,
loro tutti e 5 supermaratoneti e ultramaratoneti, mi hanno insegnato ad
affrontare le ultra, oltre che con consigli relativi alla preparazione,
all’idratazione e alimentazione, trasmettendomi l’atteggiamento giusto per
affrontare una 50km, e poi una 6Ore, con grande disponibilità e umiltà mi hanno
iniziato a questo percorso, che mi ha aperto un mondo, e attraverso il quale mi
sono aperto al mondo, diventando una persona migliore.”
Raffaele sente di essere diventato una persona migliore, partecipare alle
ultramaratone è come partecipare ad un gruppo di alcolisti anonimi, si parla
con altri che hanno attraversato gli stessi problemi, le stesse crisi, e si
comprende come far fronte, si esce fuori più rafforzati, più resilienti.
Usi farmaci, integratori? Per
quale motivo? “Non uso farmaci, sporadicamente bevo qualche sportdrink, bevo birra (con
moderazione). Non digerisco gel e barrette quindi evito di assumerli. Da
piccolo ho sofferto di una grave forma di allergia, e poi di asma, da quando ho
iniziato a correre, l’asma è sparita, cosi come l’allergia, i farmaci per
contrastare l’asma sono un lontano ricordo.”
Ai fini del certificato per idoneità attività agonistica, fai indagini più accurate? Ho fatto l’Holter cardiaco, perché da un controllo medico
(elettrocardiogramma all’AVIS) mi è stato riscontrato un ‘battito anomalo’,
fortunatamente niente di grave, - 32 battiti a riposo - il ‘battito anomalo’ è dipeso dall’assunzione
di caffè e the prima dell’elettrocardiogramma. Stavo preparando un’esame
universitario e studiavo anche la notte.”
E’ successo che ti abbiano
consigliato di ridurre la tua attività sportiva? “Per fortuna non mi è mai stato consigliato di ridurre l’attività
sportiva, anzi mi è stato consigliato di variare gli sport, per potenziare la
parte superiore del corpo e la schiena, e quindi da settembre andrò in
palestra.”
Hai un sogno nel cassetto? “Il mio sogno nel cassetto si chiama ‘100 km del Passatore’, ci sto
lavorando, sia da un punto di vista fisico che mentale, l’obiettivo più vicino
e scendere sotto le 3 ore in maratona e poi concentrarmi sulla 100km.”
Ha sogni Raffaele e sa che per raggiungerli non è sufficiente solo
allenamento fisico ma anche l’aspetto mentale conta tanto.
Psicologo, Psicoterapeuta,
Terapeuta EMDR
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