venerdì 24 luglio 2015

Vito Rubino: È proprio il rischio di non farcela che rende la gara una sfida

Vito Rubino è un atleta ultra, ultra, spazi immensi naturali ma anche strade semplici o impervie, mari, acque e bici lo allettano e gli fanno sperimentare il piacere di sentire, il corpo, la fatica, il riuscire nelle sue imprese.

Lui è un originario di un posto immerso nella natura che è la città di Manfredonia alle porte del Gargano dove c’è l’immensa foresta Umbra, le strade ed i sentieri del promontorio del Gargano, ed i mari dove poter nuotare nell’immensità dell’Adriatico.
Vito sembra un cannibale, un mangiatore di sport, di chilometri, di ore a fare sport, sembra insaziabile, ma per lui vivere è questo, da molto importanza allo sport.
Vito sembra un ingordo, piace fare sport sempre di più, questo perché gli permette di vedere, di conoscere, vedere cose nuove, vedere se stesso all’azione, vedere se ce la fa. E’ una scommessa continua con se stesso, una sfida continua.
Per Vito l’intensità è un concetto fondamentale, ha bisogno di sentire tutto enfatizzato, il cuore, il respiro, più sente è più vuol sentire, il sentire diventa la sua ombra, diventa la sua certezza di esistere, la sua sicurezza, il suo ancoraggio al mondo terreno.
Vito è determinato nel raggiungimento dei suoi obiettivi ma anche paziente, studia quello che vuole fare, gli obiettivi da raggiungere, sempre più difficili e sfidanti ma possibili per lui anche se per tantissimi sarebbero impossibili, sa come fare per raggiungerli, le risorse necessarie, occorrenti per raggiungerli.
Da quale sport sei partito corsa, bici, nuoto?
Ho iniziato a livello non competitivo con la corsa perché è l’attività più naturale, poi con bici e nuoto. Ho sempre seguito le tre attività in parallelo per passione. Ho iniziato a fare attività agonistica relativamente tardi, durante il dottorato. Il passaggio a distanze ultra invece è avvenuto dopo i 30.
Com'è stato il passaggio alle tre discipline?
Vivendo in un posto immerso nella natura, quale è il Gargano, non è stata necessaria una palestra, una piscina o delle gare ufficiali per seguire le tre discipline. Esplorare la natura è sempre stata una delle mie motivazioni più forti. Sono cresciuto correndo per le mulattiere e tratturi del Gargano. Adesso si chiama 'trail running'. 
Per me il nuoto è sempre stato in acque libere, invece la prima volta che ho nuotato in piscina avevo 25 anni. Questo mi ha dato molta sicurezza in condizioni meteorologiche avverse. Analogamente per la bici, per me uscire in bici era affrontare le salite del Gargano, attraversare i boschi e le strade costiere. Il centro dell’attenzione per me è stato sempre quello che vedevo, non il mezzo che mi permetteva di vederlo.
Come sei passato all’ultra-triathlon?
Ho cominciato facendo degli Ironman (3.8 km nuoto – 180 km bici - 42 km corsa). Dopo aver completato diversi Ironman ho pensato di passare a distanze più lunghe, cosi ho scoperto le gare Ultraman. L’Ultraman è una gara di ultra-triathlon in tre giorni cosi suddivisa: 1° giorno – 10 km di nuoto e 145 km di bici; 2° giorno, 274 km di bici; 3° giorno 84 km di corsa, Equivalente a circa due Ironman e mezzo
Mentre in un Ironman ci sono in media 2000 partecipanti, nell’Ultraman ce ne sono 30-40 ed è necessario qualificarsi. La prima gara di Ultraman a cui ho partecipato, in Canada, l’ho completata in 28 ore e 25 minuti. Questa è stata una delle più importanti esperienze sportive perché mi ha permesso di capire che non solo ero capace di andare avanti per un giorno intero, come in un Ironman, ma potevo continuare per tre giorni, e forse anche di più. Uno degli aspetti più importanti da gestire su queste distanze è l’alimentazione. Non è possibile completare una gara soltanto con quello che si è mangiato prima di cominciare. D’altra parte non c’è tempo per fermarsi a mangiare durante la gara. Quindi ho imparato a mangiare andando in bici, correndo e persino nuotando. Un altro aspetto importante da gestire è quello delle variazioni di umore, che in genere si accompagnano al calo di energia. Mentre in una maratona si può cominciare e finire di buon umore, in una gara ultra ci sono spesso dei momenti in cui ci si sente deboli e si ha voglia di mollare. 
Ho dovuto imparare a non fermarmi durante questi momenti, e a trovare la determinazione per andare avanti proprio quando tutto sembra essere contro. Questa capacità mi è poi tornata molto utile nel lavoro e nelle difficoltà quotidiane. Con la gara di Ultraman in Canada mi sono guadagnato un posto a Kona al campionato mondiale di Ultraman, gara che ho completato nello stesso anno. L’Ultraman mi ha poi spinto a passare a distanze ultra in tutte e tre le discipline e più in generale mi ha insegnato a spingere oltre i miei limiti.
Qual è stato il passaggio alla prima disciplina ultra?
La corsa su sentiero. Ho iniziato con delle mezze maratone su percorsi costieri molto difficili in Inghilterra. Fare delle distanze ultra era l’occasione perfetta per vedere di più. Allo stesso tempo mi ha permesso di scoprire delle risorse interne di cui non sapevo neanche l’esistenza. Non solo ho poi sviluppato (o scoperto ulteriormente) queste capacità facendo delle gare da 80, 160 chilometri e oltre, ma ho anche iniziato a usare queste capacità nella vita di tutti i giorni, per riuscire meglio nel lavoro, in società e soprattutto in famiglia.
La gara di nuoto più lunga che hai fatto finora?
Finora la gara di nuoto più’ lunga che ho fatto è stata di circa 9 ore per percorrere 27 km, quasi tutti controcorrente. Questo era parte di una quattro giorni in quattro laghi in Arizona e la cui distanza totale da percorrere era di 67 km. La gara si chiudeva con una 10 km notturna. Durante tutto il percorso i nuotatori sono individualmente scortati da un kayak che si occupa di provvedere alla navigazione e alla nutrizione. Non può però esserci però nessun tipo di contatto tra l’atleta e il kayak durante la gara, pena la squalifica. Nella sezione notturna la cosa più’ difficile è non perdere il senso dell’orientamento, l’unico riferimento luminoso è la luce del canoista.

Riporto l’esperienza raccontata dalla coppia Palas Policroniades e Vito Rubino, dal Canada al Messico in mountain bike tandem per 30 giorni, nel libro “Lo sport delle donne. Donne sempre più determinate, competitive e resilienti” – 8 ottobre 2018. 

Vito è menzionato nei libri:
 
“Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida”, edito da Edizioni Psiconline 
“Cosa spinge le persone a fare sport?”, edito da Aracne Editrice.  

Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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